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Rotolito, installata HP Indigo 100K

HP Indigo 100K Digital Press

Rotolito inizia ad investire nella stampa digitale nel 2010, con l’installazione della prima HP Web Press T300 a colori a getto d’inchiostro in Europa. L’azienda, che gestisce anche le macchine da stampa a bobina a getto d’inchiostro a colori HP T480 e T360, prosegue il suo percorso di digitalizzazione con l’acquisizione delle macchine da stampa digitale HP Indigo 15000 e HP Indigo 10000 nel 2014 per soddisfare la crescente domanda di stampe di alta qualità e personalizzabili su diversi substrati.

Dopo 12 anni, la collaborazione tra HP e Rotolito prosegue con successo e si rinnova con l’adozione presso l’headquarter di Pioltello ad aprile 2022, della nuova HP Indigo 100K, il sistema di stampa commerciale in formato B2, progettato per una maggiore velocità e produttività con lavori di stampa senza interruzioni.

Una soluzione che risponde perfettamente all’esigenza di flessibilità nel realizzare stampe anche in piccole tirature e personalizzate di libri illustrati, cataloghi e altre applicazioni, assicurando una qualità di stampa paragonabile a quella offset, grazie allo speciale inchiostro liquido HP ElectroInk.

La nuova HP Indigo 100K, che ha sostituito la Indigo 10000, ci consente di incrementare la produttività nella stampa di copertine e libri utilizzando la tecnologia digitale a foglio. Grazie all’elevata produttività della nuova Indigo 100K, potremo scalare il breakeven point rispetto all’offset nella stampa di libri illustrati, cataloghi, fumetti e riviste.” afferma Emanuele Bandecchi, Sales & Marketing Director di Rotolito.

Se il formato B2+ era già una prerogativa di HP Indigo 10000, la nuova 100K riduce notevolmente il gap tra offset e digitale. HP Indigo 100K è infatti la macchina da stampa digitale B2 “più produttiva sul mercato”. In grado di stampare fino a 6000 fogli l’ora consente di spostare maggiori volumi dall’offset al digitale per soddisfare le esigenze odierne, producendo una gamma di applicazioni commerciali con una qualità di stampa straordinaria ed elevata produttività. Una macchina da stampa in grado di produrre 60 milioni di fogli B2 al mese senza mostrare segni di rallentamento.

Stampare e produrre applicazioni con flessibilità e qualità, anziché dover stoccare i materiali, ottimizzando quindi la produzione rispetto alle esigenze consente, con la stampa digitale di HP Indigo, di superare i picchi di produzione, ridurre i costi di magazzino eliminando il rischio di prodotti invenduti e la capacità di gestire produzioni ‘last minute’ oltre ad ‘acconti di lavorazione’. Senza dimenticare la possibilità di produrre a basse tirature e creare prodotti personalizzati evitando di fare scorte o realizzare copie in eccesso come nel caso di Rotolito per la realizzazione di libri illustrati, cataloghi e altre applicazioni.

La soluzione implementata da HP integra inoltre PrintOS, il sistema operativo per la produzione di stampe con applicazioni web e mobile collegate alle stampanti HP, in grado di rendere più semplice la verifica dell’andamento della produzione anche attraverso dispositivi mobili.

A tutto questo si aggiunge l’aspetto legato alla sostenibilità. Stampare quando serve significa rispondere a importanti requisiti di sostenibilità e produrre materiali in base a esigenze puntuali, con un risparmio in termini di sprechi/scarti e di CO2. HP Indigo 100K non genera scarti di lavorazione e garantisce un notevole risparmio energetico con una conseguente riduzione dei costi di produzione.

La produzione di qualità nel rispetto dell’ambiente è un percorso che Rotolito ha intrapreso da molto tempo e che si concretizza attraverso l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili, carte eco-friendly provenienti da foreste controllate o riciclate e collaborazioni con Enti Pubblici preposti al controllo delle norme antinquinamento.

Fondata nel 1976, Rotolito inizia la sua attività come stampatore di un famoso fumetto italiano. L’azienda è oggi uno dei principali player delle arti grafiche in Europa, punto di riferimento per grandi e piccole case editrici, aziende di diversi settori merceologici, banche, catene della grande distribuzione organizzata, agenzie di comunicazione e brand della moda e dell’arredamento, con attività in Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Scandinavia, Africa e Stati Uniti.

Nei suoi sette siti produttivi sono installate le più innovative tecnologie di stampa e di confezione per tutto il ciclo produttivo – dalla pre-stampa alla legatoria – di un’ampia gamma di prodotti: libri, fumetti, cataloghi, riviste, volantini, manuali tecnici, listini prezzi, guide, diari.

HP Indigo 100K, le caratteristiche

Velocità di stampa
4500 fogli l’ora 4/0
6000 fogli l’ora in modalità Enhanced Productivity (EPM) 3/0
2250 fogli l’ora 4/4

Risoluzione immagine
812 dpi a 8 bit, indirizzabilità del sistema di scrittura: 812 dpi (virtuali: 2438 × 2438 dpi)

Lineature di retino
175, 180m EPM1, HMF 200, HMF 215 lpi

Dimensioni foglio
Dimensione massima dei fogli: 29,5 × 20,8125″ (750 × 530 mm) (taglio in-house: 29,527 × 20,866″)
Dimensione minima dei fogli: 20,1 × 13″ (510 × 330 mm)

Dimensioni immagine
29,1 × 20,1″ (740 × 510 mm) max

Densità carta
Supporti di stampa non patinati: da 70 g/m2 per il testo a 400 g/2 per la copertina.
Supporti di stampa patinati: da 90 g/2 per il testo a 400 g/2 per la copertina.
Spessore: da 3 a 18 pt (da 75 a 450 µm)

Alimentatore
Mettifoglio a pallet: 850 mm di supporti
Mettifoglio a cassetti: due cassetti, ciascuno con 11,8″ (300 mm) di supporti.

Impilatore
Vassoio principale con altezza pila da 25,2″ (640 mm); supporta il pareggiamento per la fascicolazione

Server di stampa (DFE)
Server di stampa HP SmartStream Production Pro

Dimensioni macchina da stampa
Lunghezza: 374″ (9.500 mm); Larghezza: 189″ (4.800 mm); Altezza: 94” (2.400 mm)

Peso macchina da stampa
12.500 kg

Connettività cloud
Tramite HP PrintOSx Color Beat4

Stampa in quadricromia standard con inchiostri HP Indigo ElectroInk
Ciano, magenta, giallo e nero

OPZIONI
Unità mettifoglio a due cassetti aggiuntiva
Due cassetti aggiuntivi per portare a cinque le fonti di alimentazione
Sostituzione pallet automatica (APR)
Consente l’impilamento continuo

Stampa a 5 colori
Uso della quinta stazione di inchiostro

Inchiostri per effetti speciali
Light Light Black
Tinte piatte off-press HP IndiChrome
HP IndiChrome Ink Mixing Service per la creazione di tinte piatte in CMYK, oltre ad arancione, viola, verde, blu reflex, rosso rodamina, giallo brillante e trasparente

Auto Alert Agent
Sistema integrato che fornisce avvisi sulla qualità di stampa

La correzione del colore

Dietro una qualunque operazione di cambio colore controllato, cioè che non sia un tanto al chilo, in scala uno a occhio ecc… c’è una base strutturata di regole e competenze che vanno applicate tenendo d’occhio primariamente i numeri, e solo in ultima battuta l’aspetto finale. Non seguire un approccio rigoroso porta inevitabilmente a molti errori e a tempi lunghi, senza necessariamente escludersi a vicenda.

Le conoscenze necessarie per affrontare correttamente il verticale lavoro del cromista e del fotoritoccatore sono molteplici e trasversali, alla faccia della verticalità, e solo in parte sono legate alla conoscenza strumentale dell’applicativo (Photoshop in questo caso).

Ecco allora che ai comandi di regolazione si deve aggiungere una buona competenza nelle selezioni e negli scontorni, quindi canali, tracciati e mascherature varie, una altrettanto buona conoscenza dei metodi colore, dei loro valori numerici con relativa lettura, un minimo di metodi colore, un pizzico (anche due) di strumenti di pittura e delle buone basi di visione cromatica (e qui subentra un minimo di fisiologia, percezione e ottica).

Un esempio di correzione colore su un progetto di prototipazione virtuale, il primo a sinistra è il colore reale, gli altri due sono le variantature colore assegnate in base ai riferimenti richiesti

Correzione colore di base

Le ultime 20 righe sono un po’ l’introduzione al meraviglioso mondo della correzione del colore, che ha buone correlazioni con la gestione del colore (con cui viene spesso confusa) e con il color grading (di cui abbiamo parlato nell’articolo sulle LUT di gennaio), un mondo vastissimo che può dare grandi soddisfazioni ed enormi grattacapi.

Se possiamo cambiare i colori con l’occhiometro va bene quasi tutto, se invece dobbiamo far corrispondere un colore ad un riferimento ben preciso iniziano le difficoltà.

È quindi necessario usare i campionatori colore e saper leggere le coordinate cromatiche dei colori, sia di quello da cambiare che quello di riferimento, e per fare questo il modo più immediato fa riferimento al Lab.

Dal pannello Info possiamo indicare a Photoshop quali valori numerici deve restituire quando si utilizzano il contagocce oppure i campionatori colore. Di norma i valori standard sono nel metodo colore del documento in cui si sta lavorando, ma di fatto sono disponibili sempre anche tutti gli altri.

Il primo passo per il controllo numerico dei colori è la corretta impostazione del pannello Info: normalmente i primi due campi in alto sono RGB e CMYK ma possono essere modificati cliccando sul simbolo del contagocce, scegliendo nel nostro caso il Lab

Quattro informazioni di base sul Lab

Il Lab è di gran lunga il metodo colore più potente di Photoshop (e da grandi poteri…), ha caratteristiche uniche dal momento che, rispetto a RGB e CMYK, separa la componente di Luminosità da quella cromatica (a,b) ed è indipendente dal dispositivo di output.

Sul Lab è stato scritto un intero volume (Dan Margulis – Photoshop Lab Color: The Canyon Conundrum, in inglese), ed esistono diversi Videocorsi e articoli approfonditi, anche in italiano, curati da nomi molto importanti del panorama tecnico nostrano.

In questa sede mi limiterò a riportare le caratteristiche base della lettura colori in Lab:

                  ⁃                L (luminosità) ha valori che vanno da 0 (nero) a 100 (bianco)

                  ⁃                a va da – 128 a + 127 , dove i valori negativi sono verdi e quelli positivi rosso/magenta (0 è la neutralità piena)

                  ⁃                b va da -218 a + 127 e qui i valori negativi sono sul blu e quelli positivi sul giallo.

                  ⁃                In pratica valori di a,b negativi sono colori freddi, valori positivi invece sono valori caldi.

A differenza delle terne RGB o delle quaterne CMYK, in cui può essere decisamente complicato lavorare sui singoli canali colore dato che questo condiziona inevitabilmente anche la luminosità, i valori Lab consentono regolazioni molto mirate in tempi molto ridotti.

Rappresentazione schematica della logica di funzionamento del metodo Lab, valori negativi in a e b sono freddi, valori positivi in a e b sono caldi. La loro combinazione restituisce una grande quantità di colori, molti non rappresentabili a video e in stampa, grazie anche al gamut molto esteso tipico del Lab, specialmente se comparato a CMYK ed agli RGB più comuni

Mi serve quel colore

Nell’immagine d’esempio abbiamo una classica semplice condizione di cambio colore per mercato immobiliare.

Il file originale deriva da un catalogo già stampato, è in CMYK Fogra 39 (informazione di scarsa rilevanza al momento) e l’area colorata deve essere virata su due tonalità specifiche per la nuova collezione: tinta sabbia e tinta onice.

I riferimenti ricevuti dal cliente sono da cromario classico: piatti e facilmente codificabili dal file digitale, la stessa situazione potremmo averla con dei codici Pantone.

La prima operazione da compiere è misurare i colori di riferimento, usando la lettura in coordinate Lab precedentemente impostata nel pannello Info (non è necessario passare tutto il documento in metodo Lab): il valore Sabbia è pari a (L65,a2,b8) mentre l’Onice è (L50,a-8,b5).

I valori in Lab dei riferimenti e del punto di partenza, una volta trovati i valori utili si procede alla loro modifica con varie metodologie, una di quelle più semplici è riportata in questo articolo

Il colore originale è pari a (L50, a21, b17), innanzitutto bisogna quindi trovare il modo di portare i valori di a e b in linea con quelli di riferimento, e per fare questo un modo molto rapido e generalmente piuttosto efficace è applicare quel colore su un livello opportunamente mascherato con la forma desiderata, impostato sul metodo di fusione Colore.

Questa operazione porta a e b ai valori giusti, ma il risultato è decisamente troppo scuro, questo perché il rosso mattone di partenza è in partenza più scuro della tinta sabbia, a prescindere dalla tonalità.

In secondo luogo, l’elemento a cui stiamo lavorando non è una superficie colorata in modo piatto e omogeneo (come il riferimento), ma presenta giustamente delle ombreggiature date dal contesto di arredamento in cui si trova.

Se vogliamo un risultato coerente con il nostro sistema percettivo, e per l’esattezza con il principio di costanza dei colori, dobbiamo trovare un’area su quell’elemento dove l’illuminazione media sia assimilabile al riferimento, e misurarne il valore di Luminosità.

Nel nostro caso è piuttosto facile perché lo scatto è ben bilanciato, troviamo quindi un valore indicativo di L=50.

Il secondo e ultimo step consiste nella creazione di un livello di regolazione Curve, eventualmente impostato in metodo di fusione Luminosità di modo da non intaccare valori cromatici e opportunamente mascherato, ed aumentare la luminosità finche il valore di L50 arriva ad L65.

La differenza tra l’applicazione del solo metodo Colore e della successiva correzione della Luminosità ottenuta con le Curve. Un oggetto correttamente bilanciato anche nella Luminosità restituisce una rappresentazione verosimile con qualunque colore applicato

Nel caso della colorazione sabbia questa Curva normalizza la tinta di riferimento, se la colorazione fosse stata Onice non sarebbe stato necessario un intervento in tal senso dal momento che sia origine che riferimento riportavano un valore di L=50

Varie ed eventuali

In base al tipo di materiale e al tipo di intervento correttivo, che potrebbe coinvolgere non soltanto il colore ma anche il modo in cui il materiale riflette la luce, si potrebbe voler intervenire con curve di contrasto più o meno accentuate, con pochi passaggi solitamente si ottiene una resa plausibile anche in presenza di texture complesse.

Va da sé che il principio resta valido ma le variabili che potrebbero subentrare ne potrebbero rendere molto più complessa l’applicazione, a volte anche con più livelli di regolazione e con curve piuttosto articolate.

Miraclon amplia la soluzione di stampa PureFlexo con il supporto agli inchiostri speciali

Miraclon, proprietaria delle soluzioni Kodak Flexcel, ha annunciato il rilascio di PureFlexo Printing con il supporto ai colori speciali. Introdotta nel 2021 per la stampa delle quadricromie, la tecnologia PureFlexo Printing, riduce le sbavature di inchiostro indesiderate e consente una maggiore libertà di stampa per soddisfare le aspettative di alta qualità dei brand owner, ottimizzando  la produttività e l’efficienza delle macchine da stampa. In ultima analisi, infatti, ridurre i fermi macchina non programmati significa migliorare la redditività delle aziende. Presentata come un nuovo set di funzionalità per Kodak Flexcel NX Print Suite per imballaggi flessibili, la tecnologia annunciata oggi consente agli stampatori di estendere i vantaggi di PureFlexo Printing al risparmio sui costi delle applicazioni con impiego di rulli anilox di ampio volume ed è in linea con l’impegno di Miraclon nel garantire ai clienti un flusso di innovazione costante.

“La tecnologia PureFlexo Printing è resa possibile da esclusivi pattern applicati sulla superficie delle lastre e progettati per controllare con precisione il flusso di inchiostro durante la stampa. Il set di tecnologie, rigorosamente testate e brevettate, include ora nuove trame con protezione dei bordi, pensate specificamente per gestire le caratteristiche di scorrimento degli inchiostri speciali”, afferma John Anderson, director of advanced print applications presso Miraclon “Quando vengono utilizzati rulli anilox con volumi più elevati per la riproduzione di tinte piatte con colori speciali, di solito è necessario utilizzare biadesivi più rigidi, maggiore pressione di stampa e altre comuni pratiche di adattamento. Tali pratiche producono spesso effetti di stampa indesiderati come aloni, stampa sporca e rifiuto sui bordi dei tratti (TEV: Trailing Edge Void), mentre i volumi di inchiostro più elevati presentano anche problemi di asciugatura, causando un rallentamento nel processo di stampa flexo. PureFlexo Printing risolve tutti questi tradizionali problemi garantendo tempi di attività e uniformità migliori sulla macchina da stampa”.

“Il supporto dei colori speciali per PureFlexo Printing rappresenta un aggiornamento fondamentale del set di strumenti di qualsiasi stampatore o convertitore per massimizzare la produttività del reparto stampa”, ha aggiunto Grant Blewett, chief commercial officer di Miraclon. “In un contesto in cui le aziende cercano continuamente di migliorare l’efficienza per aumentare i profitti finanziari e allo stesso tempo ridurre al minimo l’impatto ambientale, molti clienti stanno già sperimentando i vantaggi offerti da PureFlexo Printing, subito evidenti se si considera che evitare una sola interruzione di stampa non programmata al giorno può portare a risparmiare fino a 60.000 euro all’anno. La sua adozione per i colori speciali è destinata a sostenere ulteriormente la crescita aziendale”.

Nuovo general manager dell’area EMEA per Esko

Richard Roth è stato nominato general manager dell’area EMEA per Esko, sviluppatore globale di soluzioni software e hardware integrate per la digitalizzazione, l’automazione e la connessione delle operazioni di commercializzazione dei beni di consumo.

L’incarico fa seguito alla nomina di Eddy Fadel come global commercial general manager, posizione in cui si occuperà di vendite, servizi, marketing e gestione dei prodotti a livello globale dopo aver ricoperto brillantemente per tre anni il ruolo di general manager EMEA.

«Sono molto felice di accogliere Richard nella grande famiglia Esko», commenta Fadel. «Beneficeremo sicuramente della sua vasta esperienza nella divisione PID (Product Identification) di Danaher. Anche il suo lavoro con le innovative soluzioni di gestione del colore targate X-Rite Pantone e i suoi trascorsi come dirigente commerciale di imballaggi e stampa per Videojet saranno delle preziose risorse, sia per Esko sia per i nostri clienti».

«Dopo avere integrato i sistemi di ispezione AVT e consolidato le nostre relazioni con i team commerciale e di ricerca e sviluppo di X-Rite, abbiamo esteso il portafoglio Esko oltre i confini della prestampa, trasformandolo rapidamente nel pilastro del packaging per la nostra clientela», spiega Fadel. «Grazie alle sue vaste conoscenze tecnologiche e aziendali nel settore degli imballaggi, sono certo che Richard sia il leader ideale per consentire al nostro team commerciale dell’area EMEA di offrire tutto il supporto necessario ai clienti nell’ambito della trasformazione digitale».

Roth ha lavorato alla piattaforma PID di Danaher per quasi dieci anni. Ha diretto i reparti Ricerca e sviluppo e Gestione prodotti di X-Rite dopo essere entrato come vicepresidente nel 2017. Nella nuova mansione, Roth gestirà gli aspetti commerciali, finanziari e inerenti all’assistenza per Esko in Europa, Medio Oriente e Africa, operando dalla sede aziendale di Gand in Belgio.

«È un momento davvero entusiasmante per l’azienda», dichiara Roth. «Sono lieto di assumere l’incarico di General Manager dopo l’ottimo lavoro svolto da Eddy, che ha perfezionato la collaborazione tra i team per fornire migliori servizi ai nostri clienti. Alla luce dell’incertezza e della volatilità del mercato che ormai tutti conosciamo, la nostra azienda ha il chiaro obiettivo di offrire ai clienti le innovazioni che possono assisterli nel percorso di trasformazione digitale. Sono orgoglioso di avere assunto la guida del team e non vedo l’ora di lavorare con i miei colleghi per raggiungere un traguardo comune: aiutare i nostri clienti di tutto il mondo a vincere le numerose sfide che devono affrontare oggi e che dovranno affrontare domani».

Koenig&Bauer Durst, arriva la stampante per produzioni industriali Delta SPC 130 FlexLine Eco+

In occasione dell’ultimo open house, Koenig&Bauer Durst ha annunciato l’ampliamento del portfolio presentando in anteprima Delta SPC 130 FlexLine Eco+, sistema digitale per la stampa su cartone teso e ondulato con prestazioni industriali per tirature che vanno da 1 a milioni di metri quadrati. Un modello entry-level dal design compatto che offre ai converter una nuova strada per la conversione al packaging digitale e per il potenziamento della capacità produttiva.

Delta SPC 130 FlexLine Eco+, che utilizza inchiostri sostenibili a base acqua compatibili con gli alimenti, assicura un inedito rapporto qualità/prestazioni/prezzo per la lavorazione di materiali nei formati fino a 1,3 metri x 2,8 metri. Questo nuovo modello, che include anche un sistema di asciugatura compatto, potrà essere upgradato con le funzioni di Delta SPC FlexLine Automatic in base alle crescenti esigenze produttive dei clienti. La nuova soluzione firmata Koenig & Bauer Durst è la risposta ideale per converter con volumi compresi tra 4 e 8 milioni di metri quadrati all’anno.

Durante l’SPC Open House organizzato presso il Durst Innovation Center East di Lienz, Koenig & Bauer Durst ha annunciato anche l’introduzione di Dynamic Nozzle Management (DNM), uno strumento che riduce significativamente la manutenzione delle testine di stampa per tutti i modelli della gamma Delta SPC 130, offrendo un ulteriore impulso alla produttività dei clienti.

Il DNM entrerà a far parte del pacchetto standard della gamma Delta SPC 130, compreso il nuovo modello Eco+, e ridurrà ulteriormente i cicli di manutenzione delle testine di stampa Koenig&Bauer Durst, già molto apprezzate dal mercato per le prestazioni in termini di durata. Il Dynamic Nozzle Management identifica l’eventuale intasamento degli ugelli e può essere programmato per gestire la quantità di inchiostro erogata dalla testina e da ogni singolo ugello, garantendo la massima continuità della qualità di stampa.

Matthias Krautgasser, product manager di Delta SPC 130 di Koenig&Bauer Durst, ha dichiarato: “DNM, che aumenterà ulteriormente i tempi di attività e la produttività dei nostri sistemi Delta SPC 130, è un altro strumento del pacchetto di tecnologie avanzate che offriamo ai nostri clienti”. DNM sarà implementato su tutti i nuovi modelli, compreso Delta SPC 130 FlexLine Eco+, e potrà essere integrato sulle macchine già installate.

“Durante l’incontro a Lienz con clienti e prospect è emerso chiaramente che i converter hanno sempre più bisogno di tecnologie capaci di soddisfare esigenze produttive legate alla mass customization, mantenendo standard qualitativi elevati”, ha aggiunto Robert Stabler, amministratore delegato di Koenig & Bauer Durst. “Lo scenario economico generale incide sulle strategie e le esigenze manifestate dai nostri clienti, che necessitano di nuovi metodi produttivi per soddisfare con efficienza le nuove richieste degli utenti finali in termini di affidabilità e competitività dei prezzi. Siamo certi che la nostra ampia gamma, arricchita con il nuovo modello Eco+, possa rispondere con efficacia all’evoluzione della domanda in atto”.

Enrico Barboglio è il nuovo direttore generale di Acimga

Il nuovo direttore generale di Acimga, l’associazione confindustriale dei costruttori italiani delle macchine per l’industria grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e affini, è Enrico Barboglio.
Laureato in ingegneria elettronica, dal 1991 segretario generale di ASSOIT,
Associazione Produttori Soluzioni di Stampa, Digitalizzazione e Gestione Documentale, presidente di 4IT Group, società di servizi e ricerche di mercato per imprese e associazioni che operano nel mercato ICT, Graphic Arts e Direct Marketing e, dal 2016, CEO di Stratego Group, Barboglio raccoglie il testimone della direzione di Acimga da Andrea Briganti, che dopo un ciclo di otto anni a servizio dell’associazione intraprende una nuova opportunità professionale.
«Si chiude un’esperienza ricca di soddisfazioni, per la quale sono grato ai Soci e al Consiglio Generale di Acimga – afferma Andrea Briganti – In questi anni abbiamo triplicato la base associativa e completato progetti rilevanti, partecipando alla costituzione della Federazione Carta e Grafica e avviando un percorso di strutturazione delle attività di comunicazione e, soprattutto, alla creazione della fiera di settore, Print4All: alla sua seconda edizione, svoltasi lo scorso 3-6 maggio a Fiera Milano, la manifestazione ha confermato il successo della prima, attestandosi quale appuntamento di riferimento per la community
internazionale legata al settore».
Per Barboglio, la sfida è portare le imprese del settore, uno dei più performanti della meccanica strumentale italiana, oltre le difficoltà di un 2022 segnato da ritardi nella catena degli approvvigionamenti (in particolare di semiconduttori e quadri elettrici) e rincaro delle materie prime e riprendere il filo della ripartenza registrata nel 2021.
L’industria italiana delle macchine grafiche, cartotecniche e di trasformazione ha chiuso lo scorso anno con un fatturato di 2,7 miliardi di euro, in aumento del 15% rispetto al 2020. Le esportazioni hanno trainato la crescita, +16%, a fronte di una minore espansione, +13%, delle consegne domestiche, che superano di poco il miliardo di euro. In aumento anche le importazioni pari a 476 milioni (+9%), per un saldo commerciale in netto miglioramento, passato da +950 milioni del 2020 a +1.1 miliardi a fine 2021. Numeri che confermano l’industria italiana terzo produttore al mondo nel settore, con una quota di mercato a livello globale di circa il 10% e una leadership consolidata in tutta l’area UE, dove con 592 milioni di euro (+18% rispetto al 2020) detiene una quota del 37%. Tra i mercati più in espansione, si segnalano i paesi extra UE, dove le vendite, pari a 264 milioni nel 2021, sono in aumento del 26% sul 2020, nonostante il calo registrato in Russia (-17%) e Svizzera (-30%); ottima performance anche in Centro e Sud America, dove le esportazioni hanno segnato un balzo di +64%, per un valore di 96 milioni di euro, dopo il crollo a 58 milioni nel 2020.
A livello produttivo, i segmenti che hanno maggiormente inciso sulla crescita dell’export sono i macchinari per converting (+18% sul 2020), che pesano per quasi il 57% del totale; aumento ancora più marcato per le macchine per legatoria (+34%), mentre sono aumentate di meno le macchine cartotecniche (+16%) e le macchine da stampa (+13%).

Un nuovo paradigma nella stampa delle etichette

Dalla digitalizzazione incalzante alla sostenibilità ineludibile, dal controllo di processo all’analisi dei dati: una discussione a 360° con alcuni dei maggiori protagonisti del settore fotografa le più recenti tendenze tecnologiche del settore della stampa di etichette.

Quando si parla di tecnologie, il mercato delle etichette può fare affidamento a qualche solida certezza, davvero una buona notizia in un periodo quanto mai incerto a livello economico come l’attuale. Una in particolare sembra spiccare e riguarda la diffusione della tecnologia inkjet, nel suo ruolo riconosciuto di motore dei prossimi sviluppi del settore, con la sua capacità di soddisfare la domanda di tarature limitate e prototipazioni, accordandosi sapientemente alle specifiche richieste di volta in volta provenienti dai singoli clienti.

D’altra parte, come gli stessi operatori possono facilmente immaginare in virtù della propria esperienza quotidiana, le sfide tecnologiche non mancheranno, su tutte la necessità di allinearsi a nuove normative che richiederanno un aggiornamento delle competenze e degli strumenti di lavoro nella gestione dei file e nell’elaborazione dei processi software di stampa. La stessa digitalizzazione, oltretutto, non potrà essere confinata alla macchina in sé, allo scopo di coglierla pienamente come nuova opportunità, ma può rappresentare una effettiva chiave di volta soprattutto se arriva ad informare di sé l’intera azienda di stampa, nell’ottica del paradigma di Industria 4.0 e della conseguente gestione intelligente dei dati e degli strumenti di analisi.

La svolta digitale

Sono questi i temi tecnologici principali portati all’attenzione da una tavola rotonda di esperti del settore, organizzata da Italia Grafica all’inizio di marzo. «La tecnologia inkjet è quella che riesce ad essere più trasversale in tutti i settori delle arti grafiche e dove sono più attive, in termini di sviluppo, le società produttrici», ha spiegato Ettore Maretti, amministratore di Rem, che distribuisce la nipponica Screen in Italia con macchine da stampa inkjet industriali roll to roll. «Per quanto riguarda gli etichettifici, vi è stato sicuramente un avvicinamento anche da parte loro, tanto da essere sempre più diventata un must have. La tecnologia del futuro sarà sempre più ibrida, a discapito delle macchine flexo pure».

Per quanto riguarda il mercato, gli etichettifici si stanno sì misurando con diverse sfide come la reperibilità dei materiali autoadesivi, tuttavia, dal punto di vista delle opportunità di lavoro, lo scenario si conferma positivo. «La tecnologia inkjet consente di affrontare la frammentazione del lavoro, aspetto chiaramente complesso da gestire, così come di attingere a delle competenze più facili da reperire sul mercato», ha argomentato Maretti. «La ripetibilità e la stabilità, infatti, sono due caratteristiche intrinseche della tecnologia inkjet».

Inoltre, grazie alla tecnologia digitale, per usufruire di una continua efficienza del macchinario, il mercato ora è abituato ad avvalersi di contratti di assistenza e di manutenzione ordinaria. «Questa è eseguita indipendentemente dalla presenza reale di un dato problema, al fine di prevenirlo e non permetterne la trasformazione in manutenzione straordinaria», ha raccontato Maretti. «Chiaramente, avendo la possibilità di condurre un’assistenza programmata sulle macchine, sapendo quali sono i punti che più possono usurarsi o portare ad un malfunzionamento, si avrà una riduzione degli eventi straordinari e l’assicurazione di una maggiore costanza della produzione».

Appare infatti lontano il tempo in cui le aziende di stampa storcevano il naso rispetto all’idea di avere un costo fisso legato ai contratti di assistenza. «Nel tempo hanno capito il vantaggio, adottandolo anche sulle linee analogiche, richiedendo anche qui manutenzione preventiva e la presenza di tecnici on-site nel corso dell’anno, per evitare gli onerosi fermi macchina», ha assicurato Maretti.

Dal punto di vista della raccolta dati, si sta digitalizzando grazie anche al paradigma di Industry 4.0, che sta favorendo i grossi investimenti delle aziende italiane. «Inizialmente, si guardava più al beneficio economico, però con il tempo le aziende hanno cominciato ad implementare effettivamente con il proprio gestionale le funzionalità di raccolta dati, ottenendo una migliore contezza dei propri processi e arrivando ad aumentare i guadagni», ha aggiunto Maretti. «Questo approccio alla tecnologica e al business sta cominciando a diffondersi anche nelle realtà aziendali di medie e piccole dimensioni. Sicuramente, la sua adozione dipende più dalla predisposizione all’innovazione delle persone, che dalle dimensioni di un’azienda. Infatti alcune, seppure molto piccole, sono fortemente tecnologiche, con competenze e idee all’avanguardia. Nell’insieme delle realtà che operano sul mercato, certamente, la tendenza ad investire nella digitalizzazione, nella raccolta dati e nell’analisi è evidente».

Di certo oggi un etichettificio, piccolo o grande che sia, deve avere in casa tutte le tecnologie, sia analogiche che digitali: macchine a toner, inkjet, offset e flexo. «Le realtà oggi si stanno strutturando in questa maniera perché solo così, in effetti, si può essere efficienti in riferimento a quanto chiede il mercato, valutando di volta in volta la tecnologia più adatta per ogni singolo lavoro», ha suggerito Maretti. «In riferimento alla velocità della stampa digitale, oggi le macchine inkjet da bobina per le etichette vanno tranquillamente a 60 metri al minuto, con un uptime di oltre il 90 per cento. Il break even è dato proprio dalla convenienza, per esempio dalla quantità di inchiostro richiesta dal file, per questo è molto importante sapere prima, in base alla tipologie di etichetta e alla quantità da stampare, su quale tecnologia di stampa indirizzarsi. Oggi tanta stampa digitale è inkjet standalone, che consente una efficienza senza pari fino alle medie tirature, mentre in futuro, se si realizzerà la progressiva diminuzione del costo degli inchiostri, si potrebbero vedere incrementate anche le soluzioni ibride per le alte tirature».

La chiave è la specializzazione

Certamente, come è vero che l’orientamento principale riguarda la stampa inkjet, di fatto in continua crescita in qualità di tecnologia estremamente intuitiva ed immediata dal punto di vista dell’utilizzo, allo stesso modo essa deve essere ben guidata per raggiungere i risultati attesi. «In questa direzione, il tema delle competenze è ancora più cruciale, perché il mondo dell’inkjet ha la necessità di arrivare in macchina con il lavoro già pronto in tutti i suoi aspetti tecnici, da quelli legati al consumo di inchiostro a quelli relativi i tempi di asciugatura», è intervenuto Alessandro Mambretti, presidente di Taga Italia. «È una puntualizzazione che considero importante, perché negli ultimi due anni il mercato ha registrato un aumento molto forte delle soluzioni inkjet e digitali in genere, tanto che gli stessi converter hanno sviluppato macchine specifiche per ottimizzare una parte della filiera».

Negli ultimi due anni l’etichetta ha assunto e rafforzato il suo ruolo importante, ha confermato Mambretti. «Mi riferisco a quello di arricchimento, comunicazione e completamento di packaging di vario tipo, che è cresciuto assieme all’imballaggio flessibile ed alla necessità di personalizzazione, che parli al mercato di riferimento e in base a dove il prodotto è localizzato».

Di conseguenza, procedendo con una lettura tecnica, in questo momento stanno emergendo macchine da stampa digitali specializzate per determinate settori e per specifiche applicazioni, indirizzate a quei clienti che richiedono prodotti molto veloci da realizzare a vantaggio del time-to-market. «Questo fa sì che molte macchine siano specializzate nella formulazione degli inchiostri, in merito alla disponibilità dei materiali su cui si andrà a stampare, con profili colore dedicati e con aspetti legati al finissaggio del prodotto», ha spiegato Mambretti.

In questo senso, ha proseguito Mambretti, le macchine a toner non hanno potuto offrire grandi risposte. «Parliamo di una tecnologia matura, con caratteristiche che non le consentono di spaziare oltre le tipologie di applicazioni note, dove di contro garantisce ottimi risultati. Inoltre, il toner evidenzia un limite fisico che non gli consente di superare determinate velocità, mentre l’inkjet consente di spaziare sia come applicazioni sia come velocità».

Riguardo alle manutenzioni e alla distribuzione dei materiali, anche secondo Mambretti le macchine inkjet in generale presentano l’enorme vantaggio, se ben studiate, di garantire un’elevata stabilità e un uptime veramente alto. «Di contro, questo fa sì che si debba lavorare per mantenerle sempre produttive, ottimizzando il processo di stampa e i file, proprio perché, più la macchina conduce le sue operazioni in modo sistematico, meglio risponde. Su questo approccio alla tecnologia digitale, purtroppo, le aziende sono ancora un po’ lontane, in virtù della logica attualmente ancora predominate, per cui si tende ad utilizzarle in modo versatile su più tipologie di applicazioni, cercando di volta in volta i migliori compromessi, a discapito della realizzazione di produzioni più consapevoli».

Oltretutto, le etichette sono molto preziose dal punto di vista della preparazione. «Ad oggi si è digitalizzata la produzione, ma ancora poco si è fatto sulla parte di workflow e di interscambio dati, per allinearsi debitamente alle specifiche richieste del cliente e alla disponibilità dei relativi materiali in magazzino», ha ricordato Mambretti. «La produzione di etichette, infatti, è molto legata all’immissione sul mercato di una specifica merce. Le richieste, perciò, sono parcellizzate e, di conseguenza, risulta fondamentale, in termini produttivi, avere sotto controllo l’intera filiera, dall’approvvigionamento dei materiali alle tempistiche di lavoro, allo scopo di non interrompere la velocità e ridurre i tempi tipici del processo digitale».

La macchina da stampa, perciò, va considerata nella sua interezza, contemplando anche gli aspetti software, per un suo impiego che possa effettivamente fare la differenza. «Realizzare una etichetta in digitale significa disporre di strumenti per realizzare un processo realmente efficiente. Se ciò non avviene, si continuerà ad avere una crescita azzoppata. D’altra parte l’etichetta è quanto di più immediato, visibile e leggibile ha di fronte a sé ogni singolo consumatore. Ecco perché è richiesta grande attenzione al controllo di ogni aspetto del processo», ha rimarcato Mambretti.

Migliorare la cultura tecnologica

Per certi aspetti, la cultura delle aziende di stampa, rispetto alle opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica, deve ancora crescere, soprattutto in riferimento al quarto paradigma industriale e al tema dell’interconnessione. «I finanziamenti e le agevolazioni fiscali hanno sicuramente catalizzato l’attenzione verso nuove macchine e installazioni», ha segnalato Ester Crisanti, direttore tecnico di Italia Grafica. Tuttavia, le esperienze sul campo, tendenzialmente in misura maggiore da Roma in giù, mostrano che molte aziende, in realtà, stanno investendo non con la consapevolezza reale delle potenzialità della macchina acquistata. Spesso si cerca, fondamentalmente, di ottimizzare il ritorno fiscale e, solo in un secondo momento, si tenta di capire come la nuova linea di produzione possa effettivamente entrare all’interno del proprio workflow, allo scopo di migliorare i processi.

D’altra parte, secondo un’indagine dell’Osservatorio del Poligrafico, risulta che sono al massimo sei le tipologie di dati che le piccole e medie imprese utilizzano per analizzare il proprio lavoro. Solitamente sono dati anagrafici, preventivo, consuntivo e poco più. In generale, perciò, in Italia si evidenzia ancora una scarsa cultura dell’analisi dei dati e, soprattutto, una bassa predisposizione a modificare la propria visione sulla loro base.

Tuttavia, tra coloro che investono nelle nuove tecnologie, considerandole strategiche al di là del vantaggio prettamente fiscale, molte stanno guardando le etichette come primo passo verso un mondo sicuramente molto grande di opportunità. «Queste realtà optano per macchine che possono fare piccole e medie produzioni o prototipazioni», ha aggiunto Crisanti. «Questo perché, tra i vari motivi, dal 1° gennaio 2023 sarà attivo un nuovo regolamento su come dovranno essere le etichette in Italia, di conseguenza tantissimi committenti, proprio in questo periodo dell’anno, stanno già cominciando a ripensarle per soddisfare quei requisiti che tra non molto diventeranno obbligatori, mostrando così la necessità di avere tirature più basse, campionature e prototipazioni. A tal proposito, sul sito di Conai è presente tutta una parte di linee guida sulle etichettature e sugli aspetti ambientali, sicuramente utile per entrare nel merito, in modo più specifico, nelle scelte tecnologiche degli imprenditori».

Per quanto riguarda le macchine da stampa, l’inkjet rappresenta sicuramente una opportunità molto concreta, tuttavia pare altrettanto certo che serva un approccio più consapevole alla tecnologia. Diversi operatori cercano, infatti, una soluzione che consenta di lavorare in modo trasversale sulle etichette e sulla stampa tradizionale, anche scendendo a qualche compromesso in termini di prestazioni nella realizzazione delle applicazioni. Per certi aspetti è un atteggiamento comprensibile, poiché naturalmente la macchina in grado di realizzare ogni tipologia di lavoro non esiste. Tuttavia si tratta di un approccio strategico discutibile, che sarà reso definitivamente inopportuno dal 1° gennaio 2023, in virtù del nuovo regolamento sulle etichette.

Anche in riferimento all’utilizzo dei software, per certi versi va ancora sollecitata maggiore attenzione alle opportunità tecnologiche realmente offerte. Certamente i software sono già presenti nella grande maggioranza delle aziende, tuttavia non di rado vanno ancora utilizzati con maggiore contezza, al fine di gestire e organizzare i flussi di lavoro per le etichette. È anche vero, però, che oggi gli investimenti sui software sono diventati più accessibili, evidenziando anche la possibilità di ottenere recuperi fiscali con pacchetti che guardano all’automazione e al paradigma 4.0.

A proposito di criticità rispetto all’impiego delle tecnologie e alle sue evoluzioni, Giovanni Daprà, consulente specializzato nell’organizzazione aziendale in ambito grafico con particolari competenze nella gestione del colore, ha sottolineato come, al di là delle dimensioni aziendali, grandi e piccoli stampatori attualmente si stanno tutti misurando con problemi relativi alla gestione dei file PDF che dovrebbero essere pronti per la stampa. «Per esempio, i colori Pantone non saranno più inseriti nei software di Adobe dall’anno prossimo, lo stesso vale per le Font Type 1 che non saranno considerate in InDesign, Illustrator, ecc. Sono cambiamenti problematici su cui non si avverte, a mio avviso, un’adeguata consapevolezza sul mercato, anticipando i problemi tecnici che questi cambiamenti generano a chi non ne ha consapevolezza».

In modo particolare, grazie alla sua esperienza sul campo e allo stretto contatto con il mondo delle aziende, Daprà avverte soprattutto la mancanza di competenze tecniche adeguate nella gestione dei file sia nella preparazione come nella valutazione tecnica dei contenuti in prestampa. «Il rallentamento in produzione è determinato dal dovere intervenire a monte, situazione che può essere risolta grazie a software specifici e RIP performanti e costantemente aggiornati che richiedono alte competenze oppure in virtù di operatori in grado di usare i programmi con rara disinvoltura e abilità».

Altri temi su cui Daprà ha richiamato con forza l’attenzione riguardano la corrispondenza dei formati di salvataggio, alla luce della disponibilità di soluzioni software di nuova generazione, così come le norme recentemente entrare in vigore, che coinvolgono le aziende di stampa stesse nelle contestazioni. «L’attenzione riservata a questi temi, purtroppo non ancora sufficiente, è decisiva per la sostenibilità e la crescita futura del mercato e dei margini di guadagno che le aziende grafiche lamentano, non sempre trovando opportune soluzioni».

La sostenibilità come driver tecnologico

Oltre alla digitalizzazione, un tema di grande attualità per l’economia nel suo complesso è la sostenibilità ambientale, un orientamento sempre più percepibile e in grado di ridefinire gli sviluppi e le nuove proposte tecnologiche, comprese quelle dedicate al settore della stampa.

Da questo punto di vista, Maretti ha approfondito la dimensione green delle macchine digitali inkjet, confrontandola con la tecnologia flexo. «Per quanto riguarda la sostenibilità, nel confronto tra una macchina digitale inkjet e una macchina flexo, la prima ha un footprint minore per quanto concerne lo spreco di suolo. Passando al consumo energetico, la stampa flexo presenta un diverso numero di cappe di asciugatura, Led e motori. Questi elementi rendono il consumo di energia elettrica su una macchina inkjet di un quinto, rispetto alla flexo. A ciò si aggiungano le caratteristiche avanzate dalle macchine inkjet in termini di avviamento, aspetto che si declina in un ulteriore vantaggio rispetto agli scarti maggiori generati dalle macchine convenzionali. Oltre a ciò, la stampa inkjet azzera anche gli sprechi di inchiostro, elemento fondamentale nell’ottica della sostenibilità».

Proprio al tema degli inchiostri si è agganciato Alessandro Mambretti. «Dal punto di vista della sostenibilità, la formulazione degli inchiostri vede una componente acquosa senza pari nella stampa digitale. Un altro aspetto, proprio del digitale e del mondo dell’etichetta, può aprire una visione differente del settore: infatti, uno dei grandi vantaggi di lavorare a stretto contatto con il mercato, come avviene proprio in questo settore, è quello di ridurre lo spreco generale. Riuscire ad essere efficienti nella produzione, significa produrre lotti ridotti ogni volta che è necessario e possibile».

A sua volta Giovanni Daprà ha segnalato il tema degli scarti legati a tutti i materiali, compreso il foil. Una osservazione opportuna, che ha consentito a Maretti di ricordare che, in riferimento al foil, vi sono tecnologie per ottimizzarne il consumo nel contesto analogico, mentre è appena nata la tecnologia EcoLeaf del gruppo Actega, che permette di utilizzare il metallo solo laddove serve.

A proposito di scarti, a chiudere la tavola rotonda è stata una considerazione finale sulla parte di recupero del liner. «Una volta applicata, una parte dell’etichetta infatti diventa scarto», hanno convenuto i relatori. In più, quando si parla di nobilitazione dell’etichetta, hanno aggiunto, le scelte tecniche e di workflow impattano anch’esse la parte ambientale. La sfida green, insomma, richiede ancora una quantità non indifferente di impegno e cultura aziendale per essere percorsa con piena consapevolezza, così come ulteriori confronti e approfondimenti. Chiusa una tavola rotonda, già se ne annuncia una seconda.

La versatilità dei sistemi Liyu protagonista a Print4All 2022

Partecipazione, interesse e volontà di guardare avanti nonostante il contesto generare: questo il bilancio tracciato dal management di Liyu Italia commentando la presenza a Print4All. “Durante la manifestazione abbiamo incontrato numerosi clienti e prospect del mondo della cartotecnica, ma anche operatori della visual communication interessati a potenziare i propri reparti produttivi con sistemi di taglio e finitura per espandere il business in un settore in crescita come quello del packaging”.

Tre i sistemi esposti allo stand Liyu, che durante tutta la kermesse hanno dato prova delle proprie potenzialità in dimostrazioni live. Da un lato, la flatbed Platinum KC-R Led 2512, dotata di piano aspirato in grado di supportare materiali fino a 300 kg e 250 mm di spessore e di sistema di pinza-squadra automatico per il perfetto allineamento dei supporti; dall’altro, il nuovo plotter ibrido Liyu Platinum EQ2 con tecnologia UV Led, dotato di un esclusivo meccanismo che facilita il passaggio da roll to roll a flatbed, ampliandone le potenzialità applicative. Al loro fianco, il plotter da taglio piano Platinum Q-Cut con possibilità di cambio automatico degli utensili, che ha catalizzato l’attenzione dei visitatori per la sua elevata versatilità per tagliare, fresare e cordonare un’ampia varietà di supporti.

Proprio la versatilità è uno dei plus riconosciuti all’ampia gamma Liyu, che comprende sistemi di stampa digitale in grado di soddisfare le esigenze di molteplici settori, dalla cartotecnica alla visual communication, fino ai diversi comparti dell’industria. Ingegnerizzate per specifici mercati verticali, le tecnologie Liyu consentono, infatti, di operare direttamente su un vasto range di materiali, grazie alle dotazioni messe a punto dall’R&D interno e a una gamma di inchiostri appositamente formulati per le diverse tipologie di supporto. Tra i vantaggi di questi sistemi che maggiormente hanno attratto l’attenzione dei visitatori di Print4All, anche l’estrema semplicità di utilizzo, che li rende facilmente implementabili all’interno di qualsiasi realtà produttiva.

A dimostrazione della poliedricità delle soluzioni Liyu, la gallery di applicazioni in mostra allo stand: dai pack più creativi alle stampe su pelle, dalla decorazione di superfici in vetro stratificato ad EVA fino alle inedite stampe materiche e lenticolari con effetto 3D. Quest’ultima, in particolare, è una tecnologia che permette di creare immagini che ingannano l’occhio, dando l’illusione della profondità, o che mostrano differenti figure quando l’immagine viene vista da diverse angolazioni. Molto utilizzata nel marketing e nella pubblicità, la stampa lenticolare si sta rivelando uno strumento interessante anche per gli architetti in ambito di interior decoration. Fino a qualche anno fa la stampa lenticolare era possibile esclusivamente su piccolo formato. Oggi, grazie all’evoluzione tecnologica dei sistemi digitali, questa tecnica è applicabile anche al grande formato. In particolare, parliamo di sistemi flatbed come Liyu Platinum KC-R Led, che consentono di ottenere effetti lenticolari stampando direttamente su materiali rigidi di vari spessori e dimensioni, anche large format.

Innovazione e sostenibilità: i protagonisti di Packaging Première e PCD Milan

L’appuntamento dedicato al packaging per il settore del lusso che valorizza tutta la filiera: materie prime e lavorazioni intermedie, prodotti finiti, complementi e guarnizioni, servizi. In programma presso il Padiglione 4 di Fieramilanocity dal 24 al 26 maggio, Packaging Première e PCD Milan accoglieranno oltre 270 espositori provenienti da oltre 24 Paesi.

Pier Paolo Ponchia, founder e director di Packaging Première, commenta: “Siamo pronti per questa edizione, all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. I nostri espositori presenteranno prodotti unici, realizzati con un approccio eco-friendly e altamente creativo. La qualità sarà il filo conduttore, che si intreccerà con l’arte e il design”.

Durante i tre giorni di manifestazione verrà dedicato spazio a conferenze che tratteranno i temi principali della manifestazione: gli espositori avranno la possibilità di presentare i propri progetti appartenenti alla sezione Avant-Garde, che gli ha coinvolti direttamente, invitandoli a presentare le più sorprendenti innovazioni. Verrà inoltre trattato il tema del packaging sostenibile applicato al settore del lusso e, in partnership con Esxence – The Art Perfumery Event – si parlerà di bellezza digital, ovvero di quali caratteristiche deve avere il packaging di un prodotto beauty per colpire nel segno. Nell’ultima giornata di manifestazione si svolgerà il Designers Day by Pentawards: Pentawards, riconoscimento nel settore packaging, porterà sul palco innovatori creativi che parleranno del valore del packaging.

Imballaggio flessibile: cosa fare per uno sviluppo sostenibile

Creare un momento e uno spazio di confronto con gli opinion maker è diventato un appuntamento importante per Giflex, Gruppo Imballaggio Flessibile, per anticipare i contenuti degli eventi associativi più significativi, come nel caso dell’imminente congresso di primavera, a Roma il 18 e 19 maggio.

Molti e complessi i temi al centro del programma “Imballaggio flessibile in equilibrio nell’era della discontinuità”: dalla situazione congiunturale agli accadimenti internazionali, dal rincaro e scarsità di approvvigionamento delle materie prime all’impatto dei costi energetici con il rischio di interruzione delle forniture, sino alle sfide per la riciclabilità.

Alberto Palaveri, presidente di Giflex, spiega: “A Roma racconteremo le nostre priorità in 4 punti: dialogare con la politica per essere driver del cambiamento e non subirlo, misurare e sistematizzare la sostenibilità, adottare nuovi modelli interassociativi come nel caso del protocollo di filiera siglato con Ucima e Unione Italiana Food; promuovere il valore identitario di imballaggio leggero, altamente tecnologico, sicuro e a ridotto impatto e consumo di materiale”.

Nonostante la complessità del momento, si compra sempre più flessibile. I dati di settore confermano un andamento delle vendite positive, un livello occupazionale in costante crescita e un buon andamento dell’export a significare che l’imballaggio flessibile mantiene salda la sua essenza e la sua storia di valore.

“È importante continuare a informare sul perché facciamo quello che facciamo – continua Palaveri – e per farlo dobbiamo partire dai nostri valori. Per questo abbiamo commissionato una ricerca mirata a definire il profilo identitario e valoriale dell’imballaggio flessibile basato sugli elementi di innovazione e gli impatti positivi che questi hanno sulla vita delle persone e sull’ambiente”.

“I materiali innovativi e tradizionali svolgono un ruolo importante e dimostrano che il futuro potrà essere multiforme e multidirezionale. Ma questo lo deciderà il consumatore. A noi industria spetta fare sintesi!”, conclude il presidente.