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Heidelberg, Ludwin Monz nuovo CEO da aprile 2022

Il Supervisory Board di Heidelberg ha nominato Ludwin Monz nuovo CEO che succederà a Rainer Hundsdörfer. In particolare, Monz subentrerà a Rainer Hundsdörfer all’inizio del nuovo anno finanziario, il 1° aprile 2022.

“Il Supervisory Board di Heidelberg desidera ringraziare Rainer Hundsdörfer per il suo straordinario impegno come CEO dell’azienda. È riuscito a guidare con successo l’azienda attraverso la crisi del Covid-19, e allo stesso tempo ha tracciato il percorso per l’ulteriore sviluppo strategico dell’azienda e per la creazione di nuovi business”, ha detto Martin Sonnenschein, presidente del Supervisory Board.

“Con la nomina di Ludwin Monz, Heidelberger Druckmaschinen AG guadagna un volto adatto a portare avanti il suo riallineamento strategico”, sottolinea Sonnenschein. “È un esperto di alta tecnologia e innovazione con grande esperienza”.

Guardando al suo nuovo ruolo, Monz commenta: “Per me, Heidelberg è un fiore all’occhiello dell’ingegneria meccanica tedesca. Vedo un enorme potenziale per il futuro nella grande competenza dei suoi dipendenti, nella sua organizzazione globale ampiamente ramificata e nel suo brand di lunga data”.

Inoltre, si prevede di estendere il contratto del consiglio di amministrazione con il CFO Marcus A. Wassenberg fino al 2027 come previsto. Con questa decisione, Heidelberg conta sulla continuità per quanto riguarda la stabilità finanziaria raggiunta e il riallineamento strategico di successo.

 

Comieco, riduzione per il CAC degli imballaggi

Buone notizie per gli utilizzatori di packaging in carta e cartone. Il Consiglio di amministrazione Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, sentito il parere di Comieco, Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, ha deliberato la riduzione del Contributo Ambientale Conai per la carta – da 25 €/tonnellata a 10 €/tonnellata – a partire dal 1 gennaio 2022.

Ed è la seconda buona notizia nel giro di pochi mesi: già a luglio il CAC carta era stato più che dimezzato passando da 55€ a 25€ a tonnellata,in virtù dell’aumento dei valori di mercato della materia prima seconda.

La nuova riduzione deliberata si inserisce all’interno di un percorso di sostegno, rivolto alle aziende e al sistema imprenditoriale del mondo cartario, avviato da diverso tempo e non incide sulle operazioni di raccolta riciclo della carta e del cartone che Comieco continuerà a garantire su tutto il territorio nazionale con le consuete modalità.

“Ridurre il contributo ambientale di oltre l’80% nell’arco di poco tempo, significa supportare concretamente le aziende utilizzatrici di packaging, ancora profondamente colpite dalla pandemia, aiutandole a ripartire. I risparmi già calcolati da inizio anno ammontano a 135 milioni di euro, ai quali aggiungere quelli stimati pari a 67,5 milioni di euro, a fronte di questa ulteriore riduzione”, afferma Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco.

Benefici economici sostanziosi che possono rappresentare un driver importante per orientare le aziende ad utilizzare sempre più il packaging in cartone per i loro prodotti e allo stesso tempo contribuire a consolidare i buoni risultati di raccolta differenziata e riciclo sin qui raggiunti. L’Italia è tra i Paesi più ricicloni d’Europa: nel 2020 sono state raccolte circa 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone eil tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici ha raggiunto l’87,3%, superando con ben 10 anni di anticipo i target UE al 2030. Una filiera efficiente che fa della circolarità il fiore all’occhiello: il 60% della produzione cartaria avviene infatti a partire da fibre di recupero.

La diminuzione del CAC non è l’unica novità in vigore dall’1 gennaio 2022. A questa si accompagnerà anche l’introduzione della diversificazione contributiva degli imballaggi in materiale composito, diversi da quelli per liquidi, allo scopo di rendere il ciclo del riciclo di carta e cartone ancora più efficiente, stimolando gli utilizzatori di packaging a scegliere per i loro prodotti imballaggi sostenibili e riciclabili all’insegna della transizione verso un’economia sempre più circolare.

 

Roto4All 2021, la community della rotocalco si incontra

Un’intera giornata dedicata alla stampa rotocalco: Roto4All è andata in scena venerdì 22 ottobre, con una prima edizione in presenza che ha riunito a Firenze oltre 100 persone. Dopo l’edizione streaming del 2020, che ha raggiunto 500 persone collegate da remoto, di cui un quarto dall’estero, Roto4All 2021 è stata una preziosa occasione per connettere dal vivo tutta la community rotocalco, veicolando le esperienze e i progetti dei diversi player di settore.

Moderato da Andrea Briganti, direttore di Acimga, Roto4All ha visto il palco del Cinema Odeon diventare il fulcro della tecnologia rotocalco: a Daniele Barbui, presidente di Acimga, l’onore di aprire i lavori, mentre Gianmatteo Maggioni, responsabile del Gruppo Rotocalco di Acimga, ha fornito una panoramica delle future attività del Gruppo, presentando il prossimo corso di formazione dedicato alla Sostenibilità, che andrà in onda tra novembre e dicembre.

Nel corso della giornata si sono alternati contributi da parte di produttori di tecnologia, stampatori, brand owner, esponenti di associazioni italiane ed internazionali, esperti di marketing, e rappresentanti dai consorzi, in un momento di scambio e dialogo costruttivo continuo all’interno di una tecnologia di stampa che si dimostra ancora estremamente vivace e dalla forte spinta innovativa.

Lo dimostrano le case history presentate durante la giornata, esempi virtuosi di sperimentazione in ambito rotocalco e di collaborazione tra interlocutori diversi: Sacchital Group e Terre Ducali hanno presentato un vassoio take away in carta riciclabile progettato secondo i principi dell’ecodesign; Bobst, Ticinoplast e Sunchemical hanno raccontato l’ambizioso lavoro di R&D, sottolineando il valore della partnership, per la creazione di un imballaggio monomateriale BOPE; Kaspar Walter e Rossini hanno portato sul palco innovative soluzioni alternative all’uso del cromo esavalente, ad ulteriore testimonianza della vitalità del mondo rotocalco, che guarda al futuro nello sviluppo di nuove direttrici possibili. Non sono mancate le testimonianze dirette delle industrie di filiera verso gli specifici approcci alla sostenibilità: Gualapack, Di Mauro Group, SIT Group, ma anche Uteco Group, Bobst, ICR e Inci-flex, che insieme a Italo Vailati, direttore di Giflex, e Anna Paola Cavanna, presidente della Fondazione Carta Etica del Packaging hanno illustrato un vasto ed interessante panorama in continuo sviluppo. Giulia Picerno, dal Centro Studi per l’Economia Circolare di Conai ha mostrato come il packaging si adegui alle esigenze della società che evolve, arricchendo le sue funzioni e vada di conseguenza ripensato in ottica circolare, mentre Giuseppe Stigliano, Global CEO di Spring Studios, docente di Retail Marketing e co-autore di “Retail 4.0: 10 Guiding Principles for the Digital Age” con il guru Philip Kotler, ha stimolato nuove riflessioni sulla digitalizzazione, secondo i principi di invisibilità, utilità e sostenibilità. GAA, Gravure Aimcal Alliance, ha chiuso la giornata illustrando trend ed evoluzioni in ambito rotocalco direttamente dal mercato USA.

«Il settore rotocalco italiano resta un riferimento internazionale di eccellenza e know-how tecnologico, modello per la qualità della stampa, per le caratteristiche del prodotto offerto e per la resa stessa dei macchinari, e queste qualità ci vengono riconosciute sul mercato, dove da vent’anni le macchine italiane si posizionano in una fascia di prezzo medio alta. Il ritorno ai livelli di export pre-Covid resta però purtroppo lontano – spiega Andrea Briganti, direttore di Acimga. – Il mercato mondiale della tecnologia rotocalco vale 189 milioni di euro: senza dubbio il 2020 è stato gravemente condizionato dalla pandemia, tanto che a livello globale gli scambi hanno subito una contrazione di quasi il 20%. Nonostante ciò, le previsioni globali per i prossimi tre anni danno segnali positivi che ci fanno ben sperare».

Adobe MAX 2021, la prossima generazione della Creative Cloud

Dal palcoscenico virtuale dell’evento digitale MAX 2021 Adobe ha annunciato una serie di importanti aggiornamenti e condiviso la sua visione sulla prossima generazione della suite di prodotti e servizi Creative Cloud.

Sono due gli obiettivi principali su cui Adobe ha lavorato per questi update: rendere più produttivo ed efficace il lavoro creativo e potenziare gli strumenti di collaborazione in team.

La prima notizia di grande interesse è che Adobe ha svelato la versione per il web dei due prodotti di punta della Creative Cloud: Photoshop e Illustrator.

Photoshop e Illustrator per il web sono al momento in versione beta. Consentono di accedere ai progetti ovunque, ma non sono pensati tanto per eseguire il lavoro di fotoritocco e illustrazione online in un browser, quanto per servire da strumenti di collaborazione.

Consentono di invitare chiunque a visualizzare e commentare un file di Photoshop o Illustrator e per fare la revisione non occorre scaricare alcun software né avere un abbonamento a Creative Cloud. I commenti appaiono direttamente nelle app desktop e iPad di Photoshop e Illustrator.

Si tratta dunque principalmente di una funzione di condivisione e collaborazione, ma gli abbonati a Creative Cloud possono anche fare leggere modifiche ai file di Photoshop o Illustrator direttamente nel browser. Photoshop per web è in beta pubblica, mentre Illustrator sul web è in beta privata ad accesso limitato.

Non è questa l’unica novità per Photoshop e Illustrator. Creare maschere degli oggetti in Photoshop diventa ancora più semplice e preciso, grazie alla funzione Hover Auto-Masking che consente di farlo in modo del tutto automatico, grazie all’intelligenza artificiale Adobe Sensei. È anche possibile selezionare automaticamente tutti gli oggetti di una immagine.

Adobe ha anche espanso e migliorato i Neural Filters e aggiunto una funzione per editare le immagini di paesaggi.

In Illustrator per iPad arriva la technology preview di Vectorize, funzione di tracciamento che consente di convertire qualsiasi immagine in una grafica vettoriale, con maggiore precisione e controllo. E ci sono miglioramenti per l’app desktop di Illustrator, per quel che riguarda gli effetti e i materiali 3D.

Rimanendo in tema, la Adobe Substance 3D Collection include sia strumenti che risorse per la creatività in tre dimensioni.

Per quanto riguarda la fotografia professionale, Lightroom permette ora di fare selezioni precise in modo semplice e di applicare correzioni specifiche solo a una parte dell’immagine. E con la funzione Community Remix è possibile condividere un’immagine e vedere come altri fotografi e artisti la modificano.

Adobe InDesign è ora ottimizzato per l’esecuzione nativa sui Mac basati sul nuovo chip Apple Silicon, secondo Adobe con un miglioramento delle prestazioni del 59 per cento rispetto alle build Intel.

InDesign ora si integra con Adobe Capture, funzione che permette ai designer di creare temi di colore e forme vettoriali così come avere suggerimenti sui font direttamente in InDesign, per trovare un’ispirazione da qualsiasi immagine all’interno del documento.

Inoltre, Adobe sta portando alcune funzioni di editing online anche per InDesign, al momento in una versione beta privata. In particolare, e sempre con l’obiettivo di migliorare la collaborazione, le funzioni online riguardano il copy-editing.

I designer possono condividere in modo facile e sicuro i documenti online, e assegnare brani a copywriter e redattorianche se questi non hanno InDesign, controllando quali sezioni dei file sono in grado di modificare.

I redattori possono quindi modificare il testo direttamente nel browser e vedere in anteprima le loro modifiche nel contesto del layout e del design. Le modifiche al testo si sincronizzano automaticamente con i file originali e ritornano in InDesign, mentre gli elementi del design grafico rimangono bloccati.

Negli ultimi aggiornamenti ai prodotti e servizi di Adobe Creative Cloud ci sono molte altre novità, ad esempio nelle applicazioni professionali per il video, negli strumenti per le animazioni, nell’ambiente di prototipazione Adobe XD, e altro ancora.

Ma desideriamo sottolineare altre due nuove funzionalità interessanti che Adobe sta introducendo per la collaborazione in team: Creative Cloud Spaces e Canvas.

Si tratta di due funzioni che, in un periodo di ampia diffusione del lavoro ibrido e remoto, aiuta i team creativi a far sì che più persone possano collaborare e rimanere allineati sulle risorse e sui progetti in corso.

La funzione Creative Cloud Spaces offre dei repository condivisi in cui tutti i membri del team possono accedere e organizzare file, librerie e link, in modo da poter gestire facilmente l’accesso e la collaborazione in una posizione centrale, chiaramente virtuale.

Creative Cloud Canvas è descritto da Adobe, invece, come un nuovo modo per mostrare e visualizzare tutto il lavoro creativo all’interno di un progetto, per poterlo rivedere con i collaboratori ed esplorare le idee insieme, il tutto in tempo reale e nel browser.

Creative Cloud Spaces e Canvas debuttano ora in beta privata e – ha annunciato Adobe – saranno rilasciati in modo più ampio il prossimo anno.

Infine, in occasione del MAX 2021 Adobe ha condiviso un aggiornamento sullo stato della Content Authenticity Initiative, un’iniziativa nata due anni fa che lavora per promuovere l’adozione di uno standard aperto per garantire l’autenticità e la provenienza dei contenuti.

È ora in fase di rilascio la possibilità di allegare Content Credentials in applicazioni come Photoshop. Queste credenziali sicure includono informazioni come chi ha creato un’immagine e quando e dove una foto è stata scattata.

 

 

 

 

 

Nico Rosberg diventa brand ambassador di Jungheinrich

JungheinrichNico Rosberg saranno impegnati congiuntamente per sostenere la mobilità elettrica per un futuro più sostenibile.

L’imprenditore della sostenibilità, che è stato anche campione del mondo di Formula 1 nel 2016, sarà il nuovo ambassador del brand, rappresentando il principale fornitore globale di soluzioni per il settore dell’intralogistica.

“Nico Rosberg non è solo una icona dello sport automobilistico, ma in qualità di investitore e visionario condivide la passione di Jungheinrich per le tecnologie sostenibili per la protezione climatica“, afferma il Dr. Lars Brzoska, presidente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Jungheinrich. L’ex pilota di Formula 1 è co-fondatore del Greentech Festival, una piattafoma globale per tecnologie orientate al futuro nei settori della mobilità, della nutrizione, dell’agricoltura, della finanza, della moda e dell’energia. Dal suo ritiro, Rosberg è stato un importante sostenitore della mobilità elettrica e dell’imprenditorialità sostenibile. “Abbiamo bisogno di nuove visioni e tecnologie intelligenti per il nostro pianeta. Ciò significa portare avanti l’elettrificazione e la decarbonizzazione in tutti i settori della nostra economia, in particolare nella mobilità”, spiega Rosberg: “Al fine di spingere ulteriormente la mobilità elettrica, sto entrando in pista insieme a Jungheinrich”.

Jungheinrich si è concentrata sulla mobilità elettrica sin dalla sua fondazione ed è un pioniere e un motore di innovazione della tecnologia agli ioni di litio. Esattamente dieci anni fa, Jungheinrich è stato il primo produttore di mezzi di movimentazione al mondo, a lanciare un carrello elevatore prodotto in serie con una batteria agli ioni di litio.

“Vogliamo creare valore sostenibile – Jungheinrich e Rosberg condividono questo obiettivo” spiega il Dr. Brzoska. “Nico dà un volto al nostro impegno e al nostro lavoro. Allo stesso tempo, vogliamo sviluppare nuove idee insieme e lavorare su soluzioni e applicazioni concrete di elettrificazione, efficienza energetica e sostenibilità per dimostrare ciò che sarà possibile nel magazzino del futuro. Con il nuovo brand ambassador Nico Rosberg, renderemo questo impegno nei confronti dei nostri clienti e del pubblico ancora più centrale nel nostro lavoro”.

Congresso Giflex, parole e orizzonti per un futuro flessibile

Il flessibile è sano. I bilanci dei produttori italiani di packaging flessibile confermano le caratteristiche a-cicliche del settore: nel 2020 il fatturato supera i 3 miliardi di euro con una lieve flessione dell’1.5% contro il -9.1% del manifatturiero. In crescita anche i livelli occupazionali.

Il mercato del flessibile non sconta in modo rilevante gli effetti della pandemia. I bilanci dei produttori italiani confermano le caratteristiche a-cicliche del settore: nel 2020 il fatturato supera 3 miliardi di euro con una flessione dell’1.5% contro il -9.1% del manifatturiero.

Positivi anche i livelli di crescita occupazionale che raggiungono, nel 2020, quasi le 10.000 unità consolidando la tendenza positiva degli ultimi anni (2007-2020 + 17%).

È quanto emerge dall’analisi di Prometeia “I bilanci dell’imballaggio flessibile. Le condizioni economico finanziarie delle imprese italiane nel 2020 e le attese per il futuro”, presentata  a Milano il 18 ottobre in occasione del Congresso Giflex (Associazione Produttori Imballaggio Flessibile) dal titolo: “Parole e Orizzonti per un Futuro Flessibile”.

Le imprese italiane del flessibile, dunque, seppur più piccole rispetto ai competitor internazionali, ma con una produttività per addetto allineata a quella delle imprese tedesche, si confermano in salute.

Soprattutto sul fronte dell’export alla luce di una ripresa dell’economia internazionale che si sta rivelando più vivace delle attese. Nei primi 6 mesi del 2021, le vendite estere di Flessibile sono aumentate di oltre il 16% recuperando ampiamente la flessione del 2020 e confermando un’evoluzione più vivace della media UE.

In crescita tutti i principali mercati di sbocco con tassi tra il 21 e il 31% in Polonia, Belgio e Spagna. Ottime performance anche per Germania e Francia.

Registrano vendite a doppia cifra i prodotti di specializzazione dell’export italiano: film (+22%) e flessibile per trasporto, ma mostrano andamenti positivi anche le esportazioni di flessibile in carta (+8,6%) e in alluminio (2,5%).

Sul mercato interno la crescita appare condizionata dall’incertezza che ancora domina le scelte dei consumatori. Le preoccupazioni sulle prospettive occupazionali, unite al permanere di restrizioni alla socialità, mantengono prudenti e selettivi i consumatori; la propensione al risparmio si mantiene elevata e permarrà anche il prossimo anno.

I mercati di sbocco del flessibile – alimentare, farmaceutica, igiene e i settori della chimica per il consumo – che nel 2020 avevano mantenuto un’evoluzione meno penalizzante della media, mostreranno dinamiche positive seppur inferiori alla media manifatturiera (con andamenti differenti a livello microsettoriale). Da segnalare il recupero del canale Ho.Re.Ca. che però non ritornerà ai livelli pre-crisi, dato il lento recupero del turismo e dei viaggi d’affari, e le modificazioni (in parte) strutturali delle modalità di lavoro e di socialità.

Forti mutamenti si segnalano sul fronte distributivo causa la polarizzazione fra i format di vendita, con lo sviluppo dell’on-line e dei discount; le piccole superfici alimentari (grazie alla localizzazione di prossimità e al veloce riadattamento del servizio) hanno invece ritrovato vitalità nel 2020.

A fronte di scenari di ottimismo sull’andamento del settore e sulla ripresa economica del Paese, gravanosulle imprese i prezzi di gas ed energia elettrica saliti alle stelle, di logistica, il brusco aumento dei prezzi delle commodity e le problematiche di approvvigionamento di materie prime (più intensi per le plastiche ma difficile reperire anche carta e alluminio).

 

In aumento del 5,6% l’utilizzo di carta da riciclare in Europa

“L’utilizzo annuale di carta da riciclare in Europa è stato di oltre 32.081.000 tonnellate, in crescita in media del 5,6% sull’anno precedente. In Italia tale utilizzo è in crescita del 9,3%, la più alta d’Europa, superiore alla Germania” così Massimo Medugno, DG Assocarta sui dati della CEPI Confederazione Europea delle Industrie Cartarie che fanno il punto della situazione della carta da riciclare in Europa da settembre 2020 a settembre 2021.

Un risultato che è contemporaneo al decreto ministeriale EoW firmato dal Ministro dell’Ambiente nel settembre 2020 ed entrato in vigore il 24 febbraio che regolamenta l’End of Waste – cessazione della qualifica di rifiuto – per la carta e cartone. In continuità con il sistema delle Materie Prime Secondarie (istituito con il DM 5.2.1998) che risponde alla stessa logica e che l’Italia fu primo Paese europeo ad elaborare. L’EoW – sistema basato sugli standard merceologici UNI EN 643 carta – si pone, infatti, in continuità con la disciplina MPS, aggiornando dopo 22 anni la disciplina alla luce della normativa comunitaria e degli standard merceologici attuali.

“In realtà la spinta all’impiego della carta da riciclare viene dal settore delle carte da imballaggio, in cui siamo oltre l’85% di riciclo e dall’entrata in funzione di due nuovi impianti di riciclo della carta” aggiunge Medugno.

In Europa, nel 2019, sono stati movimentati 12.000.000 di tonnellate di carta da riciclare fra i diversi Stati, il 22% della carta raccolta sul territorio europeo (Dati CEPI 2021). Ad oggi Italia e Spagna hanno applicato sistemi di EoW (in fase di adozione anche in Francia) che permettono la circolazione della carta da riciclare in Europa, ma l’adozione di analoghi sistemi basati sugli standard merceologici UNI EN 643 carta, anche da parte degli altri Stati, sarebbe auspicabile.
In Italia le regioni più virtuose sul fronte riciclo sono state Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e Lazio. Ciò pone la forte esigenza che nel piano nazionale sulla gestione dei rifiuti e nei piani regionali rifiuti vengano previsti impianti dedicati solo alla gestione degli scarti di riciclo dell’industria cartaria.
“Un punto percentuale in più di riciclo corrisponde a 84.000 tonnellate aggiuntive mentre un punto in più nel comparto imballaggi aumenterebbe la disponibilità di 50.000 tonnellate di materia prima per produrre imballaggi” spiega Massimo Medugno “da questo punto di vista il PNRR., con la linea dedicata all’ampliamento della capacità di riciclo rappresenta una grande opportunità per il settore”.

“In termini di strategia per l’Economia Circolare, la mancanza di questi impianti rappresenta un vero e proprio tallone di Achille per il sistema Italia. Tale mancanza, nonostante i buoni numeri del comparto, aggrava la situazione congiunturale del settore in questo momento di caro energia” precisa Medugno.

“Non ci ha fermato la pandemia, ma senza adeguati provvedimenti ci fermerà il rialzo del gas e dei costi energetici. Oltre che interrompere le catene di approvvigionamento di beni e servizi, in questo modo si compromette anche il Green Deal: la carta è un materiale rinnovabile, fondamentale per la transizione, mentre il 90% della capacità di riciclo della carta installata in Italia e in Europa usa gas” conclude Medugno.

Stampatore&distributore: un primo formidabile esempio

Dal Regno Unito il caso del primo stampatore evoluto, cioè quello che grazie alle nuove tecnologie diviene un fornitore “totale” al servizio degli editori: dal file, all’erogazione del prodotto stampato, fino alla distribuzione al negozio fisico. Ecco come saltare il passaggio del distributore.

È una grande scommessa quella scaturita dalla partnership tra Cpi, azienda protagonista in Europa per la produzione di libri, e John Wiley&Sons, attore globale in ricerca ed educazione, che hanno recentemente realizzato un impianto di produzione di stampa a getto d’inchiostro all’interno del centro di distribuzione Wiley a Bognor Regis, nel West Sussex.

Il Wiley European Distribution Centre è entrato in funzione ai primi di aprile e permette già agli editori di stampare e distribuire i propri titoli recapitandoli direttamente alle librerie e ai clienti finali. Saltando quindi il passaggio più costoso e dissanguante della filiera del libro, quello della distribuzione.

Una vera e propria rivoluzione che rappresenta un precedente significativo per tutto il mondo dell’editoria libraria mondiale e che probabilmente segnerà il passo per molte altre produzioni di stampa nel prossimo futuro. Un tema che Italia Grafica segue da molto tempo e che inizierà quindi a monitorare ancora più da vicino.

Effetto Covid-19 sulla catena di fornitura

L’effetto “disrupting” della pandemia ha influito moltissimo nello sviluppo di innovative pratiche distributive e di vendita un po’ in tutti i settori. Anche nel mondo della stampa il Covid-19 ha avuto un effetto acceleratore e il risultato si può ammirare in questo interessante esempio di innovazione di processo.

La partnership tra Cpi e Wiley dà vita, infatti, a una formula di supply chain totale che comprende la pianificazione della domanda, la stampa digitale e la distribuzione ai clienti finali. La gestione complessa della distribuzione, a cominciare da quella relativa ai resi e dal recupero del credito, rimane quindi inhouse, governata dalle nuove tecnologie digitali, e permette di raggiungere risparmi estremamente elevati per gli editori clienti, che hanno così un unico interlocutore.

Dopo l’annuncio della partnership nel luglio 2020, entrambe le aziende hanno lavorato sull’integrazione dei sistemi e sulla costruzione dello stabilimento produttivo. A novembre 2020, in piena pandemia, Wiley ha iniziato a fare i preparativi per l’arrivo dell’impianto di Cpi, con attrezzature pienamente installate già a inizio 2021. Stiamo parlando di macchine da stampa digitale Canon, integrate da una soluzione di rilegatura Hunkler e Horizon. Un lungo e ostinato lavoro di messa a punto, specialmente se si considerano le restrizioni lavorative che hanno dovuto essere superate nel periodo più pesante dell’era Covid-19.

La produzione libraria sta vivendo un momento di grande rinascita, ma si trascina alcuni problemi ancora irrisolti, come ad esempio l’altissimo costo della distribuzione

Stock virtuale e fisico insieme

Durante la costruzione del sito produttivo, Wiley ha aggiornato i propri sistemi di gestione delle scorte e le soluzioni di ordinazione per consentire allo stock virtuale di affiancare lo stock fisico all’interno della medesima piattaforma. In questo modo viene assicurato a clienti e rivenditori un servizio senza soluzione di continuità, sia che l’ordine provenga dallo stock sia che derivi dall’inventario virtuale.

In sostanza, l’impianto del distribution centre fornisce agli editori l’opportunità di non avere scorte fisiche dei propri titoli Isbn, pur mantenendone la piena disponibilità sul mercato. Quest’innovativo processo completamente integrato, inserendo nello stesso ordine sia i libri a magazzino sia i libri prodotti su richiesta, non comporta per il cliente alcun ritardo di consegna.

Una volta che l’ordine del cliente è ricevuto dal sistema “Zero Inventory” di Wiley Distribution, esso viene inserito nel flusso e prontamente prodotto per soddisfare la “wave” di spedizione del giorno appena successivo, con tempi di produzione inferiori alle 24 ore. Sia i titoli già a magazzino sia quelli a Zero Inventory vengono spediti al cliente nello stesso momento.

I titoli a Zero Inventory

Il digitale offre già un’alta reattività alle esigenze repentine del mercato, permettendo di sfruttare le opportunità di vendita in maniera fulminea. La stampa presso il Wiley Distribution Center è processata da macchine da stampa ditale Canon ColorStream 6700 e ImagePress C9010 con l’aiuto del software per la workflow automation Canon Prisma. In tal modo lo stampatore-distributore potrà stampare con brevissimo preavviso e distribuire i propri libri con maggiore velocità, vincendo anche sul prezzo grazie ai grandissimi risparmi sui costi complessivi.

Un titolo a “inventario zero” non ha quindi una categoria a sé, separata, come ad esempio Print on Demand o Ultra Short Run, ma viene visualizzato dal cliente come titolo in stock da tutte le prospettive possibili perché il flusso di stampa lo rende disponibile in meno di 24 ore. In sostanza è come se quel titolo ancora da stampare fosse già sullo scaffale e subito pronto per la spedizione.

Gli alti costi della distribuzione libraria

La pandemia ha sconvolto sicuramente tutti i piani e le sue conseguenze sono state pesanti, soprattutto sulle pratiche distributive e di vendita, ormai immobili da troppi decenni ed evidentemente poco pronte a reagire allo stato di crisi. Chi ne ha beneficiato è stato il mondo del delivering, vale a dire della distribuzione e consegna al consumatore finale. Il settore del delivering ha subìto, ma anche accettato, un’accelerazione tecnologica formidabile che si maturata in pochi mesi. La massificazione e la concorrenza ha fatto il resto, abbassando drasticamente i costi di spedizione e, sul lato della domanda, offrendo ai clienti prezzi molto più abbordabili rispetto solo a due anni fa.

Se a tutto questo aggiungiamo la perdurante crisi del settore editoriale e in special modo quella delle librerie, ecco che il tema dei costi della distribuzione libraria torna prepotentemente alla ribalta nel post Covid-19, suggerendo agli stampatori più “evoluti” di introdurre un servizio integrato che comprenda anche la spedizione al cliente finale, ovunque esso si trovi.

Il nuovo servizio di Cpi va perfettamente incontro alle richieste economiche degli editori. In genere, infatti, più della metà del valore di un libro viene assorbito dalla parte finale della filiera, vale a dire dalla distribuzione e dalla vendita. Una percentuale che pesa anche per il 55-60% sul prezzo di copertina di un titolo. Aggiungendo anche le spese di gestione e di produzione, all’editore resta quindi una percentuale molto piccola di quel valore, che non permette di fare investimenti importanti.

Diverrà lo standard del futuro?

Con quest’interessante esempio inglese di produzione digitale integrata si propone, per la prima volta, un’idea di una filiera editoriale nella quale il ruolo del distributore librario viene assorbito dalla principale figura produttiva: lo stampatore. Il quale strappa il velo del monopolio/oligopolio che mortifica il business degli editori. Specie quelli piccoli editori, i quali non riescono a emergere sul mercato perché non posseggono la forza commerciale e i volumi per entrare nei circuiti maggiori della distribuzione. Per accedervi occorre infatti stampare un numero piuttosto elevato di copie, in modo tale da garantire una certa quota di titoli per le librerie aderenti al circuito distributivo.

Quest’esempio dimostra quindi che la distribuzione integrata alla stampa è possibile e che non esiste alcuna differenza di qualità o di livello di servizio tra un titolo a Zero Inventory e un titolo a magazzino. La tecnologia di produzione è la stessa e la produzione è già situata all’interno del centro di distribuzione grazie al potente flusso di lavoro integrato. Ciò rappresenta quindi un’offerta unica per gli editori.

Ma quanti operatori industriale della stampa sono pronti a reagire in questa direzione? Difficile dirlo oggi, in tempi di crisi della filiera editoriale. Sicuramente ci sarà un’evoluzione del mercato con chiusure, acquisizioni, merger e quindi con una maggiore concentrazione del mercato. E forse tutto ciò porterà alcuni tra i più coraggiosi a seguire l’esempio di Cpi e Wiley.

I COSTI REALI DI UN LIBRO

•      tra il 55% e il 62% = i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, librerie, gestione delle rese);

•      tra il 15% e il 28% = i costi fissi, sommati ai costi redazionali (che riguardano, in buona misura, il costo del lavoro e la fiscalità);

•      10% = i diritti d’autore;

•      7% = i costi di carta e stampa;

Alla somma di tali percentuali (che oscilla tra l’87 e il 107%) occorrerebbe poi aggiungere il costo derivante dal ricorso al credito bancario (un 4% circa) e l’eventuale costo di traduzione di un titolo (un altro 8%).

Si arriva così a raggiungere una percentuale oscillante tra il 91 e il 119%.

È ipotizzabile dunque che la parte più consistente dei costi (distribuzione, promozione e vendita), che sta a valle della produzione, sia in linea teorica anche quella più comprimibile.

Taga Italia: formare menti aperte

La continua trasformazione dei processi di lavoro richiede operatori capaci di adattarsi in modo flessibile ai cambiamenti, sviluppando competenze relazionali e di lavoro in team. Un’esigenza che la formazione di oggi può soddisfare attraverso ben strutturate sinergie di filiera tra scuole, aziende e associazioni. Le analisi di David Serenelli, presidente di Taga Italia.

La tecnologia è il motore dell’innovazione e la sua continua evoluzione richiede agli operatori una mentalità aperta e capacità di adattamento. Due skill che la scuola può e deve formare negli studenti attraverso il rapporto con le aziende di grafica, nell’ottica di una stretta e proficua collaborazione di filiera. Unire teoria e pratica, aspetti tecnici ed elemento umano è la sfida della formazione di oggi. Lo sa bene Taga Italia che, da quando è stata fondata, ha dato vita a numerose iniziative di formazione ed informazione dedicate ai tecnici delle arti grafiche italiane.

«Taga Italia ha come elemento fondante del proprio statuto la promozione della cultura grafica nel mondo delle tecnologie per la produzione degli stampati», spiega il presidente David Serenelli. «Questo principio ispiratore si declina poi nelle attività che l’Associazione propone al mondo dei professionisti e al mondo dell’educazione. Siamo fermamente convinti che il nostro ruolo debba creare una sinergia continua con le scuole che formano i professionisti di domani».

Secondo Serenelli, quando si parla di formazione, oggi emerge una sfida in particolare da affrontare per la filiera della grafica, che, per essere vinta, necessita del decisivo contributo del mondo della scuola. «La tecnologia che sta alla base dei moderni processi produttivi è caratterizzata da applicazioni a forte specializzazione, attrezzature e software specifici per la produzione per cui sono stati ideati. Questo aspetto genera un gap tra ciò che sono gli standard aziendali di performance richiesti agli operatori e il livello di competenze di uscita dei percorsi di formazione. La scuola oggi deve creare nei giovani le competenze tecniche di base e le conoscenze dei principi scientifici su cui implementare le competenze specifiche. Per far questo l’attenzione a sviluppare capacità all’adattamento, all’autoaggiornamento deve essere massima».

Tuttavia, non mancano altri fronti su cui è necessario lavorare e intervenire per vincere le sfide di oggi della formazione, si pensi innanzitutto alla necessità di immaginare nuove modalità di sinergie interne alla filiera grafica stessa. «Il principale elemento di debolezza su cui si dovrebbe attuare un miglioramento sono la mancanza di un coordinamento rappresentativo degli attori della filiera (ipoteticamente un Comitato Tecnico Scientifico) che idealmente dovrebbe fornire le linee guida per orientare le strategie», argomenta Serenelli. «Le Associazioni di rappresentanza dei vari stakeholder, le scuole nelle varie declinazioni, i fornitori di tecnologie, viaggiano spesso su linee parallele che non si incontrano. Ciò genera ridondanza di studi, strategie troppo legate a una singola tecnologia o categoria di prodotto, poco trasferimento di buone pratiche. È un problema non di oggi, ma che oggi, in virtù dell’ibridazione di processi e prodotti, fa sentire maggiormente il suo impatto negativo».

Giovani “multitasking”

Entrando maggiormente nel dettaglio, oggi vi sono alcune skill particolarmente richieste dalle aziende grafiche alle nuove generazioni. «La competenza principale è l’apertura mentale e la capacità di adattamento», prosegue Serenelli. «Questo significa buona padronanza degli strumenti di base (informatici, linguistici, relazionali), buona conoscenza di una lingua straniera, punto dolente di parecchi percorsi di formazione. Su questo substrato la scuola deve fornire quelle abilità tecniche di base su tutti i processi tecnologici, in modo che il giovane che arriva in azienda non si trovi di fronte a un mondo che non ha mai affrontato, quanto meno in termini di terminologia, materiali, processi».

Ma qual è, effettivamente, l’interesse delle nuove generazioni verso il mondo della grafica? «Questa è una domanda chiave e purtroppo anche un problema nello stesso tempo», ammette Serenelli. «La domanda che i giovani esprimono con maggiore interesse è orientata alle professioni della creatività, della comunicazione digitale e della prestampa in generale. Il mercato del lavoro, per contro, è più dinamico in termini di offerta in aree legate alla produzione (dalla stampa alla post stampa, al converting). Le scuole devono affrontare questo scenario rilanciando queste professioni, troppo spesso legate ad un’immagine vetusta e anacronistica, non appetibile al mondo giovanile».

Del resto, le nuove generazioni, grazie alla loro dimestichezza con il digitale, possono portare al settore della grafica un peculiare valore aggiunto. «Il settore grafico è una galassia costellata da una maggioranza di piccole e medie aziende», segnala Serenelli. «Questo è abbastanza tipico della realtà italiana più che di altre nazioni e ha modellato i comportamenti delle aziende nel tempo, dandogli quella dimensione “artigianale” che è al contempo un pregio e un difetto. La fantasia innata nel nostro DNA, unita alle capacità e dinamicità della piccola a azienda a conduzione familiare, ha generato eccellenze riconosciute in tutto il mondo. La qualità che certi imprenditori hanno saputo raggiungere con i propri prodotti sono un fiore all’occhiello per il settore. Purtroppo, oggi, molto spesso i mercati globali richiedono anche altre forme di “qualità” legate alla capacità di promuovere, comunicare, di organizzare i processi su scala mondiale, che le piccole realtà fanno fatica a mettere in campo. I giovani con la loro predisposizione naturale ad essere “multitasking”, alla propensione alla digitalizzazione dei processi dovrebbero generare quella spinta alla conversione delle organizzazioni produttive orientate a uno stile Industry 4.0, dove i dati organizzati sono al centro dei processi produttivi».

Le competenze di oggi e domani

Oltre alle nuove leve, la filiera deve affrontare anche il tema dell’aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «La formazione durante tutto l’arco della vita è un problema storico, che personalmente non viene affrontato con la dovuta efficacia a tutti i livelli, dagli organi istituzionali preposti (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Ministero del Lavoro e Regioni) dagli organi di rappresentanza datoriali e dalle aziende», osserva Serenelli. «L’importanza di mantenere aggiornate le competenze delle risorse umane è sempre al centro di parecchi discorsi istituzionali, ma poi si declina in strumenti di difficile impiego. Soprattutto e ancora una volta per le piccole aziende, che rappresentano la quasi totalità dell’universo del settore. Negli ultimi anni, ad esempio, le risorse pubbliche per la riconversione e aggiornamento dei lavoratori sono state ridotte rispetto al passato, a favore di altre categorie svantaggiate (disoccupati). Sullo sfondo di tutto questo la scarsità di risorse economiche destinate a scuola e formazione, a dispetto dei tanti proclami che si odono in campagna elettorale».

Eppure, le evoluzioni tecnologiche spingono fortemente ad un aggiornamento delle competenze degli operatori storici. «Tutte le fasi della filiera produttiva del settore grafico sono fortemente caratterizzate dall’impatto dell’automazione e informatizzazione delle procedure e delle apparecchiature, in una tensione continua verso l’efficientamento», spiega Serenelli. «L’interfaccia uomo-macchina è digitale, l’operatore deve interagire sempre più con touch screen piuttosto che sul dispositivo fisico, agendo su dashboard o pannelli di controllo dell’impianto scambiando e condividendo dati nel workflow. digitale. Queste operazioni prevedono una competenza che molti operatori abituati a un approccio diretto con gli impianti e interventi manuali sulle macchine stentano ad acquisire in modo naturale. La tecnologia si è evoluta negli ultimi anni ad un ritmo a cui la mente e le abitudini degli operatori più maturi non riescono a seguire agevolmente. Spesso gli operatori più esperti, che hanno un bagaglio di competenze derivanti da molti anni di pratica, fanno fatica ad adattarsi e a fidarsi di procedure basate su strumenti automatici che effettuano diagnosi e attuazione degli interventi correttivi. Stentano di fatto ad assumere un ruolo di comando e controllo di una fase di un processo, riconoscendosi maggiormente in una posizione di conduttore di un impianto».

Rispetto ad una società sempre più digitalizzata e competitiva, si possono per certi versi definire e individuare, in termini di skills, le caratteristiche del professionista della grafica del futuro. «Il professionista di domani dovrebbe affiancare alle competenze tecniche specialistiche utili alla gestione dei processi produttivi, tipicamente da perfezionare sul posto di lavoro grazie alla formazione continua, competenze relazionali e di lavoro in team indispensabili per la gestione delle informazioni che le aziende sempre più informatizzate genereranno nelle varie attività. Il tutto basato su una solida conoscenza e abilità dei sistemi operativi che i sistemi adopereranno per scambiare i dati. Queste ultime competenze dovranno derivare dai percorsi di formazione e istruzione di base».

In tale scenario Taga Italia si muove sul campo con una serie di iniziative per sensibilizzare la filiera sul valore e l’importanza del tema della formazione. «Taga Italia collabora con Enipg, l’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, ente bilaterale che riconosce le scuole tecniche e centri di formazione professionale grafica, con conferenze tecniche per gli studenti e docenti, con una borsa di studio intitolata a un ex presidente dell’Associazione, Alberto Sironi, che si è molto dedicato alla formazione dei giovani, che da anni premia studenti meritevoli che vogliono approfondire il proprio percorso di studio nella grafica», conclude Serenelli.

Lucart vince il Premio Innovazione SMAU

Martedì 12 ottobre 2021, nell’ambito di SMAU Milano, Lucart ha ricevuto il Premio Innovazione SMAU, riconoscimento riservato alle imprese che, in diversi settori industriali, vogliono avviare attività di sviluppo di prodotto e di processo per portare sul mercato innovazione. L’obiettivo del progetto è stato lo sviluppo di una tecnologia in grado di rilevare in tempo reale, elaborare e restituire i dati relativi al processo di fabbricazione della carta. La filiera cartaria ha infatti specificità tali da non poter essere misurate con i prodotti disponibili sul mercato. Lucart, con l’aiuto della start up Crossnova, ha quindi realizzato il primo strumento informatico per supervisionare una cartiera in modo digitale e automatizzato.

Massimiliano Bartolozzi, chief information officer di Lucart, ha così commentato: “Abbiamo voluto realizzare una piattaforma aperta che oggi è in grado di rilevare tutta una serie di dati sulle macchine per ottimizzare consumi energetici, performance, scarti, ma che domani potrà essere implementata con Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Predictive Analytics”.

La soluzione, chiamata ‘supervisore di cartiera’, è stata testata a maggio 2021 nell’ambito del progetto pilota sullo stabilimento di Porcari. La piattaforma, grazie a una serie di sensori, è in grado di rilevare direttamente dalle macchine le informazioni ritenute utili. I segnali raccolti vengono trasmessi a un operatore che può monitorare in tempo reale l’andamento della macchina e intervenire. Inoltre, il sistema è collegato alla piattaforma di business intelligence aziendale QliK Sense per consentire di integrare tutti i dati raccolti. In tal modo è possibile avere una reportistica dettagliata che permette di analizzare il quadro generale dell’andamento delle macchine (produttività, consumi, scarti) al fine di ottimizzare la produzione, stabilire i settaggi più efficaci e stilare delle best practices per un miglioramento continuo a livello operativo.

Nel 2022, la piattaforma verrà implementata con strumenti per l’analisi e l’ottimizzazione delle materie prime. Lo strumento è infatti aperto e consente possibili espansioni: la scelta di partnership con una startup innovativa già esperta di tecnologie open-source ha inoltre azzerato i tempi di re-skilling di risorse interne ed ha portato tecnologie fresche e moderne all’interno del gruppo, che ha così potuto beneficiare di training-on-the-job. Il prossimo obiettivo sarà rendere – anche grazie all’utilizzo di Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Predictive Analytics – tutto il processo ‘intelligente’. Questo rappresenta per Lucart il futuro del vantaggio competitivo aziendale.