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Punta tutto sui nuovi sistemi Plus Durst, a Viscom

Plus, infatti, l’evocativo nome degli ultimi nati della celebre famiglia P10: Rho P10 200 HS Plus e Rho P10 250 HS Plus.

Già best seller in Italia, le stampanti Rho P10 hanno contribuito negli anni a fissare nuovi standard in termini di efficienza e versatilità. Ora queste performance vengono ulteriormente potenziate dai modelli Plus che assicurano produttività incrementata fino al 40%, maggiore efficienza economica grazie all’esclusiva funzione ink-saver per un risparmio di inchiostro fino al 15% e versatilità ancora più spinta con l’inedita opzione per la stampa fronte-retro roll-to-roll e le nuove applicazioni per la stampa tattile.

Clienti e prospect potranno toccare con mano le eccezionali prestazioni offerte da queste innovative tecnologie direttamente in fiera. I sistemi esposti saranno infatti impegnati in dimostrazioni live per tutta la durata della kermesse, durante la quale stamperanno in continuo immagini di altissima qualità a velocità estremamente elevate. Lo stand Durst sarà inoltre arricchito da un’esclusiva gallery di applicazioni originali, rese possibili proprio grazie ai sistemi Plus.

A Viscom riflettori puntati anche sui più moderni servizi di assistenza post vendita con un corner dedicato alla presentazione di Durst Analytics,  software opzionale per la manutenzione preventiva. Grazie alla nuova intuitiva interfaccia messa a punto dal reparto R&D interno, sarà infatti possibile interrogare in qualsiasi momento la stampante, sia in loco sia da remoto, monitorando il perfetto funzionamento della macchina e il livello di tutti i principali parametri. Questo permetterà non solo di valutare in tempo reale l’avanzamento dei lavori in corso, ma anche di prevenire l’insorgere di eventuali anomalie.

 

AccurioPress C2070P di Konica Minolta ottiene la Certificazione Fogra

Fogra ha verificato che AccurioPress C2070P di Konica Minolta «soddisfa tutti i criteri di
questo programma nelle configurazioni testate», ed è ora certificata quando viene utilizzata
con i controller EFI Fiery, Creo o Konica Minolta.
AccurioPress C2070P è stato sottoposto a una serie di test, assicurandosi il riconoscimento da parte dell’organizzazione con sede in Germania che opera sotto la tutela della Federazione Tedesca delle Associazioni di Ricerca Industriale (AiF). L’AiF sovrintende e sostiene la ricerca industriale congiunta per conto del Ministero Federale dell’Economia e della Tecnologia.
«La certificazione Fogra rispecchia il feedback fornito dai nostri clienti per le eccezionali funzionalità e produttività del sistema AccurioPress C2070P», sottolinea Roberto Breglia, Product Manager presso Konica Minolta Italia. «Questo conferma che il dispositivo soddisfa i più alti standard industriali, offrendo ai nostri clienti un’ulteriore garanzia di qualità e affidabilità che contraddistinguono Konica Minolta a livello mondiale».
AccurioPress C2070P di Konica Minolta è stato testato in una serie di configurazioni e condizioni di stampa per una vasta gamma di funzionalità. Queste comprendono la conformità PDF/X, il colore, la lucentezza e la fluorescenza del substrato, l’accuratezza del colore, l’uniformità, la permanenza e la resistenza alla luce. I test hanno anche considerato la tendenza allo scolorimento, la stabilità a lungo e a breve termine, la resistenza all’abrasione della stampa, il trasferimento dei dati dei toni colorimetrici, i limiti di riproduzione delle tonalità, il registro delle immagini e la potenza di interpretazione delle informazioni.
AccurioPress C2070P di Konica Minolta offre stabilità del registro e del colore, combinata con un’eccellente qualità di stampa. Il perfezionato supporto per cartoncino consente
l’utilizzo di diversi tipi di materiali, quali carta patinata e goffrata fino a 350 g/m2. Inoltre, una nuova e capiente unità banner di dimensioni fino a 750 mm garantisce una stampa banner efficiente, ad esempio per copertine e menù pieghevoli a tre ante. La velocità di stampa delle buste è raddoppiata rispetto alla precedente bizhub Press C1070, e il nuovo dual scanner a colori è in grado di raggiungere una velocità di 240 ipm, oltre a essere integrato con un kit di rilevamento di doppia alimentazione per evitare la scansione simultanea di due fogli.

L’obiettivo della Fogra Forschungsgesellschaft Druck e.V. (Associazione per la Ricerca sulla Tecnologia Grafica) è quello di promuovere l’ingegneria di stampa e le sue tecnologie orientate al futuro nei settori della ricerca e dello sviluppo, nonché consentire all’industria della stampa di utilizzare i risultati di queste attività. L’associazione mantiene un proprio istituto con uno staff composto da circa 50 persone tra ingegneri, chimici e fisici.
Fogra conta circa 800 membri. Circa due terzi sono aziende di grafica che operano in campi che vanno dalla prestampa alla legatoria, mentre il terzo rimanente è costituito da fornitori. Un terzo dei membri complessivi ha sede al di fuori della Germania.
I comitati tecnici, responsabili per vari aspetti specialistici, ricoprono un ruolo centrale in Fogra. In questi comitati, infatti, gli specialisti delle imprese di stampa e lo staff di Fogra definiscono i problemi del settore che devono essere studiati e approfonditi.

Packaging: Acsg propone un incontro tecnico per evitare sorprese e perdite di denaro

Titolo: Packaging: progettare, stampare, valutare!

Quando: martedì, 3 ottobre 2017 | 15,00-20,30

Dove: Auditorium Pavoni presso Istituto Pavoniano Artigianelli – Via Benigno Crespi 30 Milano

Incontro tecnico culturale che affronta argomenti inerenti la progettazione del packaging, la stampa della prova colore sui materiali che si utilizzeranno in produzione, e la valutazione dei risultati utilizzando illuminati specifiche.

Programma

ore 15-18 dimostrazioni pratiche
Come ottenere una prova colore utilizzano i quattro colori, il bianco, i colori metallizzati, ecc.
Si stampa direttamente sui materiali scelti: metalli, cartone, PVC, ecc. per rendere veritiero e “palpabile” il progetto creativo.
Valutazione della stampa e del progetto visto a monitor e tramite una postazione con illuminazione secondo le norme di riferimento.
ore 18,30-19,15, considerazioni creative e tecniche per la progettazione del packaging.
Relatore: Toni Traglia
ore 19,15-20,30: un flusso di lavoro “ideale per ottenere il PDF pronto” per la stampa 
Relatore: Ester Crisanti

Prova colore o stampe a colori? Differenze e costi 
Relatore: Enrico Galli, Join Firenze

L’importanza delle “luce” per la valutazione in condizioni idonee 
Relatore: Davide Lodi, Nuova L&C Graph, Milano

Una pizza da record: ecco perché SDR pack è stata premiata al Bestinflexo

Nicolò Ferracin premiato ai Bestinflexo con il bronzo nella categoria film a banda larga.
Nicolò Ferracin premiato ai Bestinflexo con il bronzo nella categoria film a banda larga.

SDR Pack produce imballaggi flessibili in film plastico e accoppiato con carta: l’azienda è stata premiata ai Bestinflexo con il bronzo nella categoria film a banda larga grazie alla propria qualità di stampa e alle lastre NX fornite dal service Fotolito Veneta, che anche per la gestione del flusso di lavoro ha scelto Kodak, utilizza infatti Kodak Prinergy.

SDR Pack, che ha sede a Rosà (VI), nasce nel 1960, quando Giorgio Ferracin con grande lungimiranza si rese conto che i prodotti alimentari non sarebbero stati imballati nella carta ancora per molto, e quindi acquistò un estrusore e poi anche una macchina da stampa: Sacchettificio di Rosà, come si chiamava allora, produceva sacchetti per caramelle e maglieria. Successivamente negli anni ’80 Marina, Carlo e Sandro, figli di Giorgio, hanno sviluppato l’azienda per soddisfare le esigenze dei clienti e la gestiscono tuttora con i rispettivi figli Matteo Boscardin, Giorgia Ferracin e Nicolò Ferracin. Oggi l’azienda è una SpA e si chiama SDR Pack, ha oltre 70 collaboratori e un parco macchine completo: 5 estrusori per produrre foglia per accoppiamento e tubolare per sacchetti; 4 macchine da stampa flexo, di cui due a 10 colori, una a 10 colori +1 e una a 6 colori di ultima generazione; 4 accoppiatrici, che producono imballaggi flessibili di vario genere. Si passa dagli imballi con vernici a registro per evidenziare alcune grafiche dell’imballaggio alle buste preformate in varie tipologie e misure anche con finestratura con taglio laser in carta accoppiata a film plastico.

Oggi in azienda è arrivata la terza generazione, ci spiega Nicolò Ferracin, figlio di Sandro e direttore commerciale dell’azienda: «Prevediamo di crescere nei prossimi anni, e stiamo costruendo il nuovo stabilimento, sono previste anche nuove assunzioni perché SDR Pack sta passando da azienda famigliare a manageriale, e quindi all’interno ci sono già e arriveranno nuove figure che alzeranno ulteriormente il livello qualitativo. Lavoriamo molto a livello nazionale, siamo attivi soprattutto nel settore alimentare ma anche in quello non alimentare e il fatturato è circa 20 milioni di euro. Il nostro impegno costante nell’innovazione e nella ricerca di prodotti sempre nuovi con lavorazioni particolari e il nostro forte know-how tecnico ci rendono dei fornitori di imballaggi flessibili molto interessanti perché garantiamo qualità e affidabilità e servizio».

Le lastre Kodak Flexcel NX assicurano ripetibilità e efficienza della macchina da stampa

SDR Pack ha scoperto la tecnologia Kodak grazie a un suo importante cliente, Bofrost, che la conosceva grazie a Fotolito Veneta, service di prestampa flexo, che la utilizza con successo da anni. Bofrost è molto attenta alla qualità e quella garantita dalle lastre fornite da Fotolito Veneta assicuravano risultati di stampa in linea con le loro esigenze qualitative. «Dopo alcune prove con gli impianti Kodak ci siamo resi subito conto che potevamo garantire a Bofrost, di cui siamo fornitori ufficiali da anni, uno standard qualitativo elevato, sicuro e affidabile. I nostri avviamenti sono rapidi, e così riduciamo i costi, inoltre possiamo anche dare maggiore sicurezza all’operatore di macchina. Con Kodak non solo abbiamo in stampa maggiore densità, gamma tonale più ampia e maggiore contrasto, ma lavoriamo meglio», spiega Ferracin.

La validità della tecnologia Kodak Flexcel NX è un fatto, che porta dei vantaggi per i proprietari dei marchi, garantendo un’assoluta ripetibilità, risolvendo quindi un problema tipico della flexo, con la quale magari si possono produrre anche opere d’arte, che però non sono uguali. Senza contare poi il fatto che viene aumentata anche l’efficienza della macchina da stampa.

La medaglia di bronzo di Bestinflexo ha premiato una confezione di pizza prodotta proprio per Bofrost, «e si è trattato di una vera sfida perché per stamparla in flexo abbiamo convertito un file rotocalco e poi eseguito la verniciatura e il risultato è stato davvero straordinario», afferma Ferracin.

SDR Pack è da sempre orientata al cliente e al servizio, per questo motivo sta lavorando molto sulla tecnologia e sulla formazione delle persone. Da ricordare l’impegno per proporre imballaggi sempre più ecologici: l’interesse per la tutela dell’ambiente ha fatto sì che l’azienda ora propone imballaggi riciclabili al 100%, ma in grado di garantire una barriera all’ossigeno migliorata rispetto al film non riciclabile. «Il nostro impegno per il 2018 è passare dall’attuale 35% di produzione totalmente riciclabile al superamento del 50%. Inoltre abbiamo avviato un progetto per lo sviluppo di un film compostabile che oltre a essere biodegradabile, riesce a decomporsi totalmente in soli tre mesi. Oltre a ciò stiamo facendo il possibile per rendere la nostra azienda sempre più sostenibile da ogni punto di vista», conclude Ferracin.

Grazie a Kodak la flexo digitale non ha più limiti

Fotolito Veneta, service di prestampa per la stampa flexo di imballaggi con sede a San Martino Buon Albergo (VR) è da sempre fedele a Kodak: l’installazione del primo Kodak Flexcel NX risale al 2010, seguita nell’autunno del 2014 dall’installazione di un Kodak Flexcel Wide NX-C con i nuovi pattern Digicap NX Advanced; per la gestione del fusso di lavoro l’azienda ha scelto Kodak Prinergy.

Fotolito Veneta nasce nel 1969 per volontà di Giulio Storace, oggi affiancato dai suoi due figli: Andrea Storace, responsabile commerciale e Alfredo Storace, responsabile di produzione.

La qualità degli impianti prodotti con tecnologia Kodak ha fatto sì che molti trasformatori e titolari del marchio abbiano deciso di abbandonare la stampa rotocalco a favore della flexo, con evidenti risparmi in termini di costi e produttività.

Afferma Andrea Storace: «negli ultimi sette anni abbiamo più che triplicato la nostra produzione di impianti flessografici ed è cresciuto in maniera esponenziale anche il numero dei nostri grafici. Ci rivolgiamo a chi cerca la qualità nella selezione delle immagini e la precisione nella realizzazione degli impianti stampa.  “Avviamenti a metri 0” è il nostro motto».

Bestinflexo: la terza edizione del premio alla qualità di stampa flessografica 

BestinFlexo è un concorso promosso da Atif, Associazione Tecnica Italiana per la Flessografia. Scopo del premio è promuovere la competizione tra gli stampatori/converter che si avvalgono della tecnologia flessografi ca, al fine di stimolare il continuo miglioramento della qualità di riproduzione e stampa. La qualità del prodotto stampato è infatti il parametro al centro della valutazione della giuria costituita da esperti dell’industria grafica e del comparto imballaggio.

Chi può partecipare: le aziende di stampa/converting residenti in Italia, comprese le società estere con stabilimenti di produzione sul territorio nazionale.

Le categorie:

• stampa flexo su film banda stretta
• stampa flexo su film banda media
• stampa flexo su film banda larga
• stampa flexo su carta/cartoncino banda stretta
• stampa flexo su carta/cartoncino banda media
• stampa flexo su carta/cartoncino banda larga
• stampa flexo post print su cartone ondulato patinato
• stampa flexo post print su cartone ondulato kraft
• uso combinato della stampa flexo
• uso creativo del processo flessografico

La giuria
Wim Buyle – Vice Presidente FTA Europe
Massimiliano Corelli – Responsabile Ufficio Acquisti Imballi Orogel
Giandomenico Marcone – Pastificio Attilio Mastromauro Granoro
Adalberto Monti – Docente e Consulente Tecnico di Stampa
Claudio Rimondi – Responsabile Packaging Prodotto a Marchio Coop

La premiazione: per ciascuna categoria saranno selezionati i tre lavori migliori che otterranno così una “nomination”.
I vincitori di ciascuna categoria verranno ufficializzati e premiati in occasione di un’apposita serata in programma il 14 novembre a Bologna, giorno precedente il Flexo Day 2017.

Scarica qui il bando in pdf editabile: BIF_Bando_2017_Singolo_04_web

OKI: nominato Marzio Gobbato per rafforzare la posizione in Sud Europa

Marzio Gobbato è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe.
Marzio Gobbato è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe.

Laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, Marzio Gobbato è un professionista esperto del mercato dei dispositivi di stampa.

Con un’esperienza di oltre 30 anni presso i principali operatori del settore, in particolare in Hewlett Packard dove resta oltre 23 anni e in Samsung Electronics, ha successivamente ricoperto diversi incarichi direttivi in Europa (Spagna, Italia, Francia) e in Asia (Singapore).

Le sue forti competenze amministrative, la sua profonda padronanza delle pratiche commerciali internazionali e una gestione delle vendite e del marketing orientate ai risultati, la conoscenza del prodotto e la leadership, gli hanno consentito di incrementare significativamente i risultati e i profitti.

Marzio Gobbato è entrato a far parte di OKI Europe nel 2015 a Egham, Regno Unito, con l’incarico di General Manager Value Sales Emea, con Thomas Seeber, Vice President Channel and Distribution.

Il 1° aprile 2017 è stato nominato Regional Vice President South Europe Region di OKI Europe (Francia, Spagna, Italia, Portogallo). In questa posizione ha assunto la direzione di OKI Systems (Italia). La sua conoscenza di questi mercati locali e la conoscenza di diverse lingue – francese, inglese, italiano, spagnolo – sono dei reali vantaggi.

Terry Kawashima, Managing Director di OKI Europe, afferma: «Marzio Gobbato ha tutta la mia fiducia nella gestione dell’area Sud Europa. Ricopre un ruolo fondamentale per la diffusione della nostra visione e dei nostri valori e per fornire prodotti e servizi di qualità in tutta l’area del Sud Europa».

Per raggiungere degli obiettivi ambiziosi, la nuova strategia di OKI si basa su:

  • Una nuova struttura di gestione dell’area Emea in cui le funzioni centrali e quelle regionali sono allineate e ottimizzate, consentendo a OKI Europe di offrire un valore aggiunto unico ai propri partner e clienti in modo efficiente e veloce in tutta l’area Emea.
  • La reattività e la flessibilità di OKI, grazie a una struttura leggera e flessibile.
  • Consolidamento della sua rete indiretta al 100%, con un rafforzamento delle azioni con i suoi partner-rivenditori, attraverso il programma di fidelizzazione OKI Shinrai Partner: budget di marketing e formazione in aumento, lead generation, affiancamento presso i clienti finali.

Marzio Gobbato ha dichiarato: «Questa strategia consentirà a OKI, leader tecnologico, di incrementare significativamente la propria quota di mercato nei prodotti Office, Graphic Arts e Industry Printing. L’innovazione è da sempre al centro della strategia di OKI, e lo sarà anche nel 2018, che sarà un anno di lancio di prodotti innovativi, sempre tecnologicamente all’avanguardia.»

Prodotti cosmetici: segnalare correttamente come smaltire il packaging

La maggior parte dei prodotti cosmetici non è confezionata solo in un imballaggio primario, spesso è presente un imballaggio secondario e un ulteriore involucro protettivo. A questo punto il consumatore si troverà di fronte a tre tipologie di packaging, tutte, molto probabilmente, composte da materiali differenti e, non è detto, tutte e tre riciclabili. Per esempio, una confezione secondaria in cartoncino non è scontato che debba essere smaltita nel contenitore della carta, poiché il cartoncino potrebbe essere avvolto da un sottile film plastico che lo rende irrecuperabile. Se le informazioni sullo smaltimento e la composizione non sono chiare, il cartoncino potrebbe finire nel contenitore della carta o della plastica, a seconda di come la confezione viene percepito dal consumatore, invece che nel contenitore dei rifiuti indifferenziati, andando così ad «inquinare» la frazione riciclabile.

Perché separare correttamente

Gli imballaggi riciclati, prima di essere immessi nuovamente nel ciclo produttivo, subiscono una serie di lavorazioni importanti. Poiché la qualità del prodotto finale di riciclo dipende dal grado di impurezza, e quindi dal livello di contaminazione della frazione raccolta, durante la lavorazione del materiale la fase di selezione è tra le più importanti. Essa viene eseguita per tutte le tipologie di materiale: plastica, carta, vetro e alluminio. Lo scopo è quello di eliminare eventuali residui, finiti per sbaglio nella frazione riciclabile, così come scartare imballaggi che contengono un eccesso di residui del prodotto che una volta contenevano. La selezione è eseguita sia manualmente da operatori sia attraverso appositi separatori, che funzionano mediante sistemi meccanici, ottici e magnetici; durante questo processo vengono rimossi residui metallici e contaminanti di altri materiali. Inoltre, nel caso delle plastiche, vengono separate per tipologia di polimero e anche in base alla colorazione poiché questi materiali, pur rientrando nella stessa categoria di riciclo, non posso essere mescolati nella lavorazione avendo una struttura chimica completamente diversa.

Quali simboli?

Non è difficile immaginare quanto le indicazioni corrette sul packaging siano essenziali per migliorare l’efficacia del processo di raccolta differenziata, considerando poi che l’apposizione di tali simboli è del tutto volontaria e non un obbligo di legge. Ma non basta mettere simboli e indicazioni, è anche opportuno che queste siano precise ed esaustive e soprattutto presenti su tutte le tipologie di imballaggio (primario, secondario e quando possibile anche sul terziario, così come sul tappo e il flacone se sono di materiali differenti). In generale sull’etichetta del prodotto, oltre alle informazioni prescritte dalla legge, si deve apporre una prima indicazione sul riciclo: ossia un simbolo che indichi se il packaging possa essere riciclato o meno. Il simbolo di due frecce racchiuse in un cerchio che si intersecano tra loro indica la conformità dell’imballaggio alle regole della raccolta differenziata, è chiamato anche Punto Verde. Nel caso l’imballaggio non sia adatto a essere riciclato sull’etichetta si appone il simbolo stilizzato della figura di un uomo/donna che butta qualcosa in un cestino. Tale simbolo indica che quella confezione deve essere gettata nell’indifferenziata. Se il prodotto è differenziabile, cioè segue le specifiche del Conai, il COnsorzio NAzionale per gli Imballaggi, ha il Punto Verde, che è obbligatorio per quei prodotti che vengono anche commercializzati fuori dall’Italia, ed è associato ad altri simboli che indicano esattamente da che tipo di materiale è costituito l’imballaggio. Il simbolo è un triangolo composto da frecce o un cerchio contenenti una sigla significativa per l’indicazione del materiale, come per esempio V o VE per il vetro, PET/PE-HD/PE-LD/PVC/PS/O per le varie plastiche, polistirolo incluso. Esiste anche il simbolo dell’esagono che è però più spesso legato ai metalli come l’alluminio e l’acciaio materiali meno usati in cosmesi.

Il punto verde, che può essere anche in bianco e nero.

I simboli specifici riferiti al materiale della confezione, o a una parte di essa, permettono di identificare esattamente il materiale e poterlo differenziare e poi, successivamente, selezionare correttamente. Mentre per carta e alluminio vi è un solo codice, per le plastiche, nonostante queste finiscano nello stesso contenitore della raccolta differenziate, ve ne sono diversi.

Un concreto sostegno al recupero
Il «peso» ambientale degli imballaggi cosmetici non è indifferente e allo stato attuale; visto la complessità del loro recupero la strada più comoda e meno costosa in termini di lavorazione sembra essere ancora il contenitore dell’indifferenziato e di conseguenza l’incenerimento. Tuttavia la domanda dei consumatori di prodotti sostenibili è aumentata vertiginosamente nell’ultimo decennio. I consumatori sono più informati e la tendenza a preferire aziende cosmetiche in grado di proporre prodotti e processi a basso impatto ambientale è in crescita. Dare indicazioni adeguate e simboli bene evidenti per lo smaltimento degli imballaggi è un impegno non solo per l’ambiente ma un vantaggio anche in termini di visibilità e immagine. Non stupisce che oltre oceano diverse multinazionali abbiano lanciato campagne pubblicitarie che strizzano l’occhio al riciclo, togliendo d’impiccio il consumatore di fronte a confezioni oggettivamente irrecuperabili. In paesi dove il mercato è ritenuto sufficientemente attento e sensibile alla problematica, diversi marchi invitano i consumatori a riportare il packaging dei loro prodotti, ma anche quelli della concorrenza, affinché siano smaltiti nel modo più opportuno. Queste iniziative hanno trovato un ottimo riscontro nel mercato, con un forte ritorno in termini di immagini per le aziende che si fanno promotrici di un messaggio ambientale importante.

Pratiche innovative per migliorare l’intero sistema produttivo delle etichette

Elisa Cravotto e Simona Patania

Innovazione e sostenibilità: quando parliamo di impresa e di industria, queste sono le parole chiave che guardano al futuro più prossimo, e che stanno già guidando le scelte progettuali e produttive del presente.

Esempio di rilevazione di aziende locali da connettere sul territorio.
Esempio di rilevazione di aziende locali da connettere sul territorio.

Come molte realtà industriali, anche quella dell’etichettatura si sta muovendo verso questa direzione, manifestando interesse e volontà nell’adottare pratiche innovative allo scopo di migliorare l’intero sistema produttivo. L’applicazione in azienda di metodi volti alla sostenibilità è un processo che non può certo essere improvvisato, ma che richiede strumenti specifici accompagnati da un cambio di visione a monte rispetto alle tradizionali modalità di fare impresa.

È proprio da queste esigenze che è nata la collaborazione tra il Gruppo Italiano Produttori Etichette Autoadesive di Assografici e la facoltà di Design Sistemico del Politecnico di Torino, nella stesura di un lavoro di tesi dedicato alla sostenibilità applicata all’etichettatura; le competenze tecniche derivanti dal Gruppo Gipea, unite alle competenze progettuali nella creazione e nella gestione di sistemi circolari del Politecnico di Torino, hanno permesso la definizione delle linee guida e degli strumenti volti al perseguimento di pratiche sostenibili non solo per la singola azienda, ma anche per l’intera rete di attori attivi nel settore.

Possibile destinazione di due tra gli output di produzione dell'etichetta.
Possibile destinazione di due tra gli output di produzione dell’etichetta.

Perseguire la sostenibilità tramite l’approccio sistemico

Il concetto di sostenibilità è certamente legato alle questioni riguardanti l’impatto che le realtà produttive hanno sull’ambiente nel quale si collocano, ma nella sua completezza include aspetti più ampi tra cui la creazione di reti relazionali tra attività produttive, il legame tra produzione e territorio, la gestione virtuosa dei materiali di produzione.

I fattori determinanti nel perseguimento di pratiche sostenibili per l’azienda possono essere applicati seguendo i principi della progettazione sistemica: si tratta di progettare qualitativamente i flussi di materia e di energia che fluiscono da un sistema all’altro, creando un nuovo modello economico produttivo che tenda a emissioni zero, e in grado di generare valore per una comunità fortemente connessa al proprio territorio. L’approccio sistemico si prefigge quindi l’obiettivo di trasformare l’attuale modello economico lineare in un modello circolare, nel quale gli output derivanti da un processo vengono valorizzati diventando risorsa per un altro; per fare ciò, l’azienda deve diventare quello che si definisce un sistema aperto, ovvero una realtà dinamica e flessibile in contatto con altre attività produttive e strettamente connessa il territorio. Per questo gli strumenti volti alla sostenibilità devono essere trasversali e toccare tutti gli aspetti legati alla gestione e alla produzione in azienda.

Vantaggi a breve e a lungo termine: azienda, settore, territorio e comunità

«Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri»

recita il Rapporto Our Common Future redatto dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo nel 1987. Sono passati 30 anni dalla stesura di questo importante documento, ma le tematiche trattate rimangono attuali e il fattore fondamentale resta la capacità di riuscire a interpretare la sostenibilità non come un obbligo e ostacolo ai profitti aziendali, ma bensì come opportunità verso un nuovo modo di creare valore; la sostenibilità a oggi è certamente una necessità da applicare il prima possibile, ma è anche e soprattutto la possibilità di creare una nuova modalità di pensiero, in grado non solo di generare profitto economico, ma di renderlo spendibile per un territorio e per una comunità in cui valore sociale e valore economico convivono in un equilibrio duraturo nel tempo, perseguito nel rispetto dell’ambiente e di chi vi abita, oggi come domani.

Gli strumenti utili all’azienda

Parlare di sostenibilità si dimostra spesso piuttosto semplice; quello che invece risulta complesso, come sempre, è riuscire ad applicare la teoria alla pratica, soprattutto quando si cade nella controversia su come coniugare gli aspetti legati alla sostenibilità con quelli economici. Il perseguimento di pratiche sostenibili attraverso l’approccio sistemico, oltre alla generazione di valore sociale e territoriale, è caratterizzato dalla creazione di notevole flusso economico, in quanto concretizza una rete nella quale le parti possano svilupparsi evolvendo coerentemente le une con le altre, in uno scambio relazionale di flussi di materia, energia e informazione.

È dunque non solo possibile, ma decisamente auspicabile, passare dalla teoria alla pratica.

Come integrare la sostenibilità nell’identità aziendale

Per agire in maniera efficace e trasversale sulle dinamiche di impresa, è importante che i temi legati alla sostenibilità diventino parte integrante della filosofia e dell’identità aziendale, sia tra i componenti dell’azienda (tramite costante condivisione, formazione e coinvolgimento attivo nelle iniziative virtuose), sia nell’approccio con altre realtà produttive o con i clienti finali. Collaborare nella condivisione dei propri sforzi e nella ricerca in ottica sostenibile costruisce una discussione positiva intorno alle innovazioni raggiungibili in tal senso, generando uno scambio tra diversi attori.

Per esempio, analizzando la comunicazione aziendale tramite sito Web emerge come nonostante la maggior parte delle aziende dichiari la sostenibilità come valore perseguito, lo spazio dedicato al tema ricopra circa il 10% del sito, un ruolo marginale rispetto alle aree dedicate alle tecnologie o ai prodotti e servizi offerti. Il tema della sostenibilità risulta un valore a se stante, avulso dall’identità dell’azienda: dovrebbe invece diventare la base che permea e guida tutte le finalità di impresa.

Come creare reti relazionali sul territorio

L’approccio sistemico punta a rendere l’azienda un sistema aperto in grado di comunicare in modo flessibile con le realtà esterne; la chiave del cambiamento sta nella concezione che l’impresa trae il massimo vantaggio dalla collaborazione e dalla condivisione.

Per questo, la prima cosa da fare è prendere consapevolezza delle altre attività presenti sul proprio territorio e delle loro potenzialità; entrare quindi in contatto con esse aprendo il dialogo e il confronto sulla creazione di collaborazioni, e mantenere viva la rete favorendo la comunicazione e la continuità nello scambio.

Tutto ciò permette la valorizzazione delle microeconomie locali, a vantaggio delle piccole medie imprese e dell’intera comunità. Le relazioni non avvengono solamente tra attori appartenenti allo stesso settore, ma anche tra attività differenti che prima non comunicavano tra loro, ma che possono instaurare rapporti di scambio di materia e d’informazioni. Si tratta quindi di attingere dalle risorse che il proprio territorio ha da offrire, e di spostare l’attenzione dall’individualità alla collettività, al fine di creare nuovo valore comune.

Come dare valore agli scarti di produzione

Quando si tratta la sostenibilità, sono i processi naturali a darci un modello di gestione ed efficienza con cui confrontarci: così come in natura non esistono scarti e tutto il materiale biologico subisce processi di trasformazione, anche per le attività umane gli output di un sistema dovrebbero essere valorizzati.

La sfida è dunque la seguente: creare una visione circolare di flussi di materia in trasformazione, così come fa ogni sistema naturale con cui ci confrontiamo. Perché affrontare alti costi di smaltimento quando si può iniziare uno scambio sostenibile e conveniente? A livello pratico, si tratta di analizzare la qualità del materiale di scarto di una produzione e indirizzarlo, piuttosto che alla discarica, alla destinazione più consona alle sue caratteristiche. Per esempio, gli scarti di liner potrebbero essere riutilizzati da un’attività edile presente sul territorio come materiale di rivestimento, evitando così l’uso di altre risorse ex novo.

Come scegliere le risorse per lo stabilimento

Fonti rinnovabili utilizzabili per lo stabilimento.
Fonti rinnovabili utilizzabili per lo stabilimento.

Il fatto che le risorse del Pianeta non siano illimitate è ormai diventato assunto comune, ribadito con convinzione dalla comunità scientifica. Questo non significa che l’attività umana debba subire una decrescita, ma piuttosto che debba perseguire uno sviluppo in accordo con la realtà di fatto.

L’utilizzo di fonti rinnovabili consente una drastica riduzione dell’impatto della produzione e nei costi di gestione aziendale a lungo termine.

Nel caso dell’energia elettrica, la scelta ricade per esempio, su fonti idroelettriche o eoliche, che consentono un notevole abbassamento nelle emissioni di gas serra nell’atmosfera rispetto all’energia elettrica da rete. Riguardo le risorse idriche, quelle utilizzabili per le operazioni di produzione e lavaggio non richiedono potabilità, pertanto si ipotizza l’uso di sistemi di raccolta dell’acqua piovana, che possono arrivare a soddisfare il fabbisogno di un’intera attività nel caso di stabilimenti di medie dimensioni.

Come scegliere le materie prime per la produzione

La qualità dello scarto in uscita da una fase di processo produttivo è interconnessa alla qualità della materia in entrata: per questo la scelta delle materie prime per la produzione risulta di fondamentale importanza; prendiamo per esempio il polimero utilizzato per il supporto dell’etichetta: questo materiale sta sempre più affiancando la carta per le sue caratteristiche prestazionali, ma la plastica tradizionale porta con sé svantaggi ambientali legati alla lavorazione degli idrocarburi e all’inquinamento del materiale a fine vita, se non riciclato.

Negli ultimi anni, in risposta a questi temi, si sta sempre più aprendo la frontiera delle bioplastiche: ottenute da biomasse vegetali, offrono un prodotto ad alte prestazioni e compostabile che offre nuove possibilità all’etichetta sostenibile. Occorre però avere ancora una volta una visione d’insieme: le biomasse utilizzate per questi nuovi materiali non devono essere in competizione con le fonti alimentari né provenire da filiere lunghe; i lunghi trasporti che i materiali subiscono intaccano il bilancio di sostenibilità finale del prodotto. Anche in questo caso, è il territorio a fornirci le fonti necessarie allo sviluppo: scarti dell’agricoltura e della lavorazione del legno possono rilanciare il settore della produzione di materia prima a filiera corta, recuperando materiale rinnovabile in uscita da attività locali.

Come rendere più efficienti i flussi di lavoro

L’efficienza è uno degli obiettivi più sentiti per ogni azienda. Efficienza significa risparmio di tempo, di costi, ma soprattutto di risorse: migliorarne i margini porta vantaggi su tutti i fronti. In una società iperconnessa, si può contare su moderni mezzi di condivisione che migliorando lo scambio tra gli attori coinvolti in una produzione possono snellirne i processi.

La gestione aziendale tramite apposito cloud con interfaccia smart permette di velocizzare le operazioni di comunicazione e di aumentare l’efficienza, andando a incrementare lo scambio di feedback tra le varie aree, trasformando l’azienda in una microrete flessibile e dinamica.

Possibili fonti da cui ottenere biomasse locali per la produzione di etichette compostabili.
Possibili fonti da cui ottenere biomasse locali per la produzione di etichette compostabili.

Come coniugare le fasi di progettazione e produzione dell’etichetta

La progettazione grafica e la produzione sono due fasi dello stesso processo. Tuttavia, può succedere che le esigenze della prima possano non combaciare con quelle della seconda, e viceversa. La sfida, in questo caso, è stabilire un dialogo tra le due realtà: anziché lasciarle del tutto separate in compartimenti stagni, una contaminazione tra competenze grafiche e tecniche apporterebbe benefici in ottica di efficienza.

Una pianificazione più consapevole può diventare il driver per una sensibile riduzione dell’impatto ambientale del prodotto, diminuendo a monte gli sprechi di energia e materiale necessari alla produzione; il fattore che influenza principalmente la quantità di scarto in uscita da un processo produttivo è infatti la complessità dell’etichetta da produrre, che si riflette soprattutto nella quantità di scarto di semilavorato prodotta nelle fasi di avviamento e di prove di stampa. È possibile andare ad agire, per esempio, sulla riduzione del numero di colori, sulla scelta di tecniche di stampa a minor impatto ambientale, sull’adozione dei recenti font ecologici. Le parole chiave e gli strumenti da applicare: gestione e progettazione consapevole.

ELISA CRAVOTTO

Designer laureata al Politecnico di Torino, è esperta nella progettazione e nella gestione di sistemi per la sostenibilità, unita alle competenze nell’ambito della comunicazione e del prodotto; caratterizzata da uno spiccato senso pratico e analitico, utilizza la progettazione come mezzo per trasformare la complessità in essenzialità. Nel tempo libero ama stare a contatto con le persone e curare il proprio benessere personale unendo sport e cibo di qualità.
SIMONA PATANIA

Designer, durante il corso di studi presso il Politecnico di Torino si interessa ai temi della sostenibilità e decide di specializzarsi nella progettazione di sistemi in grado di valorizzare territorio, materia, risorse. Crede nella capacità dell’ecodesign di riprogettare l’impatto dell’azione umana sull’ambiente, ha una passione per la grafica e la comunicazione e ama viaggiare per aprirsi a nuove esperienze e scoprire la storia e la cultura materiale di differenti luoghi.

La Cappella Sistina digitalizzata

L’immagine mostra l’affresco completo.
L’immagine mostra l’affresco completo.

Nel Cinquecento, Michelangelo realizza i grandi capolavori ad affresco nella Cappella Sistina, un grande lavoro artistico e manuale; oggi un grande lavoro fotografico e tecnologico, supportato da intenso impegno ed elevata perizia professionale, li trasferisce su carta nel modo più fedele e spettacolare.

Il 24 febbraio scorso è stato presentato ufficialmente il lavoro degli specialisti che hanno fotografato minuziosamente la Cappella Sistina, durato cinque anni, per immortalare il suo stato attuale in vista di restauri futuri. Dalle 270.000 immagini digitali sono stati stampati anche dei volumi a tiratura limitatissima che costeranno 12.000 euro.

Italia Grafica ha deciso di dare l’importanza che merita, a questo magnifico progetto, intervistando Gianni Grandi, il curatore.

L’opera editoriale stampata comprende tre volumi, realizzati in coedizione con la casa editrice bolognese Scripta Maneant e i Musei Vaticani.

Gianni Grandi ha risposto alle nostre domande, sulla motivazione, sull’idea, sull’investimento di tempo e sulla tecnologia utilizzata per questo progetto. «Abbiamo fortemente voluto questo progetto per colmare un vuoto, come sognavano l’editoria e la fotografia. Ci siamo chiesti se poteva esistere una bella, digitalizzata, contemporanea, e soprattutto eterna, riproduzione fotografica, di questo capolavoro, la Cappella Sistina, che ogni storico dell’arte considera come la massima espressione e concentrazione d’arte al mondo. La ricerca della risposta a questa domanda ha generato voglia, desiderio e volontà di colmare tale vuoto, sia sotto il profilo fotografico che editoriale. In questo modo abbiamo anche ampliato le conoscenze storiche su Buonarroti, già descritte nel nostro libro pubblicato nel 2012 dal titolo Michelangelo assoluto».

Scripta Maneant Group
L’editore festeggia nel 2017 i dieci anni di attività; il gruppo è nato per volontà di Giorgio Armaroli e Raffaele Martena che, dopo una decennale esperienza nell’ambito editoriale, hanno voluto dare vita a una propria «creatura» che fosse emanazione di convinzioni e passioni maturate in anni di esperienza «sul campo». Attiva nell’arte e più in generale nell’ambito della Cultura e del Sapere, Scripta Maneant, attraverso il lavoro realizzato in Cappella Sistina ha dato respiro a una delle sue ambizioni più rappresentative: produrre e realizzare avanzate campagne fotografiche per perseguire finalità su molteplici livelli; consegnare ai custodi dei beni culturali più importanti la nuova documentazione fotografica definitiva, produrre opere editoriali senza precedenti, condividere con i lettori la mission di tutela e diffusione delle massime espressioni della storia dell’arte di ogni tempo.

Perché stampare un’opera così importante?

«Ripercorrendo brevemente la storia, Michelangelo Buonarroti venne chiamato dal Papa Sisto IV della Rovere, da cui prese il nome, per dare al luogo una forza e una potenza emozionale senza precedenti, destinando la visita di tale capolavoro a pochi “eletti” dei vertici ecclesiastici, diventando poi la sede del Conclave. Le pareti conservano una serie di affreschi di alcuni dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento (Sandro Botticelli, Pietro PeruginoDomenico Ghirlandaio, Luca Signorelli e altri). Fortunatamente i tempi sono cambiati, e tutti noi oggi possiamo entrare e ammirare questi grandi affreschi. Tuttavia, a causa del numero elevato di visitatori, i tempi di permanenza sono ristretti e non è possibile soffermarsi sulla moltitudine di rappresentazioni e di particolari visibili nei dipinti (che sono anche in alto e lontani), molti dei quali restaurati ultimamente. La visita si deve concludere in fretta per non surriscaldare l’ambiente con troppa e persistente illuminazione, essendo molte le persone che vogliono vedere questo capolavoro. Un insieme di valutazioni e suggestioni ci hanno portato a definire il progetto: realizzare un’edizione in formato chiuso di 435×610 mm, che gli appassionati, i collezionisti, gli studiosi di ogni parte del mondo possano osservare in particolare nei 222 spettacolari dettagli riprodotti in stampa con la massima fedeltà cromatica».

Perché questo «grande» formato?

«Nasce dall’esigenza di rappresentare in una “ampia finestra” molte delle riproduzioni in scala 1:1 dell’apparato iconografico. Aprendo i 33 sestini collocati nei tre volumi che compongono l’opera, si ha una un formato pagina di ben di 1.300×610 mm, di conseguenza la reale sensazione di trovarsi di fronte a una delle pareti affrescate.

Un solo “grande” foglio stampato per le tre pagine che compongono il sestino, la pagina di sinistra e quella centrale è cucita nella rilegatura, quella di destra è ripiegata. La pagina di sinistra è più satura essendo stata eseguita la ripresa dell’opera rilegata e aperta.

I capolavori sistini sono mostrati in tre volumi: Gli affreschi del ‘400 di 268 pagine che comprende 12 sestini, Il Giudizio Universale di 252 pagine che comprende 10 sestini, La Volta di 258 pagine che comprende 11 sestini.

Il lavoro svolto e le figure professionali coinvolte

Il percorso attuato per realizzare il volume è identico a quello utilizzato per qualsiasi stampato: macchina fotografica, obiettivi e lenti telescopiche, trasferimento dei file sul computer, elaborazione colore delle immagini sul monitor «calibrato», conversione colore in esacromia, prove colore, approvazione, stampa…

Attività svolte con molto rigore e controllo dei risultati in ogni singola fase (questa è la grande differenza) da vari professionisti; Carlo Vannini e Gabriele «Ghigo» Roli sono i fotografi, Gianni Grandi il responsabile di produzione e coordinatore del progetto fotografico e grafico.

Tutte le fotografie sono state eseguite di notte, cominciando dalle ore 19 e terminando alle 2,30 del mattino. Data l’altezza della Cappella, per raggiungere i dieci metri, per le riprese fotografiche sono stati utilizzati dei trabattelli e dei treppiedi alti fino a sei metri utilizzati per montare le teste panoramiche Seitz Roundshot VR Drive e le macchine fotografiche dotate di lenti da 500 mm di lunghezza focale poste a una distanza corretta per ottenere la riproduzione in scala 1:1. Prima di iniziare la ripresa fotografica si è generato un profilo colore «luci/macchina fotografica», utilizzano il target ColorChecker a 140 colori. I file in formato RAW sono stati «aperti» allineandoli allo specifico profilo colore con il software Camera Raw di Adobe e successivamente salvati in formato .tiff. Completata la ripresa di ogni singola scena, l’operazione successiva è stata la costruzione dell’immagine intera utilizzando un software specifico che permette lo stitching, operazione che «combina e cuce» assieme tutti gli scatti fotografici, ma che permette anche di intervenire sulle distorsioni dovute dalla forma a «botte» del soffitto.

Il lavoro di post-produzione si è svolto in un workflow classico (correzione a monitor e prova colore su plotter multicolore), richiedendo più visite in Cappella Sistina per verificare e confrontare il risultato tra prova colore e affresco.

Lo stitching di così tante immagini che compongono la singola «scena», le correzioni colore effettuate con Photoshop, che utilizzano le varie tipologie di livelli di regolazione (flessibili per interventi e cambiamenti senza alterare il file originale), hanno generato file pesanti alcune decine di Gigabyte.

L’inquadratura e il «taglio» dell’immagine è stata decisa osservando l’impaginazione del lavoro, permettendo di effettuare gli spostamenti in modo rapido, senza dover mettere mano ogni volta al «pesante» file .tiff aperto con PH. Uno specifico profilo colore è stato utilizzato per generare la separazione (conversione) del colore da metodo RGB a Multicolore allo scopo di ottenerne sei colori; quattro colori di quadricromia più due colori Spot/Pantone, scelti in base all’analisi dei colori preponderanti su ogni singolo soggetto dell’affresco.

La forma di stampa (lastra offset) è stata realizzata utilizzano un retino multifrequenza da 31,1 micron, reputato ottimale, considerando le varie sovrapposizioni dei sei colori che erano a rischio di formazione dell’effetto moirè.

La stampa è stata eseguita utilizzano inchiostri ossidativi, ripartita su due tipologie di macchine da stampa offset in base alle due differenti dimensioni del foglio di carta Fedrigoni Tatami White da 170 g/m2, utilizzando per la gran parte delle segnature la Kba 105 a sei colori mentre per i sestini che sono di dimensioni maggiori, la Kba 162 a cinque colori.

I sestini sono stati stampati in tre differenti step, rispettivamente: primo colore Pantone, quadricromia e secondo colore Pantone, e per ultima la verniciatura acrilica.

Grande la soddisfazione finale

Una tipologia di stampato di questo tipo e di questo costo non si può improvvisare, tutto deve essere pianificato per avere la certezza di giungere a buon fine. Ciò richiede anche una prima fase di test che in questo caso ha dimostrato la presenza di difficoltà oggettive quali, per esempio, la scelta delle segnature (ottavi, sestini, quartini ecc.).

Il lavoro è stato impostato con le segnature a «quartini e sestini» non solo per il grande formato dell’opera, ma per la maggioranza delle immagini riprodotte che sono posizionate su doppia pagina (essendo passanti, capita anche che metà è sul foglio in «bianca» e l’altra metà in «volta») permettendo un controllo attento e un confronto immediato del risultato degli abbinamenti ancora con colori «freschi».

Mentre la macchina «piccola» ha stampato i sei colori in un unico passaggio, la macchina «grande» è stata utilizzata per stampare dei sestini: essendo a cinque colori doveva eseguire un percorso differente ma da non sottovalutare, con lo stesso risultato qualitativo e cromatico.

Riuscire a coniugare e quindi a stampare in maniera uniforme utilizzano due flussi di stampa, con macchine di formato così diversi e seppur della stessa casa produttrice (hanno macinazioni dell’inchiostro, bagnatura ecc., meccanicamente difformi tra loro) non è stato facile, ma il risultato è motivo di grande soddisfazione che ha impegnato professionalmente il reparto della TecnostampaGruppo Pigini di Loreto, nell’allineamento tecnologico, che se mantenuto nel tempo, garantisce la qualità anche su tutte le altre tipologie di stampati e non solo sulle grandi opere.

La stampa è stata effettuata in lingua italiana, e in versione «neutra» solo le immagini in modo da poterla personalizzare nelle varie lingue. Ne esistono anche versioni in italiano/inglese, slovacco/italiano, sloveno/inglese, ungherese/italiano, ceco/italiano.

 

L’immagine è la riproduzione di un particolare a grandezza naturale dell’affresco.
L’immagine è la riproduzione di un particolare a grandezza naturale dell’affresco.
Le apparecchiature impiegate
Corpi macchina Canon EOS 5DS muniti di teleobiettivi EF 500 mm f/4 L IS II USM ed EF 400 mm f/4 DO IS II USM, EF 70-300 mm f/4-5.6 L IS USM, con anche una serie di obiettivo EF 180 mm f/3.5 Macro USM, EF 100 mm f/2.8 Macro USM, EF 100-400 e teste panoramiche Seitz Roundshot VR Drive.

Leggi l’articolo sul numero di giugno a pagina 18!

Atif: un Centro Tecnologico dedicato alla stampa flessografica

Sante Conselvan, presidente Atif.
Sante Conselvan, presidente Atif.

«Abbiamo lavorato tre anni a questo progetto – ha esordito Sante Conselvan presidente dell’Associazione – era importante individuare la sede e acquisire le tecnologie per rendere l’associazione indipendente nelle attività di ricerca e di formazione per i propri iscritti. La sede di Como è strategica sotto tutti i punti di vista; il nostro CTA si colloca in un ambiente dove sono disponibili altre tecnologie di stampa e dove la formazione è di casa.»

La macchina da stampa presente nel Centro Tecnologico è a tamburo centrale, a quattro colori e può stampare con inchiostri all’acqua e a solvente; in futuro potrà essere aggiunto anche il gruppo UV per la verniciatura. Una dotazione di tutto rispetto che potrà contare sui materiali di consumo e attrezzature ausiliarie messe a disposizione dai soci Atif.

Oltre agli obiettivi legati alla ricerca e ai servizi per i soci e aziende di stampa, Atif con il CTA vuole realizzare corsi di formazione per gli studenti delle scuole professionali e tecniche. Questa è un’ottima iniziativa che contribuirà a far conoscere una tecnologia di stampa che si sta sempre più diffondendo e che necessita di operatori specializzati. Il fatto che il CTA sia all’interno di una struttura scolastica, l’Istituto Tecnico Ripamonti di Como, è da questo punto di vista strategico, come ha precisato Elia Gerosa, Presidente del Comitato Provinciale per l’Istruzione Professionale Grafica di Como.

Tra gli altri successi di Atif va detto Sante Conselvan è stato rieletto alla presidenza di Fta Europe. L’Associazione Tecnica Europea per la Flessografia costituita dalle Associazioni Tecniche Flessografiche di Benelux, Danimarca, Francia, Italia, Spagna e UK, ha riconfermato per un secondo mandato biennale Sante Conselvan, già Presidente di Atif.

Confermati Wim Buyle (Presidente di Efta Benelux) alla Vice Presidenza e Debbie Waldron-Hoines (Direttore di Efia Uk) alla carica di Tesoriere. Entra nel Board anche Ignaci Cusi (Direttore di Atef) in rappresentanza dell’Associazione Spagnola in aggiunta a Emmanuel Chaud dell’Associazione francese ATF.

I risultati ottenuti da Fta Europe, nata solo due anni fa, sono notevoli e si basano su una strategia di forte collaborazione tra i principali attori mondiali della flessografia, come per esempio Fta Usa, con i quali sono stati avviati stretti rapporti di collaborazione.