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Confindustria Toscana Nord, prezzi energetici fuori controllo

Le proiezioni del mercato del gas sono chiare e, nonostante una certa volatilità, danno indicazioni univoche: i già elevatissimi prezzi attuali, che si collocano per la materia prima intorno a 1,20 euro al metro cubo, sono destinati a crescere a gennaio di un ulteriore 40%. Quanto accaduto, con l’ennesima impennata dovuta alla contrazione dei flussi provenienti dal gasdotto Yamal-Europe, è una drammatica conferma di un quadro che era comunque già evidente. Per comprendere la gravità della situazione si consideri che prima dell’inizio di questa galoppata dei prezzi la quotazione del gas era intorno ai 20 centesimi al metro cubo, vale a dire 8 volte di meno di quanto si prospetta nelle prossime settimane.

Soprattutto nel caso dell’Italia, che produce gran parte dell’energia elettrica in centrali a gas, il prezzo elevato di quest’ultimo trascina con sé anche la bolletta dell’elettricità, per la quale si registra un incremento di prezzo da gennaio ad oggi del 130% nonostante l’intervento del governo sugli oneri di sistema.

“La situazione è sempre più pericolosa per le aziende ad alta intensità di consumi energetici – commenta con preoccupazione il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Il rischio che corriamo, e che già oggi è una pesante realtà, è di una ripresa senza margini o addirittura in perdita. In sostanza le aziende lavorano sì, anche intensamente, ma rischiano di avere bilanci con segno meno anche consistente, fino al punto di destabilizzarle in maniera irreversibile. Una prospettiva di eccezionale gravità, non sempre ben capita dalle autorità e dall’opinione pubblica. Le soluzioni sono impervie, ma imprescindibili: in prospettiva assumere la questione energetica come priorità assoluta nelle politiche del paese, aumentando il più possibile la produzione nazionale di gas e gestendo la necessaria transizione ecologica con pragmatismo ed efficienza. Fondamentale anche il ruolo, economico e politico, dell’Unione Europea nelle sue relazioni con i paesi produttori. Nel frattempo comunque occorre tamponare l’emergenza in atto alleggerendo il più possibile la pressione sulle aziende ad alta l’intensità di consumi energetici e in generale su tutte le aziende, che, praticamente senza eccezione, risentono negativamente di questa situazione. Un obiettivo, questo, a cui possono concorrere sia i decisori pubblici, ad esempio mettendo a disposizione gli stoccaggi di riserva del gas e riducendo le imposizioni fiscali a carico delle aziende sull’energia elettrica, sia il contesto economico, dalle filiere in cui le aziende si collocano al mercato, che in molti casi non potrà non farsi carico di questi aggravi. Occorre insomma che gli aumenti siano assorbiti in maniera diffusa e non concentrati sulle sole aziende energivore, pena gravi dissesti dell’intero sistema produttivo e della situazione occupazionale”.

Assemblea d’autunno Gifasp 2021: rispondere alla crisi

All’interno del settore degli astucci e delle scatole pieghevoli in cartoncino, rappresentato da Gifasp, le migliori performance nel pieno del difficile periodo pandemico sono appannaggio del segmento del general packaging e delle medie imprese, come dimostrano i dati 2020 presentati all’ultima Assemblea d’autunno del gruppo. Nei prossimi mesi si lavorerà al recupero dei volumi di fatturato del comparto cosmetico e al problema del reperimento della materia prima cellulosica.

Intanto prosegue il successo di Gifasp Academy con l’obiettivo di formare i soci e di allargare la base associativa.

La particolarità del periodo che stiamo vivendo impone uno sguardo diverso anche alle dinamiche economiche di settore. Accade quindi che se, in contingenze normali, una notizia sarebbe stata poco confortante, nel pieno degli effetti di una crisi pandemica la stessa diventi positiva. Concludere il 2020 con un -2% rispetto all’anno precedente significa avere ottenuto risultati decisamente migliori rispetto all’industria manifatturiera italiana, che ha chiuso l’anno a quasi -13%.

È quanto accaduto al settore degli astucci e delle scatole pieghevoli in cartoncino, rappresentato in Assografici dal gruppo Gifasp.

Diventare più resilienti

L’Assemblea d’autunno Gifasp 2021, che si è tenuta lo scorso novembre a Bologna, è stata l’occasione per fare il punto sull’andamento del settore. La relazione economico finanziaria, presentata da StudiaBO e basata sull’analisi dei bilanci delle principali aziende associate, ha evidenziato come tutti i cluster merceologici analizzati – ovvero il general packaging, il farmaceutico e il comparto cosmetico – abbiano mostrato performance economiche superiori alla media della manifattura nazionale.

Dunque una buona risposta, nonostante il periodo difficile, ma con differenze a seconda del segmento. In base ai dati dell’analisi, il comparto del general packaging ha saputo preservare i livelli di attività, dimostrandosi in grado di affrontare gli effetti della pandemia e del conseguente lockdown che, al contrario, ha fortemente penalizzato altre realtà. Diverso il caso del segmento cosmetico che è stato maggiormente colpito, subendo una riduzione del giro d’affari a due cifre percentuali.

Si dovrà quindi agire su alcuni comparti più che su altri. «Rispetto a quanto emerso nell’ultima analisi dei bilanci» spiega in merito Fabio Panetta, segretario generale di Gifasp, «occorrerà sicuramente recuperare i volumi di fatturato del comparto cosmetico che sono andati persi per colpa delle perdite sperimentate l’anno scorso durante i diversi lockdown in corrispondenza di un contesto di domanda avverso».

È indubbio che sarà necessario cambiare e adeguarsi a un mercato ormai mutato anche nelle necessità. «Più in generale, il settore dovrà dimostrare di essere resiliente rispetto a probabili future contrazioni dei consumi del commercio al dettaglio e nella grande distribuzione, ovvero quei consumi maggiormente legati e che più risentirebbero di possibili nuovi lockdown dovuti all’epidemia mondiale di coronavirus».

Le sfide

Dalla relazione economico finanziaria di StudiaBO emergono anche altri elementi interessanti. I margini operativi del settore si sono mantenuti su livelli di massimo. Gli analisti non hanno evidenziato differenze significative a livello di specializzazioni merceologiche, mentre, considerando le dimensioni delle aziende, sono state le medie imprese a registrare un migliore andamento rispetto alle piccole. In tutti i casi però le imprese del settore degli astucci e delle scatole pieghevoli in cartoncino hanno avuto nel 2020 livelli di redditività superiori a quelli che mediamente caratterizzano l’industria manifatturiera italiana. La gran parte delle imprese analizzate (88%) ha evidenziato ROI– indici di redditività della gestione caratteristica – positivi.

In definitiva, all’interno del settore, le migliori performanti del 2020 sono state appannaggio del segmento del general packaging – per quanto riguarda il cluster merceologico – e delle medie imprese – per quanto riguarda quello dimensionale.

Chiediamo quindi a Panetta quali siano le sfide che attendono il settore per il 2022. «Dal punto di vista della gestione dei processi produttivi» spiega, «la sfida principale che il settore cartotecnico sta già affrontando da diversi mesi e che sicuramente proseguirà anche all’inizio del 2022 è la difficoltà di reperimento della materia prima cellulosica – senza contare i relativi incrementi dei prezzi – che rende complicata la pianificazione aziendale. Soprattutto in questa fase storica in cui il consumatore finale, e quindi il mercato, richiede imballaggi sempre più sostenibili come quelli in carta e cartone».

Focus formazione

Il congresso bolognese è stato anche l’occasione per presentare il primo documento tecnico nato in seno alla Gifasp Academy. Questa, precisa il segretario generale del gruppo, nasce da un’idea e da un’iniziativa fortemente voluta da Alessandro Tomassini, il presidente di Gifasp. «Il Comitato Tecnico Gifasp, organo incaricato dello sviluppo delle attività tecniche a beneficio delle aziende cartotecniche associate, aveva già iniziato con la presidenza di Emilio Albertini a realizzare proattivamente dei seminari di approfondimento tecnico» prosegue «ed è proprio in tale contesto che nasce la Gifasp Academy: lo strumento con il quale vengono oggi organizzati seminari e webinar intesi a dare formazione alle nuove maestranze in azienda e aggiornamenti agli operatori delle aziende associate su temi legati al processo produttivo degli astucci».

Un progetto che sta dando buoni risultati e che le aziende del gruppo dimostrano di apprezzare. «Il favorire un collegamento tra aziende associate e aziende fornitrici che producono tecnologie, materie prime e offrono consulenze tecniche, sta determinando il successo dell’Academy».

Chiediamo quindi a Panetta di spiegarci cosa le imprese chiedano e cosa gradiscono dell’Academy. «Gli aspetti più apprezzati sono certamente la relazione costruttiva tra le aziende, la possibilità di avere uno spazio formativo di approfondimento, scambio e confronto per le proprie maestranze, l’opportunità di essere proattivamente informati sui temi di maggior interesse del momento». Del resto, aggiunge, «questo è quello che i nostri associati ci chiedono con forza e a cui noi da tempo abbiamo deciso di dedicare tempo e risorse perché crediamo che, assieme ovviamente ad altri servizi, sia la base del valore di un’associazione».

Il primo documento, che è stato presentato al congresso, è destinato alle maestranze delle aziende associate e verte sulle tematiche del rilievo – sia a caldo sia a freddo – e della fustellatura contemporanea con rilievo.

Il temi caldi del 2022

Si attende quindi un 2022 ricco di progetti e di un nuovo ciclo di webinar tecnici. «Proprio in occasione dell’ultimo incontro a Bologna dello scorso novembre» prosegue Panetta «abbiamo relazionato agli associati su quanto realizzato durante il 2021 e chiesto loro quali fossero i bisogni formativi più importanti in questo momento, al fine di realizzare un calendario di seminari per il 2022 sulla base di questi feedback».

Il primo documento tecnico – Vers. 0.1 – che è stato prodotto sulla base di uno degli argomenti approfonditi nel corso del 2021 – ovvero la nobilitazione in cartotecnica – è solo, spiega Panetta, «il primo fascicolo che comporrà la biblioteca formativa che costituiremo in associazione, e sarà nel tempo uno strumento importante per tutti i nostri soci».

Sicuramente tra i temi che il gruppo affronterà nel corso del nuovo anno ci saranno «la fase produttiva della prestampa con approfondimenti sull’evoluzione della sua tecnologia e la gestione dell’immagine. Uno spazio lo dedicheremo alle materie prime per il packaging, con un approfondimento sui prodotti barriera. Parleremo poi di sicurezza informatica e tutela degli artwork».

«Da ultimo, “ma non ultimo”» conclude Panetta «è importante menzionare come, da tutte queste attività rivolte ai soci, nascerà a breve un’ulteriore mission per l’Academy: promuovere questa attività e la nostra associazione in generale presso le aziende che ancora non ci conoscono, ma da cui stiamo già avendo dei ritorni di interesse e desiderio di partecipazione».

I numeri internazionali

Le aziende Gifasp fanno parte del più ampio settore cartotecnico trasformatore nel quale, nel corso degli ultimi anni, l’industria italiana è riuscita a mantenere e confermare la seconda posizione tra i produttori europei, eccellendo anche a livello internazionale nella produzione di cartone ondulato, imballaggi stampati, carte da parati e oggettistica da regalo.

Secondo quanto emerge dal “Report economico statistico 2020-2021” curato dal Centro Studi di Assografici, dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, a febbraio del 2020, le prime cinque posizioni nel settore, per quota percentuale di fatturato sul totale dell’Ue – dei 27 Paesi –, sono occupate da Germania, Italia, Francia, Spagna e Polonia (figura 1).

In totale l’industria cartotecnica trasformatrice europea fattura circa 104,4 miliardi di euro ed è rappresentata da circa 16.500 imprese, con 464.700 addetti (fonte Eurostat).

Per quanto riguarda i dati di produzione, sempre considerando l’Ue27, nel 2020 si è registrato un calo del 3,9% rispetto al 2019, mentre il fatturato è sceso in maniera più consistente, ovvero del 7,9%. Se la Germania e la Spagna hanno sofferto una diminuzione del giro d’affari più forte, pari per entrambe al 8,2%, la Francia ha segnato un -7,3% e l’Italia si è assestata al -3%, l’unica nazione ad avere segno positivo, tra le maggiori del settore, è stata la Polonia, con un +0,4% (figura 2).

Il Regno Unito, invece, ormai extra Ue, ha registrato una diminuzione del fatturato nel 2020 pari al 6,8%.

 

Come ottimizzare la finitura, multifunzione e cucipiega protagonisti

Codici a barre, software Rip, automazioni. Quando si parla di dato variabile, in riferimento al settore della finitura e della nobilitazione, sono molte le tecnologie che salgono sul palco e guadagnano un ruolo di protagonista. Oltretutto semplificando enormemente il lavoro degli operatori e, di conseguenza, consentendo alle aziende di stampa di ottimizzare al massimo l’impiego delle proprie risorse. Nell’insieme, lo scenario migliore per gli stampatori per avere qualità ed efficienza come ali.

Queste riflessioni nascono spontaneamente pensando all’esperienza di Quadient, che è attiva sul mercato come distributore unico delle macchine per finitura e nobilitazione targate Duplo. «Come azienda possiamo parlare di dato variabile sotto due aspetti», spiega Davide Messina, product specialist graphics. «Da un lato, attraverso le attrezzature che chiamiamo multifunzione, ovvero taglio, rifilo, cordonatura e perforazioni in unico passaggio; dall’altro, quando prendiamo in considerazione ciò che le nostre attrezzature possono fare per libretti punto metallico ovvero cucitura».

Nel primo caso – quello dei multifunzione –, Quadient gestisce il dato variabile con un codice a barre che la macchina può leggere e, sulla base delle informazioni così acquisite, può andare a settare i parametri di lavoro. «Le informazioni scritte sul codice a barre non sono altro che un richiamo a un canale della macchina», illustra Messina. «Lo stampatore, perciò, può impostare un lavoro, dando alla macchina caratteristiche e input relativi al formato di lavoro iniziale, al formato di lavoro finito e alle lavorazioni da fare. Queste informazioni sono contenute all’interno di un canale della macchina. Quello che si va a fare in modo automatico con il codice a barre, che in questo caso possiamo definire una sorta di dato variabile, è far sì che su ogni lavoro ci sia un codice a barre diverso: prima di eseguire il lavoro, la macchina legge il codice a barre e va a settare conseguentemente tutti gli utensili».

Domina la stampa commerciale

Di fatto, le informazioni contenute all’interno dei codici a barre sono le informazioni dei canali relativi ai diversi lavori che, nel loro insieme, la macchina esegue in modo automatico. «Lo chiamiamo dato variabile in riferimento alla capacità di effettuare lavori diversi in sequenza», dichiara Messina.

In termini di applicazioni, le macchine multifunzione Duplo oggetto delle riflessioni di Messina, rispetto al tema dei dati variabili, sono indirizzate prevalentemente agli stampatori di stampa commerciale. «L’esempio più classico per fare capire le potenzialità della macchina multifunzione Duplo è il biglietto da visita, considerata la serie di tagli necessari. Possiamo però citare anche prodotti come brochure e coupon, così come cartoline di invito e pieghevoli».

La forza dei multifunzione Duplo proposti da Quadient è di garantire una estrema semplicità. «Una sola risorsa può occuparsi sia della stampa che della finitura, controllando in modo intuitivo ed immediato tutti i parametri della macchina dal pc controller», aggiunge Messina.

La stessa dotazione software offre un contributo fondamentale. «Tutto quello che l’operatore deve fare per produrre e finire un lavoro è dare i parametri alla macchina. Siccome questa può eseguire diverse lavorazioni, è necessaria anche una parte di intervento manuale da parte dell’operatore, precisamente in relazione al cambio fisico degli utensili. Tuttavia, l’utilizzo della macchina Duplo passa al 90 per cento per software e pc».

A ciò si aggiunge un ulteriore aspetto particolarmente interessante, per chi deve fare stampa e finitura: riguarda l’integrazione delle macchine Duplo con il software Rip Fiery di Efi. «In questo modo si può by-passare tutto il lavoro di programmazione, il quale, per quanto semplice e foriero di pochissimi scarti, richiede il suo tempo. Viceversa, utilizzando Fiery di Efi, lo stampatore può inserire direttamente le informazioni necessarie all’interno del software Rip per inviare i file in stampa e le informazioni dei job direttamente alla macchina multifunzione Duplo. Perciò, l’operatore non deve neppure programmare i parametri necessari alla macchina per tagliare. In questo modo chi si occupa della finitura, può essere la stessa persona che ha stampato in precedenza il lavoro o che ha gestito la fase di prestampa».

In qualità di distributore unico delle macchine multifunzione Duplo, Quadient può immaginare ulteriori evoluzioni tecnologiche per queste attrezzature. «Pur garantendo prestazioni davvero importanti, con livelli altissimi di efficienza, precisione e automazione, i multifunzione Duplo possono ancora migliorare. Crediamo che potranno esserci ulteriori incrementi delle velocità e delle precisioni dei tagli, già oggi al decimo di millimetro».

I cucipiega oggi e domani

L’altra tecnologia distribuita in modo esclusivo da Quadient che contempla i dati variabili sono i cucipiega Duplo. «Proponiamo soluzioni di tre diverse fasce a seconda della velocità e dei formati», riprende Messina. «Possiamo fare un discorso sul dato variabile quando parliamo di alimentazione digitale. In questo caso, la cucipiega può gestire, sempre attraverso i codici a barre, una serie di lavori dello stesso formato, ma composti da un diverso numero di quartini, l’uno diverso dall’altro per il contenuto».

Oltre che con il codice a barre, ciò può avvenire anche in un secondo modo. «Se lo stampatore non ha un software Rip che gestisce il codice a barre, può inserire dei segni neri che la macchina va a leggere come segnale per chiudere il libretto».

Anche in questo caso, le applicazioni possibili fanno riferimento essenzialmente al campo commerciale e a ciò che può essere contenuto in un libretto punto metallico, come brochure, white paper e cataloghi.

Come nel caso dei multifunzione, anche per quanto riguarda i cucipiega, la filosofia di Duplo è quella di garantire la massima semplicità di utilizzo. «Tutte le macchine Duplo hanno un pc controller dal quale lo stampatore può gestire tutti i parametri da inserire: formato del libretto, numero di quartini che lo compongono, fino alla copertina. Grazie al pc controller lo stampatore può anche andare a controllare tutti quei parametri che assicurano che il lavoro sarà ultimato a regola d’arte».

Pure per i cucipiega si prospetta l’introduzione di ulteriori migliorie. «Possiamo anche qui immaginare ancora più velocità, così come la gestione di ulteriori formati. Tutto ciò dipenderà», conclude Messina, «da come uno stampatore andrà a concepire un determinato libretto». Qualunque sia lo spunto, la buona notizia è che la tecnologia consentirà agli stampatori di trasformare qualsiasi idea in realtà.

Le emozioni tra tecnologia e marketing

Hermann Hesse diceva che in natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale. A questo aforisma possiamo aggiungere che non esiste niente di più crudele che un oggetto normale. Ecco perché è importante rendere unici gli oggetti. Vediamo come.

Giovanni Re, community manager Roland DG Mid Europe

Oggi l’unica modalità per poter emergere in questo mondo di distrazione è quella di catturare l’attenzione. Bisogna distinguersi per non estinguersi. Quante volte siamo andati in un supermercato alla ricerca di un bene e siamo rimasti attoniti davanti una parete di oggetti estremamente simili tra loro, la scelta diventa estremamente complessa e anche la lettura di un’etichetta non restituisce informazioni utili per soddisfare il nostro bisogno. Serve qualcosa di più.

Se andiamo ad analizzare la progressione del valore economico, possiamo partire dal primo livello, il più basso, quello destinato alle commodity. Per commodity intendiamo i materiali fungibili estratti del mondo naturale. Per esempio, è una commodity il grano o il chicco di caffè, come è una commodity il petrolio o altri materiali estratti dal sottosuolo. In questo ambito il prezzo è il fattore chiave per la scelta. Un kg di caffè in cicchi ha un costo medio di 11,69 €. Ogni espresso realizzato con i chicchi di caffè costerà quindi 0,08 €.

Facciamo l’esempio con caffè analizzando la sua evoluzione o meglio l’evoluzione nella progressione del valore economico.

Nel trasformare questa commodity in bene siamo passati dai sacchi di chicchi di caffè a un manufatto tangibile standardizzato e immagazzinabile. Nel nostro caso il sacco si evolve in un pacchetto di caffè che posso comprare al supermercato e contiene anche informazioni sul brand che produce questo bene. L’evoluzione economica è chiara. Dal costo di 0,08 € per caffè passiamo a 0,12 € per la moka o di 0,40 € per le cialde.

Lo step successivo della progressione del valore economico porta il nostro bene a una sua evoluzione ossia in quella dei servizi. riprendendo l’esempio del caffè in questo caso possiamo tranquillamente dire che il suo costo al bar equivale o supera il costo di un pacchetto di caffè comprato al supermercato. Volendo sintetizzare il servizio lo si può declinare come una serie di attività intangibili rivolte a un determinato cliente.

Dalla produzione di massa alla personalizzazione di massa

Abbiamo altre due evoluzioni da analizzare nella progressione del valore economico: subito dopo i servizi tramite la personalizzazione possiamo parlare di esperienze. L’esperienza è un evento memorabile che coinvolge l’individuo sul piano personale. Proseguendo con l’esempio del caffè, sono certo che nessuno si lamenterà nel pagare anche 10 € per un singolo caffè gustato in un tavolo in Piazza San Marco a Venezia servito da un elegante cameriere mentre si ascolta della musica classica dal vivo.

L’ultima evoluzione della progressione del valore economico verte sulle trasformazioni, cioè sui cambiamenti individuali ed efficaci prodotti sull’individuo. In questo caso se vogliamo chiudere il ciclo di esempi con il caffè potremmo parlare di corsi di degustazione del caffè, destinati alla nicchia degli amanti di questa bevanda che sono disposti a spendere centinaia di euro per ampliare culturalmente la loro passione.

Per quello che ci riguarda, nel nostro mondo di stampatori digitali, andremo ad approfondire l’argomento delle esperienze destinate alla personalizzazione di massa.

Ci sono casi in cui l’etichetta di una bottiglia, per esempio quella della Coca-cola o della Nutella, attrae la nostra attenzione in quanto contiene delle informazioni personalizzate, sia essa il nome la qualifica o la foto di una località a noi nota. Chi di voi è stato a Expo di Milano si ricorderà della fila nello stand della Coca-cola dove personalizzavano l’etichetta con il proprio nome. Ci sono centinaia di altri esempi come le minifigure della Lego e tanto altro che man mano discuteremo in questo articolo.

Il punto chiave è il passaggio dalla produzione di massa alla personalizzazione di massa. Nella curva di distribuzione dei beni ci troviamo davanti una forma a campana dove nel punto centrale andiamo a posizionare i beni considerati come normali. Oggi questa curva si è schiacciata e allungata fornendo nei due estremi una quantità enorme di variabili molto più appetibili a nicchie che richiedono personalizzazione dello stesso bene standardizzato.

Il ruolo della stampa digitale

Il momento storico che stiamo vivendo dove l’industria manifatturiera incontra il digitale ci consente di amplificare e allungare a dismisura la creazione di beni personalizzati per qualsiasi categoria merceologica.

Il moderno artigiano tecnologico è in grado di usare tutto il mondo tecnologico per creare manufatti sempre più personalizzati e unici. Per far questo usa delle tecnologie digitali siano essi dei plotter, frese, stampanti 3D o tutto ciò che la tecnologia offre.

Il punto focale è che la personalizzazione di massa realizzata dai nostri nuovi artigiani tecnologici può partire da semilavorati o da oggetti provenienti dalla produzione industriale. L’oggetto proveniente dalla produzione industriale ha un costo basso in quanto destinato a grandi produzioni. Molti elementi della decorazione derivano da una produzione artigianale. Ed ecco che l’anello di congiunzione del nostro artigiano prende mano il prodotto industriale generico e con velocità e flessibilità genera delle micro produzioni personalizzate. Questo è un cambio epocale in quanto la personalizzazione avviene per esigenze individuali a costi accessibilissimi.

I campi di applicazione

Per poter realizzare questo sogno abbiamo bisogno di dati. Dati che possiamo prendere da CRM o da form online o con altri mille stratagemmi che il nostro marketer digitale riesce a elaborare. Il design grafico, realizzato con i tipici tool di lavoro come Illustrator, Indesign, Coreldraw, Inkscape, conterrà degli elementi che verranno interpretati dal software che gestisce il dato variabile. L’apertura del file grafico e l’aggancio con il database genererà le singole varianti altamente personalizzate. Non è una novità. Il dato variabile l’abbiamo conosciuto addirittura con Word sotto il nome “stampa unione” dove potevamo inviare la stessa lettera a più destinatari con elementi personalizzati. L’abbiamo vissuta con la posta con buste personalizzate e il proprio nome a caratteri cubitali con l’annuncio di aver vinto un super premio. Anche il direct mail marketing usa un database per inviare e-mail o newsletter in maniera personalizzata. Il nostro cervello ha iniziato a non poterne più di queste e-mail e abbiamo iniziato a ignorarle.

Quello che è diventato indispensabile è il passaggio dall’ordinario a momento memorabile.

Tante eccitanti variazioni sul tema, ognuna per una nicchia specifica. Analizzando per esempio il settore dello sport con il dato variabile potremmo realizzare delle pettorine per eventi come la maratona o delle magliette da calcio personalizzate col nome e col numero per ogni giocatore e anche i pantaloncini, le scarpe, i borsoni. E perché non a questo punto personalizzare i cuscini dello stadio o creare degli adesivi della squadra?

Possiamo inoltre decorare le bici delle squadre con i dati degli sponsor oltre che l’abbigliamento del ciclista che gli adesivi per le loro ammiraglie. Anche le automobili fanno parte di questo meraviglioso mondo personalizzato dove gli adesivi per le moto o le auto da corsa diventano non solo elementi decorativi, ma anche elementi altamente personalizzati. Un ultimo trend sono le palline da golf personalizzate per ogni evento sportivo. Quella che la fa da padrona nell’ambito sportivo è tutto ciò che riguarda la premiazione quindi coppe medaglie con non solo il logo della società sportiva o dell’evento ma con il nome del vincitore inciso o stampato utilizzando le tecniche del dato variabile.

Nel mondo dell’abbigliamento, quello da lavoro, ottiene un beneficio non indifferente dalla personalizzazione dei capi per operai o impiegati o addetti alla vendita. Che sia il nome decorato con un plotter da taglio su un termotrasferibile o una stoffa stampata con le proprie decorazioni in sublimatico e cucita nel laboratorio di produzione. Come si può ben comprendere il campo lo si può espandere includendo scarpe, cappellini, sciarpe e tutto ciò che è accessorio moda.

Uno dei campi che può beneficiare al massimo della creazione di manufatti con il dato variabile è quello legato agli eventi. In pratica ci ritroviamo già con un database dei partecipanti, ottimo punto di partenza per andare a declinarlo in badge, certificati o attestati, bandane, inviti, sottobicchieri o segnaposto.

Un altro campo che richiede la realizzazione di oggetti con codici numeri progressivi è il comparto industriale. Le etichette con numero seriale per il prodotto, ma anche le etichette sulla scaffalatura nonché la campionatura per i punti di vendita al quale potremmo aggiungere anche la creazione di etichette vino ad hoc per clienti specifici.

La tecnologia che dà valore

Chi utilizza un plotter piano UV come la serie Roland VersaUV è molto incline alla realizzazione di oggetti personalizzati per il mondo del promozionale. In questo caso le penne per un convegno potranno riportare su un lato il nome del partecipante al convegno. Utilizzando lo stesso database possiamo realizzare una cover per lo smartphone, un righello o la personalizzazione di una chiavetta USB con gli atti del convegno.

Le tecnologie utilizzate per soddisfare questa e le altre sfumature di personalizzazione si possono raggruppare in quattro macroaree. La Stampa e taglio, perfetta per la realizzazione di etichette, adesivi e decorazioni personalizzate su superfici curve. La potenzialità di questa tecnologia è derivata dall’alto grado di resistenza degli inchiostri e dall’altissima varietà dei materiali stampabili; ad oggi parliamo di 4000 tipologie di materiali tra i quali magneti o Floor Graphics e tanto tanto altro.

Un’altra tecnologia utilizzata nell’ambito della personalizzazione è la sublimazione nel mondo tessile. Il capo di abbigliamento sportivo viene disegnato con le misure del cliente nonché con la grafica sfruttando eventuali configuratori che velocizzano il processo di creazione.

Come detto prima, la stampa UV, con le sue altissime possibilità creative di stampa su oggetti fisici è perfetta per dare aumento di valore agli oggetti industriali. Macchine desktop consentono di adottare questa tecnologia anche su piccoli laboratori che stanno producendo categorie di prodotti altamente personalizzati che non necessitano di magazzino in quanto realizzati quasi automaticamente dalla commessa ricevuta in forma digitale.

Un’ultima categoria tecnologica per la personalizzazione con il dato variabile è l’incisoria. In questo caso il laser, una fresa CNC o un incisore consentono di andare a graffiare o scavare materiali anche molto duri come metalli, anche in questo caso per personalizzare sia oggetti industriali già confezionati che semplici fogli sagomati e decorati con la tecnologia stessa.

Un’emozione tutta per me

Come diceva Pirandello: «Un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ti procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi».

Lo scopo finale è sempre quello di emozionare, qualsiasi sia la tecnologia che adotteremo per disegnare la nostra sfumatura di dato variabile. Il risultato che dobbiamo cercare è quello emotivo in quanto la personalizzazione è quanto di più vicino ci sia alla nostra esigenza di unicità, perché la nostra unicità e il dono più prezioso che abbiamo.

di Giovanni Re

Cambio al vertice di Canon Italia

Massimo Macarti, amministratore delegato e presidente di Canon Italia dal 2017, ha deciso di ritirarsi e contestualmente di iniziare un periodo di affiancamento e transizione che si concluderà con la nomina del nuovo amministratore delegato Andrea Di Santo.

Un brillante e solido percorso professionale quello di Macarti, che ha avuto inizio nel 1991 nell’area Service, portandolo a ricoprire ruoli di crescente responsabilità a livello nazionale ed EMEA. Professionalità e competenze di ampio respiro, costruite operando in molteplici funzioni aziendali: dalla direzione Service&Support italiana alla guida del dipartimento Marketing per approdare poi alla responsabilità EMEA nella sede londinese, di tutte le attività HR prima e di comunicazione poi.

Un bagaglio di esperienze inestimabile che gli ha consentito di guidare al meglio Canon Italia in uno dei periodi storici più complessi, tenendo sempre lo sguardo focalizzato sulla salvaguardia delle persone, la soddisfazione di clienti e partners e la profittabilità del business.

L’entrata in Canon Italia a partire dal nuovo anno di Andrea Di Santo, laurea in Ingegneria Meccanica e un master in Healthcare Management, segna l’inizio del percorso di affiancamento che si concluderà con il definitivo cambio al vertice. Di Santo ha maturato importanti esperienze professionali in diverse aziende di primaria importanza, sia B2B sia B2C, ricoprendo ruoli a livello nazionale ed europeo come, Siemens Healthcare e Hitachi Industrials. Inoltre, vanta comprovate doti di leadership strategica unitamente a solide ed estese relazioni industriali acquisite attraverso attività di consulenza e partecipazione a vari consigli di amministrazione

Canon LabelStream 4000, prima installazione in Italia

Canon annuncia oggi che Etica’s, parte del gruppo Samorani, ha installato la prima macchina da stampa digitale di etichette LabelStream 4000 in Italia e la prima nel nostro Paese a presentarsi in configurazione ibrida, rendendo la LabelStream una linea di produzione di etichette a passata singola completamente integrata. L’innovativa e consolidata azienda, con sede a Forlì, ha deciso di investire nella macchina da stampa UV inkjet per le etichette di Canon, per ampliare la sua offerta e soddisfare le sempre nuove esigenze del mercato. La flessibilità della Canon LabelStream 4000 consentirà a Etica’s di rispettare scadenze sempre più strette e di rispondere al continuo aumento della domanda di piccole e medie tirature.

Basata sull’affidabile tecnologia inkjet UV, la serie Canon LabelStream è in grado di raggiungere una velocità di output di 1,845 m²/h con una larghezza di stampa di 410 mm e 75 m/min. In configurazione ibrida, la nuova macchina da stampa include due unità flessografiche aggiuntive, la laminazione a freddo e la fustella semirotativa, oltre all’unità di stampa digitale a 5 colori (CMYK+W). Grazie alle funzionalità di finitura e nobilitazione in linea della configurazione, Etica’s può ridurre ulteriormente i tempi di turnaround, con un output qualitativo eccezionale. Maurizio Resca (terzo da sinistra nella foto), Sales Manager di Etica’s, commenta: “Uno dei punti di forza di Etica’s è da sempre la capacità di rispettare le scadenze a breve richieste dai clienti. Aggiungendo la Canon LabelStream in configurazione ibrida al nostro portafoglio riusciremo a ridurre ulteriormente i tempi di consegna, ampliando al contempo la gamma di applicazioni”.

La capacità della LabelStream di ottenere un’opacità dell’inchiostro bianco fino all’80% è stata un altro fattore decisivo per Etica’s, in quanto offre nuove possibilità di applicazione. La decisione è stata anche sostenuta dal fatto che la serie LabelStream di Canon è la prima macchina inkjet a ottenere la certificazione secondo la specifica Fogra Process Standard Digital (PSD) Print Check basata sulla gamma di riferimento Fogra55 a 7 colori nonché la certificazione “Pantone Capable” di Pantone LLC.

Resca aggiunge: “Tramite gli approfonditi test che abbiamo condotto con gli specialisti di Canon prima di decidere di procedere con l’investimento, abbiamo confermato che la qualità di stampa è perfettamente conforme ai nostri elevati standard. La qualità è un aspetto garantito nelle consegne di Etica’s e questa macchina contribuirà certamente a sostenere la nostra mission”.

La Canon LabelStream 4000 va a completare una gamma in essere di tecnologie analogiche del produttore, tra le quali macchine flessografiche, offset rotativo, stampa in rilievo a caldo, serigrafia, in aggiunta a una completa offerta di processi di finitura.

Il gruppo Samorani è stato fondato all’inizio degli anni ’90 come gruppo tipografico. A seguire è stata creata Etica’s con l’obiettivo di specializzarsi nella produzione di etichette autoadesive. La capacità dell’azienda di fornire qualità eccellente unita all’affidabilità ha condotto Etica’s ad affermarsi come risorsa di fiducia per una vasta gamma di clienti, dalle aziende con reti di grande distribuzione fino ai requisiti specifici dei produttori locali.

Per riuscire a fornire ai clienti un servizio d’eccellenza, chi vuole emergere deve assolutamente investire in tecnologie vincenti; è l’opinione di Daniele Samorani (secondo da sinistra nella foto), direttore generale e fondatore del gruppo, che afferma: “Offriamo etichette su misura e personalizzate ai nostri clienti. Il know-how del nostro team di esperti dedicati ci consente di soddisfare anche la richiesta più complicata. Allo stesso modo, Canon ha dimostrato conoscenza e competenza supportandoci lungo il percorso che ci ha condotti fino qui”. Samorani conclude: “L’innovazione è uno dei valori fondamentali del nostro gruppo. Con l’installazione della LabelStream, compiamo fiduciosi un altro passo verso un futuro di successo per i nostri clienti e per noi stessi”.

Walter Vogelsberger, VP e responsabile di Digital Packaging Print, Canon Production Printing, commenta: “Siamo entusiasti di questa collaborazione con Etica’s e di contribuire all’espansione della loro attività grazie alla LabelStream 4000 appena installata. Siamo davvero orgogliosi di questa prima installazione nel mercato italiano e per Canon è un passo importante del nostro cammino e del nostro obiettivo a contribuire alla crescita del segmento delle etichette e del packaging. Ci aspettano tempi stimolanti e siamo lieti di lavorare insieme a un’azienda così innovativa e visionaria”.

Bestinflexo e FlexoDay 2021: finalmente di nuovo in presenza

Si è tenuta a Bologna la due giorni dedicata all’industria flessografica con la straordinaria partecipazione di più di 370 addetti ai lavori che hanno condiviso un importante momento di incontro dopo il lungo periodo di lontananza.

Fermento, entusiasmo, voglia di incontrarsi, condividere, raccontare, emozionarsi. La comunità flessografica si è riunita a Bologna per celebrare il proprio settore industriale di riferimento, festeggiando i vincitori di ben due edizioni del premio alla qualità di stampa flessografica Bestinflexo (2020 e 2021) e partecipando al FlexoDay, convegno dedicato alla flessografia che ha portato sul palco anche il risultato del lavoro realizzato dall’Associazione che non si è mai fermata.
Due eventi che hanno consentito ai presenti di ritrovarsi e di condividere nuovamente di persona ciò che fino a ieri era stato lasciato solo all’online. E il grande afflusso ha confermato l’importanza di queste due manifestazioni targate Atif, quale momento non solo di aggiornamento, ma altresì di incontro e confronto tra gli addetti ai lavori della filiera dell’industria flessografica. Rappresentanti di brand owner, aziende di prestampa, stampa, fornitori e costruttori di tecnologie flexo hanno assistito a interventi che hanno toccato, in chiave tecnica, temi diversi, dalla sostenibilità e convenienza di questo processo di stampa, all’importanza della comunicazione tra gli attori della filiera per rendere più efficiente la produzione. Condividere successi, conoscenze, esperienze: Bestinflexo e FlexoDay sono anche questo.
La cerimonia di premiazione ha finalmente potuto consacrare i vincitori dei due ultimi concorsi, 2020 e 2021. “Non abbiamo volutamente scelto di premiare le aziende concorrenti all’edizione 2020 in modalità online, come hanno fatto altre associazioni consorelle di Fta Europe, perché partecipare e vivere l’emozione delle nomination è qualcosa che non si può trasmettere digitalmente. E ci siamo resi conto di quanto l’appuntamento sia mancato agli addetti ai lavori”, dichiara Monica Scorzino direttore ATIF.

“Quest’anno è stato particolarmente complesso organizzare la premiazione di due concorsi: ben 28 categorie da premiare con l’aggiunta delle procedure di sicurezza anti covid, ma siamo stati supportati dall’entusiasmo con cui i partecipanti hanno aderito alla manifestazione. Ora l’appuntamento è con la Champions League della flexo, ovvero gli Fta Europe Diamond Awards che vedranno la premiazione dei migliori in Europa il 5 maggio a Milano. Giochiamo in casa, speriamo di conseguire altri importanti successi”, conclude Scorzino.
“Oltre al supporto del mercato, il successo di queste manifestazioni è soprattutto il risultato del lavoro di una grande squadra”, aggiunge Marco Gambardella, presidente di ATIF, “una squadra che vede tutti impegnati in prima linea, dalla struttura, ai componenti il Consiglio direttivo, ai Soci che volontariamente dedicano tempo e impegno al lavoro dei comitati che alimentano il motore associativo.
“Non ci siamo mai fermati e proprio al FlexoDay 2021 abbiamo portato il risultato tangibile del nostro lavoro, dal Doc 16 sui retini, distribuito all’evento, al Doc 17 “Dalla offset alla flexo su cartone ondulato”, egregiamente illustrato da Gerardo Budetti coordinatore del Comitato tecnico, al Doc 15 “Pronti per la stampa?”, che, Caterina De Gaetano, componente il gruppo di lavoro sul documento, ha presentato in tandem con il vice presidente Massimo Radice. E voglio ricordare anche i soci Atif che con il loro supporto agli eventi ci consentono di mettere in campo importanti risorse per rendere le nostre manifestazioni sempre più speciali e partecipate. Un lavoro di squadra, appunto, ma una squadra sempre aperta a tutti i nuovi giocatori che volessero scendere in campo con noi”, conclude Gambardella.

Il FlexoDay non ha potuto quest’anno accogliere tutti gli interessati per le limitazioni alla capienza imposte dalle procedure anti covid. Un centinaio di utenti ha però potuto assistere al convegno tramite la diretta streaming che Atif ha messo a disposizione. La registrazione dell’evento è ora disponibile sul canale YouTube di Atif cui si può accedere direttamente da questo link.

I dati, il petrolio del futuro

Quando si parla di comunicazione moderna, ci si riferisce a concetti come omnicanalità e gestione dei dati, aspetti variabili per loro stessa natura, ma di fondamentale importanza.

Siamo nell’era nell’omnicanalità, della gestione organizzata e sincronizzata di differenti dati che accompagnano gli utenti dal momento in cui si entra in contatto con un brand fino alla fidelizzazione. I touchpoint (punti di contatto tra utente e azienda) possono essere diversi e offrono una chiara e immediata visione della relazione tra le parti, in modo che le risposte siano sempre personalizzate e in linea con le richieste ricevute.

Un modo di comunicare per sua natura variabile e che è costantemente catalizzato dalle abitudini dei consumatori, sempre più abituati a messaggi diretti e personalizzati. È di maggio 2021 uno studio, utilizzato poi da HP per promuovere le sue attrezzature di stampa, in cui si dichiara che oltre il 63% dei consumatori si aspetta una comunicazione mirata e personalizzata come “standard” del servizio. Secondo Accenture, c’è addirittura il 91% di possibilità in più che un utente finalizzi un acquisto, se opportunamente sollecitato con contenuti e offerte pertinenti e in linea con i loro gusti. Non parliamo solo di coupon o bigliettini con il nome dell’acquirente, ma di una serie di declinazioni che devono dar la sensazione che il messaggio sia unico e riservato per il destinatario, che ha modo di sentirsi “coccolato” e valorizzato dalla massa. Un atteggiamento influenzato dall’advertising, soprattutto quello digitale, in cui i dati gestiti sono di varia natura (per buona pace del GDPR e i regolamenti sulla privacy che stentano ad avere un’applicazione uniforme). Non è più un miraggio ricevere per posta una cartolina personalizzata con il prodotto precedentemente visualizzato online, accompagnato da una lettera dedicata e uno sconto riservato. Un’integrazione che, seppure di facile intuizione, cambia l’approccio alla pubblicità e conferisce valore anche a quei canali che sembravano dovessero scomparire in pochi anni.

Lo scenario attuale

Per provare a dare una lettura concreta della situazione ci riferiremo ai dati raccolti da alcuni recenti studi in fatto di comunicazione e omnicanalità. Da Osservatori.net, la “costola” che si occupa di ricerca e comunicazione del Politecnico di Milano, scopriamo ad esempio che sono ancora poche le aziende in Italia che usano i dati aggregati per dare concretezza alla propria vision. Delle 133 aziende medio-grandi intervistate, solo il 10% riesce a integrare più di cinque tipologie di dati, percentuale che scende al 4% se ci riferiamo a più di sei voci. La maggior parte di queste aziende si limita all’integrazione dei dati anagrafici con quelli degli acquisti, in alcuni casi si dispone anche dello storico di acquisizione dei contatti, la cui gestione è sicuramente facilitata dai moderni CRM in circolazione.

A tal proposito, la metà dichiara di disporre di software dedicati alla raccolta, gestione e analisi dati, il 42% ha difficoltà a valorizzare i dati in suo possesso.

È facile intuire che questo approccio non favorisce alcuna azione di marketing one-to-one, geolocalizzata o targettizzata in modo da rendere la distribuzione degli stampati più efficace ed efficiente possibile. Un’opportunità che, se colta, può fare la fortuna di chi sceglie di investirci.

La stampa digitale, protagonista delle applicazioni

Sembra scontato, ma in questi contesti la stampa digitale è la soluzione alle esigenze di elevata personalizzazione possibile con l’utilizzo dei big data. Ma non dobbiamo sottovalutare l’importanza di tutto il processo di produzione: acquisizione dei dati (o ricezione da committenti nei diversi formati di interscambio), analisi delle variabili, creazione di uno schema logico per le applicazioni, integrazioni con software grafici, elaborazione di file per la stampa, post stampa avanzata che faciliti l’ultimo passaggio di questo workflow, la spedizione (anch’essa variabile e personalizzata). Non un mero servizio ad hoc, ma una vera e propria gestione intelligente dei dati che consentano, finalmente, di misurare l’efficacia anche dei prodotti stampati e replicare schematicamente tutte quelle azioni in cui si misurano ROI rilevanti. Chi ha detto che la stampa è morta?

CHE COSA SONO I BIG DATA?

È stato lo studioso Doug Laney a formalizzare più di 20 anni fa, il concetto di Big Data, riprendendo le caratteristiche comuni e il concetto poi esploso nella teoria delle tre “V”.

●     Varietà: i dati arrivano in modo disomogeneo, in diversi formati anche multimediali (foto, testi, video, dati anagrafici ecc.);

●     Volume: i dati arrivano in grande quantità e da molteplici sorgenti (advertising, database connessi, social media ecc.);

●     Velocità: i dati arrivano in tempo reale e con la stessa velocità è richiesta l’analisi, l’elaborazione e la risposta.

Oggi gli esperti in Big Data possono essere determinanti anche nel mondo della comunicazione con applicazioni concrete nella stampa. Software e integrazioni sono all’ordine del giorno, perché non provare?

Heidelberg Versafire potenzia il reparto digitale di Tipografia ALA

Da destra Marco Bellini, titolare Tipografia ALA, l’operatore macchina Giovanni de Martini

Tipografia ALA, storica azienda a conduzione familiare di Arona (NO), investe in una Heidelberg Versafire EV. Una scelta che si iscrive nel continuo rinnovamento tecnologico di una delle aziende più attive nel settore della stampa nel territorio di Novara e del Verbano.

Heidelberg Versafire EV va a potenziare il reparto digitale per la produzione di ogni genere di stampato commerciale, dalle brochure alle locandine, dai calendari alle buste.

«L’acquisto di una Heidelberg Versafire è un investimento fortemente voluto che integra altri investimenti tecnologici di ultima generazione per permetterci di proporre alla nostra clientela una altissima qualità di stampa per le medio-piccole tirature», affermano Ilaria e Marco Bellini, titolari dell’azienda. Tipografia ALA è sempre alla ricerca di nuove soluzioni e nuovi materiali, dalle carte speciali ai supporti sintetici. Inoltre, vanta una lunga esperienza anche nel reparto prestampa così da aiutare i suoi clienti nella realizzazione dei loghi aziendali, nella pubblicità e nella comunicazione. «La nostra mission è quella di aiutare i nostri clienti a crescere, comunicando per loro in modo originale, emozionante, accattivante e sempre in maniera molto professionale», aggiungono i fratelli Bellini. «In quest’ottica la flessibilità della digitale Versafire EV di Heidelberg rende la produzione molto veloce senza perdere in qualità su una varietà molto ampia di supporti stampabili: buste, martellati, metallici, magnetici, sintetici, copiativi, idrorepellenti», commenta Massimo Nicolini di Heidelberg Italia.

Dal Col Print&Laser, un salto di qualità grazie alla Trojanlabel T3-OPX acquistata da Erre.Gi.Elle.

Fedele alla propria dimensione di realtà locale, Dal Col Print&Laser riesce a garantire ai clienti qualità e innovazione con un’attenta ricerca di nuove opportunità grazie anche a una collaudata organizzazione interna.

Dal Col Print&Laser è un ottimo esempio di come un’organizzazione di modello familiare o poco più, possa conservare quella flessibilità e visione del mercato fondamentali per non smettere mai di adeguare il proprio modello a uno scenario in cambiamento, pur restando fedeli a sé stessi.

Una missione oggi nelle mani della responsabile comunicazione Lisa Dal Col, per un’attività ormai storica a Costabissara, in provincia di Vicenza.

Nella ragione sociale ufficiale compare la dicitura tipografia, indice di una realtà con una lunga storia alle spalle, quanto lunga?

Anche se tutt’oggi ci presentiamo come tipografia, in effetti non ha più molto senso definirla tale. Lo eravamo certamente agli inizi, nel 1987 grazie all’iniziativa di mio papà, quando si usavano ancora i caratteri in piombo. Lui ha praticamente convissuto con questo lavoro, anche durante il servizio militare, ma negli ultimi dieci anni la situazione è profondamente cambiata.

Fino a che punto?

Passando per le lastre e l’offset, siamo approdati al digitale sempre più protagonista. Ormai la maggior parte del lavoro segue questa strada, nel quale abbiamo investito molto e continuiamo a investire, perché ci piace restare sempre aggiornati ed è importante per rimanere competitivi.

Cosa è rimasto delle attività originarie?

L’offset rimane una parte importante. Tuttavia, le quantità negli ordini tendono a diminuire e crescono le variabili, per cui contare su entrambe le opzioni è fondamentale. Certamente, la crescita è più dalla parte del digitale.

Cosa significa per voi stampa digitale?

È un concetto a tutto campo. Dalla stampa a colori, in piano e su bobina, a quella in bianco e nero, anche con sistemi per la finitura in linea. Tutto quanto possa aiutarci ad assecondare le richieste dei clienti restando competitivi sui prezzi e soprattutto sui tempi di consegna. Inoltre, contiamo anche sul taglio laser, utile in particolare per la lavorazione delle brochure e materiali alternativi alla carta, come legno o metallo.

Oltre alla carta e al forex, quali materiali trattate?

Proprio grazie alla taglierina CO2 possiamo lavorare anche etichette metalliche o perfino pietra, ceramica e tessuti. Inoltre, il recente acquisto di una fresa ci permette di ottenere dalla stampa in piano forme particolari e insolite in fase di finitura. Possiamo realizzare box e piccoli imballaggi personalizzati senza dover ricorrere ai tempi della fustellatura. Anche in caso di modifiche, con il digitale è una procedura molto più veloce.

È completo il corredo?

Manca l’ultimo acquisto, di pochi mesi fa. Da Erre.Gi.Elle abbiamo acquistato una stampante. Avevamo bisogno di allargare il nostro raggio d’azione al di là della lavorazione della carta. La stampa UV non era sufficiente per ridurre i costi e accelerare la produzione. La Trojanlabel T3-OPX ci e permette di stampare immagini e testi in quadricromia direttamente su piccoli oggetti in carta anche già montati. Ci aiuta nelle lavorazioni dove altrimenti servirebbe la serigrafia o la tampografia, anche solo per le fasi di campionatura.

Dove rimangono spazi per le tecnologie di stampa tradizionali?

A parte il discorso legato ai volumi, diventa interessante quando si parla di campionatura. La combinazione di software e macchinari digitali permette di migliorare il servizio di messa a punto di un prodotto. È il mercato interessante della prototipazione, dove invece di ragionare di fronte a disegni o schermate, si può toccare con mano un oggetto dal vivo, avviare eventualmente una piccola tiratura sperimentale e poi eventualmente valutare se valga la pena di procedere in offset o altro.

Chi sono i vostri clienti?

Soprattutto industrie, e realtà fidelizzate con le quali lavoriamo da anni. Spesso, la spinta per la nostra evoluzione arriva proprio da loro. Manteniamo uno scambio costante di idee e impressioni, dal quale scaturiscono nuovi prodotti per loro e l’esigenza di nuovi macchinari per noi.

Come reagiscono di fronte a una nuova prospettiva o a una nuova tecnologia?

Quelli con cui lavoriamo da tempo, sono abituati a trovare da noi nuove idee. Quelli invece nuovi, in genere arrivati grazie al passaparola, non sempre conoscono le potenzialità del digitale sui tempi di produzione. Una risposta importante, proprio perché sempre più spesso sono alla ricerca di velocità e attenti al prezzo.

Riescono anche a trovare ispirazione per nuove opportunità?

In genere spetta a noi mostrare le produzioni. L’abitudine a creare o immaginare non è scontata, soprattutto in un’industria. Oggi è una tendenza diffusa lavorare con gli occhi e meno con la creatività. Il digitale aiuta anche in questo, a farlo con minore preoccupazione sui costi e su quanto grande debba essere una produzione per renderla anche conveniente.

Quanto incide alla fine il prezzo?

Sempre tanto e le richieste sono continue. Se si scende al di sotto di certi livelli, non ci confrontiamo eppure. Sulla maggiore parte delle produzioni però, alla fine possiamo essere anche più competitivi di chi tiene come riferimento solo la stampa Web. Possiamo offrire una scelta più ampia sui materiali e sulle finiture. Se analizzato nel dettaglio, la differenza è molto meno di quanto si possa credere. Inoltre, da noi non si paga in anticipo e il lavoro si vede dal vivo prima di saldare il conto. Infine, aspetto al quale ci tengo molto, il cliente da noi trova attenzione, può essere seguito e ottenere tutta la consulenza necessaria di persona.

Qual è il vostro raggio d’azione?

Prevalentemente locale. Certamente, non siamo molto conosciuti, anche perché abbiamo scelto di restare una realtà piccola. Da sempre lavoriamo tanto con clienti storici, altri nuovi, alcuni persi per strada, ma quasi sempre in zona. E mi piace così, restare nella nostra dimensione. Diventare più grandi comporterebbe anche nuovi metodi di gestione e il rischio è diventare troppo macchinosi. Metterebbe a rischio una delle nostre caratteristiche di leggerezza. Siano un gruppo ormai affiatato, ci intendiamo a perfezione, al punto che a volte non serve neppure parlarci per capire cosa serva. Curiamo di persona anche le consegne, proprio per essere sicuri dei tempi e di come arrivino le merci a destinazione.

Per quanto riguarda i clienti invece, dove ne cercate di nuovi?

Cerchiamo soprattutto lavori regolari, chi possa vedere in noi un risolutore di problemi invece di una fonte. Non  è necessariamente uno dei nostri compiti, ma contribuisce a creare fiducia e aumentare la stima nei nostri confronti. Può solo farmi piacere.

Come avete affrontato gli ultimi due anni?

Lavoriamo anche con il settore alimentare, con etichette e talloncini. Quindi, abbiamo potuto restare sempre aperti. Il problema semmai sono stati diversi grossi clienti, che invece erano chiusi. Il tempo libero è aumentato, così ci siamo messi a sperimentare. Tra l’altro, mascherine adesive, apprezzate per esempio dai parrucchieri perché non usano elastici sulla testa. Oppure, visiere progettate da noi. Eravamo mossi anche dal desiderio di contribuire, essere in qualche modo d’aiuto al territorio in un momento difficile.

Ora invece, come si sta evolvendo la situazione?

Il problema maggiore dal quale non possiamo chiamarci fuori è la carenza di materiali. Spesso, i nostri stessi clienti hanno difficoltà nel mantenere attive le produzioni e di conseguenza c’è meno lavoro anche per noi. D’altra parte, al momento possiamo contare ancora su una buona scorta, ma non potrà durare all’infinito.

Come gestite i rincari legati all’energia?

Inevitabilmente, i prezzi salgono anche per noi. Come d’altra parte le materie prime, a partire dalla normale carta, il rialzo è continuo. Anche se fino a dove possiamo cerchiamo di assorbire noi l’impatto, degli aumenti sul costo finale sono da mettere in preventivo.

Cosa avete in cantiere per i prossimi mesi?

Abbiamo sempre dei piani e guardiamo sempre a nuove tecnologie. Da quando abbiamo deciso di prenderci una pausa, abbiamo comprato sette macchinari nuovi. D’altra parte, cercare novità e aggiornarsi fa parte di noi e per le piccole realtà è anche una strada obbligata. Più in generale però, mi piacerebbe lanciare una linea di prodotti nostra. Qualcosa nato, sviluppato e prodotto internamente. Penso soprattutto al mondo dell’oggettistica, sfruttando e valorizzando risorse locali, come pietra e legno. Dovrà però essere qualcosa di caratteristico, difficile da reperire altrove. Mi piace l’idea di mettere in mostra la nostra terra e mostrare la nostra inventiva.