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Roland sponsor della manifestazione Fab9 in Giappone

Il plotter per il taglio vinile GX-24, installato nei diversi Fab Lab per la creazione di oggetti e finalizzazione di progetti.

Roland DG sponsorizzerà e parteciperà direttamente all’evento FAB9 in qualità di Vision Sharing Partner e Platinum Sponsor.

Il FAB9 è il nono forum annuale mondiale dei Fab Lab che riunisce i gestori dei Fab Lab, i soci, i ricercatori dei vari laboratori e i professionisti che lavorano nei Fab Lab a livello globale. L’evento, della durata di una settimana, avrà luogo a Yokohama in Giappone dal 21 al 27 agosto 2013.

Il Fab Lab (letteralmente laboratorio di fabbricazione) è un laboratorio aperto alle persone che offre a tutti la possibilità di fabbricare oggetti utilizzando la tecnologia digitale e quella analogica. Il motto è proprio quello che in un Fab Lab, si può fare «almost everything» (quasi tutto). Il concetto Fab Lab, originariamente proposto dal prof. Neil Gershenfeld, Direttore del Centro di Atomi e Bits (CBA) del Massachusetts Institute of Technology (MIT), è diventato subito popolare nel mondo.

Oggi i Fab Lab sono diffusi dagli Stati Uniti all’India, dal Sudafrica all’Europa, fino a contare circa 200 laboratori nel mondo in rapidissima crescita, frequentati da tantissime persone interessate alla fabbricazione digitale e all’uso degli strumenti creativi, con un importante risvolto sociale ed educativo.

Il Fab9 di Yokohama è organizzato con diverse attività quali sessioni di dialogo, workshop pratici e un simposio della durata di un giorno offerto dal Global Fab Lab Network e basato sul tema di «Fabbricazione personale come l’alba del nuovo Rinascimento».

L’edizione giapponese FAB9 è ospitata dal Fabrication Social Laboratory presso la Keio University SFC in Giappone, in collaborazione con il CBA del MIT, il Creative Center a Yokohama (YCC) e la rete globale dei Fab Lab (incluso il Fab Lab Network in Giappone). Si prevede che più di 200 rappresentanti di Fab Lab provenienti da paesi di tutto il mondo parteciperanno all’evento.

Scopri che cos’è un Fab Lab.

L’esperienza di Roland nei sistemi digitali 3D

Ispirata da sempre dalla visione di «trasformare l’immaginazione in realtà», Roland DG sviluppa da oltre 25 anni sistemi proprietari digitali 3D. Tali sistemi includono modellatori tridimensionali, scanner laser 3D e incisori basati su tecnologie elettroniche di movimento XYZ, che sostituiscono le operazioni manuali e ripetitive portando i vantaggi della digitalizzazione agli artigiani e creando nuovi spazi per i momenti di creatività e di ricerca.

Questi prodotti 3D condividono tutti le stesse caratteristiche: dimensioni compatte, facilità di utilizzo e accessibilità. Sin dal 1986 Roland promuove il concetto di fabbricazione digitale che permette agli utenti di trasformare con facilità le immagini in oggetti reali collegando le periferiche ai computer, anche senza una conoscenza specialistica della modellazione digitale.

Il plotter per il taglio vinile GX-24, installato nei diversi Fab Lab per la creazione di oggetti e finalizzazione di progetti.

Sin dalla prima apparizione dei Fab Lab nel 2002, sia il modellatore 3D da tavolo MDX-20 che il plotter per il taglio vinile GX-24, sono stati installati nei vari Fab Lab per la creazione di oggetti e finalizzazione di progetti. Al FAB9 verrà allestito uno speciale spazio espositivo dove i visitatori potranno vedere le soluzioni artigianali, inclusi i sistemi di creazione digitale e di desktop fabrication Roland per il taglio vinile, lo stampa&taglio e la modellazione 3D. Roland DG continuerà a supportare in futuro le attività dei Fab Lab, sviluppando al tempo stesso strumenti digitali volti ad ampliare le potenzialità dell’artigianalità digitale.

In Italia Roland, sin dal 2004, promuove la comunità degli Artigiani Tecnologici che ha come missione principale il coniugare la manualità propria dell’Artigiano con le tecnologie di creazione digitale Roland.

Creatori di social memory. Intervista a Giuseppe Prioriello

«Nell’era pre internet le nostre memorie erano affidate alle fotografie su carta. Oggi questo scenario è cambiato: le nostre memorie sono sui social Network e il peso della dimensione sociale rappresentata dai commenti di amici o parenti diventa una variabile sempre più importante. Se è facile condividere su vari social network le proprie foto con gli amici, il punto dolente diventa dare a queste foto un filo logico e fissarle su un supporto fisico. L’Idea di PastBook è proprio quella di ridare un filo logico ai nostri ricordi riconducendoli a un periodo temporale e fissarli in un album fotografico su carta.»

Così Giuseppe Prioriello – co-fondatore insieme a Stefano Cutello di PastBook – sintetizza, nella intervista che ci ha concesso, la mission della loro StartUp che fin dalla propria nascita ha riscosso un interesse internazionale su testate quali Wall Street Journal Business Insider Wired, The Next Web e TechCrunch.

PastBook è una StartUp molto particolare poiché nasce da imprenditori con un background professionale molto specifico: Giuseppe Prioriello proviene da significative esperienze nel mondo dell’IT, della microelettronica, della grafica, della stampa digitale e del business management, mentre Stefano Cutello proviene da significative esperienze nel Web development, nel project management e nel product development di applicazioni Web.

Stefano Cutello proviene da significative esperienze nel Web development, nel project management e nel product development di applicazioni Web.

Giuseppe, ci racconti che cos’è e come nasce PastBook?

«PastBook è la soluzione per raccogliere le proprie foto, spesso disperse in vari social network, per trasformarle in modo rapido e veloce in un foto album da sfogliare online, scaricarlo in PDF oppure averlo stampato e consegnato a casa propria.» È estremamente facile e veloce creare un proprio album fotografico: basta infatti dare accesso a PastBook ai propri social network (Instagram e Facebook) per creare il proprio foto album con la possibilità di scegliere le foto, di decidere se includere o meno i commenti che gli utenti hanno inserito nei vari social network, e avere libertà di modifica del layout, dei colori e dello sfondo del proprio libro. Utilizzando un approccio freemium, permette all’utente di crearsi un foto album gratuito in formato file PDF, oppure crearsi il proprio libro fotografico su carta, a pagamento.

PastBook nasce nel 2011 e ha sede ad Amsterdam: nel 2012 siamo entrati nel programma dell’acceleratore d’impresa olandese RockStart e siamo andati online con la prima beta basata su Instagram.

Ci tengo a sottolineare che il binomio delle nostre esperienze professionali ci ha permesso di creare un prodotto che unisce una dimensione riferita alla vendita online, un prodotto pregiato su carta e una dimensione riferita ai valori sociali della rete.»

Quali benefit vi hanno dato le vostre esperienze professionali nel settore della grafica digitale e dell’informatica/eCommerce?

«Il lato strategico di questo progetto è legato a due aspetti fondamentali: il Printing, aspetto che curo in modo particolare io attraverso le mie competenze legate alla stampa digitale, e l’infrastruttura informatica e logistica che è curata dall’esperienza in campo e-commerce/informatico di Stefano Cutello.

Sostanzialmente l’unione mia e quella di Stefano è stata vincente poiché nello stesso tipo di business è necessario avere persone con esperienza nella grafica, nel printing, nella infrastruttura informatica, nell’ecommerce, nella distribuzione e nella logistica.

Stefano è molto preparato nella parte internet e insieme a me, con le mie esperienze di grafica, siamo complementari.

Siamo in grado di creare un file di altissima qualità nonostante le foto arrivino dal Web, per portare dei risultati veramente sorprendenti.

Ci tengo a mettere in evidenza un fatto: la qualità della stampa è un fattore importantissimo in quanto noi non creiamo un prodotto in serie, ma ogni volta dobbiamo creare un singolo prodotto personalizzato per ogni nostro cliente che ce lo richiede, e in questo senso si aspetta la massima accuratezza in ogni particolare.

Giuseppe Prioriello proviene da esperienza nel mondo dell’IT, della microelettronica, della grafica, della stampa e del digital business management.

Da tutto questo nasce PastBook e – mi fa piacere ricordarlo – dalla propria nascita, la nostra struttura si è arricchita di otto dipendenti. Tutto questo, in meno di un anno.»

Ci parli in dettaglio della logistica? Come fate a spedire in tutto il pianeta?

«Il nostro mercato è globale. Noi siamo organizzati per spedire in tutto il mondo con dei tempi di consegna ragionevoli. Abbiamo clienti in Australia, Brasile Stati Uniti, Italia e molte altre nazioni. Il nostro approccio è basato sulla stampa geolocalizzata. E il flusso è il seguente: un cliente crea il proprio PastBook, e quando effettua l’ordine del book, il file viene trasmesso alla printing unit per essere consegnato all’indirizzo prescelto. Ci avvaliamo della tecnologia CIP4 per lo scambio d’informazioni nel printing. Per questo motivo un ordine che arriva dagli USA verrà stampato negli USA.

Il vantaggio della stampa geolocalizzata è triplice sia in termini di costi di logistica, sia in termini di tempi di spedizione, sia ambientale soprattutto distanze e produzione di CO2.

Si crea inoltre un indotto con opportunità di business e di joint venture e accordi con nuove Printing-Unit. Ci tengo a dire che le Printing-Unit devono avere standard di qualità e caratteristiche molto precise per uniformare e standardizzare il processo.»

Diversi device sui quali è possibile fruire dell’album fotografico.

… è evidente che PastBook è una realtà che ha come punto modale la creazione di album fotografici, ed è quindi orientata sul Business to Consumer (B2C). Avete anche servizi specifici per le imprese?

«Stiamo creando dei servizi per le aziende appositamente creati per stabilire engagement con la propria community di riferimento.

La particolarità del nostro prodotto è che può essere un’ottima idea per il Business to Business (B2B): possiamo infatti offrire la nostra tecnologia per essere ospitata in una pagina del sito delle aziende che ce lo richiedono. Essendo la nostra tecnologia in White-Label, le aziende possono personalizzarla con la loro grafica e i loro colori.

Per fare uno dei tanti esempi di utilizzo di PastBook, immaginiamo di organizzare un concerto in cui l’organizzatore vuole permettere alla propria community di crearsi un fotoalbum personalizzato di quell’evento, nel quale si uniscano foto ufficiali a foto personali, consentendo in questo modo alle persone di costruirsi il loro ricordo personalizzato di quel concerto. Tramite PastBook, il sito Web del concerto potrà ospitare in una apposita pagina (Landing Page), la nostra tecnologia, permettendo agli utenti di crearsi il proprio album personalizzato dell’evento.

L’utente ha il suo fotoalbum personalizzato di un evento, il suo ricordo di un concerto e l’azienda ha la possibilità di inserire sponsorizzazioni all’interno dell’evento stesso.

Questo è un modo diverso per fare engagement che può essere sfruttato da ogni brand o da ogni evento e in questo senso i confini tra B2B e B2C qui si interconnettono in una forma estremamente efficace.

Abbiamo appena realizzato un evento per l’insediamento dei nuovi sovrani d’Olanda, Re Guglielmo IV e la Regina Máxima. Per fare il regalo al nuovo Sovrano, vogliamo fare in modo che i cittadini olandesi possano regalare tramite PastBook un fotoalbum al Re con le loro foto. Gli utenti potranno «uploadare» una propria foto con 140 caratteri di commento da regalare al nuovo sovrano.»

Perché in un’epoca digitale la carta riscuote questo grande successo?

«Perché la carta consente di avere qualcosa di fisico che è in grado di resistere all’usura del tempo ed essere quindi tramandabile. La stampa su carta ha inoltre un proprio fascino intrinseco e peculiare. Attualmente, il modo di fotografare è mutato rispetto al passato in quanto, tramite smartphone e fotocamere digitali, disperdiamo le foto in hard disk e vari social network.

Per questo motivo creare un fotoalbum cartaceo è diventato più complesso rispetto al passato, in quanto spesso le foto sono difficili da reperire poiché disperse su diversi social network.

Tramite PastBook, abbiamo sviluppato un sistema in cui abbiamo privilegiato la facilità d’uso e la velocità consentendo in questo modo di creare velocemente un fotoalbum praticamente in pochissimi click. Abbiamo lavorato molto sulla usabilità del sito poiché questa è un’esigenza molto sentita dai nostri clienti.

Una delle peculiarità di PastBook è data dal gifting, ovvero dare la possibilità di regalare i ricordi di infanzia sotto forma di album fotografico su carta ad amici e/o parenti, magari residenti dall’altra parte del mondo.»

Nella creazione di un album, è possibile inserire i commenti di amici e parenti. Qual è il valore e l’appeal rappresentato dai commenti?

«La particolarità di PastBook è proprio questa. Un album prima dell’avvento dei social network conteneva solo foto. Ma oggi le foto non sono solo fine a sé stesse, ma sono arricchite dai commenti e dalle interazione delle persone via social network. Un commento scritto oggi arricchisce la foto, soprattutto quando la si ricorda dopo cinque o dieci anni, diventando così memoria paradigmatica di una specifica epoca. E questa nuova concezione dell’album fotografico noi l’abbiamo chiamata social memory.»

PastBook nasce appoggiandosi agli acceleratori di impresa. Ci parli del ruolo degli acceleratori nella nascita e crescita della vostra StartUp?

«Abbiamo preso parte a un acceleratore di imprese che ha appunto il ruolo di definire, ottimizzare e accelerare i processi delle startup e che ci ha consentito di ottenere una visione più ampia e i suggerimenti per raggiungerla. Abbiamo fatto una submission online in acceleratori negli USA e in Olanda e l’acceleratore olandese RockStart ci ha selezionato su oltre 300 StartUp.

Questa esperienza ha permesso a PastBook di lavorare su tutti gli aspetti di cui un’azienda deve tenere conto per esordire, a partire dal prodotto, alla strategia di marketing, all’aspetto finanziario. Siamo stati circondati da oltre 100 mentor lavorando con orari estremi. Tutto questo ci ha consentito di fare un demo day per presentare PastBook e ottenere quindi un investimento da fondi privati. Ce l’abbiamo fatta e stiamo andando avanti focalizzati sul nostro prodotto.»

Spostiamoci sul versante dei vostri clienti e della vostra community: come gestite questo rapporto?

«La nostra community è estremamente eterogenea e mondiale. Ascoltando i clienti non solo si creano nuovi prodotti, ma si tramutano i contatti in clienti e un cliente soddisfatto genera molti altri clienti. I nostri clienti arrivano dal passa parola sui social network e non da campagne pubblicitarie: tutto questo fa capire il perché per noi l’engagement con gli utenti è fondamentale. Noi siamo nati con Instagram, puntando prima su questo, che si rivolge a utenti più focalizzati sulla foto rispetto al commento. Credevamo che l’utente avesse più la necessità di condividere un fotoalbum. Solo successivamente, dopo pochi mesi, abbiamo aperto a Facebook.

Mi piace sottolineare come sia nata questa scelta: noi abbiamo ascoltato molto la nostra community prima di prendere questa decisione. Abbiamo capito che la richiesta di Facebook era molto presente e per questo motivo lo abbiamo implementato. Per noi ascoltare è fondamentale.»

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Labelexpo fa tappa anche in Colombia

Labelexpo Global Series annuncia di aver aggiunto una nuova destinazione al suo programma di eventi in America Latina: Label Summit Latin America 2014 si terrà presso l’Intercontinental Hotel in Medellín, Colombia il 29 e 30 aprile.

Aggiungendosi a ai summit Labelexpo in Brasile eMessico, l’evento avrà lo stesso format. Labelexpo si tiene annualmente, e si alternerà con gli eventi in Messico, nel 2015 e 2017 e con l’edizione brasiliana nel 2016.

Perchè la Colombia? Perchè è considerata auna delle regioni che più velocemente si sta sviluppando, grazie alla stabilità finanziaria e politica, e grazie a un crescente benessere della popolazione. L’economia ha registrato un aumento annuale del 4-6%. Medellín è stata votata Innovative City of the Year 2013 da Citi Bank e il Wall Street Journal.

Il sito della manifestazione verrà presto lanciato.

Prati presenta la serie Alhena IML destinata al segmento dell’In Mould Labelling

A Labelexpo, Prati Company ufficializza il suo ingresso nel settore del packaging, puntando con la nuovissima serie Alhena IML a uno dei suoi segmenti maggiormente condizionato dal valore aggiunto tecnologico: l’In-Mould-Labelling (IML).

Prati Company presenta a Labelexpo Europe, presso lo Stand C60, Hall 5, le più recenti realizzazioni sviluppate dal suo reparto R&D.

A Labelexpo, Prati Company ufficializza il suo ingresso nel settore del packaging, puntando con la nuovissima serie Alhena IML a uno dei suoi segmenti maggiormente condizionato dal valore aggiunto tecnologico: l’In-Mould-Labelling (IML). Questa converting machine è in grado di supportare bobine madri di grandi dimensioni, è dotata di fustella a registro e di un conveyor che conferisce le etichette allo stacker, dove vengono automaticamente impilate in modo da facilitare l’operatore in fase di imballaggio.

A Labelexpo, Prati Company ufficializza il suo ingresso nel settore del packaging, puntando con la nuovissima serie Alhena IML a uno dei suoi segmenti maggiormente condizionato dal valore aggiunto tecnologico: l’In-Mould-Labelling (IML).

L’approccio con cui l’azienda punta su Bruxelles è marcato da un fondato ottimismo, come conferma Chiara Prati, sales director: «Seguendo un trend del tutto controciclico rispetto alla crisi economica mondiale, nel corso degli ultimi anni l’azienda sta crescendo esponenzialmente. Il 2012 è stato il nostro anno record in termini di unità vendute e il fatturato del primo semestre 2013 risulta più che raddoppiato rispetto a quello dell’anno precedente. L’interesse dimostrato dagli operatori più attenti alle avanguardie tecnologiche del settore nei nostri confronti è ben testimoniato anche dal fatto che, ancora prima di svelarli ufficialmente agli occhi del mercato mondiale, abbiamo già degli ordinativi relativi ai sistemi che presenteremo in fiera. Ci stiamo dunque organizzando preventivamente per essere nelle condizioni di rispondere puntualmente alla domanda relativa a queste macchine, che potrebbe superare di molto quella inizialmente stimata.»

Sul fronte delle commodity labels, Prati Company guarda con interesse il comparto della label industry legato alle etichette a basso valore aggiunto, e si propone di trasformarlo grazie alla macchina STARplus. L’Azienda è infatti tra i pochissimi produttori al mondo in grado di offrire una soluzione alternativa pensata per i clienti che non hanno la necessità di un sistema di ispezione. Questa sfrutta una tecnologia glueless in fase di aggancio e utilizza etichette (con ID opzionale) per chiudere i rotoli, consentendo allo stampatore un notevole risparmio in elementi consumabili e rendendo l’intero processo estremamente pulito ed eco-friendly. Il tutto, sempre garantendo un perfetto tensionamento delle bobine finite.

Il ribobinatore stellare (a quattro alberi) autonomo STARplus possiede la prerogativa di poter essere messo in linea a qualunque macchina da stampa, e lavora anche i nuovi materiali ECO particolarmente sottili. Garantisce inoltre alta velocità e perfetta continuità di ciclo grazie al rapido cambio automatico dei mandrini. Sono infatti necessari solo 15 minuti per un cambio di lavoro completo.

Rivolgendosi ai segmenti consolidati, Prati Company presenta inoltre il sistema di ribobinatura semiautomatica SA Dual Turret, con cui possono essere equipaggiati i modelli Saturn e Jupiter di ultima generazione, che, grazie al suo doppio albero, incrementa del 50 per cento la performance produttiva. I suoi processi automatici abbassano inoltre concretamente i tempi necessari a togliere la bobina finita e a preparare il nuovo ciclo operativo. Il sistema viene presentato nella versione dotata di fustella rotativa in linea per lavorare etichette neutre o prestampate, in grado di ottimizzare ulteriormente il ciclo di lavoro.

Il sito riservato ai professionisti delle arti grafiche, Exaprint, si rinnova

A distanza di dieci mesi dall’inaugurazione della filiale italiana, il sito Exaprint  riceve già il suo primo importante restyling da un punto di vista più gestionale che di layout grafico.

Tra le principali novità si segnala la possibilità di avere in tempo reale il peso totale della merce acquistata e poi ancora il calcolo immediato dei tempi di produzione del materiale ordinato e l’eventuale costo accessorio della Prova Colore.

Tutto questo a portata di mano, in un’unica schermata all’interno della scheda prodotto: un sistema decisamente intelligente e pratico per avere tutti i dati subito disponibili.

Inoltre, per coloro che cercando sul sito non hanno trovato il prodotto desiderato all’interno del catalogo standard, c’è ora la possibilità di chiedere direttamente online in maniera facile e intuitiva un preventivo su misura. La richiesta verrà presa in carico dall’ufficio preventivi che in breve tempo vi fornirà una o più quotazioni.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di personalizzare con il logo della propria azienda la copertina del catalogo Exaprint, che consentirà ai professionisti delle arti grafiche di presentarsi ai propri clienti finali con un catalogo personalizzato con il proprio logo senza il benchè minimo sforzo.

Il catalogo generale e il mini-catalogo (estratto del catalogo generale) sono acquistabili direttamente sul sito.

Infine, è stata migliorata la compatibilità con i principali browser, tablet e smartphone.

Altre interessanti sorprese sono previste nella seconda parte dell’anno sia in termini di promozioni che di novità di prodotti e lavorazioni.

Exaprint è un’azienda sempre in movimento e all’avanguardia, che grazie alla sua lunga esperienza nel settore (in Francia quest’anno si festeggiano i 15 anni dalla nascita) ancora una volta precorre i tempi.

Black or white? La conversione di un’immagine in bianco e nero

La nostra immagine a colori di partenza, c’è una buona varietà cromatica così potremo fare gli opportuni confronti su come vengano convertite le tinte nei vari metodi proposti.

La conversione in bianco e nero può diventare un cruccio di non poco conto, specialmente se ci si affida ai comandi sbagliati o se viene sottovalutata, credendola una soluzione di serie B.

Già in fase di scatto un buon fotografo pensa alla post produzione, ma pensare e vedere in bianco e nero non è una passeggiata perché implica «ignorare» i vari contrasti cromatici a cui la nostra percezione è soggetta, concentrandosi sul solo contrasto di chiari scuri pensando alla «forza di grigio» di ciascuna tinta.

Ciò che normalmente viene percepito dal nostro occhio come «cromaticamente distinto», quindi colorato diversamente rispetto a un contesto, potrebbe risultare indistinguibile una volta tradotto in scala di grigi.

Se anche, infine, non si trattasse di un problema di gusto estetico o di una scelta stilistica, non sono pochi i casi in cui le limitazioni imposte dal sistema di stampa scelto richiedono immagini in bianco e nero (o per meglio dire, in gradazioni di grigio), quindi poter scegliere tra diverse strade di conversione può farci evitare, quantomeno, immagini impietosamente piatte.

La nostra immagine a colori di partenza, c’è una buona varietà cromatica così potremo fare gli opportuni confronti su come vengano convertite le tinte nei vari metodi proposti.

Primo metodo: conversione in scala di grigio diretta

Non c’è molto da spiegare, si va in immagine>metodo e si sceglie “scala di grigio”. Tanto per dare un’idea: Photoshop prende circa il 30% delle informazioni tonali dal canale del Rosso, circa il 60% da quello del Verde e circa il 10% da quello del Blu.

Non c’è controllo alcuno sul risultato se non quello di regolare i contrasti a conversione avvenuta.

Sicuramente è uno dei metodi più usati dai neofiti ma raramente produce risultati soddisfacenti.

L’immagine convertita passando da immagine>metodo>scala di grigio.

Secondo metodo: la desaturazione

Anche qui da spiegare c’è poco: si porta la saturazione della foto a 0 e il modo più veloce è andare in Immagine>Regolazioni>Togli saturazione (Ctrl/Cmd+Shift+U).

Probabilmente è la soluzione peggiore in assoluto, se non altro per l’immagine che stiamo utilizzando.

L’immagine desaturata totalmente, molte aree risultano innaturalmente scure ma quel che è peggio è che il contrasto dei soggetti principali è andato perso.

Terzo metodo: il comando Bianco e Nero

Questa regolazione introdotta in Photoshop CS3 dà molte soluzioni al nostro problema, usato bene è molto valido e in molti già sanno della sua esistenza. Lo si trova in Immagine>Regolazioni>Bianco e nero… oppure sotto forma di livello di regolazione, e permette di regolare il chiaro scuro di ogni singolo primario con un riscontro visivo immediato. Nell’elenco dei Predefiniti ci sono delle soluzioni preconfezionate molto utili, quantomeno come base di lavoro. Nell’esempio in figura sono partito dal predefinito Filtro giallo modificandolo manualmente per recuperare qualche area critica.

Può dare degli effetti di posterizzazione quindi prestateci la dovuta attenzione.

L’immagine convertita con la regolazione Bianco e Nero a partire dal predefinito Filtro Giallo.

Quarto metodo: il miscelatore canale

Forse quello che preferisco in quanto a versatilità e probabilmente anche il meno usato, lo trovate in Immagine>Regolazioni>Miscelatore canale (o, al solito, come livello di regolazione).

La chiave sta nell’opzione Monocromatico da abilitare all’interno della finestra di dialogo, nella versione che vedete sono partito dal predefinito Bianco e nero infrarossi e poi ho scurito ulteriormente il Blu.

La conversione ottenuta tramite il miscelatore canale in modalità monocromatica.

Naturalmente non è detto che ognuno di questi metodi sia lo strumento definitivo per ottenere un’immagine in bianco e nero soddisfacente, anzi, i risultati migliori si ottengono prendendo il meglio da ciascuno di essi in base alle nostre esigenze e preferenze.

La versione ottenuta scurendo molto i Blu e i Cyan, generando un cielo molto drammatico simile a quello ottenuto con alcuni filtri all’infrarosso.

Com’è cambiata la stampa delle etichette: un’analisi in attesa di Labelexpo

Etichette "storiche".

In occasione della prossima edizione di Labelexpo Europe Mike Fairley, per conto di Finat illustra i cambiamenti che hanno attraversato la tecnologia della stampa di etichette nel corso degli anni e analizza le decisioni circa gli investimenti per le macchine da stampa che oggi i trasformatori devono affrontare.

Mike Fairley è uno scrittore conosciuto a livello internazionale, consulente del settore printing, packaging, security e label industry.

Sono trascorsi oltre 400 anni da quando furono prodotte le prime etichette stampate di cui si ha testimonianza. All’epoca venivano stampate su carta fatta a mano utilizzando immagini o caratteri tipografici in rilievo intagliati nel legno o nel metallo, con un torchio a mano in legno e un semplice meccanismo a vite.

La «preistoria» delle etichette

Ci sono voluti altri duecento anni prima che le cose iniziassero a cambiare. A questo punto le macchine da stampa manuali erano in ferro con un sistema a leva per applicare la pressione, ma la carta era ancora fatta a mano. Tuttavia, agli inizi del XIX secolo, la rivoluzione industriale iniziava a portare notevoli cambiamenti nel mondo della stampa: le prime macchine da stampa rotative, il processo offset, le macchine per la produzione continua di carta.

L’Ottocento ha inoltre visto la nascita delle carte patinate, del processo a mezzatinta, della stampa a colori, e tutta una serie di nuovi requisiti di applicazione per il mercato delle etichette: l’alba di quella che oggi chiamiamo l’industria delle etichette. Le nuove applicazioni comprendevano la produzione automatica di volumi elevati di bottiglie di vetro in formato standard, l’uso di linee di riempimento per bottiglie, le prime fabbriche di inscatolamento, il rapido aumento dei prodotti farmaceutici, etichette per scatole, bagagli, scatole e fascette per sigari, scatole di fiammiferi. Tutto ciò realizzato con macchine da stampa tipografiche o offset a foglio.

Etichette “storiche”.

Gli inizi del XX secolo hanno visto l’introduzione delle prime macchine da stampa a banda stretta per nastri gommati e autoadesivi. Le innovazioni chiave per questi tipi di macchine sono stati gli sviluppi di Stan Avery che consentivano ai materiali autoadesivi di avere un supporto di sostegno ed essere fustellati in macchina. Quindi a quel punto sono stati i materiali fustellabili su un liner a consentire la produzione di etichette a bobina. Dopo poco tempo produttori come Gallus, Nilpeter e Mark Andy hanno iniziato a realizzare le prime macchine da stampa tipografica e flessografica a bobina.

Fine del XX secolo: emerge in Europa la tecnologia autoadesiva

In seguito sono arrivate le macchine da stampa serigrafiche a banda stretta, per stampa a caldo e ibride, gli inchiostri per polimerizzazione UV e una tecnologia di preparazione di lastre più avanzata. Alla fine degli anni settanta le etichette autoadesive avevano già raggiunto una quota del 7% sul mercato delle etichette europeo, con l’utilizzo di tutti i processi di stampa. Oggi le autoadesive costituiscono circa il 40% delle etichette complessivamente utilizzate, incremento causato da una serie di innovazioni tecnologiche e di stampa emerse negli ultimi trenta anni. Si tratta di progressi che hanno consentito agli stampatori di produrre più velocemente, su bobine più larghe, utilizzando strumenti rotativi e wrap-around, macchine da stampa servoassistite, e controlli che includono l’ispezione della bobina, la verifica di messa a registro, la gestione dei colori e molto altro.

Sembra incredibile, ma solo nel 1978 sono stati prodotti i primi codici a barre per la vendita al dettaglio, in particolare per i prodotti a marchio proprio dei supermercati Fine Fare, e per la prima volta un codice di velocità è stato incorporato sulle matrici delle pellicole per la produzione delle barre verticali nere sui codici. Oggi i codici a barre sono un elemento essenziale dell’etichetta di ogni articolo venduto al dettaglio in tutta Europa.

All’epoca le etichette con codici a barre per l’etichettatura dei prodotti freschi in negozio e in fase di preimballaggio prevedevano l’uso di materiali termosensibili. Bisognerà attendere fino al 1980 per vedere la diffusione della stampa termica diretta e a trasferimento termico diretto di etichette di prezzatura/pesatura con codici a barre, che poi è cresciuta rapidamente nell’ultima parte del decennio.

All’incirca nello stesso periodo è stato introdotto l’impiego di nuovi tipi di materiali per pellicole in polipropilene e polistirene (in seguito polietilene) per applicazioni di etichettatura più esigenti. La stampa di alta qualità di materiali in pellicola per l’etichettatura di shampoo, prodotti da bagno, industriali ecc. veniva ormai richiesta dai principali proprietari di marchi. Questa presentava sfide più impegnative per la stampa e trasformazione di etichette.

Tre decenni di evoluzione nella tecnologia di stampa di etichette

Per soddisfare l’evolversi dei requisiti di stampa di etichette negli ultimi trenta anni, diverse tecnologie si sono passate il testimone: negli anni ottanta era la stampa tipografica rotativa a dominare il panorama delle vendite delle nuove macchine. Poi, negli anni novanta, è seguita la crescita della flessografia. Per gran parte del nuovo millennio, la tecnologia predominante per la vendita delle nuove macchine da stampa è stata la flessografia UV. Dalla metà del primo decennio del 2000 anche la stampa digitale ha iniziato a evolversi piuttosto rapidamente, all’inizio con toner in polvere e liquido xerografico e, più di recente, con la nuova generazione di getto d’inchiostro UV e a base acquosa.

Nel 2014 è previsto il lancio della nuova stampa nanografica Landa, un processo a getto d’inchiostro offset che ha già suscitato notevole interesse nel mercato della stampa di etichette, astucci pieghevoli e imballaggi flessibili.

Senza voler ingiustificatamente allarmare i trasformatori di etichette, si segnala il considerevole lavoro in corso con l’obiettivo, nel lungo termine, di utilizzare la tecnologia inkjet per la stampa diretta su bottiglie in plastica o vetro o su barattoli di diverse forme e dimensioni. Forse attualmente non ancora un motivo di preoccupazione, questo, ma una minaccia reale per il futuro.

Cosa porterà il futuro? Fattori da considerare

In sintesi, oggi la sfida principale per qualsiasi stampatore di etichette è decidere quale investimento fare in termini di macchine da stampa per etichette quest’anno, il prossimo e quello dopo. Sarà un’altra macchina da stampa analogica flessografica UV convenzionale? Oppure una macchina offset o ibrida? Forse alcuni trasformatori devono ancora decidere se passare al digitale. Se è così, l’investimento ricadrà sulla tecnologia a toner o a getto d’inchiostro?

In passato, decidere su quale macchina da stampa investire poteva essere relativamente semplice. Invece oggi bisogna tenere conto di ancora più fattori, anche se si tratta di sistemi analogici convenzionali. L’impatto ambientale e il consumo energetico di una macchina da stampa possono avere un peso importante. Lo stesso vale per la gamma cromatica e il numero di colori o di gruppi stampa disponibili sulla macchina.

Quali sono le opzioni di finitura a valore aggiunto disponibili? Quale tecnologia di ispezione o controllo richiede la macchina da stampa? Quale tipo di velocità di produzione è richiesta per il tipo di lavoro che si svolge? Quanto tempo richiede la macchina da stampa per il passaggio da un lavoro a un altro? Il trasformatore vuole stampare altri prodotti oltre alle etichette (come per esempio imballaggi flessibili, tubetti laminati, astucci pieghevoli, sacchetti ecc.)? Questi fattori possono influenzare gli investimenti per le macchine da stampa. Tutti i principali produttori di macchine da stampa hanno senza dubbio le proprie soluzioni tecnologiche da promuovere e offrire.

Verso il digitale: fattori aggiuntivi

Quando si tratta di investire nel digitale bisogna tenere conto di molti altri fattori oltre all’investimento in una macchina da stampa. La stampa digitale è un nuovo modo di lavorare e di gestione dei colori ottimizzata. E si tratta di decidere se continuare con la tecnologia convenzionale o passare al digitale il più tardi possibile. Quali livelli di produzione di diversi lavori è possibile gestire ogni giorno senza essere sopraffatti da incombenze amministrative? Tutti questi elementi richiederanno probabilmente sistemi MIS (Management Information Systems) più sofisticati. Dunque un’altra importante decisione di investimento da prendere.

Il digitale comporta poi l’ulteriore sfida della scelta del tipo di risoluzione dpi. E ancora: il lavoro da produrre necessita di un inchiostro bianco in una delle testine di stampa? La macchina da stampa ha una gamma di colori estesa? Inoltre vi sono notevoli differenze nelle velocità di produzione tra le diverse tecnologie di stampa. Quanto è importante la velocità in caso di frequenti cambi di lavori a basse tirature?

Se si passa al digitale, anche il trasformatore deve decidere se investire nella finitura in linea o non in linea. Nel primo caso, ogni cambio di lavoro potrebbe significare un’interruzione della stampa per cambiare le fustelle. Se si producono diversi lavori a basse tirature, il cambio delle fustelle può avere un considerevole impatto sulla disponibilità di esercizio della macchina nel corso della giornata. Ne deriva una produzione ridotta e, potenzialmente, una minore redditività. Con la finitura non in linea una delle linee di finitura può gestire l’output di diverse macchine da stampa digitali, ottimizzando così i tempi di produzione.

Un’altra opzione di investimento per la finitura a disposizione del trasformatore di etichette può essere la fustellatura laser: ha un costo più elevato, ma offre vantaggi notevoli quando si eseguono molte piccole tirature ogni giorno. La fustellatura laser, combinata alla tecnologia di getto d’inchiostro (o Xeikon) in assenza di lunghezze fisse ripetute, offre l’interessante potenziale dell’unione di lavori sulla bobina longitudinalmente o trasversalmente, per l’ottimizzazione dei costi e delle prestazioni.

Accelerazione dei cambiamenti tecnologici: cosa c’è da vedere a Labelexpo Europe 2013?

Gettando uno sguardo al passato, si constata che nella stampa, soprattutto per quanto riguarda i processi e le tecnologie per le etichette autoadesive, ci sono stati più cambiamenti negli ultimi 50 anni che nei precedenti 400. Ancora oggi la tecnologia di stampa e trasformazione di etichette è in evoluzione. Ciò sarà evidente a Labelexpo Europe di quest’anno, dove saranno lanciati nuovi tipi e modelli di macchine da stampa, tra cui sempre più soluzioni provenienti dall’Asia e dal mondo della stampa digitale.

 

Un’analisi italiana ed Europea del settore. La carta tra crisi e competitività

Valori espressi in milioni di tonnellate.

di Sergio Ferraris

«Il Pil è calato del 2,4% e la domanda interna è diminuita del 3,9%, mentre la spesa delle famiglie ha segnato il valore più basso dall’inizio della crisi, un -4,3%» ha esordito Paolo Culicchi. «Nel 2012 abbiamo avuto, però, una forte rivalutazione dell’industria manifatturiera, dopo l’ubriacatura della finanza d’assalto. E anche la filiera della carta ha avuto nuove perdite sia di capacità produttiva, sia d’occupazione». Il 2012 ha visto un -5% di carta e cartoni, per 8,6 ml/ton, un valore di poco superiore al picco della crisi del 2009, con una riduzione dal 2007 degli stabilimenti che sono passati da 186 a 160. La diminuzione dei volumi c’è stata per tutte le tipologie produttive, con esclusione delle carte per usi igienici e sanitari che hanno riscontrato una piccola crescita, +0,3%. La diminuzione per le carte a usi grafici è stata del 4,6%, dovuta alla crisi dell’editoria. Notevole anche la riduzione della produzione di carte e cartoni per l’imballaggio, -6,8%, dovuta dall’andamento dell’economia generale. I vari segmenti del comparto hanno prodotto un fatturato nel 2012 di 6,75 mld/€, con una diminuzione del 7% sul 2011. In un quadro negativo tiene l’export, a dimostrazione della competitività dell’industria cartaria nonostante gli alti livelli dei costi. Nel 2012 hanno varcato i confini 3,6 ml/ton di carta e cartone, +0,2% sul 2011, valore record per il settore. I flussi di produzione verso l’Europa, (70% della produzione italiana), sono diminuiti (-0,8%) cosi come quelli verso l’Asia (-8,6%); hanno visto un incremento, invece, l’America Latina, +16,6% e l’Africa, +25,2%. Nelle tipologie di prodotti destinati alle esportazioni le carte patinate hanno visto un +4,6% seguite dalle carte per usi grafici, +1,2%, mentre nel segmento delle carte e cartoni per ondulato, destinate al mercato estero, si osserva un +1,4% e in quelle per l’imballaggio la crescita è stata del 14,3%.

Paolo Culicchi, presidente Assocarta.

Tendenze 2013

Per quanto riguarda i primi mesi del 2013, i dati disponibili mostrano volumi in calo dell’1,6% in tutta Europa – primo trimestre – diminuzione che è in linea, -1,8%, con quella italiana del primo quadrimestre. Si tratta di una riduzione che riguarda le carte per usi grafici, -5,9%, mentre si rileva un aumento per carte e cartoni per cartone ondulato, +3,9% e un incremento nelle carte per usi igienico-sanitari, +2,6%. Nel primo trimestre 2013 i consumi di carta nel complesso sono diminuiti del 6,9%, mentre si registra un +5,5% delle esportazioni: gli andamenti dei volumi e dei prezzi hanno prodotto un calo tendenziale dei fatturati dell’1,5% nel primo quadrimestre 2013.

Valori espressi in milioni di tonnellate.

Energia problematica

«I costi energetici nel nostro settore pesano da un minimo del 20% a un massimo del 50% e la parte più significativa della spesa energetica è la quota d’acquisto del gas che il comparto ha consumato nel 2012 per 2,3 mld/m3», ha proseguito Culicchi. «Nel 2012 il prezzo dell’energia in Italia è rimasto più elevato rispetto al resto d’Europa, anche se quello del gas si è allineato al resto del continente verso la fine del 2012. Da notare, però, che il prezzo europeo del gas è maggiore del 241% rispetto a quello del gas negli Usa. «Occorre sciogliere nodi competitivi come: lo sbottigliamento del Transitgas e agevolare il trasporto del gas nell’Unione europea; l’avvio delle infrastrutture Gnl; dare attuazione all’articolo 39 sugli oneri di sistema, replicandone i meccanismi nella parte gas; dare alle aziende italiane parità di trattamento sull’autoproduzione energetica rispetto alle imprese europee, avviare il riciclo di prossimità e introdurre il monitoraggio dell’export in linea con la Ue; dare attuazione al recupero energetico prioritario dei rifiuti da riciclaggio; attivare in Italia la compensazione dei costi indiretti per il settore cartario; respingere altre iniziative circa il backloading, superando il sistema Emission Trading. Ed è necessario fare presto. Il settore della carta è capital intensive e ora rischiamo di non avere più i fondi per l’adeguamento tecnologico che è un requisito essenziale e senza il quale potremmo non essere in grado di agganciare la ripresa, con una perdita di competitività non colmabile» ha concluso Culicchi.

Visione europea

«Siamo in un momento di forte trasformazione delle imprese cartarie a livello europeo nel quale è necessario imporre la nostra visione industriale che è in buona parte energetica» ha affermato Teresa Presas, direttore di Cepi (Confederazione Europea dell’Industria Cartaria). «Bruxelles ora ha più attenzione verso l’industria e c’è più consapevolezza circa la necessità di una diminuzione del carico normativo sulle imprese».

Teresa Presas, direttore Cepi.

L’industria cartaria europea, secondo la Presas, non delocalizza, ma investe e innova, ristrutturando gli impianti esistenti. Il 4% del fatturato è reinvestito in Europa e il 20% della produzione viene esportato. «Nonostante ciò l’industria della carta non è percepita come strategica al pari di quelle dell’acciaio e del cemento» continua la Presas. «La Ue afferma che entro il 2020 il contributo dell’industria al Pil europeo deve passare dal 16% al 20% e dice che: “le fabbriche del futuro saranno molto efficienti in termini di energia e di materiali, utilizzeranno materiali rinnovabili e adotteranno modelli economici sostenibili”. Noi ci riconosciamo in questa politica e come Cepi stiamo lavorando per far sì che il settore cartario diventi strategico». Uno dei rischi principali in Europa è quello normativo che nell’ultima versione del rapporto di Ernst & Young «Exploring the top 10 risks and opportunities for global organizzation» è stato messo al primo posto. «In Europa abbiamo una miriade di norme, spesso scoordinate, penalizzanti ed eccessive. Come Cepi abbiamo creato un’agenda delle priorità che cambia continuamente, due volte solo negli ultimi sei mesi, perché sopravvengono continuamente a livello europeo delle modifiche». Cruciale per il Cepi il nuovo pacchetto clima al 2030 che non può essere la riproposizione aggiornata del 20/20/20, poiché i fondamentali sono cambiati. Da una crisi economica si è passati a una probabile stagnazione economica a lungo termine, il tema chiave non è più il clima, ma la crisi economica. Lo scenario energetico, inoltre, non è più quello del 2007, poiché ora c’è un’ampia disponibilità di shale gas, ci si pongono dubbi sulla sostenibilità degli incentivi alle rinnovabili, il post Fukuschima ha reso incerto il destino del nucleare e ci si interroga se non ci siano metodi più convenienti per ridurre le emissioni rispetto all’ETS.

«L’Europa deve avere come unico obiettivo un partenariato per un’industria più forte capace di favorire l’avvento di un’economia a bassa intensità di carbonio che deve essere tradotto in un rivoluzionario programma d’innovazione» ha detto la Presas. «Il prossimo ciclo politico deve concentrarsi sulla creazione di lavoro, sulla tenuta del sistema pensionistico, favorendo la crescita, prevenendo lo scontro sociale e assicurando l’unità dell’Europa». Per portare tutto ciò a Bruxelles Cepi sta lavorando al progetto Basta! un’iniziativa di comunicazione che racchiude nella parola oltre al claim un monito che l’industria cartaria europea diffonderà presso le rappresentanze politiche europee e nazionali.

La situazione è pesante: la competitività dell’industria è seriamente a rischio.

 

Avery Dennison in prima linea nel riciclo

Molte le novità allo stand di Avery Dennisoche presenta alcune interessanti proposte, in particolare segnaliamo l’innovativa soluzione per il riciclo Bottle-to-Bottle in PET che migliora in modo impressionante il processo di recupero del poliestere puro. La gamma b2b di Avery Dennison consiste nell’offerta di frontali in film Bopp trasparenti o bianchi che si staccano perfettamente dalla bottiglia in fase di lavaggio. Altro lancio da non perdere riguarda il ClearCut, una nuova piattaforma di adesivi che consente di applicare strati più sottili ai supporti migliorando la produttività delle etichette e riducendo l’eccesso di adesivo.

Screen presenta il portfolio di prodotti packaging

A Labelexpo verrà presentata la macchina da stampa digitale Truepress Jet L350UV per la prima volta in Europa.

A Labelexpo 2013 (Bruxelles, 24-27 settembre), Screen dà prova del suo impegno verso i mercati delle etichette e del packaging presentando il suo portfolio ampliato di prodotti per la stampa di etichette e imballaggi: nuove soluzioni per la stampa digitale di etichette e per la creazione di lastre per la flessografia, applicazioni innovative per il packaging su cartone e tecnologie di workflow.

In questa occasione la macchina da stampa digitale Truepress Jet L350UV farà il suo debutto commerciale in Europa e verrà dimostrata presso lo stand Screen (Stand 9G50) e lo stand del rivenditore europeo Dantex (Stand 5D20).

A Labelexpo verrà presentata la macchina da stampa digitale Truepress Jet L350UV per la prima volta in Europa.

Screen ha sviluppato la Truepress Jet L350UV per rispondere alla forte richiesta, da parte di importanti brand, di packaging dal valore aggiunto che consenta di ottenere una maggiore differenziazione tra i prodotti. Già presentato come prototipo a drupa 2012, questo sistema innovativo a getto d’inchiostro per la stampa di etichette offre qualità fotorealistica, avviamento lavoro veloce e stabilità dell’output che non richiede alcuna manutenzione quotidiana. La nuova macchina da stampa supporta larghezze di stampa fino a 322 mm e velocità di stampa fino a 50 m al minuto. Questo sistema per la stampa a getto d’inchiostro di etichette con una produttività di 16,1 m2 al minuto si afferma come leader di settore. Per automatizzare la produzione di etichette dall’inizio alla fine è possibile collegare in linea unità di elaborazione post-stampa, ad esempio per la laminazione e fustellatura.

Utilizzata unitamente alla tecnologia avanzata per la gestione del colore basata sul workflow universale Screen Equios, la Truepress Jet L350UV crea sfumature omogenee e dai colori brillanti. Per offrire una gamma di colori più ampia di quella tipica della quadricromia, la Truepress Jet L350UV utilizza inchiostri proprietari Screen UV ad alta definizione. Esiste inoltre l’opzione di un inchiostro bianco opaco, con cui rendere i colori più brillanti e ottenere maggiore versatilità applicativa grazie alla possibilità di stampare su pellicola trasparente e foil metallico. La macchina da stampa è dotata di testine piezo single-pass in scala di grigi, con una dimensione di goccia minima di 3 picolitri. La risoluzione di stampa a 600×600 dpi, insieme alle microscopiche dimensioni delle gocce di stampa, consentono di ottenere testo e immagini estremamente nitidi e definiti.

La stampante è stata progettata come unità di stampa roll-to-roll per la finitura quasi in linea, o con la capacità di finitura automatica in linea per lavorazioni quali laminazione, fustellatura, foiling, verniciatura e goffratura, ecc.

Brian Filler, Presidente di Screen Europe, dichiara: «Screen si rivolge all’industria dell’imballaggio proponendo una soluzione di stampa digitale di alta qualità e affidabilità, che consente di offrire flessibilità, basso costo di gestione e un rapido ritorno sull’investimento. La Truepress Jet L350UV è una macchina da stampa digitale eccezionale, progettata per soddisfare le esigenze di un mercato fortemente competitivo, legato alla produzione di etichette di alta qualità e ad alto valore.»

Oltre alla Truepress Jet L350UV alimentata a nastro per la stampa di etichette, i prodotti Screen dedicati al packaging il workflow EQUIOS, una gamma di dispositivi CTP termici PlateRite per la stampa flessografica e offset e la stampante digitale per etichette Truepress JetSX a fogli B2 per la stampa personalizzata su cartone e di etichette.