Home Blog Pagina 62

PPWR ed economia circolare, la carta tra regolamenti e standard

Confronto tra la percezione da parte dei consumatori europei dei tassi di riciclo per gli imballaggi in carta/ cartone e per quelli in plastica. Fonte: Two Sides “Il packaging agli occhi del consumatore europeo – 2020”

La differenza tra reale e percepito non è più solo un tema di comunicazione tra industria e popolazione, si sta trasformando piuttosto in un elemento capace di esercitare una forte pressione sulla politica, incidendo poi a livello decisionale. La maggiore consapevolezza del cittadino sulle questioni ambientali è positiva, ma deve fondarsi su verità oggettive. Le recenti decisioni prese a livello europeo – dalla SUP al regolamento PPWR – dimostrano quanto sia importante tutto questo. Il meglio in assoluto è un’utopia, ma i dati scientifici possono aiutare a trovare la soluzione più corretta e che sia davvero sostenibile: per l’ambiente, per la società, per l’economia.

Tema dibattuto da mesi e fonte di preoccupazione per l’intera filiera, il nuovo regolamento sugli imballaggi PPWR (packaging and packaging waste regulation) è stato approvato. Ora si attendono le norme attuative per comprendere cosa accadrà. Il 18 dicembre 2023 al Consiglio europeo è stato raggiunto l’accordo sulla proposta di aggiornamento del regolamento che mira a ridurre la quantità di packaging immessi sul mercato. Tale accordo però «perde di vista l’economia circolare europea – un asset di livello mondiale – e mette in discussione gli investimenti fatti e quelli futuri» afferma in una nota Michele Bianchi, presidente di Federazione Carta e Grafica, il quale sottolinea come siano stati fatti sforzi per sostenere la risoluzione che era stata approvata dal Parlamento europeo in seduta plenaria il 22 novembre e che aveva soddisfatto, almeno in parte, il settore.

Ora ci si augura che le modifiche e gli emendamenti, che erano stati sollecitati dall’industria e dal Governo italiani nella risoluzione di fine novembre e che portavano importanti miglioramenti al testo originario del PPWR, possano ancora essere ripresi nelle prossime tappe della procedura legislativa europea. La risoluzione, nello specifico, esenterebbe dagli obiettivi di riutilizzo gli imballaggi che abbiano un tasso di raccolta per il riciclaggio dell’85% – raggiunto, per altro, in Italia. Una posizione per giunta «in linea con l’obiettivo generale secondo cui tutti gli imballaggi devono essere riciclabili o riutilizzabili» aggiunge Bianchi.

Il sentiment che guida la legge

Se si guarda al recente passato si scopre che il regolamento PPWR non è però l’unica normativa ad aver creato preoccupazione nella filiera. Prima della packaging and packaging waste regulation il mondo dell’imballaggio è stato travolto dalle novità dettate dalla direttiva sulle plastiche monouso o SUP (single use plastic). Ha rappresentato quello che Massimo Ramunni, vice direttore di Assocarta e segretario di Aticelca, durante il congresso Miac Paper&Board 2023, ha definito «un punto di svolta, il momento in cui è cambiato qualcosa nella legislazione europea». Ma cosa è stato a determinare tale svolta e perché proprio ora? Per capirlo occorre guardare all’opinione pubblica e a una rinvigorita attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Una legittima consapevolezza di dover affrontare i problemi dettati da uno sfruttamento sconsiderato del pianeta che ha mosso l’opinione pubblica e che ha spinto la politica a intervenire.

Tuttavia, se è capibile che l’opinione pubblica si lasci travolgere dall’emozione del momento, il fatto che lo faccia la politica, invece che basare le proprie decisioni su solide basi tecnico-scientifiche, non è giustificabile. Il rischio – ed è quello che sta accadendo – è che il rimedio si riveli più dannoso del problema che si vorrebbe risolvere.

Ramunni porta l’esempio del bando dei cotton fioc con bastoncino in plastica: la loro presenza nei nostri mari e sulle nostre spiagge è un problema innanzitutto di cattivo comportamento di tutti noi consumatori e di scarsa capacità degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane di fare il proprio lavoro. «Il legislatore avrebbe potuto investire sull’educazione delle persone e sui depuratori, ma è molto più facile vietare e, in questo modo, nel giro di meno di un anno, è stata approvata una direttiva che ottenuto un grande consenso; una nuova legislazione che, agli occhi dell’opinione pubblica, “salva l’ambiente”. Questo è il rischio della legislazione in questi anni e il rischio che si stia correndo anche con la proposta di regolamento sugli imballaggi».

I pro e i contro del nuovo regolamento

«La proposta di regolamento sostanzialmente riprende una direttiva europea che per vent’anni è stata la base dello sviluppo dell’industria cartaria italiana ed europea» spiega il segretario di Aticelca, «perché è quella che di fatto ha stimolato la raccolta e il riciclo, e ha aiutato le imprese della carta». Ora però proprio quella stessa parte di legislazione tanto importante per l’industria cartaria rischia di tramutarsi nel suo peggiore nemico. «Ancora una volta, sulla base dell’emozione e non della scienza, i politici stanno puntando al tema del riutilizzo, senza considerare che il riuso sicuramente avrà delle applicazioni in cui è la scelta preferibile, ma non può essere applicato a tutti gli ambiti né essere considerato la migliore scelta da un punto di vista ambientale in tutte le applicazioni». Qui sta il nocciolo della questione.

Se nella versione definitiva del testo del regolamento venissero fissati obiettivi di riuso indipendentemente dalla tipologia di materiale, questo creerebbe un evidente svantaggio per quei prodotti – come quelli cellulosici – che non sempre possono essere riutilizzati e che, invece, sono assolutamente adatti a essere riciclati. Il rischio, quindi, è che «dopo aver avuto per vent’anni degli obiettivi di riciclo» sottolinea Ramunni, «adesso ci troviamo ad avere obiettivi di riuso che sono oggettivamente impossibili per un materiale come la carta».

E non è tutto perché, come spiega bene Bianchi nella nota di FGC, «imporre quote di riuso a tutti i materiali significa trattare materiali diversi – rinnovabili o fossili – alla stessa maniera, applicando la “neutralità tecnologica” al contrario. Inoltre, introdurre sistemi di riutilizzo, che possono essere innalzati a discrezione dei singoli Stati, significa andare nel senso opposto a quello dell’armonizzazione del mercato interno, utilizzando – paradossalmente – lo strumento del regolamento che è direttamente applicabile».

A voler guardare però il bicchiere mezzo pieno, occorre riconoscere anche ciò che di positivo il PPWR propone. Per esempio, prosegue il segretario di Aticelca, «una delle proposte è di fare in modo che tutti gli imballaggi siano riciclabili. E questo per il settore cartario è una grande opportunità». La carta, ricorda, parte da un grande vantaggio rispetto agli altri materiali, avendo un tasso di riciclo che è già oltre l’80%, «nessun altro materiale riesce a fare altrettanto», inoltre proprio questa spinta verso imballaggi riciclabili può rappresentare un forte ulteriore stimolo ad aumentare la capacità di riciclo e, quindi, la disponibilità di materiale per l’industria cartaria. «Tant’è che, non solo gli obiettivi di riciclo sono stati mantenuti – l’industria della carta ha già raggiunto quello al 2030 – ma anzi come industria europea a livello di Cepi ci siamo impegnati ad arrivare al 90%. Tuttavia questo non è bastato a proteggerci da una proposta di regolamento che, puntando sul riuso, di fatto disconosce tutto quello che l’industria ha fatto in questi anni».

La filiera del packaging deve, a ogni modo, fare di più anche su altri fronti. Uno di questi è il tema dell’over packaging che, ricorda ancora Ramunni, non piace ai consumatori e sul quale è bene che si ponga maggiore attenzione e si trovino soluzioni tecniche prima che – sempre sulla spinta emozionale – si giunga a una qualche imposizione di legge che possa poi mettere in difficoltà l’industria di settore.

Il driver chiamato consumatore

Tenere in considerazione ciò che pensa il mercato è diventato più che mai indispensabile, tanto più se ormai i consumatori sono il driver delle decisioni politiche. Da un’indagine condotta a marzo da Two Sides, progetto di comunicazione internazionale sulla sostenibilità della carta e degli imballaggi in carta, emergono dati interessanti sul rapporto tra consumatori e packaging. È stato intervistato un campione di circa 1.000 cittadini italiani e «il primo elemento rilevante è che ben il 62% non è assolutamente sfavorevole all’idea di applicare delle tasse sugli imballaggi non riciclabili – un punto a favore dell’industria cartaria. Ben il 78%, inoltre, si dice infastidito dall’over packaging, un esempio sono gli imballaggi mezzi vuoti negli acquisti online. E il 67% degli intervistati dichiara di fare azioni per aumentare l’uso di imballaggi in carta mentre condanna la grande distribuzione se non agisce per la riduzione degli imballaggi in plastica». Ne emerge dunque un’immagine del settore cartario tutto sommato positivo, in particolare dell’imballaggio in carta, a differenza invece della percezione da parte dei cittadini delle carte grafiche, che è invece ancora fortemente negativa. La motivazione, spiega Ramunni, sta nel confronto è con il mezzo digitale che, erroneamente, viene percepito dai consumatori come privo di impatto ambientale.

«La carta, inoltre, è considerata il migliore materiale di imballaggio per la maggior parte delle caratteristiche, in particolare quelle ambientali: compostabilità, leggerezza, migliore per l’ambiente, facile da riciclare. Ma è perdente sulla robustezza e sul fronte riuso dove, invece, a vincere è il vetro».

Da questi dati emerge quanto i cittadini oggi abbiano una maggiore sensibilità ambientale e vedano nel fare la raccolta differenziata la principale azione ambientale che possano compiere. Un’azione in cui, quindi, l’industria che produce imballaggi ha una grande possibilità che, in parte le viene già riconosciuta. «Da questo punto di vista la carta ha una chance importante, anche se possiamo fare di meglio» dice Ramunni, «perché sempre dalle indagini di Two Sides emerge che, in realtà, solo il 18% dei cittadini italiani riconosce che la carta è riciclata per più del 60%, ma sugli imballaggi siamo già all’80%. Quindi c’è ancora un gap enorme di conoscenza che dobbiamo colmare e dobbiamo farlo in fretta» proprio per evitare che suscitare nella percezione collettiva un’idea negativa e anti ambientale capace poi di spingere la politica a proposte come quella del regolamento PPWR o della SUP.

«Fortunatamente» aggiunge «nella percezione del consumatore il riutilizzo come opzione ambientalmente preferibile è ancora molto limitato. Dobbiamo lavorare quindi ancora di più per migliorare l’immagine del settore cartario sul riciclo, sulla capacità di riciclo, sulla riciclabilità».

Aticelca e la riciclabilità che si misura

A livello tecnico il settore sta compiendo passi molto interessanti. In particolare Aticelca ha pubblicato un sistema di misurazione della riciclabilità dei prodotti e degli imballaggi in carta. «Vi abbiamo lavorato dal 2011» dichiara Ramunni «è rimasto dormiente per diversi anni, ma dal 2017 la sensibilità è cresciuta molto e adesso abbiamo migliaia di analisi fatte su prodotti di imballaggi in carta in tutta Italia e più di 200 aziende che stanno investendo su questi sistemi per migliorare la riciclabilità degli imballaggi in carta e per comunicarlo ai cittadini attraverso il marchio appositamente sviluppato». L’obiettivo ora è di rendere obbligatoria la misura della riciclabilità a partire dal 1° gennaio 2025, per poter pagare il contributo ambientale Conai nelle fasce più basse. Quindi, spiega il segretario di Aticelca, l’azienda che non dovesse fare l’analisi si ritroverebbe a pagare il contributo più alto – introdotto tra l’altro per gli accoppiati, anche se limitatamente alla presenza di plastica, proprio grazie al sistema Aticelca. «Si tratta di una leva importante per incentivare appunto lo sviluppo di imballaggi più facili da riciclare». Il sistema di misurazione, inoltre, sta riducendo la possibilità di mettere nella raccolta carta, materiali considerati “cartacei” ma che, in realtà, non sono propriamente cellulosici. «Fino all’anno scorso» spiega in merito Ramunni «aveva titolo di entrare nel bidone della carta qualsiasi cosa che avesse una prevalenza di carta. Quindi un prodotto con 40% di carta, 30% di plastica e 30% di alluminio formalmente era considerato carta e accedeva il bidone della carta. Il primo passaggio è stato di avere almeno una quota carta del 60%, ma l’obiettivo è di alzare nel tempo questa asticella».

Europa sulla scia italiana

L’Italia non è stato però l’unico terreno su cui si è intervenuti e si vuole intervenire. L’intenzione, sin da subito, è stata di stimolare la nascita di un processo europeo, il mercato del resto è ormai internazionale e non avrebbe senso avere sistemi di misura la riciclabilità solo sul territorio nazionale. Ecco perché Aticelca ha spronato Cepi a sviluppare un sistema europeo pubblicato poi nell’autunno del 2022. «Adesso quindi abbiamo un metodo di prova che è condiviso a livello europeo, tant’è che nel Regno Unito ha preso il via il primo sistema di valutazione della riciclabilità, simile a quello di Aticelca ma che utilizza già il metodo europeo; anche in Italia faremo altrettanto» prosegue Ramunni spiegando come, con Comieco, si stia lavorando proprio per fare una comparazione tra il metodo Aticelca e il metodo Cepi, in modo da consentire alle aziende di usare uno o l’altro indifferentemente per la valutazione di riciclabilità. Una comparazione agevolata dal fatto che il sistema europeo abbia ripreso quasi in toto proprio quello italiano.

Tra le iniziative in ambito europeo Ramunni ricorda anche il progetto 4evergreen che sta cercando di sviluppare un sistema di valutazione della riciclabilità sulla base del metodo di prova Cepi e che consentirebbe alle imprese di fare con un unico sistema europeo non solo l’analisi, ma anche la valutazione. «In realtà questo è un processo molto più complicato, perché la valutazione di riciclabilità, oltre che dai risultati di analisi, dipende anche dai sistemi di raccolta e di riciclo presenti nei diversi Paesi europei e che non sono del tutto simili tra loro. Resta pur sempre un processo da seguire perché potrà essere utile allo sviluppo positivo per la nostra industria».

Un altro passaggio importante è di riuscire a trasformare il metodo Cepi in un metodo CEN; sempre sulla scia di quanto già in fatto in Italia con la parte di analisi di laboratorio di Aticelca che è diventata uno standard UNI, l’ente di normazione ufficiale italiano. Piccoli importanti passi per dare alle aziende strumenti per porre in atto davvero la circolarità e farlo in un ambito internazionale.

«Su queste tematiche cerchiamo di mantenere la leadership a livello europeo e ci stiamo riuscendo se persino la Commissione europea nella proposta di regolamento ha dichiarato l’idea di sviluppare, in futuro, un metodo di misura di riciclabilità per tutti i materiali utilizzando un sistema di lettere» una curiosa similitudine al metodo utilizzato da Aticelca. «Il nostro obiettivo è di fare in modo che, almeno per la carta, il riferimento sia il nostro, essendo un metodo già adottato». Un ulteriore vantaggio rispetto a tutti gli altri materiali che sono ancora privi di strumenti simili, ricorda Ramunni.

La separabilità

Aticelca è stata la prima in Europa anche per avere sviluppato un sistema per misurare la separabilità dei componenti di imballaggio. La crescente complessità degli imballaggi, formati da più componenti e materiali diversi, rende più difficoltoso il riciclo cartario. Ridurre al minino i materiali non cellulosici che entrano nel processo di riciclo è un vantaggio per il processo stesso. Si è quindi pensato di agire anche sulla fase di raccolta differenziata dei materiali, rendendo i consumatori più attivi e protagonisti determinanti della fase di riciclo, «non solo nel fare la raccolta differenziata» precisa Ramunni «ma anche nel separare componenti quali finestrelle, maniglie di plastica, tappi o quant’altro. Da questo punto di vista noi siamo molto fiduciosi, abbiamo iniziato questo lavoro con un gruppo di imprese e, attraverso un’indagine con Doxa abbiamo rilevato come i cittadini siano pronti e disponibili a fare la propria parte. Ovviamente bisogna aiutarli dandogli indicazioni chiare e rendendo l’operazione di separazione sufficientemente facile e veloce».

In definitiva le prospettive perché la carta diventi primaria nell’imballaggio ci sono: «abbiamo in questo momento una posizione di vantaggio nella percezione dei cittadini e nelle capacità di riciclo che abbiamo sviluppato in questi anni». «Permane però il rischio che nella proposta di regolamento europeo si punti tutto sul riuso senza differenziare le capacità e le caratteristiche dei diversi materiali. Avremo quindi una possibilità di mantenere questo nostro primato solo se continueremo a lavorare su questi temi e a raccontare sempre di più e sempre meglio le prestazioni del nostro settore».

In questo Aticelca sta organizzando un gruppo di lavoro per affrontare le criticità del riciclo dal punto di vista tecnico; «lo scopo è dare ulteriori indicazioni ai produttori di imballaggi per progettare meglio prodotto e packaging in carta, in modo che non siano un ostacolo ma un contributo fattivo al riciclo».

Ricoh, la soluzione inkjet B2 a foglio accelera la trasformazione digitale

La nuova soluzione digitale Ricoh Pro Z75 è la prima piattaforma a getto di inchiostro in formato B2 (fronte/retro automatico) che utilizza inchiostro a base acqua. Ricoh Pro Z75 è stata testata da differenti fornitori di servizi di stampa dimostrando di essere in grado di accelerare il passaggio dall’offset al digitale grazie a una qualità di stampa elevata e a tempi di consegna ridotti.

Nel giugno 2022, ad esempio, Heeter Printing – azienda americana che offre servizi di marketing a settori molto esigenti come quello assicurativo e del retail – ha collaborato con Ricoh fungendo da sito beta ufficiale per questa soluzione.

Kirk Schlecker, presidente di Heeter Printing, commenta: “Ricoh Pro Z75 ci offre la qualità dell’immagine, l’efficienza, il formato di stampa, la flessibilità dei supporti e l’economicità che ci permettono di gestire un numero sempre maggiore di lavori e di offrire la migliore esperienza possibile ai nostri clienti. Anche grazie al supporto e ai servizi offerti da Ricoh, la soluzione risulta la scelta vincente per tutti i fornitori di servizi di stampa che desiderano raggiungere risultati che un tempo si potevano solo immaginare”.

Ricoh Pro Z75 garantisce la flessibilità di una soluzione a foglio con i costi di gestione ridotti e l’elevata produttività della stampa inkjet. Offre velocità di stampa fino a 4.500 fogli all’ora (SPH) con stampa fronte o 2.250 SPH con stampa fronte/retro. Le teste di stampa piezoelettriche in acciaio inossidabile offrono una risoluzione di 1.200 dpi a tutte le velocità con inchiostri a base di pigmenti in quadricromia (CMYK), mentre il sistema di essiccazione proprietario garantisce output di elevata qualità ed immediatamente pronti per la finitura. RICOH Pro Z75 amplia inoltre la flessibilità nella gestione dei supporti, gestendo media non patinati, trattati inkjet e patinati  offset fino a 400 g/m² con un formato massimo di 585 mm x 750 mm.

“La richiesta sempre maggiore di tirature ridotte e la crescente domanda di comunicazioni basate sui dati spingono i fornitori di servizi di stampa a trasformare le strategie di produzione. Ricoh supporta il loro business mettendo a disposizione hardware, software e soluzioni per l’analisi dei dati affinché possano offrire nuovo valore ai loro clienti, e Ricoh Pro Z75 è un chiaro esempio di questo impegno concreto” spiega Eef de Ridder, vice president, Graphic Communications, Ricoh Europe. “Ricoh Pro Z75 offre un nuovo livello di prestazioni che consentono una produzione più semplice, rapida e redditizia di applicazioni come direct mail, cartoline, materiali di marketing e stampa commerciale”.

Oltre alle elevate velocità di stampa e alla funzionalità fronte-retro automatico, Ricoh Pro Z75 integra tool per l’automazione e un pannello di controllo intuitivo che riduce la necessità di intervento dell’operatore e migliora l’efficienza. La struttura simile a quella di un sistema offset e le teste di stampa avanzate e resistenti sono pensate per massimizzare i tempi di attività e la disponibilità della soluzione. Il processo produttivo è efficiente anche grazie alle tecnologie integrate: dall’alimentazione dei fogli ad aria che ottimizza la gestione della carta, all’impilatore configurabile ad alta capacità che garantisce un’impilatura accurata e a filo della carta.

Progettata e sviluppata per le aziende di stampa che gestiscono elevati volumi di lavoro e che necessitano di una soluzione affidabile, la nuova piattaforma inkjet è supportata dai servizi professionali di Ricoh. I clienti hanno accesso alle migliori soluzioni per l’automazione dei flussi di lavoro, tra cui Ricoh TotalFlow BatchBuilder e Ricoh Supervisor, oltre che ai servizi di consulenza e alle soluzioni di marketing come MarcomCentral per massimizzare il ritorno dell’investimento e ampliare il business.

 

Web to print, l’automazione aumenta efficienza e margini

Sfruttando i vantaggi dell’automazione, le aziende web to print aumentando produttività e redditività, consentendo al personale di concentrarsi sulle attività a valore aggiunto.

Enfocus ha appena festeggiato 30 anni di attività in qualità di fornitore globale di software di validazione dei PDF e automazione dei processi. Sin dall’inizio, il credo fondamentale di Enfocus è che la tecnologia deve seguire il processo e non viceversa. Con lo sviluppo di soluzioni che sono basate su questa filosofia, Enfocus permette ai suoi clienti di integrare i propri ecosistemi tecnologici allo scopo di aumentare l’efficienza, l’accuratezza e l’affidabilità per migliorare le prestazioni e la redditività. Dal grande formato al web to print, innumerevoli aziende hanno oggi una storia da raccontare sul loro percorso con le soluzioni Enfocus. In questa occasione, a tal proposito, approfondiremo gli aspetti relativi al web to print, partendo innanzitutto da cosa chiedono oggi le industrie di stampa a una soluzione indirizzata a questo preciso settore.
«Nel regno delle soluzioni web to print, le aziende di stampa stanno attivamente evitando i grattacapi associati alla gestione manuale degli ordini», osserva Davy Verstaen, product manager Switch in Enfocus, soluzione che connette il sistema web to print alla produzione. «Vogliono evitare le lunghe attività legate all’inserimento dei dettagli dell’ordine nei loro sistemi Erp/Mis, all’ispezione manuale e al reindirizzamento dei file per la produzione e alla specificazione meticolosa dei dettagli di spedizione. Riconoscendo la connessione fondamentale tra prezzi ed efficienza dei costi in un mercato ferocemente competitivo, queste aziende sono spinte a mantenere i costi dei prodotti al minimo».
Da qui gli investimenti in automazione, allo scopo di gestire macchine e processi liberando l’intervento umano dall’esecuzione delle operazioni più ripetitive o complesse. L’automazione rappresenta un valore aggiunto anche dove si richiede sicurezza e certezza dell’azione o semplicemente per maggiore comodità. «La forza trainante della strategia consiste nel ridurre la necessità di un ampio coinvolgimento umano. La logica è semplice: più mani sono coinvolte nella gestione o nella manipolazione di un lavoro, maggiore è la potenziale erosione dei margini di profitto. Di conseguenza, un obiettivo centrale per queste aziende di stampa è l’automazione completa delle attività ripetitive. Oltre alla semplificazione operativa, c’è un’ulteriore ambizione: consolidare i vari lavori, quando possibile. Questo obiettivo si basa sull’ottimizzazione dei ricavi potenziali e dei tempi di produzione».
Investire in automazione significa introdurre in azienda strumenti che rendono i processi più efficienti e flessibili, capaci perciò di allinearsi efficacemente alle evoluzioni di scenario del mercato e ai nuovi orientamenti della domanda. Tutto ciò permette di fare la differenza e raggiungere risultati di business positivi. «Integrando perfettamente l’automazione nel loro flusso di lavoro, le aziende di stampa non solo garantiscono l’efficienza operativa, ma si posizionano strategicamente in un mercato in cui l’adattabilità e la prodezza tecnologica sono direttamente correlate alla redditività. In sostanza, il percorso verso una redditività sostenuta nel settore delle soluzioni web to print richiede l’adozione di processi automatizzati, che simboleggiano un impegno verso l’efficienza, l’efficacia dei costi e la competitività del mercato».

Il ventaglio delle soluzioni

Enfocus è attivamente impegnata ad aiutare le aziende di stampa a centrare i propri obiettivi di efficienza produttiva e redditività con un ricco ventaglio di soluzioni, sempre attente ad automatizzare i processi e portare valore aggiunto all’intervento umano. «La linea di prodotti Enfocus risponde efficacemente alle tendenze prevalenti del mercato snellendo e automatizzando le attività ripetitive, riducendo così al minimo la necessità di interventi manuali nell’elaborazione dei lavori», spiega Verstaen.
Per esempio Switch è una piattaforma di automazione economica, facile da usare ed estremamente versatile. È semplice da utilizzare come un programma con interfaccia grafica, allo stesso tempo ha la capacità di automazione di un intero team di sviluppatori. Con Enfocus Switch si potranno toccare con mano effetti immediati, tra cui incremento dei margini, dipendenti più soddisfatti, aumento della qualità e produttività molto più elevata. «Sfruttando la potenza di Switch, una parte significativa delle attività viene automatizzata, a partire dalla ricezione ininterrotta delle informazioni sugli ordini da un sistema web to print (W2P). Questi dati vengono poi trasferiti automaticamente al sistema Erp/Mis, facilitando la condivisione delle informazioni sugli ordini con vari sistemi di terze parti».
A sua volta PitStop Server offre funzionalità avanzate per l’automazione e il controllo della qualità nella produzione di PDF, dal monitoraggio di più punti di invio file, tra cui server FTP, e-mail e hot folder di rete; al trasferimento intelligente dei file per il preflight e la correzione di PDF; fino all’automazione integrale nella distribuzione e archiviazione dei file di produzione. Di fatto PitStop Server automatizza il caricamento, il preflight e la correzione di file PDF, fornendo anche accesso a funzionalità che ampliano l’approccio all’automazione del flusso di lavoro. «Utilizzando PitStop Server, i prodotti ordinati vengono sistematicamente controllati e preparati in modo automatico prima di essere indirizzati all’ambiente di produzione appropriato. Nei casi in cui è necessaria l’approvazione finale del cliente per il file pronto per la produzione, Enfocus Review, una soluzione basata su cloud, gestisce il processo di ottenimento ed elaborazione del feedback del cliente in modo automatizzato».
Non è tutto, dal momento che Enfocus propone anche un software di preproduzione automatizzato e basato sull’intelligenza artificiale come Phoenix e invita i clienti ad automatizzare e migliorare il nesting dei propri lavori con Griffin. «Inoltre, la linea di prodotti Enfocus migliora l’ottimizzazione degli ordini attraverso processi quali nesting, ganging e generazione automatica di imposizioni. Le nostre soluzioni di imposizione, Phoenix e Griffin, contribuiscono alla perfetta automazione di queste attività, garantendo un’elaborazione efficiente e ottimizzata degli ordini».

Avanti con le integrazioni

In virtù di un’offerta di soluzioni web to print tanto ricca, Enfocus non solo guarda al futuro con fiducia, ma è anche pronta ad alzare l’asticella delle funzionalità dei propri prodotti. «Nel 2024 Enfocus intende migliorare l’efficienza operativa automatizzando le attività ripetitive e integrando perfettamente le soluzioni di terzi. Intendiamo raggiungere questo obiettivo ampliando la nostra gamma di integrazioni standard disponibili attraverso l’app store. Questa iniziativa strategica ci permette di fornire senza problemi queste integrazioni a tutta la nostra base di installatori di Switch su base continuativa».
Enfocus sarà particolarmente attiva anche nel cloud, dove promette novità e miglioramenti, sempre nella cornice di una semplificazione dei processi. «Allo stesso tempo, continuiamo a impegnarci per espandere la nostra piattaforma cloud. Con il successo del lancio di Review lo scorso anno, ci siamo impegnati a fornire ai nostri clienti una piattaforma avanzata in cui le nostre soluzioni sono immediatamente accessibili e non richiedono tempi di configurazione. Il nostro obiettivo», conclude Verstaen, «è quello di garantire un uptime continuo, offrendo un’esperienza semplificata e senza problemi ai nostri preziosi utenti».

SunLit ProPace, l’ultima generazione di inchiostri di Sun Chemical

Sun Chemical ha annunciato il lancio di SunLit ProPace, l’ultima generazione di inchiostri a base di oli vegetali per macchine a foglio appositamente progettati per aiutare gli stampatori a incrementare la produttività delle applicazioni di stampa commerciale e di packaging per prodotti non alimentari.

Con stabilità elevata, rapida asciugatura, appannamento ridotto e bassa viscosità, gli inchiostri SunLit ProPace sono concepiti per l’uso su un’ampia gamma di substrati, inclusi tipi di carta e cartone complessi. Sono idonei per la stampa tradizionale e in bianca e volta ad alta velocità, su più turni nell’arco di 24 ore.

La gamma SunLit ProPace si basa sull’innovativa e rivoluzionaria tecnologia di vernici Pace di Sun Chemical, frutto dell’impegno nella ricerca e sviluppo di nuovi materiali che offrono inchiostri di stampa estremamente versatili e affidabili per risultati sempre di alta qualità in ambienti di produzione in continua evoluzione, in particolare su tipi di carta e cartone complessi.

Questi inchiostri garantiscono risultati di qualità sulle più moderne macchine da stampa ad alta velocità. A velocità elevate, la qualità di appannamento ridotto degli inchiostri SunLit ProPace era un obiettivo fondamentale nel processo di sviluppo. SunLit ProPace non usa cera PTFE nociva per l’ambiente e contiene quantità più elevate di materiali biorinnovabili.

Jim Buchanan, product director Sheetfed Systems di Sun Chemical, commenta: “Siamo entusiasti del nuovo prodotto della nostra linea Pace. Il feedback dei nostri partner di test è stato incredibilmente positivo, riteniamo che questi inchiostri siano una soluzione rivoluzionaria, in particolare per gli stampatori che vogliono incrementare la produttività, sia in termini di produzione di volumi elevati o di tirature ancora più basse; la reattività e l’elevata stabilità di questi inchiostri garantisce infatti tempi di preparazione rapidi ed efficienti. Riteniamo che la gamma SunLit ProPace possa fare la differenza per gli stampatori che sono attivi in un ambiente particolarmente complesso. Inoltre, la nuova gamma testimonia l’impegno continuo di Sun Chemical alla sostenibilità e alla riduzione dell’impronta di carbonio dei nostri prodotti e processi nonché dei nostri clienti”.

3M, nuova divisione Commercial Branding & Transportation

Da inizio gennaio 2024 è diventata operativa la nuova Divisione 3M Commercial Branding & Transportation Division, nata in seguito all’annessione, all’interno della Divisione Commercial Solutions, della Divisione Traffic Safety. 

La nuova divisione italiana sarà interamente sotto la guida di Fulvio Rohrer – regional division sales leader – con 30 anni di esperienza in azienda in cui ha ricoperto ruoli chiave in ambito tecnico, sales e marketing e unirà ai prodotti per il design e la grafica anche i prodotti destinati alla sicurezza stradale, con l’obiettivo di ottimizzare fin da subito strategia, pianificazione, vendita e marketing. 

Impegnata da oltre 80 anni nello sviluppo di tecnologie per migliorare la sicurezza stradale e la gestione del traffico, 3M Traffic Safety ingegnerizza prodotti per la segnaletica stradale sin dagli anni ‘40 e negli ultimi sei decenni ha introdotto diverse soluzioni innovative per il miglioramento della visibilità di segnali stradali, veicoli e segnaletica orizzontale. 

Il portafoglio prodotti Commercial Branding &Transportation si completa e si arricchisce, aggiungendo ai rivestimenti adesivi in ambito Architectural e alle pellicole per la grafica e il wrapping dei veicoli, anche le pellicole EGP, HIP e DG3 che con i loro inchiostri per stampa serigrafica o digitale ed i protettivi, oltre alla garanzia MCS (Matched Component System), forniscono soluzioni in linea con le norme e i regolamenti vigenti. 

L’annessione della Divisione Transportation Safety rappresenta un passo importante in ottica semplificazione e ottimizzazione dei processi produttivi e di vendita così da fornire al mercato prodotti e soluzioni sempre più performanti uniti a tutto il valore della consulenza e del supporto che da sempre 3M garantisce ai propri clienti lungo tutto il processo progettuale. 

Ricoh Europe e Flora Digital, partnership a livello Emea

Grazie alla collaborazione tra le due aziende, gli operatori del mercato sign and display e della stampa grande formato potranno beneficiare di maggiore flessibilità e versatilità produttiva.

Ricoh Europe ha siglato una partnership strategica con Flora Digital importante produttore di sistemi digitali inkjet flatbed grande formato. L’obiettivo di Ricoh è ampliare e diversificare il proprio portfolio di soluzioni con sistemi grande formato caratterizzati da una flessibilità che li rende ideali per mercati quali graphic arts, arredamento e industria.

Eef de Ridder, vice president, Graphic Communications Group, Ricoh Europe, commenta così l’accordo: “Abbiamo ascoltato i nostri clienti. A seguito dei riscontri positivi e degli ordini per la serie flatbed UV di Ricoh – nonché della continua domanda da parte del mercato di dispositivi ibridi UV flessibili per applicazioni di cartellonistica e grafica – abbiamo voluto esplorare il modo in cui la tecnologia Ricoh può essere combinata con la capacità produttiva di Flora per creare soluzioni dinamiche e versatili che soddisfino le attuali richieste. Ora la nostra offerta si amplia con sistemi frutto delle competenze e dell’esperienza di ambedue le parti, supportando così ulteriormente i nostri clienti nell’espansione del business nel settore del grande formato”.

Sono già in atto le attività per la prima integrazione al portfolio prevista dall’accordo: una soluzione ibrida compatta che si avvarrà della tecnologia delle teste di stampa Ricoh Gen6, del software RIP ColorGATE e di profili ICC. Il sistema sarà in grado di gestire supporti rigidi e flessibili fino a due metri di larghezza, dai banner in PVC ai pannelli in vinile. Grazie anche all’utilizzo di motori lineari, la soluzione offrirà qualità di stampa e produttività sempre elevate e costanti. Il supporto sarà fornito dalla rete di vendita e assistenza professionale di Ricoh per tutta l’area Enea.

I nuovi sistemi sviluppati congiuntamente da Ricoh e Flora saranno integrati nell’attuale portfolio Ricoh che comprende le soluzioni flatbed UV Ricoh Pro T7210 e Ricoh Pro TF6251 e le stampanti latex per grande formato Ricoh Pro L5160e e Ricoh Pro L5130e.

Koenig & Bauer e Durst, una joint venture ricca di nuove potenzialità

Koenig & Bauer e il Gruppo Durst si sono impegnati a costruire ulteriori capacità di R&S nella joint venture che hanno creato quasi cinque anni fa per capitalizzare le significative opportunità nei segmenti del cartone pieghevole e goffrato. La società madre di Koenig & Bauer Durst GmbH amplierà le proprie attività operative a Radebeul, in Germania.

La joint venture sfrutta le capacità e il know-how delle sue società madri per offrire un ricco portafoglio di macchinari per la stampa digitale che comprende i sistemi CorruJET e Delta SPC 130 per i mercati del cartone goffrato, nonché la macchina da stampa VariJET 106, sviluppata congiuntamente, per i mercati del cartone pieghevole. Tutte le macchine da stampa utilizzano inchiostri e rivestimenti a base d’acqua per alimenti, conformi a tutti i requisiti normativi.

Robert Stabler, che ha diretto la joint venture fin dalla sua nascita, si dimetterà dalla carica di amministratore delegato. Gli succederà Daniel Velema, che entrerà in Koenig & Bauer Durst nel febbraio 2024. Daniel, che ha una vasta esperienza nel settore della stampa e della consulenza manageriale, ha ricoperto diverse posizioni direttive di alto livello.

Velema ha dichiarato: “Non vedo l’ora di entrare a far parte di Koenig & Bauer Durst, fondata da due pionieri della tecnologia nei mercati della stampa e del packaging e con una presenza crescente nel settore. Gli stampatori/convertitori di cartone goffrato e pieghevole continuano a digitalizzare l’ambiente di produzione per aumentare l’efficienza e la flessibilità e per fornire un servizio migliore ai marchi e alla vendita al dettaglio. Nel lungo termine, questo porta a una notevole riduzione dei costi. L’offerta di macchinari, software e servizi di Koenig & Bauer Durst si colloca in un’ottima posizione per supportare e accelerare il percorso dei nostri clienti e non vedo l’ora di lavorare insieme ai nostri clienti, partner e fornitori”.

Christoph Gamper, CEO e co-proprietario del Gruppo Durst, ha dichiarato: “Non vediamo l’ora di accogliere Daniel in Koenig & Bauer Durst per guidare l’azienda verso le prossime fasi di sviluppo. Vediamo un’enorme opportunità di crescita sostanziale nei prossimi anni. Sono state gettate solide basi con il successo del lancio della VariJET 106, la macchina da stampa digitale per cartone pieghevole più produttiva sul mercato, e con l’adozione delle nostre macchine da stampa per cartone goffrato da parte di alcune delle aziende più innovative e lungimiranti del mondo. Robert è stato determinante nello sviluppo e nella guida del team della joint venture che ha sviluppato sistemi di alto livello nella produzione completamente automatica su scala industriale. Desideriamo ringraziare Robert per aver trasformato la joint venture da una semplice idea in un’azienda vivace e autonoma”.

Ralf Sammeck, membro del consiglio di amministrazione di Koenig & Bauer e CEO del segmento stampa a fogli, ha dichiarato: “Lo spirito incarnato da entrambe le aziende nella joint venture continua a crescere. L’unione dei nostri punti di forza sta guidando la digitalizzazione nel settore del packaging. Partendo dalle basi iniziali, stiamo aumentando le nostre capacità nel nostro centro di R&S di Radebeul, sede della divisione stampa a fogli di Koenig & Bauer. Per portare la joint venture al livello successivo, siamo lieti di aver nominato Daniel Velema come nuovo amministratore delegato a partire dal prossimo febbraio”.

Robert ha dichiarato: “Avendo diretto la joint venture per quasi cinque anni, sono orgoglioso di guidare un team di professionisti impegnati e di affermarci come una vera forza nel settore. Il fatto che le nostre due società madri – Koenig & Bauer e Durst, due giganti nel campo del packaging e della stampa – si siano impegnate ad aumentare le capacità di R&S la dice lunga sull’impatto positivo che abbiamo avuto nel far crescere in modo significativo la nostra presenza nei mercati del cartone goffrato e pieghevole. Si tratta di mercati maturi per la trasformazione digitale, come dimostra la nostra base di clienti in crescita”.

Etichette e carte intelligenti, Fedrigoni accelera e acquisisce una quota di SharpEnd

L’operazione rientra in un nuovo programma di corporate venture capital che Fedrigoni ha avviato per identificare start-up con cui accelerare il processo di innovazione e acquisire nuove tecnologie. SharpEnd nasce nel 2015 come la prima agenzia Internet of Things (IoT) al mondo, con la missione di aiutare i brand a far evolvere i propri prodotti, il packaging e il customer engagement attraverso soluzioni connesse, sfruttando una piattaforma proprietaria SaaS (software as a service) lanciata nel 2019, denominata io.tt, che oggi gestisce miliardi di punti di contatto attraverso il packaging e la vendita al dettaglio.
Marco Nespolo, amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni: “Il mondo dei prodotti connessi è sempre più strategico per noi e quest’operazione, fortemente sinergica con le recenti acquisizioni di Tageos e del Centro di Ricerca e Sviluppo di Grenoble, arricchirà il nostro portafoglio di soluzioni nel mondo delle etichette e delle carte intelligenti”.

L’operazione consiste in un investimento iniziale, con un percorso di acquisizione dell’intero capitale nel lungo termine, e rientra nel nuovo programma di corporate venture capital che Fedrigoni ha avviato per identificare start-up innovative con cui accelerare il proprio processo di innovazione e l’acquisizione di nuove tecnologie.
“Quello di Fedrigoni e SharpEnd / io.tt è un incontro perfetto in questo mondo connesso – commenta Cameron Worth, fondatore e CEO di SharpEnd / io.tt -, in grado di consolidare la nostra posizione nel mercato globale per sviluppare nuovi prodotti e soluzioni integrate ad alte prestazioni. Le sinergie potenziali con i due business del Gruppo, quello delle carte speciali e quello delle etichette premium, sono innumerevoli e il network e la presenza globale di Fedrigoni in oltre 130 Paesi saranno per noi un forte acceleratore di crescita. Sono entusiasta ed orgoglioso – aggiunge – di dare il benvenuto a Fedrigoni nella nostra Cap Table come investitore strategico e partner al nostro fianco nel percorso per rendere la nostra piattaforma io.tt sempre più il collante dell’ecosistema del packaging”.

La stampa coldset per quotidiani

A dispetto del prodotto “povero”, i processi e le tecnologie impiegate nella realizzazione del quotidiano sono particolarmente sofisticati e caratterizzati da forte automazione. Per fare fronte all’inesorabile calo della diffusione dei prodotti quotidiani stampati, i centri stampa devono ottimizzare al massimo i cicli produttivi, riducendo i tempi e i costi fissi della produzione. I tempi di avviamento in primis, gli scarti, cercando di migliorare il rapporto tra tempo effettivo di stampa della produzione e tempo di lavorazione totale del prodotto

La stampa dei quotidiani necessita di un flusso di lavoro perfetto, elevata informatizzazione dei processi, tracciamento di tutti gli avvenimenti, alto livello di ingegnerizzazione della produzione. Per questo le scelte tecnologiche fatte al momento giusto sono determinanti per il successo.

Scrivere di prodotti quotidiani stampati può apparire bizzarro o anacronistico. Che i prodotti quotidiani stampati siano in forte calo è una realtà incontrovertibile, lo dicono le cifre, lo dicono i fatti e ciò che si osserva intorno a noi. Basta entrare in un’edicola (a proposito dove sono le edicole? Stanno scomparendo anche loro…)  per accorgerci che i giornali sono diventata merce rara. Se consideriamo che la diffusione complessiva nazionale oggi si attesta, tra prodotti cartacei e digitali intorno ai 2 milioni di copie giornaliere e che 20 anni fa questa era la diffusione dei soli primi due o tre quotidiani nazionali, si capisce l’entità del fenomeno. Niente di nuovo sotto il sole, il funerale della stampa quotidiana è già stato celebrato più e più volte, e la curva discendente nessuno sa dire che andamento avrà nel futuro.

Le pagine di una rivista tecnica non sono il luogo per analizzare il fenomeno sotto il profilo sociologico, non ci vuole certo un dottorato di ricerca per capire quanto la tecnologia abbia impattato su questa categoria di prodotti che fanno della tempestività e della “freschezza” la ragione principale della loro esistenza. I media digitali sotto questo aspetto sono insuperabili, infatti le edizioni digitali dei quotidiani sono nate come i funghi ma non hanno per nulla rimpiazzato le copie cartacee perse. La scommessa che i quotidiani avevano fatto agli albori di Internet è stata disattesa nei numeri. Il motivo è che sono cambiati i lettori, o meglio sono spariti i lettori nel senso comune che noi attribuiamo al termine. Sono migrati verso terre nuove, dove trovano gratuitamente (così credono) divertimento e informazione più digeribile rispetto alle colonne di caratteri in corpo 8. Sono i social, le piattaforme dove giovani e meno giovani passano la maggior parte del tempo quando sono on line. Sono questi i nuovi “quotidiani”.

Ciò che sta accadendo in questo mondo, che rappresenta sempre più una nicchia, è un fenomeno opposto al trend che ha caratterizzato i decenni precedenti. Se negli anni 2000 la tendenza fu quella di polverizzare la produzione dei quotidiani, cercando una capillarità sul territorio nazionale, facendo fiorire centri stampa sia nuovi sia “rinnovati”, sulla spinta di un “must” che in quegli anni tutti seguivano (“il giornale full color”), oggi si assiste al fenomeno opposto, una concentrazione della stampa dei quotidiani in pochi centri stampa super efficienti, in grado di offrire un servizio “chiavi in mano” agli editori, dalla consulenza iniziale per stilare il capitolato di fornitura, sino alla logistica di distribuzione. Volendo fare un’analisi e un po’ di inutile dietrologia, si potrebbe dire che forse quella anomala era la situazione degli anni “d’oro” quando tanti editori hanno cavalcato il sogno, il prestigio e la comodità di avere un centro stampa dedicato alla propria testata, investendo milioni di euro a fronte di una prospettiva di produzione interna non così prepotente. Chi invece è un terzista, cioè uno stampatore conto terzi abituato a competere nel mercato libero, ha un approccio mentale più propenso a sostenere questa pressione rispetto a un editore puro.

Le sfide di oggi

Parlare di giornali quotidiani è però interessante a prescindere dalla situazione contingente, anzi a maggior ragione bisogna parlarne, per capire come questo settore si stia organizzando per affrontare le sfide del momento. Perché può essere una chiave di lettura e di ispirazione anche per altri settori della stampa. Lo voglio fare con una persona che ritengo la più titolata per analizzare sotto il profilo tecnico e imprenditoriale quello che sta accadendo. Dario De Cian, direttore generale di Centro Stampa Quotidiani di Erbusco (BS), una realtà protagonista del mercato della stampa di prodotti periodici con tecnologia offset coldset e digitale. La prima cosa che nota chi visita il Centro stampa che è indicativa del tipo di filosofia che l’azienda adotta che di seguito cercheremo di esplorare, è l’ordine, la pulizia, l’organizzazione degli spazi produttivi e quelli di servizio interni ed esterni. Basta fare un giro sulla gallery fotografica della homepage del sito per capire cosa intendo. L’esatto contrario di ciò che nell’immaginario collettivo, è la rappresentazione di una “tipografia” che stampa i giornali: macchine sporche, inchiostro dappertutto, caos (anche il cinema ha contribuito a costruire questo falso mito). A Dario De Cian ho chiesto di fare un’analisi a tutto tondo del mercato attuale e di come CSQ lo stia affrontando. Ci siamo incontrati al termine della sua riunione di budget è infatti come prima cosa mi ha riferito che per il ventitreesimo anno consecutivo, nella strategia del Centro Stampa, gli investimenti in tecnologie avranno un ruolo importante. Sì perché questo è uno dei fattori chiave che De Cian ritiene alla base del mantenimento di un alto livello di competitività nel mercato. Fondamentale per quelle imprese che si propongono come “terzisti” nel mercato della stampa. Un mercato che costantemente e ineluttabilmente richiede qualche copia in meno da stampare. È quello che accade in tutti i segmenti della stampa a dire il vero, vuoi per motivi tecnologici (migrazione dei contenuti su altre piattaforme di comunicazione) vuoi per motivi di marketing (la personalizzazione spinta all’eccesso, il time-to-market esasperato ecc.). Dovendo necessariamente far “girare” le rotative, diminuendo le tirature, è necessario aumentare le messe in macchina ossia le commesse. E questa possibilità è subordinata al livello di automazione ed efficienza che il sistema è in grado di mettere in campo. In questo senso gli stampatori di quotidiani hanno veramente da insegnare a tutto il settore della stampa. La prima cosa che mi ha colpito quando 20 anni fa ho iniziato a frequentare CSQ e il mondo dei quotidiani in generale, è stato proprio il flusso di lavoro, l’elevata informatizzazione dei processi, il tracciamento di tutti gli avvenimenti, il livello di ingegnerizzazione della produzione. A fronte di un prodotto povero (la Cenerentola dei prodotti stampati) il tenore di investimento in tecnologia per produrlo è sproporzionata: dal file della singola pagina inviato dalla redazione al centro stampa all’uscita della lastra sviluppata, tutto avviene senza intervento umano,  che significa: instradare correttamente il file, fare un preflight, fare il repurposing per adeguarne i dati colore, rasterizzarlo,  eseguire l’imposition, esporlo sulla lastra e eseguirne il processo di sviluppo, posizionarlo a bordo macchina su carrelli. Ma anche durante la stampa e la spedizione, il percorso senza sosta che conduce alla ribalta dove le copie vengono smistate e trovano posto sui mezzi di trasporto, gli interventi manuali sono ridotti all’osso e gli automatismi prevalgono. Questo per le migliaia di lastra (e di pagine) che ogni sera il Centro Stampa Quotidiani, che ancora oggi stampa 12 quotidiani ogni notte, deve gestire senza intoppi. Perché in quei momenti i minuti sono preziosi e andare in ritardo significa perdere le coincidenze di distribuzione e quindi perdere copie diffuse. Ecco perché De Cian ci dice che anche quest’anno CSQ investirà più di mezzo milione di euro per potenziare la prestampa, per far fronte all’incremento delle messe in macchina dovuto al calo delle tirature. È questo il segreto che fa sì che, in un panorama dove i centri stampa per quotidiani si stanno riducendo e polarizzando su pochi attori distribuiti sul territorio nazionale, CSQ ancora oggi è un’azienda che fa utili? Probabilmente è così.

C’è un altro aspetto che ho trovato molto interessante nella chiacchierata fatta con il direttore di CSQ e che ritengo utile evidenziare in quanto credo possa essere di ispirazione anche in altri ambiti. Riguarda di fatto la mission dell’azienda, di come questa si pone verso il cliente. Non come un venditore di copie stampate ma di slot di “tempo aziendale”. Spostare cioè il focus commerciale dell’azienda dalle tirature agli slot di stampa. Slegare quindi il numero delle copie, la tiratura, dalla trattativa commerciale, per introdurre invece un concetto di “servizio di stampa basato sul tempo”. Questo permette a mio avviso di ottenere un duplice vantaggio: monitorare in modo migliore i costi effettivi di produzione, creare con il cliente un rapporto di partnership più stretto, “vendendogli” l’azienda per uno slot di tempo definito all’interno del quale può sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione. Questo fa anche da stimolo per fare le cose bene, sfruttando il tempo al massimo. Per cui il cliente può decidere se desidera un prodotto semplice oppure più elaborato, sfruttando l’inserimento automatico dei fascicoli, l’applicazione di sticker, le personalizzazioni in digitale ecc. Questo approccio molto orientato alla soddisfazione del cliente è fondamentale per il mantenimento del successo competitivo, anche in un mercato dove potrebbe sembrare che “il prezzo” sia tutto, dato il tipo di prodotto finale. E nel caso specifico ha guidato le scelte fin dalle origini a partire dalla scelta del formato delle rotative, inserite nel corso dei due decenni di attività. Come sottolinea De Cian, i formati carta hanno determinato la possibilità di acquisire commesse che altri non potevano offrire e dato quindi un vantaggio tecnologico importante. Le scelte tecnologiche fatte al momento giusto per assecondare i cambiamenti del mercato sono determinanti per il successo. Un altro esempio a sostegno di questa tesi riguarda gli automatismi e i controlli sulle macchine da stampa. Anche se qui si somma un fattore (umano) che sovente rallenta (ahimè) il processo di implementazione. Spesso visti come “nemici” dagli operatori di macchina, necessitano di un paziente lavoro di “digestione”, perché la stampa non dimentichiamo, è da sempre considerata “arti grafiche” e gli stampatori, di conseguenza, si considerano un po’ artisti e in quanto tali, autorizzati a interpretare il lavoro. Cosa giusta quando le competenze ci sono e la tipologia di lavoro lo richiede, poco produttiva quando bisogna assicurare l’efficienza per processo. O meglio, la competenza dell’operatore dovrebbe assecondare l’automatismo per massimizzarne la resa. Anche in questo aspetto ci dice Dario De Cian, CSQ ha segnato la via, studiando le soluzioni tecnologiche quando si sono presentate sul mercato, senza affrettare le scelte ma valutando in modo accurato gli aspetti positivi e negativi di ogni proposta. Il risultato di questo percorso ha portato il Centro Stampa ad essere probabilmente quello più automatizzato in Italia, con tutte e 5 le rotative dotate di controlli automatici di registro colore e registro teste, registro di taglio e, caso unico, controllo colore. Anche l’ultima installata solo nell’estate passata, è stata allestita con tutti i controlli in linea, nonostante gli scenari attuali e futuri avrebbero potuto suggerire di fare economia. Ma l’automazione come sappiamo consente di ottimizzare al massimo anche l’impiego delle risorse manuali e questo   purtroppo è un fattore che non può essere sottovalutato. Dovendo necessariamente minimizzare i costi, diminuendo le tirature e aumentando le messe in macchina, è giocoforza ridurre minimo anche gli scarti e i tempi di avviamento. E solo l’automazione consente di farlo.

A un certo punto della storia anche nei centri stampa per giornali la tecnologia digitale ha cominciato a bussare alla porta. C’erano tutte le premesse perché trovasse una sua ragione di essere, di affiancare la teologia offset per allargare il panorama dei servizi offerti: in primis la diffusione capillare e puntuale delle testate straniere sul territorio nazionale. Questa appariva la naturale applicazione per un sistema in grado di ridurre pressoché a zero i costi di prestampa e di avviamento a fronte delle piccole quantità da produrre, a confronto della tecnologia offset molto più impegnativa. La tecnologia inkjet roll-to-roll con primerizzazione del supporto standard da quotidiano, rappresentava una risposta valida per questa esigenza. Come ci dice De Cian, CSQ come d’abitudine ha cercato di essere l’apri pista di questa nuova tecnologia, installando la prima macchina da stampa digitale in grado di produrre in digitale un prodotto uguale a quello delle proprie rotative offset, sia per formato che per foliazione. Anche questa scelta si è dimostrata alla lunga vincente, nonostante un mercato che repentinamente è cambiato. La rivoluzione dei dispositivi digitali e delle edizioni digitali dei giornali ha fatto crollare la richiesta di giornali stranieri cartacei, ma la possibilità di creare edizioni digitali dei prodotti tradizionali ha aperto a progetti di micro-edizioni diversificate della stessa testata o a progetti editoriali di piccole realtà locali. Sempre nell’ottica di dare al cliente la possibilità di utilizzare il tempo-azienda al meglio offrendo tutti i servizi possibili.

Il mondo dei quotidiani e delle tecnologie per produrli sta vivendo un momento difficile è inutile negarlo, quale sia il destino nessuno può dirlo, sicuramente non si ritornerà indietro. Però Dario De Cian e il Centra Stampa Quotidiani ci insegnano che chi si adatta al meglio alle situazioni, plasmandosi e reagendo in modo dinamico agli stimoli, investendo nella tecnologia quando serve per essere più appetibile e versatile, può continuare ad avere risultati positivi. Si direbbe “resilienza” un termine a volte un po’ inflazionato, che indica la capacità di resistere a rotture o di riprendere la forma dopo una sollecitazione. Forse “plasticità” si adatta meglio.

Acimga: fatturato 2023 stazionario, ma export si conferma in crescita

 Il 2023 di Acimga, l’associazione confindustriale dei costruttori italiani di macchine per il printing e il converting che raggruppa circa settanta di aziende su tutto il territorio nazionale, si chiude nel segno della stabilità. Il fatturato si attende pressoché immutato rispetto all’anno precedente, a 2.940 milioni di euro, -0,2% sul 2022. Rispetto all’anno precedente l’export conferma la sua tendenza positiva con una crescita dell’8%; crescita moderata rispetto alle attese, soprattutto dopo un primo semestre positivo in termini di fatturato, trainato soprattutto dall’export. È invece in calo di 2 punti percentuale l’import. 

«Le prospettive ottimistiche dello scorso anno, dove abbiamo assistito ad un aumento significativo degli ordini, trainati dall’export e ad un aumento a due cifre del fatturato, hanno trovato un 2023 che ci restituisce un settore che rimane stazionario. – dichiara Enrico Barboglio, direttore di Acimga. – Nel corso dell’anno abbiamo assistito a fasi diverse dell’andamento del mercato, caratterizzato da un primo periodo di ottimi fatturati anche grazie al recupero dei backlog derivanti dall’accumulo ordini dovuti allo shortage di materiali e componentistica, e da una seconda parte dell’anno dove invece si è vista una frenata sugli ordini. È il mercato interno a dare più evidenza a questo fenomeno, mentre l’export ancora mette in evidenza le buone performance del made in Italy. Ci auguriamo che i nuovi piani di Impresa 5.0 possano essere utilizzati al meglio proprio per ridare vigore stabile al mercato interno.» 

Il 2023 di Acimga

L’anno che volge al termine ha consolidato importanti traguardi e segnato l’avvio di nuovi progetti, guardando al grande obiettivo di Print4All 2025, nell’ottica della costruzione di un percorso di valore verso il prossimo evento fieristico. 

Nel mese di maggio è ufficialmente partito il conto alla rovescia per Print4All, in programma dal 27 al 30 maggio 2025, con la presentazione del nuovo visual e del progetto di base che Fiera Milano, Acimga e Argi andranno a sviluppare nel corso del prossimo anno. Il nuovo visual incarna il dinamismo del mondo del printing e la sua evoluzione nei secoli, attraverso tre palette cromatiche e diverse icone che identificano tre dimensioni – le macchine, i supporti e l’innovazione – che si fondono a creare un soggetto unico, dal forte impatto cromatico e figurativo, supportato dal nuovo claim: “Not your ordinary Printing Af(fair)”. 

Tre sono anche le parole chiave a identificare Print4All 2025: convergenza, tra le diverse applicazioni di stampa ma anche tra tecnologie e nuove tecniche; esperienza, alla base dell’ampliamento dell’offerta espositiva e dell’approccio ai nuovi temi di mercato; networking, a sottolineare l’importanza, anche nel contesto fieristico, dell’incontro tra settori sinergici e attori lungo tutta la filiera. 

Tre infine, le aree speciali, focus strategico del progetto fieristico 2025: la Corrugated Experience, dedicata al segmento del cartone ondulato, il cui trend in costante crescita non accenna a diminuire; l’area Printmat, un’area espositiva multipurpose che metterà in mostra materiali e supporti in relazione alla loro possibilità e resa di stampa; l’area dedicata al green printing, che, in ottica di sostenibilità e del paradigma delle 4R, è pensata per chi offre soluzioni per la gestione dei rifiuti nell’industria grafica e cartotecnica. 

Per il nuovo anno torna l’appuntamento con Roto4All, per la sua quarta edizione nel nuovo formato di evento puramente convegnistico nel periodo primaverile, accompagnato all’edizione autunnale più concreta presso un produttore di tecnologia rotocalco, al fine di continuare a diffondere sempre di più il valore di questa tecnologia di stampa su cui l’Italia detiene competenze e know-how di estremo valore. 

Tornerà anche la Print4All Conference, evento chiave nella Roadmap verso la prossima edizione di Print4All, dal 27 al 30 maggio 2025, e importante occasione di scambio tra tutti gli attori nella vasta community della stampa. 

Sempre all’interno del progetto di Roadmap verso Print4All 2025, pensato per costruire un percorso di stimolo affinché i buyer internazionali vengano in Italia per conoscere l’avanzato stato di innovazione del comparto e l’offerta tecnologica nazionale, Acimga sarà presente a drupa 2024. A drupa, l’Italia è da molte edizioni il secondo espositore dopo la Germania e la manifestazione è una occasione unica per mettere in evidenza il valore dell’offerta italiana, che viene indubbiamente ben rappresentato direttamente dalle singole aziende all’interno dei loro spazi espositivi, ma trova nella presenza dell’associazione una forte azione di rinforzo. Inoltre, l’edizione 2025 di Print4All trova in drupa il bacino ideale per essere presentata a potenziali espositori, visitatori e rappresentanti della stampa esteri. 

Continueranno le attività di internazionalizzazione, con il supporto di ICE – Agenzia, attraverso programmi promozionali dedicati e l’organizzazione di nuove Collettive italiane all’interno di fiere estere di interesse. 

Il primo appuntamento è a PrintPack Alger nel mese di marzo. 

«Sono soddisfatto dei risultati ottenuti nel corso di quest’anno. Come presidente mi pongo per il nuovo anno degli obiettivi strategici che consolidino i percorsi avviati e sviluppino ulteriormente le importanti attività di Acimga. Prima di tutto è fondamentale continuare a dialogare con tutte le associazioni del settore della stampa, converting e del packaging, e implementare le partnership esistenti, ma anche crearne di nuove, per allargare il bacino della collaborazione tra attori del comparto.- afferma Daniele Barbui, presidente di Acimga – Creare una community che sappia agire negli interessi di tutto il mercato è importante anche in funzione di Print4All 2025, che rimane il progetto di punta dell’associazione e che si presenta con novità importanti anche a sostegno del percorso di transizione ecologica della nostra intera filiera, parlando di materiali sostenibili e di gestione in logica di economia circolare dei prodotti a fine vita».