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Una flexo per tutti: grandi numeri all’evento in diretta streaming

Con 380 iscritti e oltre 320 partecipanti collegati, Atif conferma ancora una volta il grande
interesse riservato da stampatori, prepress, brand owner e addetti ai lavori agli eventi
dell’Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia.

Grande partecipazione dunque all’appuntamento via web dello scorso 18 novembre “Una flexo per tutti “, un momento di approfondimento sui temi tecnici della flexo, ma anche di condivisione e di incontro, pur se a distanza, fortemente voluto da Atif.
Pur avendo dovuto posticipare gli eventi in presenza BestInFlexo e FlexoDay al 17 e 18 novembre 2021, quando saranno premiati, in presenza, i lavori del 2020 e del 2021, la comunità flexo ha risposto compatta con una partecipazione massiccia alla diretta streaming “Una flexo per tutti”. Un forte segnale di coesione e di voglia di incontro e condivisione.
L’appuntamento tecnico, moderato dal direttore di Largo Consumo Armando Garosci, si è aperto con l’intervento di Marco Gambardella, presidente Atif, che ha ringraziato tutti coloro che non hanno fatto mancare il supporto all’Associazione in uno scenario generale inedito e complicato, sia gli stampatori che hanno inviato i loro lavori (più di 160), sia i soci che hanno continuato a sostenere le attività dell’Associazione, sia i giurati del concorso che fino all’ultimo si sono resi disponibili a dare il loro contributo.
Due gli interventi tecnici presentati da componenti il Comitato Tecnico di Atif: Stefano d’Andrea, che ha illustrato il ruolo della flessografia tra i sistemi di stampa del packaging spiegando come lo sviluppo di questo processo di stampa sia stato determinato dalla sapiente rielaborazione dei principi di trasferimento d’inchiostro della tipografia, della offset e della rotocalco e illustrando le modalità migliori per sfruttare al meglio la flessografia nella stampa per il packaging. Mauro Lussignoli ha parlato del retino in flessografia, illustrando i punti cardine del nuovo documento di Atif che sarà distribuito al prossimo FlexoDay. L’obiettivo del documento è di analizzare lo stato dei diversi sistemi di retinatura con cenni storici e aggiornamenti sugli ultimi avanzamenti della tecnologia di formatura delle matrici.

Infine, anche il punto di vista dalla parte dei brand owner, con l’ultimo intervento da parte del moderatore dell’evento, Armando Garosci, che ha illustrato gusti e tendenze di un’Italia di consumatori (e di un packaging) in continua evoluzione, con l’intervento brand, consumatori e loyalty: il packaging ci parla (di noi).
Nel 2021 le prossime tappe della comunità flexo: gli FTA Europe Diamond Awards il 22 aprile 2021 a Düsseldorf in concomitanza con Drupa e la due giorni della principale kermesse sulla stampa flexo in Italia, con il BestInFlexo e FlexoDay del 17 e 18 novembre 2021 a Bologna.

Un anno di presentazioni digitali

Ovvero: come promuovere le attività digitali sulle diverse piattaforme online.

L’emergenza di sanitaria è stata involontariamente un catalizzatore nell’adozione di strumenti digitali per la comunicazione delle aziende. Quali prospettive per il futuro?

Il mondo degli eventi e delle fiere sta cambiando. Le notizie che si sono succedute quest’anno, tra rinvii e trasformazione dei format ci hanno fatto ben comprendere quali saranno gli scenari futuri. Fespa, drupa, Viscom, Print4All sono solo alcuni delle manifestazioni dedicate alla stampa che hanno rivisto le proprie modalità per far fronte all’emergenza sanitaria e alle stringenti direttive ministeriali. Un cambiamento necessario, in parte forzato, ma che ha seguito un trend che in realtà era in rapida ascesa almeno da un paio di anni. L’accessibilità degli strumenti, unita al bisogno di creare o rafforzare la propria identità digitale, ha spinto diversi player a promuovere attività digitali sulle loro piattaforme proprietarie, social inclusi. Attività che in alcuni casi sono state rafforzate dalla presenza di ambassador o digital media partner, che hanno amplificato la voce delle aziende e offerto al proprio pubblico scenari e punti di vista differenti.

In questo focus abbiamo voluto raccontare tre aziende che si sono distinte per attività e risultati: non parleremo solo di digitale e di social, ma di progetti che, nonostante le limitazioni e le difficoltà organizzative, sono riusciti a mettere al centro i veri protagonisti della stampa e della comunicazione visiva.

Le presentazioni online di Ricoh Italia

Ricoh Italia è tra le aziende che ha lavorato sulla sua presenza digitale, potenziando i canali istituzionali e presenziando in diversi eventi live, in linea con il trend e con le attività del primo semestre del 2020. Non è un caso che per la presentazione della new entry nel settore toner, la versatile PRO C5300, Ricoh Italia abbia scelto un evento totalmente digitale, in cui si mostrava in anteprima le caratteristiche di questa nuova attrezzatura. A questo evento ne sono seguiti altri, con diversi canali e differenti modalità ma con un unico obiettivo: non perdere il contatto con il pubblico e parlare in maniera diretta e innovativa di stampa e tecnologia. Abbiamo chiesto a Ilaria Vivi – channel marketing manager – qual è stato il percorso digitale di Ricoh Italia in questo anno particolare.

Perché la scelta degli strumenti digitali?

Inizialmente, la scelta è stata “obbligata” dai motivi che sono ben conosciuti, ovvero il lockdown improvviso e l’impossibilità di raggiungere il mercato come avevamo sempre fatto. Con il passare dei mesi, mi sono sempre più convinta che gli strumenti digitali offrano importanti vantaggi soprattutto in un’ottica di strategia nel lungo termine. La principale differenza rispetto a un passato recente è il ruolo che i nuovi strumenti hanno assunto, siano essi canali social, webinar, seminari online o sessioni di education. Tutte queste possibilità sono diventate fondamentali per raggiungere nuovi obiettivi in termini di riconoscibilità del brand e consapevolezza sul mercato dell’offerta proposta, mentre un tempo era solamente una delle nuove aree da esplorare per approcciare in modo innovativo i clienti.

Quali risultati avete ottenuto?

I risultati che vorrei condividere riguardano una recente attività realizzata anche grazie alla consulenza di un esperto nel mercato della stampa. Se la figura che divulga le informazioni è riconosciuta e considerata ambassador di innovazione e creatività… il gioco è fatto. Abbiamo utilizzato Facebook per organizzare cinque eventi virtuali, ognuno dei quali focalizzato su una diversa tecnologia di stampa. In particolare, abbiamo rivolto la comunicazione al mondo dei grafici, offrendo loro esempi reali di applicazioni e di come le soluzioni Ricoh possano rendere i progetti più accattivanti e personalizzati. I nostri contenuti hanno raggiunto, nella prima settimana, oltre 17.000 persone… un risultato davvero entusiasmante se pensiamo che questo dato non riguarda solo gli stampatori, ma l’intera filiera coinvolta, per cui abbiamo raggiunto un obiettivo ancora più importante e sfidante che riguarda la crescita della brand awareness.

Parlando di eventi e demo, quali prospettive avete per il prossimo anno?

La strada ormai è definita e tracciata: anche il prossimo anno raggiungeremo il mercato con eventi digitali ad esempio per presentare nuove soluzioni e nuove opportunità per il mercato. Sarebbe bello e molto utile poter integrare la dimensione fisica con quella virtuale. La situazione, al momento, purtroppo non ce lo consente. Consideriamo dunque questo periodo come un momento per “allenarci” sul mondo digitale, raccogliendone tutti gli stimoli e gli spunti per poi presentarci al mercato con nuove esperienze a 360°.

 

Vicini agli utenti con i video Refocus

Di innovazioni tecnologiche ce ne sono state tante in casa Enfocus nel corso del 2020. Il rilascio delle nuove versioni e l’introduzione di BoardingPass hanno richiesto un approccio differente anche nella comunicazione, che nel caso dell’azienda belga si è tradotta in una serie di appuntamenti online di presentazione di prodotto con ospiti e influencer del settore a moderare gli incontri. In Italia, Refocus Srl, distributore unico sul territorio, ha seguito il trend della casa madre, portando online le proprie competenze e i propri software. Una serie di live tecnici che hanno introdotto gli utenti all’ecosistema PitStop, Switch, Connect All e BoardingPass. Abbiamo chiesto un resoconto delle attività a Donato Stellabotte, fondatore, insieme a Vainer Gilioli, di Refocus Srl.

Perché la scelta degli strumenti digitali?

La pandemia del 2020 ha solo accelerato un cambiamento inevitabile, la comunicazione in multimediale è la via più efficace e attuale per informare il mercato, che sta rapidamente cambiando. Il linguaggio comunicativo ha sempre più una connotazione internazionale, la velocità con cui le tecnologie si evolvono richiede strumenti, per diffondere la conoscenza, di facile accesso e disponibili ovunque.

Quali risultati avete ottenuto?

I social sono stati un vero e proprio catalizzatore per le soluzioni software distribuite da Refocus. I video che abbiamo lanciato, della durata di circa 30 minuti, hanno raccolto molto interesse, raggiungendo oltre 20.000 utenti. Certo non è semplice parlare di tecnologia nel mondo dei social, abbiamo cercato di creare un format leggero ma concreto, in modo che chiunque possa avere un approccio immediato ai software.

Parlando di eventi e demo, quali prospettive avete per il prossimo anno?

Nel 2021 avremo pochi eventi in presenza, dato che le più importanti fiere del settore sono state rinviate. Continueremo a migliorare la comunicazione, coinvolgendo di più la stessa Enfocus, per aggiungere valore ai contenuti che pubblicheremo. Renderemo più accessibili le informazioni tramite tutorial e demo, che aiuteranno gli utenti a trarre il massimo dalla loro esperienza d’uso del software.

Eventi dal vivo in tutta sicurezza: la scelta di Roland

Se il 2020 è stato l’anno degli eventi digitali, in questo focus non possiamo citare Roland che, nonostante da anni sia impegnata nella diffusione della sua comunicazione attraverso i social, in questi mesi si sta facendo notare per “Experience Tour 2020”, un evento fisico che vede gli uomini Roland in giro per l’Italia. Oltre dieci appuntamenti in altrettante località, nel pieno rispetto delle norme sanitarie e delle disposizioni ministeriali. «Sono eventi personalizzati per ogni tappa, proprio come le tecnologie digitali. In un periodo in cui siamo sommersi di webinar ed incontri virtuali, crediamo che tornare a parlare dal vivo sia qualcosa di assolutamente innovativo». Ci ha raccontato l’attività Giovanni Re, community manager presso Roland DG Mid Europe.

Cosa vi ha spinto a promuovere un evento “offline”?

Crediamo da sempre che la connessione umana e l’ascolto empatico siano elementi indissolubili per ottenere fiducia dal mercato. Muovendo plotter e attrezzature varie dai nostri dealer locali in luoghi molto vicini ai loro laboratori e soprattutto fornendo la presenza e ascolto abbiamo creato una sorta di avvicinamento globale che è stato molto apprezzato dai nostri artigiani tecnologici.

Qual è stato il riscontro dei partecipanti?

Potendo partecipare in modalità scaglionata hanno potuto ricevere maggiore attenzione e quindi maggiori risposte alle loro domande, comprese quelle derivate da una visione del futuro di certo non chiara. Proprio per rispondere a questo dubbio, il seminario “Il futuro della stampa”, abbinato alle nostre nuove tecnologie connesse ai trend tecnologici ha fornito loro maggiore serenità per affrontare il domani.

Quale sarà il prossimo step “innovativo” negli eventi dedicati al nostro settore?

Qualsiasi evento futuro dovrà tener conto di una dinamica a tre stadi. Una preparazione e prima connessione online per poi scaturire una connessione fisica dove tecnologie, materiali e applicazioni si connettono al sogno. Per poi continuare nuovamente online nell’ambito formativo e di consulenza cercando di connettere loro con noi e con tutti i partner necessari per poter creare cose straordinarie e nuovi modelli di business.

 

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Il 18 novembre il webinar di Atif: una flexo per tutti

In diretta streaming il 18 novembre alle ore 15 “Una flexo per tutti“, il webinar di Atif.

Questo il programma:

Apertura dei lavori
Marco Gambardella – Presidente Atif
• La flessografia nei sistemi di stampa del packaging
Stefano d’Andrea – Comitato Tecnico Atif
• Il retino in flessografia
Mauro Lussignoli – Comitato Tecnico Atif
• Brand, consumatori e loyalty: il packaging ci parla (di noi)
Armando Garosci – Direttore Largo Consumo

Agli stampatori partecipanti verrà inviata in omaggio una copia stampata del
Flexo Best Practice Toolbox.

Per iscriversi all’evento è necessario:

  1. Cliccare sul seguente link: https://register.gotowebinar.com/register/3976630503165002767
  2. Nella schermata successiva inserire i propri dati per formalizzare l’iscrizione alla piattaforma del webinar.
  3. Dopo aver cliccato sul pulsante “iscriversi” si riceverà automaticamente una mail di conferma dall’indirizzo info@federazionecartagrafica.it (account a cui è collegata la piattaforma GoToWebinar di proprietà di Federazione Carta e Grafica a cui si appoggia ATIF per l’organizzazione del webinar) contenente il link per accedere direttamente al webinar.
  4. Il giorno dell’evento basterà accedere al webinar tramite il pulsante “Partecipa al Webinar” contenuto nella mail ricevuta.

Adobe Max: tutti insieme, adesso

Poco meno di un anno fa pubblicavamo un articolo sulle novità della nuova release Adobe, scoprendo come Adobe Sensei, l’intelligenza artificiale di Adobe, stesse rivoluzionando i workflow e le abitudini dei professionisti. In poco meno di dodici mesi abbiamo imparato che l’innovazione e lo sviluppo software non conosce crisi ne fermi, a conferma di un settore che ha bisogno di automazione ed efficienza per contenere i costi e competere in un mercato sempre più veloce e reattivo.

Per chi ha seguito Adobe Max, l’evento annuale organizzato da Adobe per promuovere le ultime uscite dei propri applicativi, questo può sembrare scontato e, magari, avrà trovato molte risposte alle esigenze moderne della progettazione visiva. Ma in questo articolo abbiamo voluto proporre un punto di vista diverso, di chi ci lavora ogni giorno e che conosce la programmazione e lo sviluppo della Creative Cloud.

Abbiamo intervistato Rufus Deuchler, principal manager of creative cloud evangelism per Adobe, che è andato oltre agli aspetti tecnici, raccontandoci un Adobe Max che, seppur in una modalità inusuale, ha già tracciato il percorso del prossimo futuro.

Iniziamo parlando dell’evento: com’è andato l’Adobe Max?

Quest’anno ha visto un MAX un po’ particolare con il quale siamo riusciti a creare un evento gratuito per la comunità creativa a livello globale. Ci sono stati oltre 600’000 iscrizioni per l’evento, di cui 160’000 provenienti dall’Europa, il ché testimonia la grande richiesta per eventi che promuovono la creatività in tutte le sue forme. I giorni della conferenza abbiamo avuto oltre 2.5 milioni di visualizzazioni sul sito MAX e 16.4 milioni di visualizzazioni della keynote live su Twitter. Il nostro slogan è stato “Tutti insieme adesso!” e ringraziamo la comunità creativa che ci ha seguito in questa avventura.

L’integrazione con AI sta procedendo a passi da gigante. Cosa si nasconde sotto Adobe Sensei?

L’intelligenza artificiale sarà sempre più presente nei flussi di lavoro creativi che proponiamo. In questi anni ne viviamo solo l’inizio. Anche se sembra “intelligente”, la tecnologia è basata su algoritmi sempre più sofisticati, quindi si basa prevalentemente sulla bravura dei nostri programmatori. Quando penso a AI, penso che ogni azione ripetitiva non solo può, ma deve essere automatizzata. Usando quindi algoritmi siamo in grado di anticipare decisioni o azioni che i creativi eseguono quotidianamente e aiutare a velocizzare il lavoro.

Nell’era di FaceApp e dei filtri da social media, come poter utilizzare in maniera differente i filtri neurali introdotti in Photoshop?

Giusto. Il primo istinto è quello di spostare tutti i cursori al massimo per vedere risultati a volte anche grotteschi. Ma dopo aver fatto questo, gli utenti possono usare tali filtri per affinare le loro immagini in modi molto innovativi e inaspettati. Ricordiamoci anche che molti di questi nuovi Neural Filters sono in beta, il ché significa che ci stiamo ancora lavorando e chiediamo agli utenti di aiutarci a migliorarli.

Possiamo dire addio allo scontorno manuale dopo l’ultimo aggiornamento dello strumento “Selezione Soggetto”?

Come dicevo prima, tutti questi “automatismi” sono l’inizio di un lavoro più approfondito da parte degli operatori grafici. La selezione automatica del soggetto o lo scontorno di cappelli per esempio funzionano molto bene, a volte sono perfetti, ma a volte bisogna metterci un po’ di lavoro. Il tempo guadagnato non è una cosa indifferente in ogni caso. Inoltre, sono bellissimi esempi di cosa ci può portare l’intelligenza artificiale e Adobe Sensei.

Parliamo di vettoriale: Illustrator muove ulteriori passi in chiave mobile…

Sì, Illustrator è stato interamente ripensato per le tavolette e il tocco. Non si tratta di Illustrator su iPad, bensì di Illustrator per iPad. La nostra prima release offre le funzionalità di base di Illustrator, come le sfumature e gli strumenti Penna e Crea forme, oltre a nuovi modi per creare grafiche vettoriali scalabili utilizzando Apple Pencil e funzionalità touch. E con i documenti salvati nella Creative Cloud consente l’accesso immediato in Illustrator se sono necessarie funzionalità più avanzate. Credo anche che sia un ottimo strumento di apprendimento per la grafica vettoriale.

Le integrazioni con Sensei sono il vero effetto wow. Ma cos’altro puoi raccontarci della nuova release della CC? Qualche strumento passato inosservato?

È vero, il tempo a disposizione durante MAX era poco, ma si trovano sessioni specifiche tutt’ora disponibili online su https://www.adobe.com/max.html. Invito inoltre tutti a consultare il menu aiuto nei loro programmi preferiti per scoprire le ultime novità. Cerchiamo di elencarne alcune. In Photoshop, lo strumento per visualizzare motivi ripetuti è davvero utile per creare pattern e il nuovo pannello in-app Scopri consente di ricercare e scoprire nuovi strumenti, esercitazioni pratiche, articoli e azioni rapide per ottimizzare il lavoro. In InDesign la funzione Rilevamento intelligente del soggetto e adattamento del testo (con AI Sensei) e la funzione di rilevazione di documenti danneggiati e l’opzione di poterli riparare sui server Adobe sono molto interessanti. Parliamo anche di Illustrator nel quale adoro la funzione di ricolorazione che è stata migliorata per consentire di scoprire diverse varianti di colore per la grafica. Insomma, ci sono tantissime novità utilissime. Da non sottovalutare tutte le migliorie per i documenti salvati nella Creative Cloud.

Quali prospettive e che direzione sta prendendo lo sviluppo software Adobe?

Il nostro scopo è quello di consentire a tutti di sviluppare il loro potenziale creativo sia quelli che iniziano che i professionisti della comunicazione. Partendo da applicazioni di semplice utilizzo ma di grande potenziale come Spark e Rush fino a quelle più complesse e professioni come Photoshop, InDesign, Illustrator o AfterEffects, per esempio. Da quando abbiamo lanciato Adobe Creative Cloud, abbiamo lavorato senza sosta per sviluppare nuovi modi per fare esattamente questo. Credo che in futuro, oltre ad aggiornare ed ampliare applicazioni nuove o esistenti, ci sarà molto lavoro sulla collaborazione tra creativi, i loro clienti e fornitori. Insomma, un sistema creativo ad ampio raggio.

In questo mercato globale altamente competitivo, vince chi riesce a formarsi e a aggiornare il proprio modo di lavorare e percepire il lavoro stesso. Adobe è “la prima della classe” perché, a ogni release, conferma la sua capacità di ascoltare il mercato e fornire risposte concrete e accessibili. E questi sono aspetti da non sottovalutare se non si vuole fare la fine dei “professionisti dinosauri” che utilizzano l’ultima versione come se fossimo ancora negli anni novanta.


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Perché oggi le aziende sono liquide e vanno protette ovunque

La trasformazione digitale non è più una teoria: molte Pmi italiane negli ultimi mesi hanno di fatto compiuto il salto qualitativo che mancava da tempo, adottando soluzioni di smart working e digitali.

Sarebbe fin troppo facile, tuttavia, pensare di aver superato tutti gli ostacoli e che la strada sia in discesa. Infatti, la rarefazione degli ambienti di lavoro ha portato alla creazione di nuove aziende liquide.

Parliamo di aziende per cui le sedi geografiche fisiche sono superate dalla realtà attuale: di fatto quasi tutte le organizzazioni italiane (e non solo) hanno dipendenti attivi nei luoghi più diversi, spesso nelle abitazioni private.

È facile, immediato, quasi istintivo, comprendere i grandi vantaggi di poter svolgere le proprie mansioni da smartphone, tablet e laptop. Quello che tuttavia spesso si sottovaluta è l’aspetto legato alla cybersecurity.

Se l’azienda oggi è ovunque, liquida, va protetta ovunque essa sia.

Perché una azienda può e spesso deve essere diffusa, ma non per questo fuori controllo.

Soprattutto perché se una azienda è ovunque, lo sono anche i cybercriminali.
Una fonte autorevole come il Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) nel proprio rapporto 2020 ha lanciato un serio campanello di allarme: nel triennio 2017-2019 gli attacchi informatici gravi sono infatti aumentati del 48%, e la crescita ha avuto un ulteriore accelerazione nell’ultimo semestre del 2019. 

Azienda liquida e consapevole

L’elemento chiave della sicurezza informatica è senza dubbio la consapevolezza. Solo con un adeguato livello di comprensione di quali siano i rischi potenziali sarà possibile rispondere con decisione ed efficacia, preservando la propria azienda e la sua integrità.

La gestione dei device è uno dei tasselli base della cybersecurity. Oggi il fenomeno BYOD (bring your own device) è assurto a norma in moltissime aziende, e questo comporta il rischio concreto di un altro fenomeno, che va di pari passo: lo shadow IT, in altre parole l’utilizzo in ambiente aziendale di hardware o software non autorizzati e all’insaputa del dipartimento IT.

Per di più, entrare a far parte di una rete aziendale con dispositivi non protetti espone alla potenziale perdita di controllo anche su informazioni personali: dati di identificazione, combinate con altri dati personali, possono provocare un furto d’identità.

Quanti endpoint da proteggere

Proteggere gli endpoint diventa è quindi essenziale. Quello che deve essere chiaro è che il concetto di endpoint nel tempo si è nel tempo molto ampliato.

Un tempo avremmo parlato di computer e server. Oggi gli elementi da considerare sono anche altri. Laptop, smartphone, tablet, ma anche un POS: tutti questi sono esempi di endpoint, e per difenderli è necessario dotarsi di una valida soluzione di endpoint protection.

La gestione delle email è un ulteriore, e noto, punto debole della sicurezza informatica. È indispensabile prestare sempre attenzione alle email anche se sembrano provenire da una persona conosciuta o da un’azienda affidabile.

Al pari del BYOD, è impensabile lasciare che sia la sola attenzione di ogni singolo utente a fare da baluardo contro i criminali informatici: la tecnologia va sfruttata appieno ed esistono soluzioni molto efficaci.

Un’altra tecnologia molto diffusa nelle aziende di ogni dimensione è il cloud.

Proteggere le email cloud-based, insieme ad altri servizi condivisione di file e di collaborazione nel cloud è indispensabile per garantire la cybersecurity. Altrettanto importante mettere in sicurezza le applicazioni cloud, dato che sono numerose le soluzioni SaaS presenti in azienda, come ad esempio Microsoft Office 365.

Controllare tutto, mettere in sicurezza tutti

Il controllo a tutto campo delle potenziali vulnerabilità è l’elemento chiave che governa tutto quanto finora esposto: una soluzione software in grado di verificare anche potenziali lacune nell’infrastruttura di rete e, fattore fondamentale, la compliance alle normative vigenti, GDPR in primis: il meccanismo sanzionatorio per chi ne violasse le severe regole è fra i più onerosi in assoluto, e nessuna organizzazione può pensare di ignorarne i dettami.

Sono quindi molti i tasselli di cui si compone il puzzle della sicurezza informatica, e nessuno pensi di potersi considerare una specie di porto franco nei confronti dei criminali informatici.

Non esistono settori meno a rischio e neppure ha alcuna rilevanza la dimensione della propria realtà aziendale. L’unica scelta sensata è muoversi subito, mettere in sicurezza la propria impresa scegliendo un partner solido e di comprovata affidabilità: è in gioco il proprio futuro aziendale.

La Federazione Carta e Grafica nel primo semestre 2020: settore essenziale, – 13% fatturato, saldo bilancia commerciale +1,6%

Il primo semestre 2020 si chiude con una perdita di fatturato di 1,6 miliardi di € (-13,1%) rispetto ai valori già in ripiegamento dello stesso periodo 2019 su cui ha pesato il ridimensionamento delle vendite sul mercato nazionale (-14,1%).

Pur in presenza di forti contrazioni degli scambi con l’estero, il saldo positivo della bilancia commerciale è risultato in moderata crescita (+26 milioni di €).

Tengono carte per imballaggio e carte igienico sanitarie anche grazie al ruolo “essenziale”durante il lockdown. Il settore dimostra la sua forte vocazione all’economia circolare, continuando a riciclare i materiali provenienti dalle raccolte differenziate urbane.

Per il terzo trimestre 2020 il clima appare meno negativo; per la parte finale dell’anno emergono forti preoccupazioni circa i possibili effetti sull’economia reale dei recenti provvedimenti adottati per arginare il riacuirsi dell’emergenza sanitaria.

La recessione innescata dagli effetti della pandemia da Covid-19 in atto e delle misure adottate per arginarne i contagi sta pesando sensibilmente sulla domanda interna dei prodotti realizzati dai settori rappresentati dalla Federazione (Industria delle macchine per la grafica e la cartotecnica, Industria cartaria e Industria grafica e cartotecnica trasformatrice) che, fortemente connessa con il contesto economico, ha evidenziato nei primi 6 mesi dell’anno in corso un arretramento di oltre il 15%.

Il fatturato complessivo è valutato per il primo semestre 2020 in 10,9 mld €, ben 1,6 mld € sotto il valore dello stesso periodo 2019 (-13,1%), soprattutto in conseguenza del crollo registrato nel periodo primaverile -18,7%, dopo il più contenuto -7,2% del primo trimestre. Occorre segnalare che, riconosciuti come essenziali dal DPCM del 22 marzo 2020,  i tre settori della Federazione sono rimasti per la maggior parte attivi durante il periodo di lockdown, pur con alcune intuibili difficoltà legate a disponibilità dei propri occupati, ritardi/mancati pagamenti, difficoltà nelle relazioni commerciali, reperimento di materie prime e restrizioni nei trasporti.

L’analisi delle componenti del fatturato vede le vendite interne scendere a 6,7 mld € (-14,1%) nei primi 6 mesi, con un’accentuazione tra primo e secondo trimestre (rispettivamente -10,3% e -17,8%); per l’export (4,1 mld €) il ridimensionamento è dell’11,3%, da ascrivere quasi completamente al secondo trimestre (-20,2%). La negativa dinamica della domanda interna è anche alla base del rilevante ridimensionamento delle importazioni che, proseguendo nel trend che aveva caratterizzato l’intero 2019, sono scese del 9,3% nel primo trimestre e del 27,4% nel secondo.

Ivo A. Nardella nuovo presidente di ANES, l’associazione degli editori b2b, professionali e specializzati

Ivo A. Nardella, nuovo presidente di ANES

L’Assemblea Generale dei soci di ANES – Associazione Nazionale Editoria di Settore, tenutasi oggi, ha scelto il suo nuovo presidente per il triennio 2020-2023: è Ivo Alfonso Nardella, Amministratore Unico del Gruppo Editoriale Tecniche Nuove,  già vicepresidente di ANES dal 2013, Membro di Giunta dal 2008 e Consigliere dal 2009, siede dal 2020 anche nel Consiglio direttivo dell’Unione Industriali Grafici di Milano.

Durante il discorso d’insediamento, Ivo Nardella, che ha dapprima ringraziato il Presidente uscente, Andrea Boni, per l’ottimo lavoro svolto, si è detto onorato della fiducia e dell’apprezzamento ricevuti dai Soci e consapevole di assumere la guida dell’Associazione in un momento estremamente complicato per il comparto editoriale e per l’intero sistema Paese.

Oltrepassare il giallo” – ha dichiarato Nardella – “è l’ambizioso traguardo al quale vorrei riuscire a condurre il comparto nel corso del mio mandato: dobbiamo saper cambiare in un momento difficile, sostenere il Paese rendendo tutte le filiere professionali sempre più aggiornate e formate per poter affrontare la ripresa e mantenere le leadership acquisite a livello internazionale. Ci muoveremo con le istituzioni per consolidare il ruolo fondamentale che gli associati di ANES hanno nel rapporto cultura-produttività”.

Il neo-presidente ha poi presentato il suo ampio programma di lavoro per il triennio 2020-2023 che si articola su tre valori fondamentali: rappresentare tutti, formare per informare, evolvere per cambiare, che saranno sostenuti da un diretto coinvolgimento dei Soci, anche attraverso un rafforzamento della presenza nei Territori, e dalla valorizzazione delle persone prima delle personas.

Grande attenzione continuerà a essere dedicata agli asset dell’Associazione, dalla consulenza ai Soci, alla formazione, alle sezioni Digital e CSST, al contratto di lavoro, ma anche alle nuove iniziative di valore come la B2B Marketing Conference, nata nel 2019 come punto di partenza e di evoluzione per le sfide della comunicazione B2B, che sta generando un ottimo posizionamento di ANES e dei suoi associati verso il target dei marketer B2B.

Affiancheranno Ivo Nardella nella guida di ANES i Vice Presidenti Alessio Crisantemi di GN Media e Carlo Latorre di Cronoart, oltre al Presidente della Sezione ANES Digital che verrà eletto nelle prossime settimane dall’assemblea della componente digital dell’Associazione.

L’unione fa la forza: Edigit entra in TiKappaPi

TiKappaPi è un punto di riferimento per le aziende che cercano un unico partner informatico di valore. A un solo anno dalla sua costituzione, nata dall’unione delle storiche Tecnobiemme e Kirio, sono molte le realtà che vogliono farne parte. Ora è il momento di Edigit, la prima realtà gestionale specializzata per il settore delle arti grafiche.

Enrico Parisini e Gabriele Montanari, rispettivamente fondatore e direttore generale di Edigit, insieme a Bruno Pisani socio fondatore e direttore generale di TiKappaPi, con la sua oltre ventennale esperienza come manager in Zucchetti, la prima software house in Italia, di cui TiKappaPi è orgoglioso partner ufficiale ci parlano di questa fruttuosa  partnership. «TiKappaPi rispecchia assolutamente il progetto – ci spiega Pisani – io e Fausto Montanini (socio fondatore di Tecnobiemme e di TiKappaPi) avevamo in mente all’inizio. Rappresenta l’unione delle esperienze e delle altissime competenze portate da ogni persona e da ognuna delle sue divisioni specializzate, con l’obiettivo di offrire professionalità ad altissimo livello che spaziano dalla consulenza allo sviluppo, dall’IT al software di settore e molto altro. TiKappaPi rappresenta un importante ventaglio di strumenti e di servizi a disposizione delle aziende, costruiti sulla sinergia di un team di eccellente qualità e sempre più ampio, sempre pronto a mettersi in gioco, avendo come unico obiettivo la soddisfazione del cliente. Per questo facciamo di tutto per garantire a tutti i collaboratori un ambiente lavorativo sereno, dinamico e ricco di stimoli, che sia orientato al benessere del dipendente e alla sua costante crescita».

Edigit: editoria, stampa, etichettifici e packaging

Enrico Parisini, ideatore e fondatore di Edigit, traccia per noi un quadro della sua azienda, da quando è nata nel 1990 e come si è evoluta in questi trent’anni.
«Mi sono licenziato da ruoli dirigenziali importanti nel settore dell’editoria, per impegnarmi con tenacia nel tentativo di dare al settore delle arti grafiche ciò che mancava. Ho deciso di mettermi in proprio facendo consulenze ad aziende grafiche, soprattutto nell’ambito del processo produttivo, in quanto ritenevo che occorresse informatizzarle, partendo dall’esigenza primaria: la gestione del preventivo».

È stato coraggioso lasciare un’occupazione stabile e prestigiosa per mettersi in proprio…
Certo, è stato anche molto faticoso. Per anni sono stato impegnato in quattro lavori contemporaneamente: ero agente, consulente, formatore e titolare della mia impresa. Ho capito per primo le necessità del settore e negli anni Novanta vendevamo anche 15-20 programmi al mese, fino ad arrivare a 1460 installazioni. Con il supporto di Gabriele Montanari e di sempre più collaboratori Edigit ha potuto estendere la propria presenza su tutto il territorio nazionale con installazioni di ogni tipo e complessità, ed oggi anche grazie al contributo di TiKappaPi è la proposta completa n.1 indiscussa nel settore Erp per le arti grafiche.

Come ha conosciuto TiKappaPi e i suoi soci?
Edigit rispondeva a tutte le esigenze di gestione del settore: dal preventivo fino alla contabilità industriale. Con il passare del tempo per le aziende più strutturate si è reso necessario fornire anche l’integrazione con la parte contabile e amministrativa. Ho conosciuto Fausto Montanini e la sua Tecnobiemme di Modena quando mi interessava l’integrazione con Mago, e la Tecnobiemme era molto esperta nelle verticalizzazioni sul gestionale Mago, così gli ho parlato del progetto e lui ha accettato di sviluppare l’interfaccia che ci ha completato quel tipo di offerta. I rapporti tra noi sono sempre stati buoni e corretti anche in seguito, quando il nostro software si è aperto ad altre integrazioni con diversi gestionali contabili.
Poi negli ultimi anni cercavo un modo per dare continuità alla Edigit, perché con i miei 77 anni non sono più un ragazzino, ma non volevo lasciare l’azienda nelle mani di chi non le avrebbe dato la continuità che volevo io. Così Fausto Montanini e Bruno Pisani mi hanno parlato del progetto TiKappaPi, e mi è piaciuto molto perché era l’unico che avrebbe completato l’offerta Edigit, senza stravolgerla.

Come i suoi collaboratori vivono il cambiamento?
Io sono sempre stato il capo indiscusso, ma delegavo molto. Chiedevo opinioni e lasciavo spesso le decisioni agli altri. L’unica parte che non ho mai delegato totalmente era la comunicazione, che ho sempre seguito in prima persona e su cui ho investito molto per rendere Edigit la società leader che è oggi. Lo dimostra il fatto che siamo sempre presenti nelle riviste più importanti del settore. Credo che la mia assenza si sentirà poco. Ho riposto la massima fiducia in Gabriele Montanari a cui ho lasciato la direzione prima e l’azienda adesso.

Gabriele Montanari, cosa l’ha portata in Edigit e come è approdato in TiKappaPi?
Il mio impiego in Edigit inizia nel 1994 prima come analista, tecnico, commerciale, dimostratore, e poi come coordinatore sui nuovi progetti gestionali fino ad occuparmi della direzione generale dell’azienda. La crescita di Edigit dalla sua nascita è sempre stata costante e capace di seguire le esigenze del settore. L’azienda ha sempre investito nelle risorse umane e nella loro formazione, anche nei periodi di difficoltà, e questo le ha permesso di superare ogni ostacolo nella maniera migliore. Nella sua evoluzione l’azienda ha modificato la sua organizzazione, inserendo una struttura di help desk, una struttura di R&D e assumendo personale tecnico e commerciale, sempre nell’ottica di dare il miglior servizio possibile ai clienti e nel modo più veloce. Ho sempre condiviso questo tipo di gestione e crescevo anch’io con l’azienda.
Non mi sono mai sentito solo un dipendente, agivo come se l’azienda fosse mia. Consigliavo il mio titolare Enrico Parisini e lui spesso mi ascoltava. Così non appena mi ha concesso il ruolo di direttore generale, ho contribuito a dare all’azienda un volto nuovo, con un’organizzazione di team, dividendo compiti e responsabilità con i collaboratori e formando le persone ad una visione di impresa più moderna. E quando ho conosciuto il progetto TiKappaPi mi è subito piaciuto perché era in sintonia con la mia visione del futuro dell’azienda.

Cosa ha visto in TiKappaPi e cosa l’ha spinta a farne parte?
L’obiettivo di Enrico era quello di dare continuità all’azienda ed io mi sentivo in dovere di supportarlo condividendo lo scopo di dare nuova linfa alle persone che la compongono e nuova spinta per crescere in un gruppo stimolante e affiatato. Conoscevo Fausto Montanini da anni e quando mi ha parlato del suo progetto ho sentito subito di poterne fare parte. TiKappaPi come insieme di divisioni specializzate era la soluzione ideale di crescita professionale reciproca del team nel team, inoltre dava la possibilità di offrire servizi a 360 gradi ai clienti, un valore senza prezzo, l’elemento di distinzione netta dagli altri competitor di prodotto.

L’ingresso di Edigit

Per Pisani Edigit è parte integrante della fondazione di TiKappaPi. Alle spalle le tre società Tecnobiemme, Kirio ed Edigit hanno decenni di proficua e intensa collaborazione e godevano della massima stima e fiducia reciproche, per questo il progetto è stato costruito e condiviso sin dalle origini.
«L’ingresso formale di Edigit nella famiglia TiKappaPi è un grande orgoglio per me – continua Pisani – e lavorare con Gabriele e Fausto è davvero molto bello e appassionante ogni giorno. Siamo consapevoli della qualità delle persone dei team che hanno fatto la storia che ci ha portato fin qui e siamo altrettanto convinti che insieme saremo sempre più forti nell’affrontare le sfide del mercato al fianco dei clienti più esigenti».

E in questo periodo difficile per tutte le aziende come avete trascorso questi mesi?
Dal punto di vista pratico eravamo già tutti molto abituati a lavorare in modalità da remoto, quindi lo smart working è stata solamente una modalità che abbiamo implementato ai clienti che non la utilizzavano. Sul piano organizzativo e direzionale non ci siamo mai fermati un attimo, abbiamo continuato ad investire nelle risorse continuando i percorsi di assunzione e di formazione avviati in precedenza, abbiamo attinto a tutti gli accantonamenti per evitare il più possibile disagi. Abbiamo guardato avanti, convinti che a un momento difficile ne segua uno migliore, e questo ci ha dato la forza di restare uniti e di sostenerci, così insieme abbiamo supportato i clienti in maggiore difficoltà. È questo lo spirito che desideriamo far crescere: quello di una grande famiglia di competenze, di una squadra speciale che fa sempre la differenza.

 

Come ridimensionare le immagini in Photoshop

L’algoritmo di interpolazione Bicubico di Photoshop non ha subito molte evoluzioni, tuttavia nell’Anteprima Tecnologia la seconda revisione dell’algoritmo Mantieni Dettagli presenta interessanti evoluzioni qualitative.

Sono passati 6 anni da quando trattai su queste pagine l’argomento degli algoritmi di interpolazione in Photoshop, e nonostante il tempo trascorso non ci sono stati grandi stravolgimenti in questo senso. Non che Adobe abbia mai brillato in questo ambito, capiamoci, il tradizionale algoritmo Bicubico è rimasto sostanzialmente immutato da più di trent’anni e, nonostante risultati generalmente accettabili ha sempre pagato dazio nei confronti di servizi di terze parti più efficienti basati su bspline, frattali ecc… La mia impressione personale è sempre stata che Adobe si accontentasse di un (più che) buon compromesso tra qualità e tempi di processo, e del resto non mancano trattati verticali su come migliorare il dettaglio delle immagini (primo fra tutti il Real World Image Sharpening di Jeff Schewe e del compianto Bruce Fraser) né metodologie più o meno articolate per finalizzare le immagini dopo il ricampionamento. A ogni modo ci eravamo lasciati a fine 2014 con una allora new entry: il Mantieni Dettagli, c’è oggi qualcosa di nuovo? Sì, c’è.

Mantieni Dettagli 2.0

Con il rilascio di Photoshop CC2018 venne inserito nell’Anteprima Tecnologia la seconda revisione dell’algoritmo Mantieni Dettagli: un metodo di interpolazione per ingrandimenti espressamente basato su Adobe Sensei che presenta interessanti evoluzioni qualitative. Non esiste significativa documentazione tecnica pubblica, e se c’è non sono ancora riuscito a trovarla, in compenso in rete si trovano diverse comparative interessanti che presentano dettagliate analisi a posteriori. Quello che è certo è che si tratta di una tecnologia ancora in fase di sviluppo (Anteprima Tecnologia, appunto) che trarrà sempre più giovamento dalle evoluzioni delle logiche di deep learning e sull’intelligenza artificiale (ne avevamo fatto accenno nell’articolo L’intelligenza non basta, circa un anno e mezzo fa).

Abilitare il nuovo algoritmo

Per poterla abilitare bisogna innanzitutto abilitarla dalle Preferenze, alla scheda Anteprima Tecnologia, dopodiché risulterà accessibile nel menu a tendina del ricampionamento nella finestra Dimensione Immagine. Precisiamo subito che va selezionato espressamente altrimenti non verrà mai applicato in Automatico, come invece può capitare a discrezione del software per gli algoritmi Mantieni dettagli (ingrandimento), cioè la versione 1, e Bicubica più morbido (ingrandimento). Aggiungo inoltre che detto algoritmo non può essere utilizzato con la Trasformazione Libera, dove continuano comunque ad essere selezionabili tutti gli altri.

L’immagine 1 è ottenuta con la leggendaria tecnica di ingrandimento progressivo, tipo 10% alla volta, che non fa altro che aggiungere errori di approssimazione su errori di approssimazione, l’immagine risultante è più che morbida, è proprio sfocata. L’immagine 2 è interpolata al 500% con Bicubico più morbido, mentre la 3 usa Mantieni dettagli 2.0. La valorizzazione del dettaglio sottile è evidente, soprattutto sulla buccia dell’arancia dove c’è più trama con alte frequenze da analizzare.

Funziona?

Come tutte le funzioni nuove (o seminuove), soprattutto se in fase beta, l’interrogativo è d’obbligo: vale la pena? Risposta breve: sì. Il cambio di rotta, così come il miglioramento, sono ben percepibili. Risposta meno breve: l’algoritmo enfatizza 6 i dettagli riducendo molto gli aloni generati invece dagli altri algoritmi, in pratica cerca davvero di ricostruire le varie texture dell’immagine rispettando maggiormente i dettagli fini senza eccedere con il disturbo sulle aree prive di dettaglio. Il cursore per la riduzione del disturbo fornisce un buon controllo, con una mascheratura automatica (del tutto invisibile all’utente) che somiglia a quella della sezione dettaglio in Camera Raw. Fermo restando che le caratteristiche dell’immagine di partenza possono condizionare la scelta dell’algoritmo (e che può subentrare la componente soggettiva, quindi il gusto personale), il rispetto di trama e microdettaglio è superiore. Pur essendo proposto come miracoloso per gli ingrandimenti delle immagini piccole (con tutte le perplessità del caso, non soltanto mie) l’algoritmo per me fa la differenza quando le immagini di partenza sono grandi e ben fatte. Più sono i dati iniziali e migliori sono i risultati dei calcoli (vale per tutti gli algoritmi di interpolazione naturalmente), anche e soprattutto quando subentra una intelligenza artificiale che può attingere alle analisi di miliardi di immagini per rigenerare i dati mancanti. Se è sempre vero che non è possibile recuperare da un’immagine più dati di quanti ne siano presenti nativamente, ora diventa vera anche la possibilità di generare dettagli plausibili in base al contesto. Magari non sono veri, ma sicuramente sono verosimili.

Le alternative

Ci sono diverse alternative (ci sono da sempre), quelle basate su algoritmi generativi più interessanti secondo me sono quelle online, alcune anche gratuite o con un periodo/quantità di prova. Tra quelle che ho potuto testare personalmente con buona soddisfazione: imglarger.com, letsenhance.io, imageupscaler.com, deep-image.ai, ma è giusto per citare alcuni tra i più noti visto che l’offerta è ampia. Spesso i risultati sono migliori ma il divario, rispetto al decennio scorso, si è assottigliato. Nel prossimo appuntamento affronteremo una questione in parte già trattata negli anni scorsi, quella legata alla preparazione delle immagini per il grande e grandissimo formato (ma i principi di base servono anche per le medio-piccole dimensioni e la stampa fine art). Sfrutteremo i risultati di questi algoritmi prima di passare ad una corretta metodologia di post produzione, senza dimenticare la fondamentale relazione tra la risoluzione adatta e la distanza di visione dell’osservatore.


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