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Four Pees distribuirà i workflow e i prodotti di gestione colore di Aleyant in Europa

Aleyant, un’azienda dedicata allo sviluppo di software per automatizzare i processi di lavoro nell’industria grafica, ha concluso un accordo di distribuzione con Four Pees, una società specializzata in marketing, distribuzione e assistenza tecnica di soluzioni per i settori della stampa e dell’editoria.

Con questo accordo, Four Pees diventa il distributore ufficiale per l’Europa di tFlow e degli strumenti di gestione colore Aleyant, che comprendono PrintControl, RapidCheck e QualityControl: questi prodotti sono stati rilevati di recente, in seguito all’acquisizione di Tucanna.

tFlow è un software di automazione dei workflow di prestampa per la stampa digitale e di grande formato; semplifica le operazioni e i processi di gestione dei file con lo scopo di ottimizzare le prestazioni di produzione. Inoltre PrintControl, RapidCheck e QualityControl consentono di eseguire il controllo qualità dei processi di stampa in modo facile e veloce.

La collaborazione tra le due società rafforza la presenza di Aleyant in Europa, e al tempo stesso conferma la posizione di Four Pees come il più importante distributore internazionale di soluzioni per il settore grafico.

Il software web-to-print per eccellenza di Aleyant, Pressero®, è un interfaccia di tipo storefront B2B e retail altamente personalizzabile: ha aiutato molti clienti a entrare nel mercato della stampa su Internet.
Aleyant offre anche eDocBuilder™, un sistema di progettazione grafica on line basata sul web e VDP (pubblicazione a dati variabili), e Aleyant tFlow, una potente soluzione di automazione del workflow per la stampa digitale e il grande formato, perfettamente integrato con i sistemi Aleyant.

Aleyant PrintJobManager™ è una soluzione in cloud per la gestione dei lavori, in grado di generare velocemente preventivi e prezzi allineati con il mercato, gestire le lavorazioni e l’inventario, pianificare utilizzando una grande varietà di tecnologie di produzione e di stampa. Include un account Zapier per connettere il sistema ad oltre 750 applicazioni cloud.

Le soluzioni Aleyant sono già integrate con diversi MIS e sistemi web-to-print, e possono essere facilmente connesse con prodotti di terze parti che si occupano delle operazioni più frequenti nella produzione di stampa.

I vincitori del Fedrigoni Top Award 2017

Primo classificato della categoria Packaging: Adega Velha 6 And 12 Xo by Manufacturas Aéme, LDA, Portogallo.

«Siamo orgogliosi di festeggiare questa decima edizione del premio con cui abbiamo raggiunto lo straordinario traguardo di più di mille lavori da ogni parte del mondo: Top Award è per noi un momento importante per premiare la creatività che nasce dalla carta, mettendo a confronto progetti diversi per tipologia e provenienza» ha detto Chiara Medioli, direttore marketing Fedrigoni.
Al Museu del Disseny di Barcellona si è svolta la cerimonia di premiazione finale che ha svelato i vincitori della decima edizione di Top Award 2017 e l’inaugurazione di una grande mostra, Excellence in paper, che celebra la storia e l’evoluzione del premio promosso da Fedrigoni per valorizzare la qualità e l’eleganza dei progetti realizzati con le sue carte speciali.
15 vincitori finali e 3 premi con menzione speciale sono stati selezionati tra i 1.116 lavori iscritti da designer, creativi, stampatori, editori e clienti finali per le cinque categorie in gara: Books, Corporate Publishing, Labels, Packaging e HP Indigo Digital Printing. Un’edizione record che raccoglie progetti provenienti da tutto il mondo, dall’Europa all’Australia, dalla Colombia agli Stati Uniti, che rappresentano sia importanti brand internazionali sia piccole realtà locali.
La valutazione ha privilegiato gli aspetti di innovazione e creatività, la qualità finale raggiunta, le tecniche di stampa e la capacità di utilizzo della carta e delle sue possibilità espressive.

Per la categoria Label: primo classificato è Piquentum Sv. Vital by Etikgraf d.o.o., Croazia.

I vincitori del primo premio di Top Award 2017

Categoria Books: Jde O To Aby O Neco Slo, Typograf Oldrich Hlavsa by Tomadesign, Rep. Ceca

Corporate Publishing: Ysl. Mon Paris by Opero srl, Italia

Hp Indigo Digital Printing: Off Black Magazine by F E Burman Ltd, UK

Label: Piquentum Sv. Vital by Etikgraf d.o.o., Croazia

Packaging: Adega Velha 6 And 12 Xo by Manufacturas Aéme, LDA, Portogallo

Classifica completa vincitori
BOOKS – Primo classificato
Jde O To Aby O Neco Slo, Typograf Oldrich Hlavsa
designer Tomandesign
printer Typodesign
publisher Academy of Arts, Architecture and Design in Prague and Akropolis

Secondo classificato
Tipi di Torino
designer Giulia Garbin
printer Archivio Tipografico
publisher Print About Me

Terzo classificato
Franco Battiato / Le nostre anime
designer Polystudio / Francesco Messina con Francesca Zucchi e Andrea Morandini
printer Pozzoli spa
publisher Universal Music Italia

Menzione speciale
Bob Dylan. A Year And A Day
designer Jess Sappenfield
printer Graphicom
publisher Taschen

CORPORATE PUBLISHING – Primo classificato
Ysl. Mon Paris
designer Akatre
printer Opero srl
end user YSL Beauté

Secondo classificato
Innovation Dictionary
designer Franziska Estudio
printer Imprenta Zubillaga
end user Zabala Innovation Consulting

Terzo classificato
Tela Relaxed Tailoring Ss16
designer Tela Rosa srl
printer Opero srl
end user Tela Rosa srl

Menzione speciale
Animal Greeting Cards
designer Porigami
printer Porigami
end user Porigami

HP INDIGO DIGITAL PRINTING – Primo classificato
Off Black Magazine
designer BONNEVIER AINSWORTH
printer F E Burman Ltd
end user Off Black Magazine

Secondo classificato
Monia
designer Filippo Nostri
printer Graphic Line Faenza S.r.l.
end user Giovanni Cocco

Terzo classificato
Mo:De 7 – The Collection
designer Anzinger und Rasp Kommunikation GmbH
printer MXM Digital Service GmbH
end user AMD Akademie Mode & Design Munchen

Menzione speciale
Gls / Next Precision Marketing Poster Set
printer GLS NEXT
end user GLS NEXT

LABELS – Primo classificato
Piquentum Sv. Vital
designer Studio Sonda
printer Etikgraf d.o.o
end user Vinski pdrum Buzet d.o.o

Secondo classificato
L’Olio Di Tenute Librandi
designer nju:comunicazione
printer Label Global Service
end user Tenute Librandi

Terzo classificato
Auro
designer nju:comunicazione
printer Nuceria Group
end user Aurelio De Laurentiis

PACKAGING – Primo classificato
Adega Velha 6 And 12 Xo
designer MPFX DESIGN
printer Manufacturas Aémé, LDA
end user Aveleda SA

Secondo classificato
Fortnum & Mason’S Napolitains
designer Design Bridge
printer Cavalieri e Amoretti Srl
end user Fornum & Mason

Terzo classificato
Kiko Collezione “Generation Next” – Primavera 2015
designer Kiko spa
printer Grafiche Bramucci
end user Kiko spa

Tutte le sfaccettature del taglio digitale, da Zünd

Il robusto mandrino del nuovo sistema di fresatura RM-L fornisce fino a 3,6 kW con una coppia non superiore a 0,7 Nm.
Il robusto mandrino del nuovo sistema di fresatura RM-L fornisce fino a 3,6 kW con una coppia non superiore a 0,7 Nm.

L’esposizione fieristica di Zünd alla Fespa 2017 ad Amburgo è nel segno dei sistemi di taglio modulari e delle loro molteplici possibilità di impiego. Le soluzioni su misura per il mercato Sign & Display offrono possibilità di automazione adatte a qualsiasi settore di impiego.
Il mercato Sign & Display è caratterizzato da materiali diversi: dall’acrilico al cartone, fino al tessile. I loro parametri di lavorazione sono molteplici. I produttori personalizzano i lavori realizzando anche piccoli lotti lavorativi. Con consegne quasi immediate. Zünd offre in questo caso soluzioni tecniche adeguate che soddisfano questi requisiti e garantiscono al tempo stesso la massima efficienza ed eleganza.
Il cutter G3 3XL-3200 è uno dei punti forti dello stand: equipaggiato con innovazioni tecniche che automatizzano la lavorazione dei tessuti e semplificano la movimentazione di
materiali in rulli implementando l’uso di tessuti nel mercato Sign & Display.

Il Cutter D3 Zünd con Board Handling System BHS dimostra la produttività del sistema a doppia trave combinato con il carico automatico del materiale in lastra. Le due travi dotate ciascuna di un massimo di tre moduli diversi, tagliano in un unico passaggio. Di conseguenza la velocità di produzione risulta raddoppiata.
Verrà mostrato anche il nuovo sistema di fresatura automatizzata, più veloce e potente sul cutter G3.
Il robusto mandrino del nuovo sistema di fresatura RM-L fornisce fino a 3,6 kW con una coppia non superiore a 0,7 Nm. Questo nuovo sistema di fresatura unico in un cutter con il piano fisso digitale offre opportunità completamente nuove per quanto riguarda le prestazioni. Con l’ARC Zünd offre uno strumento per la sostituzione automatica delle sue frese. La nuova fresa RM-L combinata con l’ ARC permette una maggior efficienza nella fresature dell’acrilico, del dibond, del forex o dell’MDF.
Il sistema modulare consente di configurare il lavoro di taglio, con la possibilità della movimentazione del materiale e la sostituzione degli utensili automatica a seconda del lavoro impostato. In questo modo, l’utente dispone in ogni momento di una soluzione qualsiasi tipo di lavorazione.

Oneglass: vini e cocktail monodose

Oneglass reinventa l’uso del poliaccoppiato in ambito enologico con una gamma di vini e cocktail in monodosi da 100 ml pratiche, leggere e facili da smaltire. Punta ai giovani e ai mercati emergenti.

di Elena Consonni

Il nome è tutto un programma: Oneglass. Sì perché di questo si tratta: un contenitore che contiene un bicchiere di vino o di cocktail. Tutto è particolare in questa confezione: la capacità (100 ml); il materiale, poliaccoppiato a base di cellulosa (75%) polietilene (20%) e alluminio (5%); il look grintoso; la gamma che comprende vini convenzionali, bio e cocktail; il fatto di non essere richiudibile. L’azienda, giovane, come giovane è il target cui si rivolge, non produce direttamente, ma seleziona e imbottiglia. Abbiamo intervistato Alberto Michele Gualtieri, responsabile commerciale di Oneglass per conoscere meglio questa realtà.

Ci può raccontare la storia dell’azienda e descrivere il vostro assortimento?

«L’idea nasce dalla presa d’atto che è molto difficile acquistare vino di buona qualità in piccole confezioni, monodose, per quando non vuoi o non puoi aprire la bottiglia da 0,75. Era il 2007: non volevamo soltanto un vino buono, ma anche un contenitore nuovo, bello e con dei plus tali da distinguersi da tutti gli altri competitor. Abbiamo ottenuto la certificazione BIO e, a quanto mi risulta, siamo gli unici a proporre vino bio e vegano in confezioni monodose. Oggi la nostra gamma comprende quattro vini convenzionali (Pinot Grigio delle Venezie Igt, Cabernet Sauvignon delle Venezie Igt, Sangiovese Toscana Igt e Vermentino Toscana Igt), quattro vini bio (Bianco Veronese Igt, Passerina Marche Igt, Rosso Veronese Igt e Sangiovese Marche Igt) e quattro cocktail: Margarita, Manhattan, Long Island Ice Tea e Vodka Martini.»

Perché la scelta del poliaccoppiato come materiale di confezionamento?

«Abbiamo voluto esplorare strade alternative, vedere se c’erano altre possibilità, tenuto conto che il nostro benchmark era per il contenitore monodose. La scena del vetro o della plastica sarebbe stata più facile ma non caratterizzante. L’avere poi vinto un importante premio per il design, il “Best of the best 2013″del Red Dot Award ci ha dato la prova di avere creato anche un prodotto “bello”.»

E perché proprio il formato da 100 ml?

«Per il vino siamo vincolati alle leggi vigenti che fissano le capacità ammesse per i contenitori del vino. L’alternativa sarebbe stata il 187 ma ci pare troppo grande per un contenitore non richiudibile e per le nostre tradizioni di consumo. Il formato da 187 ml lo stiamo sviluppando invece per il mercato inglese e americano.»

Il poliaccoppiato è utilizzato tradizionalmente per i vini di livello basso in formato da litro. Non temete che questo possa influire sulla percezione della qualità dei vostri prodotti?

«Purtroppo le scelte fatte da alcuni produttori di vino hanno creato questa associazione. La soluzione è il tipo di comunicazione che vogliamo dare al consumatore: Oneglass va associato al cibo di qualità e non deve essere posizionato sullo scaffale dei vini. Poi la qualità del contenuto deve fare il resto.»

Avete testato la tenuta della confezione nel tempo? Oppure la proponete solo per vini e bevande di pronta beva? È indicata anche per le bollicine?

«Poiché ciò che ha ispirato il nostro progetto è stato il desiderio di avere vini di qualità in piccoli formati, la qualità è diventata un chiodo fisso: abbiamo selezionato dei produttori che condividessero con noi le finalità del progetto. Naturalmente non sono vini da invecchiamento e la loro durata dipende molto anche dalle condizioni in cui vengono conservati, ma vendiamo il prodotto anche in Paesi dell’Estremo Oriente dove, tra trasporto in nave (40-50 gg) e distribuzione, ci vogliono parecchi mesi prima che il prodotto venga consumato. Purtroppo non è un contenitore idoneo per le bollicine.»

Ci può descrivere la vostra linea di riempimento?

«È costituita da due macchine: la prima, partendo da un foglio di poliaccoppiato avvolto in una bobina, costruisce la “busta” vuota, la seconda provvede al riempimento e alla chiusura. Vi sono delle particolarità tecnologiche nella confezione che sono protette da brevetto. Ovviamente anche marchio e forma sono protette da registrazione a livello internazionale. Oggi abbiamo due macchine, la cui produzione è di 40 pezzi al minuto.»

Che vantaggi e svantaggi offre, a livello produttivo, aver optato per una confezione completamente monomateriale, che non richiede etichettatrice o tappatrice? Quali, invece, i vantaggi per il consumatore?

«A livello produttivo abbiamo dovuto creare la macchina per confezionare. É vero che con una sola macchina confezioniamo e non abbiamo bisogno di tappatrice ed etichettatrice, ma perdiamo in flessibilità di produzione, soprattutto se parliamo di progetti nuovi e di richieste particolari di personalizzazione del prodotto: con la bottiglia tradizionale è sufficiente cambiare l’etichetta, noi dobbiamo “stampare la bottiglia”. Il vantaggio, invece, è tutto del consumatore: si apre con le mani, semplicemente strappando e il vuoto va tutto insieme nel contenitore della carta anziché dover dividere il vetro da una parte, la capsula nella plastica e il tappo di sughero con la frazione umida.»

A quale target si rivolge il vostro prodotto? Quali le occasioni di consumo più indicate?

«I consumi fuori casa (pic nic, eventi all’aperto dove il vetro non è ammesso e soft drink e birra la fanno da padrone, aereo, mini bar degli alberghi ecc.), ma anche e soprattutto a casa quando non si può o non si vuole aprire una bottiglia, che poi rimane aperta per giorni e finisce per essere buttata. La maggior parte delle persone può bere un bicchiere di vino e poi mettersi alla guida e questa è una soluzione.»

Ritiene che il consumatore italiano sia sufficientemente evoluto per accettare questa tipologia di confezionamento o vi rivolgete prevalentemente all’estero? Se sì a quali mercati?

«Purtroppo il consumatore italiano è molto legato alla tradizione e spesso preferisce rinunciare piuttosto che provare qualche strada alternativa. Il continente asiatico è il nostro primo mercato dove il prodotto viene usato anche in alcuni locali come vino al bicchiere: in questi Paesi il consumo di vino è molto basso, per cui il servizio al bicchiere, pur essendo richiesto, spesso crea un problema al gestore. Oneglass è la soluzione.»

La stampa digitale che ottimizza la produzione e aiuta ad ampliare i mercati

Nimax dedica due giornate al Labelling.

Dove: Sala Xperience, Nimax – via dell’Arcoveggio 59/2 Bologna
Quando: giovedì 6 e venerdì 7 aprile 2017 (è lo stesso evento ripetuto per due giorni)

Per chi: carttecniche, scatolifici e per tutte le aziende che vogliono personalizzare i propri imballi.
AGENDA

Ore 10:00 Registrazione e caffè di benvenuto
Ore 10:30 Inizio lavori
> Azienda “one stop shop”
> Introduzione e demo live Trojan3
> Applicatori e linee di etichettatura
> Nicelabel
> Question time
Ore 13:00 buffet

L’evento è gratuito ma i posti sono limitati: per registrarsi, cliccare qui!

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Soluzioni di codifica e stampa per gli imballaggi da Kba

La KBA VariJET 106 - Powered by Xerox è una macchina a foglio digitale per la stampa di astucci pieghevoli.

Attualmente, il Gruppo Koenig & Bauer registra quasi il 70% del fatturato di vendita di macchine nuove con tecnologie di stampa, codifica, finitura e trasformazione nel mercato in rapida crescita dei packaging. Alla Interpack di quest’anno, a Düsseldorf, quattro società del Gruppo KBA presenteranno parte dell’ampia offerta di soluzioni disponibili a uno stand congiunto del Padiglione 12 (stand C36).

KBA-Metronic: soluzioni intelligenti per la codifica. La comunicazione digitale tra uomo, macchina e prodotto è un tema centrale per gli specialisti della codifica di KBA-Metronic. Nell’epoca della Smart Factory, la codifica dei prodotti leggibile tramite fotocamera è la premessa essenziale per l’automazione dei processi, dal riconoscimento sulle linee di imballaggio fino alla tracciabilità nella logistica e nella rivendita. La crescente personalizzazione e le schede informative del prodotto prescritte dalla legge richiedono soluzioni di codifica performanti e flessibili.

I sistemi di codifica Metronic, con il modulo software code-M permettono di gestire gli ordini di stampa in modo centralizzato, monitorare intere linee di codifica e integrare i sistemi di videocontrollo. Con il modulo code-M data è possibile inserire nei testi stampati i dati prelevati dalle banche dati. Il riconoscimento dei sistemi e dei campi di stampa è automatico e si può scegliere liberamente la forma di sovrimpressione. Con i moduli code-M data e code-M editor numerosi utilizzatori realizzano da soli anche i layout di testo più complessi. La pianificazione del lavoro può adattare il layout alle esigenze e il marketing può realizzare in tempi rapidi campagne pubblicitarie con codici promozionali.

KBA-Metronic presenta per la prima volta anche il betaJET xenio, un sistema a getto d’inchiostro DOD già affermatosi nella prassi ed estremamente flessibile. KBA-Metronic considera la codifica dei prodotti e degli imballaggi un processo integrato e sta lavorando a nuovi sviluppi in stretta collaborazione con utilizzatori e ingegneri meccanici. La gamma, che comprende dispositivi termografici, a getto d’inchiostro, laser e combinati, soddisfa pienamente le attuali esigenze del mercato.

KBA-Sheetfed: stampa di astucci pieghevoli standard e digitale. KBA-Sheetfed presenta in modo virtuale la macchina a foglio digitale KBA VariJET 106 – Powered by Xerox per la stampa di astucci pieghevoli. La KBA VariJet abbina le tecnologie di stampa e finitura tradizionali a quelle della stampa digitale a getto d’inchiostro. Questa macchina digitale supporta i versionamenti regionali e connessi ad una promozione di imballaggi, imballaggi a valore aggiunto e di infotainment nonché campagne promozionali supportate da un database. KBA, inoltre, illustra le sue fustellatrici in piano e rotative.

KBA-Flexotecnica: stampa di packaging flessibili a migrazione ridotta

La tamburo centrale flessografica NEO XD LR di KBA-Flexotecnica stampa con una qualità straordinaria anche con inchiostri a base acqua a migrazione ridotta.

Con le sue rotative flessografiche a tamburo centrale di nuova generazione per materiali per packaging flessibili, KBA-Flexotecnica punta sulla migrazione ridotta con inchiostri a base acqua, ad esempio per le confezioni degli alimenti. Accanto ad esse verrà presentata anche la nuova accoppiatrice Evolam, che consente l’utilizzo di colle prive di solventi.

KBA-Kammann: stampa digitale diretta su corpi in vetro in marcia

La stampa digitale a getto d’inchiostro sta prendendo sempre più piede anche nella decorazione diretta dei corpi cavi di alta qualità in vetro, plastica e metallo, come dimostrato alla interpack da KBA-Kammann, attore del mercato internazionale degli impianti serigrafici, per impressione a caldo e stampa digitale per la decorazione di corpi cavi in vetro. Gli impianti di Kammann sono estremamente flessibili e permettono di configurare le rapplicazioni in modo ottimale e in base alle diverse esigenze dei vari mercati target e dei clienti.

 

Oltre che con il metodo di stampa analogico, gli impianti per la decorazione diretta di corpi cavi di KBA-Kammann stampano anche con la stampa digitale a getto d’inchiostro.

Preventivare: seguire una metodologia per evitare errori

È un dato di fatto: esiste un’oggettiva difficoltà a preventivare un prodotto multicanale. A differenza del progetto pensato solo per la stampa, nel progetto di comunicazione multicanale ci sono nuovi elementi importanti da considerare, come

-la creatività coinvolge attività e competenze che il grafico non ha acquisito durante i canonici percorsi didattici;

-il committente spesso non ha le idee chiare sugli obiettivi che vuole raggiungere, né sugli asset da fornire e le tecnologie da utilizzare per diffondere il suo messaggio;

-le competenze per una sola persona sono troppe e per questo è richiesto un lavoro di team dove i professionisti non sono tutti interni all’azienda.

Il grafico deve progettare non solo considerando i migliori risultati estetici, ma deve rendere facile la consultazione allo scopo di una migliore comprensione e fruibilità in quanto i progetti multicanale si possono consultare sia online, sia offline, utilizzando in base al momento, alle differenti necessità e allo strumento disponibile dall’utente (personal computer, tablet, smartphone ecc.), in modo che non abbia problemi (o almeno siano contenuti) di leggibilità, di visualizzazione dei filmati, animazioni ecc., a causa dei differenti dispositivi e anche dei diversi sistemi operativi (iOS, Android, Windows).

Un percorso a step

Pianificare fasi e relative tempistiche e di conseguenza i costi, reperire o creare gli asset necessari, realizzare la app editoriale è un percorso che si snoda su alcune fasi principali a carico di diverse figure aziendali.

Commerciale: vendere con competenza

Capire le esigenze del cliente, trasferirle al team, impostare non solo una proposta commerciale sintetica, ma un dettagliato capitolato che include le funzionalità richieste, i tempi di consegna e gli step per la valutazione sullo stato di avanzamento del lavoro. Un dettagliato progetto che comporta del tempo di analisi, ma serve allo scopo di cautelarsi, evitando malintesi, perdite di tempo, rifacimenti e contestazioni.

Preventivo: quotare il progetto

Conoscendo le richieste del cliente il preventivista, che deve lavorare a stretto contatto con i tecnici, interni o esterni, costruisce una quotazione economica. Questa è una fase molto delicata poiché richiede forti competenze e una «squadra affiatata» su cui contare. È molto difficile che tutte le competenze richieste per lo sviluppo di una app editoriale siano interne all’azienda; strategico quindi poter contare su fornitori esterni che integrino le loro competenze e il loro lavoro con i tecnici dell’azienda. Le caratteristiche che il fornitore, ma sarebbe meglio definirlo «partner», deve avere sono molte: accanto a quelle tecniche, peraltro scontate, è necessario essere certi che vengano rispettati i tempi di consegna previsti poiché se il progetto è un puzzle di elementi, fondamentale è che tutto prenda forma secondo quanto stabilito. Altra caratteristica importante è la flessibilità, in termini di adattamento alle modifiche in corso d’opera; raramente la fase di realizzazione di una app «fila liscia» poiché molti sono le variabili coinvolte. Basti pensare ai tempi di pubblicazione sui mercati, decisi da chi li possiede, come Apple e Google, oppure ai test di usabilità che possono comportare significative modifiche all’interfaccia utente. Una voce importante nel preventivo è considerare il metodo di distribuzione della app, che presenta costi non trascurabili soprattutto a fronte di edicole. Va fatto capire al cliente che tali costi fanno parte del progetto e si aggiungono a quelli stabiliti per la preparazione e per la produzione del progetto multicanale.

Pianificazione: chi fa cosa

La pianificazione di una app dovrebbe essere affrontata con le tecniche tipiche della gestione dei progetti. Strumenti come WBS (Work Breakdown Structure) e Gantt sono la risposta all’esigenza di evitare, per quanto possibile, sorprese dal punto di vista economico e di rispetto dei tempi di consegna. Dopo l’individuazione delle operazioni inerenti al progetto, le varie fasi produttive, si procede con la stesura dei tempi richiesti per lo sviluppo stendendoli sull’asse temporale, assegnando ciascuna unità al singolo professionista o al gruppo di persone coinvolte.

Realizzazione ovvero… E ora si crea

Questa fase risulterà più controllabile se preceduta da WBS e Gantt. Durante tutto il periodo di sviluppo del progetto, con l’analisi già predisposta, sarà possibile monitorare l’andamento effettuando anche delle consuntivazioni intermedie. Solo in questo modo, eventualmente, si aggiusta il «tiro» e si evitano sorprese alla conclusione del lavoro, evitando dei ritardi imprevisti.

Con questo tipo di approccio è possibile riuscire a individuare i costi e tenerli sotto controllo al fine di guadagnare con il digital publishing.

Tips&tricks per un’organizzazione efficiente

Coinvolgere le persone più «flessibili», allo scopo di trovarsi pronti in qualsiasi momento a modificare le funzionalità estetiche e tecniche del progetto in seguito alla richiesta del committente o all’esigenza interna al team di produzione determinata da eventuali cambiamenti di gestione, da modifiche delle strategie di comunicazione, ma anche dal gusto o dal «capriccio» del cliente.

Interazione, cambio delle persone. Nel limite del possibile, serve l’interazione e rotazione dei tecnici su alcune fasi operative e creative, allo scopo di evitare di trovarsi spiazzati e scoperti in assenza del singolo operatore che ha le conoscenza specifiche (esclusive) in un determinato campo.

Qualità, coinvolgimento dei referenti. Coinvolgimento attivo del capo o dei capi progetto che sono stati individuati per le singole aree, in modo che siano stabilite e costantemente verificate solo con lui o con loro e non con tutti gli operatori, le giuste priorità in quanto non sempre si opera su un solo progetto ma anche su altri progetti, verificando se sono stati attuati i criteri adeguati al completamento e al buon esito del lavoro.

Rischio, il cliente costantemente aggiornato. Se non si conoscono bene le attese che ha il cliente in merito al progetto commissionato, è meglio non deludere le sue aspettative che potrebbero causare dei problemi. Allo scopo di ridurre il rischio di rifare il progetto o parti di esso, originato in seguito a una definizione non corretta o a una errata interpretazione del capitolato di fornitura, ecc., il cliente va periodicamente informato e coinvolto sullo stato di avanzamento dei lavori, fissando degli step, e mostrandogli i risultati ottenuti fino a un determinato periodo o a una fase di progetto precedentemente pianificata.

Leggi a pagina 66 l’approfondimento! Le considerazioni di Enrico Damiani di Dam.co Comunicazione integrata!

Siti web sull’argomento

WBS e Gantt

Stampa digitale ed etichette per vini: verso l’internet of things

Grazie alla stampa digitale, oltre a poter adottare sofisticati sistemi anticontraffazione, le etichette diventano «parlanti», staccabili e formate da più pagine per veicolare informazioni utili a tutta la filiera. Ma la nuova frontiera prevede il connubio tra carta e internet delle cose per catapultare i vini in area social.

Christian Fabrizio non è uno stampatore, non è esperto di tecnologie digitali, non produce sistemi di stampa. Ma il suo intervento è stato particolarmente interessante perché è l’esempio di come un esperto di vini e di problematiche legate alla comunicazione dei loro valori abbia dovuto confrontarsi con ogni tecnologia di stampa e di come sia riuscito a mettere a punto un sistema che parte da una retroetichetta multipagina sino ad arrivare a strumenti di marketing che comprendono l’impiego della realtà aumentata e trasferiscono il vino nel mondo social. Fabrizio, nel suo intervento in occasione del convegno di Italia Grafica sulla stampa digitale, svoltosi lo scorso settembre è partito dalla funzione dell’etichetta e soprattutto da dati obbligatori che deve riportare: categoria (Doc, Docg e così via), nome e sede del produttore e imbottigliatore, nazione di provenienza, contenuto in volume, grado alcolico effettivo, lotto di imbottigliamento, zona e annata di produzione (per Doc e Docg), contrassegno di stato (Docg). Tra i dati che non è obbligatorio inserire nelle etichette e nelle retro etichette, ma che è opportuno vi trovino spazio, ci sono le dizioni aggiuntive (classico, superiore, riserva…), il numero della bottiglia, il vigneto, i vitigni di base, i consigli per la conservazione e per l’abbinamento al cibo e così via.

[Per completezza d’informazioni, riportiamo ora un estratto dell’intervento, che potete leggere per intero sulla rivista, e che abbiamo deciso di riportare questi interventi perché le tematiche sono attualissime.]

Una quantità impressionante d’informazioni, che è difficile inserire in etichette che siano anche belle da vedere e in grado di spiccare sullo scaffale. «L’etichetta del vino – afferma Fabrizio – ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante, diventando un veicolo di comunicazione diretto al consumatore finale, allo scopo di trasferirgli il maggiore valore possibile del prodotto. È diventata, in pratica, uno strumento di marketing. Ecco dunque spiegato la nascita e la grande proliferazione di tecniche di stampa e materiali nuovi che possano dare forma alla creatività dei produttori».

Christian Fabrizio ha fondato nel 2000 la società Autoctono per promuovere la conoscenza dei vini derivanti dai vitigni autoctoni italiani attraverso momenti di «racconto» e di degustazione. Negli anni ha raccolto una buona mole d’informazioni sia sui bisogni dei consumatori, che vogliono conoscere meglio quello che bevono, sia sui produttori, che hanno capito che il bere informati è un fattore di acquisto. In particolare ha capito che le cantine vogliono sempre di più comunicare la loro filosofia produttiva e i valori aziendali (familiari), far conoscere le caratteristiche particolare dei fini, testimoniare l’impegno nella salvaguardia e nel recupero di antiche varietà autoctone, effettuare un’attività di cross-selling, promuovendo con la retroetichetta l’intera gamma dei vini prodotti o altri servizi forniti in cantina (agriturismo, ospitalità e così via).

La stampa digitale

Ha dato così via all’iniziativa Vino Parlante, il cui punto centrale è rappresentato da una retroetichetta multipagina che consente al consumatore di ottenere informazioni complete sul prodotto che ha acquistato. «L’idea è nata per caso – sostiene – vedendo un pieghevole che corredava una confezione di prugne secche. Abbiamo investito molte risorse per sviluppare un’etichetta multipagina che potesse essere applicata su una forma cilindrica, cercando di risolvere sia le problematiche legate alle tensioni in fase di applicazione sia al fatto che una volta staccata dal consumatore, sulla bottiglia dovevano comunque rimanere le informazioni di legge. Alla fine abbiamo brevettato l’etichetta di Vino Parlante, che è composta da una parte cartacea staccabile accoppiata a una lamina di base flessografica stampata a un colore. All’inizio l’etichetta era stampata in offset, mentre oggi grazie all’evoluzione tecnologica viene stampata in digitale». È stato un successo, ma un’etichetta di questo genere è costosa ed è “ammortizzabile” soltanto nei vini di fascia alta. «I produttori ci hanno in effetti chiesto di rendere disponibile questa tipologie di etichette anche per i vini di fascia più bassa e allora abbiamo messo a punto un supporto più agile, che contiene meno informazioni ma che è costituito da un meno costoso supporto adesivo che si disattiva in fase di estrazione, stampato a un colore».

Cosa c’è oltre la stampa? Leggi tutto l’articolo a pagina 28!

Le carte sartoriali di Icma nobilitano vini e liquori

Tutto l’alto di gamma del settore enologico e degli spirit ha necessità di comunicazione e di presentazione specifiche, infatti quando il prodotto è davvero eccezionale, la bottiglia non basta a comunicare i valori del brand e la preziosità del prodotto. È necessario un packaging coordinato che, ad un tempo, assolva il duplice compito sia di presentare il prodotto sia di proteggere il raro contenuto.

Essere visibili e preminenti sugli scaffali delle enoteche non è il solo aspetto decisivo per il successo di un prodotto, fondamentale è la possibilità di creare empatia e avviare un’autentica esperienza sensoriale. A questo fine i prodotti di marche prestigiose sono presentati in confezioni, essenzialmente scatole di design, che raccontano la storia del prodotto e la rafforzano attraverso alcuni elementi. In primo luogo la scatola stessa e il piacere visivo e tattile che trasmette.

Icma ha sviluppato per il settore enologico collezioni di carte da rivestimento in grado di far giocare al packaging un vero ruolo da protagonista assecondando due macro tendenze: quella che si richiama ai valori della naturalità e quella che sottolinea l’avanguardia dirompente, tipica degli spirit.

Se la collezione Natural, con in particolare le carte kraft è la rappresentazione autentica del mondo naturale e, lo saranno presto nuove carte che Icma presenterà nei prossimi appuntamenti fieristici internazionali, la collezione Mineral risponde all’esigenza di esprimere dinamismo innovatore.

La collezione Mineral presenta sei serie per un totale di sette tirelle e 76 articoli caratterizzati dallo studio di colori e texture di grande impatto visivo e di forte consistenza materica come gli inediti rame giovane e le colorazioni inusitate pensate per l’oro, fra cui un verde evanescente, un rosa lussuoso, una schiaritura accentuata che rende l’oro pallido.

Si tratta di effetti plastici che colpiscono la fantasia e rendono memorabile l’applicazione al packaging, come carte da rivestimento, consentendo anche, nelle varie grammature, la possibilità di utilizzo per l’editoria di prestigio (ovvero gli opuscoli che sempre più frequentemente accompagnano i prodotti con una trama narrativa inscindibile dall’esperienza gustativa).

La collezione Mineral si compone di:

Metalli Satinati 01 (nell’immagine, in basso): rappresentano la novità attesa dagli art director che finalmente hanno a disposizione una gamma di colori reinterpretati, modernissimi e affascinanti.

Metalli Satinati 02: è la serie di carte con nuovi disegni giocati sui toni di oro (6 texture) e argento (6 texture dedicate). I disegni proposti sono piccoli, di tendenza, spesso non hanno un “verso” per rendere più agevole il lavoro del trasformatore.

Gemma: la serie si rinnova con colori trendy come l’oro verde, l’azzurro baby, il rosso ciliegia.

Hi-Tech (nell’immagine, in alto): è un best-seller di Icma, oggi proposto in una gamma più ampia di colori sempre disponibili a magazzino.

Metalli Lucidi: la serie si presenta con un più ampio numero di texture. Vengono proposti disegni minuti, di gusto contemporaneo. Argento e oro sono proposti in sei texture ciascuno.

Metalli Ossidati (in centro nell’immagine): è una serie completamente inedita e unica nel suo genere. L’effetto di ossidazione, prodotto dal tempo e da diversi agenti, sui metalli è fedelmente riprodotto sia nella versione lucida sia in quella opaca. E’ una serie pensata per stimolare la creatività dei designer nel packaging di lusso.

Metalin: si tratta di carte lucide e particolarmente splendenti in una gamma di colori ampia per venire incontro alle più diverse esigenze di packaging, grafica e editoria aziendale.

Investire negli USA: pro e contro

Il consiglio numero uno per chiunque volesse operare nel mercato estero, è quello di munirsi del supporto di professionisti ed esperti conoscitori del mercato internazionale, al fine di non incorrere in controversie legali e fiscali.

Nel momento in cui scriviamo questo articolo (metà novembre, ndr), è fresca la notizia dell’elezione di Donald Trump come quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Sorprese e polemiche a parte, i mercati sono volatili e in attesa di vedere cosa davvero farà il neoeletto.

Gli Stati Uniti rappresentano ancora oggi uno dei mercati più interessanti per le aziende di tutto il mondo. Secondo il 72% degli italiani, infatti, il mercato statunitense è il migliore dove investire i propri capitali. Le ragioni di tale diffuso interesse degli investitori vanno rintracciate da una parte su un sistema economico solido e in espansione, dall’altro su un sistema fiscale certo e trasparente oltre che, ovviamente, su una tassazione ritenuta vantaggiosa rispetto a quella nazionale. La gestione degli aspetti burocratici, la scarsa conoscenza del sistema di tutela legale costituiscono, invece, un freno agli investimenti esteri.

Per prima cosa, per investire negli Usa, occorre valutare le conseguenze fiscali derivanti dalla tipologia d’ingresso che viene operata sul mercato statunitense. Infatti, pur in mancanza di una presenza fisica sul territorio c’è il rischio della creazione di una «stabile organizzazione», instaurabile in alcuni casi anche con un accordo commerciale con terzi (per esempio, con un distributore locale), che comporta il pagamento di imposte negli Stati Uniti.

Laddove, invece, si decida di costituire una società in loco, sarà opportuno da un lato valutare quale sia la forma societaria più adatta al perseguimento dei propri scopi, e non solo fiscalmente, e, dall’altro, scegliere lo Stato dove procedere alla costituzione e, eventualmente, impiantare uno stabilimento produttivo.

Le problematiche maggiori e gli ostacoli più frequenti per gli investitori sono legati alla scarsa conoscenza del sistema di tutela legale, ovvero alla scarsa familiarità con una fiscalità diversa dalla nostra.

Il primo concreto ostacolo per gli investitori è quello di confrontarsi con un sistema fiscale diverso da quello nazionale.

Negli Stati Uniti d’America, la legislazione fiscale si articola su tre livelli: federale, statale e municipale.

La Costituzione federale degli Stati Uniti d’America prevede, all’articolo 6, la supremazia della stessa sulle leggi dei singoli Stati e, relativamente alla materia fiscale, vieta l’introduzione, da parte di ogni singolo Stato, di imposte che vadano contro i principi generali della tassazione sull’ import e l’export oltre che di disposizioni normative che introducano delle «discriminazioni» nel commercio fra i differenti Stati Federali e di questi con l’ estero. Entro i suddetti limiti, le Amministrazioni fiscali statali gestiscono le imposte locali e quelle sul consumo, che vengono fissate dai Singoli Congressi nazionali. L’Internal Revenue Code (IRC) è il testo legislativo che dal 1954 raggruppa tutti i tax acts (le leggi fiscali) approvati dal Congresso dopo essere state esaminate prima dalla Camera dei Rappresentanti, ed eventualmente emendate dal Senato, e poi promulgate dal Presidente (l’ultima versione dell’IRC risale al 27 settembre 1986 con il Tax Reform Act redatto sotto il governo dell’allora Presidente Ronald Reagan).

Oltre a questo codice assumono rilevanza le Regulations (cioè i regolamenti amministrativi ministeriali) e i Revenue Rulings e le Letter Rulings, (che sono delle risposte pubblicate dall’Internal Revenue Service, l’Amministrazione fiscale americana) che prendono posizione circa l’interpretazione di determinate leggi e regolamenti a seguito di particolari quesiti ricevuti dal contribuente, e che svolgono in tal senso un ruolo fondamentale nel processo interpretativo delle pronunce giurisprudenziali.

L’imposta sul reddito delle persone fisiche

Le persone fisiche che sono residenti fiscalmente negli Stati Uniti sono soggette a tassazione sul loro reddito qualunque ne sia la fonte e in qualunque parte del mondo prodotto (principio del worldwide income). Al contrario le persone fisiche non residenti sono tassate soltanto sul reddito di fonte statunitense.

In base alla disciplina federale, ai fini delle imposte sul reddito, una persona fisica si considera fiscalmente residente negli Stati Uniti se soddisfa una delle seguenti condizioni:

  • se ha la cittadinanza americana;
  • se ha ottenuto la residenza negli Stati Uniti (c.d. green card);
  • se permane sul territorio nazionale per almeno 183 giorni nel corso di un anno solare;
  • se supera il c.d. «substantial presence test» o «cumulative presence test» che consiste nella somma del totale dei giorni che la persona è presente negli Stati Uniti nell’anno di riferimento più un terzo dei giorni in cui è stato presente nell’anno precedente e un sesto dei giorni dell’anno ancora precedente. Se la somma ottenuta è uguale o superiore a 183 giorni, il soggetto viene considerato fiscalmente residente.

L’unica eccezione al «cumulative presence test» è dimostrare che il soggetto economico ha il suo principale centro di attività-affari non negli Stati Uniti e che i propri legami familiari e sociali sono rilevanti in un altro Paese e non negli Stati Uniti. In quest’ultimo caso non si ritiene necessario dimostrare che la persona ha anche la residenza fiscale in un altro Paese.

La persona fisica che produca un reddito negli Stati Uniti deve presentare una domanda per l’ottenimento di un Social Security Number (ottenibile al Social Security Administration) e, dal 1996, gli stranieri che risiedono fiscalmente negli Stati Uniti devono richiedere, e viene loro assegnato dall’IRS, un codice d’identificazione delle imposte, il c.d. Individual Taxpayer Identification Number o ITIN.

La base imponibile è composta da diverse tipologie di reddito prodotto: per esempio reddito da lavoro autonomo e dipendente, da investimenti, da attività d’impresa, da capital gains.

Per quanto riguarda, in particolare, il reddito da investimenti, l’aliquota applicata agli utili generati dalla detenzione di partecipazioni è diversa a seconda della capacità contributiva e del periodo di detenzione dell’investimento effettuato (holding period). Per i dividendi relativi a partecipazioni detenuti da più di 12 mesi l’aliquota è ordinariamente del 15 per cento. Per poter beneficiare dell’aliquota ridotta sui dividendi di fonte estera, occorre che sia in vigore un Trattato contro le doppie imposizioni con il paese della fonte.

L’imposta sul reddito delle persone giuridiche

In virtù del sistema societario vigente negli Stati Uniti, è possibile distinguere fra i seguenti tipi di società:

-la società di capitali di tipo C (C-corporation) ovvero società di capitali di tipo classico caratterizzata dal possesso di personalità giuridica e di un patrimonio sociale autonomo e distinto da quello dei soci;

-la società di capitali di tipo S (S-corporation) che, da un punto di vista giuridico, è identica a quella di tipo C mentre fiscalmente, si caratterizza per la possibilità di optare, in presenza di determinati requisiti (quali la residenza degli azionisti negli Stati Uniti, l’esistenza di una sola classe di azioni e un numero massimo di azionisti), per un regime fiscale «trasparente» in conseguenza del quale reddito viene tassato una sola volta, direttamente in capo agli azionisti;

-la Limited Liability Company società di recente istituzione nella legislazione commerciale e fiscale degli Stati Uniti, che oltre al beneficio della responsabilità limitata dei soci, tipico delle società di capitali, prevede la possibilità di applicare il regime di tassazione «trasparente», analogamente alle società di persone;

-la General Partnership che prevede la responsabilità illimitata e solidale dei soci che rispondono con il proprio patrimonio per le obbligazioni assunte dalla società. Sotto il profilo fiscale, il reddito prodotto dalla partnership non è imputato a quest’ultima ma viene attribuito ai singoli soci per mezzo del c.d. regime di tassazione «trasparente»;

-la Limited Partnership, assimilabile alla nostra società in accomandita semplice poiché in essa, vi sono alcuni «limited partner» che beneficiano della limitata responsabilità patrimoniale all’importo della quota conferita (come per i soci accomandatari).

Sono soggette all’imposta sul reddito delle persone giuridiche: le C-corporation (ad eccezione delle partnership, delle S-corporation e delle LLC qualora vengano tassate «per trasparenza» in capo ai loro soci); le associazioni; le compagnie di assicurazione; le banche. Le società statunitensi sono tassate sul proprio reddito c.d. «worldwide», e cioè senza avere riguardo all’ubicazione della fonte del reddito e senza che rilevi il luogo di esercizio della propria attività o dove sia situato il centro direzionale e amministrativo delle stesse.

Il reddito delle società viene quantificato sulla base delle scritture contabili regolarmente tenute. I dati ricavati dalla contabilità sono oggetto di una serie di successive rettifiche che permettono di determinare il taxable income.

È possibile dedurre tutte le spese sostenute per lo svolgimento dell’attività d’impresa, come: le spese di natura «ordinaria»; le quote di ammortamento; gli interessi passivi, salvo limitazioni; le imposte federali e locali sul reddito; i contributi a enti caritatevoli; le perdite non coperte da assicurazioni; i crediti non recuperabili; le spese di ricerca e sviluppo (sono interamente deducibili nell’esercizio di competenza, ovvero, possono essere ammortizzate in 60 mesi); le spese di natura organizzativa; i costi di start-up; le spese inerenti alla lavorazione di risorse naturali (petrolio, gas, minerali, ecc.).

L’imposta federale sul reddito delle società si configura come un’imposta progressiva per scaglioni di reddito; dal 2011, le aliquote di imposizione sono comprese tra il 15 e il 35%. Sono inoltre previste due aliquote aggiuntive, pari rispettivamente al 38 e 39%, in corrispondenza di due scaglioni di reddito intermedi, che hanno la funzione di «correggere» le sperequazioni di imposizione emergenti in prossimità dei limiti superiori delle fasce di reddito intermedie.

Anche le società, al pari delle persone fisiche, sono soggette alla alternative minimum tax (Amt), che viene calcolata su una base imponibile più ampia rispetto alla tassazione ordinaria, utilizzando un’unica aliquota di imposizione del 20%. La funzione di tale imposta è quella di garantire che tutte le società che presentano un reddito significativo contribuiscano all’onere tributario federale pur avendo diritto a un certo numero di esenzioni, detrazioni e crediti di imposta.

L’imposta alternativa è dovuta se l’ammontare della stessa supera l’imposta calcolata con il metodo di tassazione ordinaria.

L’Amt non si applica alle piccole imprese ovvero alle società che presentano un ammontare medio dei ricavi, riferito agli ultimi tre anni, inferiore ai 7,5 milioni di dollari.

Le altre imposte

Negli Stati Uniti assume notevole rilevanza il federalismo fiscale che prevede la presenza oltre che di un’imposizione federale, anche di un’imposizione a livello locale (Stati, Contee e Comuni). La coesistenza di plurimi regimi ed enti impositivi implica un ingente carico fiscale gravante sulle imprese (si consideri che oltre il 50% delle entrate tributarie legate a un’attività imprenditoriale svolta negli Stati Uniti sono di diretta competenza dei singoli Stati federali o delle autorità amministrative locali (Contea e Comune).

Le più importanti imposte «non federali» sono, per esempio: le imposte sul reddito, le imposte sulle vendite, di registro per la costituzione delle società, sul patrimonio netto aziendale, di disoccupazione, sulle strade e sui carburanti, su alcool, tabacco, scommesse, e agenti inquinanti (carbon tax); e poi le imposte di fabbricazione, sui beni immateriali.

A livello federale non è prevista alcuna imposta sul valore aggiunto. Tuttavia gli Stati e le municipalità prevedono l’applicazione di un’imposta sui consumi, le cui aliquote variano dal 2,7 al 8,25 per cento, a seconda del luogo