Home Blog Pagina 176

Innovazione e creatività al Customer Experience Center di Ricoh

Tre giorni di innovazione e creatività: il Customer Experience Center di Ricoh a Telford (UK), ha aperto le porte ai fornitori di servizi di stampa di tutta Europa, che hanno avuto così la possibilità di conoscere le novità del portfolio inkjet di Ricoh.

In particolare, sono stati 200 gli operatori della stampa professionale provenienti da 20 Paesi che hanno visitato il Customer Experience Center di Ricoh, progettato per consentire ai clienti di toccare con mano tecnologie e applicazioni. Durante l’evento di tre giorni The Art of The New stampatori commerciali, fornitori di servizi di stampa transazionale e direct mailing e stampatori di libri, hanno avuto la possibilità di scoprire le nuove soluzioni inkjet del portfolio Ricoh.

Eef de Ridder, director commercial printing of the commercial and industrial printing group Ricoh Europe, ha commentato:«L’evento The Art of The New è stato un successo per il numero dei partecipanti e per l’interesse manifestato nei confronti delle tecnologie. Molti stampatori stanno valutando le soluzioni inkjet per cogliere nuove opportunità». I visitatori del Centro hanno potuto approfondire le possibilità offerte dalla nuova serie Ricoh Pro V20000, dalla versione enhanced dell’ammiraglia Ricoh Pro VC60000 e dalla piattaforma a colori Ricoh Pro VC40000.

Oltre a vedere queste soluzioni in azione, gli operatori della stampa hanno partecipato a una sessione plenaria in cui Tim Taylor, head of continuous feed market Ricoh Europe, ha delineato il futuro dell’inkjet, Sean Smyth, consulente di stampa, ha messo in evidenza il passaggio dalla stampa analogica a quella digitale, mentre un panel di esperti in ambito tecnologico di Hunkeler, Tecnau e Kern si è soffermato sui vantaggi della finitura inline e offline. Richard Saunders, consulente per stampa e carta presso Test-Tech, ha invece sottolineato come sia importante scegliere i supporti di stampa più adatti.

Ricoh ha poi organizzato numerosi seminari focalizzati sul colour management e sull’automazione dei workflow per la gestione efficiente di basse tirature e di contenuti dinamici. La visita alla Smart Factory ha completato la giornata, dando ai visitatori la possibilità di conoscere da vicino i sistemi inkjet high-speed, le soluzioni a foglio singolo, grande formato e direct to garment. Eef de Ridder ha concluso:«Numerosi stampatori leader di mercato hanno espresso grande interesse verso le nostre tecnologie inkjet high-speed. È evidente come le esigenze del mercato commercial printing stiano rapidamente evolvendo e il nostro portfolio di soluzioni e servizi è ideale per supportare questa trasformazione».

 

Carlo Ratti Associati sceglie il Gruppo Masserdotti per l’Area del Futuro

Photo credits: Daniele Iodice per Carlo Ratti Associati

La qualità del Made in Italy è sotto i riflettori di tutto il mondo con l’inaugurazione di FICO Eataly World, progettato con la mission di raccontare l’eccellenza enogastronomica e la bellezza dell’agroalimentare italiano. Per chi ancora non avesse avuto occasione di andare a visitare La città dedicata al cibo, dalla risonanza mediatica è facile intuire che si tratta di un’opera grandiosa, un progetto imprenditoriale d’eccellenza e di grande rilevanza internazionale. FICO si sviluppa su 100.000 mq di superficie, suddivisa in 5 aree tematiche. All’interno della Didattica, proprio al cento del parco, si trova l’Area del Futuro con la giostra multimediale interattiva L’Uomo e il Futuro – Hortus che offre un percorso immersivo nel mondo dell’agricoltura idroponica progettata e realizzata dallo Studio Carlo Ratti Associati (CRA), realtà di spicco nel mondo dell’architettura e design, che tra gli altri ha firmato progetti prestigiosi come il Future Food District per Expo 2015 e il Supermarket of the future inaugurato quest’anno a Milano. Per affrontare l’ennesima sfida sotto gli occhi del pubblico internazionale, CRA ha scelto come partner tecnico per la comunicazione visiva, la realizzazione delle stampe e il relativo allestimento nell’Area del Futuro il Gruppo Masserdotti, la cui esperienza consolidata e l’affidabilità per la gestione di queste commesse è riconosciuta nel mondo retail e non solo.

Centro di produzione di stampa digitale di grande formato all’avanguardia a livello europeo, il Gruppo Masserdotti opera in qualità di partner industriale per la realizzazione di progetti di comunicazione visiva a valore aggiunto. Come ha fatto collaborando con CRA, dalla selezione accurata dei materiali di stampa all’installazione in loco, realizzando prespaziati e scritte in forex intagliato e producendo centinaia di mq di grafiche adesive Wall Wrap specifiche per pareti. Per garantire stampe di qualità è stata utilizzata la tecnologia HP Latex, scelta per le prestazioni eco-friendly idonee all’utilizzo indoor e particolarmente in linea con l’anima green di FICO.

L’Area del Futuro è stata ideata con l’obiettivo di unire il rispetto della tradizione alimentare con lo spirito di innovazione, dando vita a scenari futuri. I visitatori saranno coinvolti in un innovativo progetto di educazione alimentare e potranno coltivare direttamente il proprio cibo, piantando i propri semi per poi seguirne la crescita giorno dopo giorno tramite una app. È lo stesso Carlo Ratti, titolare dello studio CRA, che spiega le finalità perseguite:«Offrendo la possibilità di osservare la crescita, dal germoglio alla pianta, sarà un po’ come scoprire la magia della vita».

«Essere coinvolti in una commessa di questa portata dallo Studio Carlo Ratti Associati, sinonimo di avanguardia a livello mondiale, è un’ulteriore conferma della nostra volontà di trasferire ai clienti affidabilità, serietà, puntualità e competenza. Asset che si traducono in un servizio che dalla mera stampa si orienta alla consulenza specializzata» commenta Alberto Masserdotti, CEO dell’omonimo Gruppo. «Inevitabile riconoscere che arricchire il nostro portfolio con il coinvolgimento in un progetto unico a livello mondiale come FICO Eataly World consolida il nostro obiettivo di proporci come eccellenza Made in Italy a servizio della visual communication».

 

 

Come gestire le immagini RGB

Tabella comparativa tra Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding

L’attuale specifica GWG 1v4 basata sul PDF/X-1a (ISO 15930-4:2003) è stata per molti anni lo standard di fatto per quanto riguarda l’interscambio di file PDF/X nel settore delle arti grafiche e come tale, nel corso del tempo, la sua evoluzione ha rappresentato una vera e propria sfida.

Sia l’industria della stampa sia le modalità di processare i PDF hanno subìto nel corso del tempo cambiamenti significativi. Il modello di pubblicazione multicanale sta assumendo molta più importanza rispetto al metodo convenzionale, dove i contenuti vengono preparati per una specifica condizione di stampa. L’editoria sta diventando sempre più indipendente dal supporto e dalla tecnologia di stampa utilizzata, di conseguenza è indispensabile un approccio più flessibile, al momento della creazione del documento. Il Ghent Workgroup ha creduto che fosse necessario mantenere le specifiche aggiornate con i più recenti sviluppi tecnologici e a tal proposito ha rilasciato lo scorso anno la nuova specifica GWG2015, basata sullo standard PDF/X-4 (ISO 15930-7:2010). Da qualche mese è anche disponibile una guida in italiano denominata GWG2015 PDF/X workflow, un progetto realizzato grazie al fondamentale supporto di Comunico Italiano (l’Associazione che riunisce le realtà imprenditoriali italiane del mondo della comunicazione), a cui seguiranno a breve dei corsi di formazione specifica rivolta sia ai creativi che agli addetti di prestampa. Il documento analizza a fondo il percorso che porta alla creazione di un buon PDF/X-4 e spiega come sfruttarne al meglio le potenzialità. La nuova specifica del Ghent Workgroup è la prima sul PDF che consente l’utilizzo di immagini RGB indipendenti dal media (sfruttando appieno le funzionalità offerte dai moderni flussi di lavoro), mentre quelle vettoriali e i testi devono ancora essere preparati e impaginati in Cmyk. Nelle arti grafiche è ormai pratica comune utilizzare e archiviare i file in modalità indipendente dal media. Il Ghent Workgroup supporta questo metodo di lavoro, consentendo alle immagini di rimanere in RGB durante la maggior parte del flusso di lavoro. I vantaggi derivanti dalla creazione di PDF con questo standard sono la facilità di fruizione nell’editoria elettronica, l’utilizzo dello stesso file per processi di stampa differenti e per sfruttare al meglio l’ampio gamut delle moderne macchine da stampa digitali e di grande formato. La dipendenza dalla quadricromia rimane per ora ancora un vincolo, al raggiungimento di una soluzione completamente indipendente dal media utilizzato, ma le future specifiche del Ghent Workgroup spingeranno sicuramente verso un approccio cross-media completo, invece che limitarsi alle sole immagini RGB. Ciò è particolarmente importante per i moderni canali di pubblicazione (come i contenuti per i tablet e i telefoni) dove l’ideale è avere immagini, testo e illustrazioni totalmente indipendenti dal media.

Impaginazione: sono possibili due diversi approcci

Uno è basato sul processo (preparato e ottimizzato per una specifica condizione di stampa): tutte le immagini devono essere convertite in Cmyk, specificando l’esatto intento di output. La tecnica di stampa utilizzata è fondamentale nella determinazione dello spazio colore di Cmyk utilizzato nel documento e negli elementi in esso contenuti (figura sottostante).

Esempio di flusso di lavoro basato per lo specifico processo di stampa

L’altro è indipendente dal media (non preparato e ottimizzato per una specifica condizione di stampa): le immagini non sono convertite in Cmyk e vengono impaginate nel documento con il loro spazio colore RGB originale. Durante l’esportazione in PDF o negli ultimi passaggi del flusso di lavoro, tutti i contenuti vengono convertiti in Cmyk (figura sottostante).

Esempio di flusso di lavoro indipendente dal media (per diversi processi di stampa)

Un flusso di lavoro dove ogni elemento (testo, immagini ed elementi vettoriali) è indipendente dal media (RGB) è al momento considerato troppo rischioso. A prescindere dal metodo che verrà utilizzato per le immagini, l’impaginato sarà sempre basato sulla specifica condizione di stampa (intento di output). Con il termine Binding si intende il momento in cui viene effettuata la conversione colore (per esempio da RGB a Cmyk) verso la condizione di stampa attesa. In un tipico flusso di lavoro per le arti grafiche ci sono tre possibili opzioni: Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding. Di seguito si andranno ad analizzare solo le casistiche legate alla conversione delle immagini raster, poiché nelle raccomandazioni del GWG questi sono gli unici elementi che possono essere impaginati in RGB (figura sottostante).

Tabella comparativa tra Early Binding, Intermediate Binding e Late Binding

Early Binding: le immagini master vengono convertite in Cmyk immediatamente dopo la fase di ritocco, per esempio con Adobe Photoshop. Come utente, si ha il controllo totale sulla conversione andando a selezionare il profilo ICC, l’intento di rendering e la compensazione punto nero.

Intermediate Binding: le immagini vengono ritoccate e rimangono indipendenti dal media (RGB), per poi essere posizionate come tali nell’impaginato. Queste vengono convertite in Cmyk durante la creazione del PDF dal programma di impaginazione (dal profilo RGB incorporato a quello Cmyk del documento). Come utente, si ha il controllo sulla conversione andando a regolare le impostazioni dell’applicazione, la gestione colore del documento e i parametri di esportazione del PDF, potendo poi esaminare il file finale.

Late Binding: le immagini RGB vengono posizionate nell’impaginato e rimangono tali anche nel PDF generato. Per assicurare l’accuratezza cromatica, tutte le immagini devono avere incorporato il loro profilo ICC di origine. La conversione finale per la stampa verrà poi effettuata dal flusso di lavoro. Come utente, si ha poco controllo sulla conversione colore, perché questa viene gestita interamente dal sistema di output. Ciò consente l’utilizzo di spazi colore indipendenti dal media (non basati su specifico processo) come le immagini Cielab o RGB con profilo incorporato. Tutti gli elementi Cmyk devono essere preparati per la corretta condizione di stampa, prima che questi vengano impaginati e se incorporano un profilo ICC diverso di Cmyk, questo verrà ignorato. Spazi colore indipendenti dal media sono concessi solo per le immagini (raster o bitmap) e non per i testi e gli elementi vettoriali. Stessa cosa anche per le immagini che possono combinare insieme elementi raster e vettoriali (cosa possibile in Photoshop e Illustrator). Il motivo principale è che il testo o i vettori presenti in tali immagini possono portare a effetti indesiderati durante il processo di appiattimento della trasparenza.

Il flusso di lavoro GWG2015 Cmyk+RGB

La specifica GWG2015 è basata sullo standard ISO PDF/X-4. Attualmente solo Adobe InDesign (a partire dalla versione CS6) e QuarkXPress (a partire dalla versione 2015) supportano l’esportazione in PDF/X-4 direttamente dall’applicazione. A partire dalla versione 1.4, il PDF supporta un numero di funzionalità che non sono più compatibili con il formato PostScript (come la trasparenza nativa). Poiché anche il PDF/X-4 supporta queste funzionalità avanzate, è essenziale utilizzare l’esportazione diretta da Adobe InDesign, invece che distillare il file PostScript utilizzando Adobe Acrobat Distiller. Per esportare i file PDF con le immagini in RGB, l’impostazione da utilizzare è GWG2015 Cmyk+RGB. Queste impostazioni di esportazione per InDesign, evitano conversioni colore non volute, pertanto il PDF ottenuto conterrà immagini RGB con incorporato il proprio profilo ICC. Inoltre occorre assicurarsi che lo spazio di fusione trasparenze sia sempre identico allo spazio colore di output desiderato. Questa tipologia di esportazione è adatta solo per i flussi di lavoro Late Binding. Il vantaggio principale di un flusso di lavoro RGB è che l’ampio gamut delle immagini può essere mantenuto molto più a lungo, prima che il contenuto venga convertito in Cmyk. Ciò significa che la gamma cromatica completa dei colori può essere ottimizzata in funzione delle diverse tecniche di stampa. Ogni file PDF/X contiene un intento di output con associato un profilo ICC. Se un elemento del file ha un profilo incorporato, la conversione da questo all’intento di output sarà influenzato: dal profilo ICC incorporato nell’elemento, dai valori in pixel dell’elemento con profilo, dall’intento di rendering e dal profilo ICC indicato nell’intento di output del PDF/X. In altre parole, quando si discute degli aspetti del colore negli elementi di un determinato file, ciò che è veramente importante sono i valori Cmyk finali (eventualmente convertiti). Questi devono essere utilizzati per qualsiasi ulteriore trasformazione del colore, sia per la prova cartacea che per la stampa finale. Se un elemento è parte di un gruppo di trasparenze, il calcolo degli effetti di trasparenza avviene utilizzando i valori Cmyk. Esiste una sola eccezione a questa regola: nei gruppi isolati di trasparenze in cui un elemento del gruppo è etichettato con uno spazio colore basato su ICC, la conversione di tutti gli elementi del gruppo verrà eseguita a quel profilo ICC specifico. Poiché i valori Cmyk finali per tutti gli elementi RGB sono definiti esplicitamente nel file PDF/X-4, ci si potrebbe chiedere perché questo sia il modo migliore di agire e quale ne sia il vantaggio. Il miglior risultato di stampa si ottiene se le conversioni di colore sono eseguite solo quando si conosce la condizione di output finale. In un file PDF/X-4, questa è definita dall’intento di output e dal relativo profilo ICC. Non appena il file PDF/X-4 è stato creato, l’intento di output (e quindi la «ricetta» per convertire qualsiasi elemento RGB in Cmyk) è fisso, ma è ancora possibile in seguito modificare l’intento di output del file PDF/X-4, tenendo conto di quanto segue: se è stata creata una prova colore per il file PDF/X-4 originale, questa non sarà più valida dopo che l’intento di output è stato modificato; gli elementi trasparenti potrebbero essere ricalcolati con diversi valori di Cmyk, poiché il calcolo degli effetti di trasparenza avviene utilizzando il profilo ICC dell’intento di output; per la conversione delle immagini in RGB con profilo incorporato o Cielab, viene utilizzato il profilo ICC dell’intento di output, quando viene modificato, è possibile ottenere un risultato di conversione migliore per quella particolare condizione di stampa; testi, elementi vettoriali e tutti i grafismi dell’impaginato già separati in Cmyk, non corrispondono più all’intento di output modificato, devono quindi essere convertiti dalla vecchia alla nuova condizione di output, utilizzando la tecnica di conversione colore device link. Questo flusso di lavoro è particolarmente indicato quando il file è soggetto a output diversi o in presenza di reparti stampa molto eterogenei (digitale, offset, grande formato ecc.) dove è fondamentale trattare gli asset in modo corretto per avere un flusso di lavoro snello, affidabile e che dia garanzie di accuratezza cromatica.

 

 

 

Convegno Enipg: verso il futuro con la consapevolezza del passato

L’Istituto tecnico Franchetti Salviani di Città di Castello per attuare l’alternanza-scuola lavoro ha collaborato con la sezione grafica cartotecnica di Confindustria Umbra. Il progetto, fortemente voluto da Enipg, ha consentito a 20 studenti delle classi IV e V di svolgere attività in azienda. Il progetto è stato seguito dal professor Mariotti

La decima edizione del Convegno Nazionale delle Scuole Grafiche Enipg è stata l’occasione di incontro e scambio di opinioni ed esigenze tra il mondo della formazione, delle aziende, delle associazioni e delle istituzioni. I protagonisti dei vari interventi sono stati 4 temi attuali e importanti: l’alternanza scuola lavoro, il nuovo ordinamento delle scuole professionali, l’attività di orientamento e l’armonizzazione delle certificazione delle competenze.

È indubbio che tutto il mondo della scuola sia in continuo cambiamento a causa non solo dei mutamenti tecnologici ed economici della società, ma soprattutto per le frequenti riforme emanate dal Miur. Il convegno organizzato da Enipg a Città di Castello aveva come obiettivo quello di informare tutti gli operatori del settore grafico rispetto alle attività realizzate e ai progetti futuri. Dai vari interventi è uscita una fotografia che mostra un settore in cui l’obiettivo primario è costruire una cooperazione tra tutti gli attori della filiera; in questo senso va vista la partecipazione dei rappresentanti di Atif (Associazione tecnica italiana per la flessografia), Acimga, Argi, Gisfap (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli), Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), Assografici, che in varie forme, collaborano con Enipg per portare all’interno delle scuole grafiche sia momenti di formazione che progetti finalizzati a dare strumenti concreti di lavoro.

L’importanza della formazione

In questo senso va visto il progetto di Argi-Enipg che ha reso possibile la fornitura di materiali di consumo e di apparecchiature a titolo gratuito a varie scuole grafiche consentendo agli studenti di eseguire esercitazioni pratiche fruendo degli stessi materiali utilizzati nel mondo del lavoro. La Formazione a distanza (FAD) continua a essere proposta da Enipg come momento di formazione sia per i docenti sia per gli studenti e si è avvalsa di Atif per un ciclo di lezioni sulla flessografia.

In molti interventi è stata più volte citata l’attività di Orientamento ritenuta da tutti fondamentale per far conoscere e appassionare il giovane al settore della grafica e della comunicazione soprattutto nel settore della formazione professionale che sembra aver perso terreno nella considerazione delle famiglie che sognano per i propri figli percorsi formativi più tecnici. Poiché il settore grafico continua a esprimere una consistente richiesta di personale, la scuola, grazie all’attività di orientamento, deve essere in grado di far comprendere alla società che i percorsi professionali formano ottimi cittadini, con una solida cultura di base orientata al saper fare e, per questo, in grado di inserirsi nel mondo del lavoro in modo relativamente veloce.

Nel corso della tavola rotonda del mattino ci è piaciuto l’intervento di Dario Panciera, formatore di grande esperienza alla scuola Salesiana di Milano, che ha citato le Olimpiadi della Stampa come esempio di iniziativa in grado di favorire l’avvicinamento dei giovani al nostro settore. Va ricordato che all’evento tenutosi a Milano a maggio grazie alla collaborazione tra Argi e Enipg hanno partecipato 14 scuole provenienti da tutta Italia ed è stato un momento in cui gli studenti, insieme a un professore coach, hanno affrontato prove tecniche e ludiche.

Un’alternanza scuola-lavoro costruttiva

Al convegno le istituzioni hanno avuto un ruolo importante perché sono molte sono le novità che riguardano il settore. Tra questi la riforma degli Istituti Professionali che negli intenti del MIUR dovrebbe partire già dal prossimo anno scolastico. È stata Rossella Mengucci, dirigente MIUR a illustrarne i fondamenti e durante il suo intervento abbiamo percepito molta preoccupazione in sala tra i rappresentanti degli Istituti. Il modello di riferimento della nuova riforma, che nasce ad appena 6 anni di distanza dalla riforma precedente, è la Germania dove, da decenni, la scuola professionale è inserita nel sistema Paese in modo eccellente, costituendo un elemento fondamentale per preparare gli studenti al mondo del lavoro. La riforma del MIUR che dovrebbe essere attiva già dall’anno scolastico 2018 vuole avvicinare la scuola alle esigenze del mondo del lavoro e per farlo ha ridefinito gli indirizzi (ora sono 11) collegandoli a settori industriali ritenuti strategici per l’Italia, rimodula i cinque anni di scuola previsti, ammette il passaggio dagli Iefp (qualifica triennale o diploma quadriennali offerti dalle regioni) al professionale di Stato.

Altro grande tema affrontato a più riprese è stato quello dell’alternanza scuola-lavoro un elemento che nella visione del MIUR consente l’avvicinamento dello studente al mondo del lavoro prima della fine degli studi. È noto che per il settore grafico l’alternanza scuola-lavoro era già una pratica diffusa ben prima del varo della riforma della Buona Scuola (legge 107 del 2015), ma in ogni caso molta strada deve essere ancora fatta soprattutto da parte delle aziende che accolgono gli studenti. Affinchè i progetti di alternanza costituiscano veramente un’esperienza costruttiva per lo studente è necessario che il tutor aziendale, di concerto con il tutor didattico, costruiscano un percorso di lavoro interessante, utile e collegato alle materie di studio. Come ha ribadito Rossella Mengucci l’alternanza può essere svolta anche nei periodi di sospensione dell’attività didattica e comprende anche i progetti che riguardano l’impresa formativa simulata, la formazione a distanza e anche visite guidate in azienda.

Certificazione delle competenze

Molto complesso, ma sicuramente di interesse l’intervento di Debora Gentilini dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), ente in cui è confluito Isfol, che ha descritto il progetto di mappatura e referenziazione dei profili dell’apprendistato. Questo progetto, che riguarda anche il settore grafico, nasce nel quadro di un lavoro di armonizzazione delle competenze in uscita dai percorsi di formazione richiesto dalla Comunità Europea al fine di consentire la mobilità del lavoro. In pratica, oggi non esiste un sistema condiviso a livello italiano per definire in modo univoco le competenze; questo si ripercuote a livello europeo impedendo di fatto il riconoscimento corretto della professionalità di un operatore. L’intervento, molto tecnico, ha illustrato le linee guida del progetto che porterà alla creazione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze; questo dovrà poi essere utilizzato dalle scuole e dalle aziende per individuare gli obiettivi formativi e favorire il processo di correlazione con le qualifiche professionali.

 

I pilastri della stampa digitale: l’economicità

Definire e capire i costi di un investimento in un sistema di stampa digitale passa ancora un volta dalla consapevolezza di cosa si vuole produrre. Cosa si intende per costo copia? Per ciclo di vita?

Alla stampa digitale è da sempre associata l’idea di economicità la cui traduzione è spesso limitata a bassi costi; tuttavia questa semplificazione può essere vera solo se si è in grado di definire il campo di esistenza della stampa digitale all’interno della propria impresa anche dal punto di vista economico.

L’entrata della stampa digitale nel mondo delle arti grafiche ha introdotto, tra le molteplici novità, termini di utilizzo e contratti nuovi, come per esempio il vincolo a un unico fornitore per i materiali di consumo, e il dover sottoscrivere contratti di assistenza dove si paga in base alla produzione, considerato per molto tempo fuori da ogni logica. Ancora oggi mi capita di spiegare cosa significa costo copia, pay per click, pay per use, per fortuna con una predisposizione differente ad ascoltare, sia che si parli di stampa a foglio o a bobina, toner (in cui includo anche Elettroink HP Indigo) o inkjet. Un po’ perché il costo copia è di fatto l’unita di misura economica utilizzata dallo stampatore sia nei confronti del fornitore sia nella definizione dei prezzi al cliente finale, un po’ perché i vantaggi concreti di questo sistema di calcolo sono di gran lunga maggiori dei suoi svantaggi percepiti.

Il costo copia

Il termine costo copia è mutuato dalla contabilità industriale di costo per pezzo, e permette di esprimere con un’unica voce tutte le lavorazioni e i costi correlati alla produzione di quel pezzo. Questa definizione è sempre stata presente nel mondo della stampa e a ben osservare è stato uno dei capisaldi del successo della invenzione di Guttenberg: diminuire i costi di stampa rendendo accessibile il prodotto stampato a un pubblico più vasto. Si apriva un nuovo mercato e, forse, anche a quel tempo c’erano persone che scuotevano la testa e sostenevano che così si ammazzavail mercato, che non c’era più la qualità e che non si guadagnava più come una volta! Non ci è dato saperlo ma abbiamo la certezza che la stampa digitale ha reso possibile generare un’economia di scala che rende sostenibile e profitevole la produzione di singoli o pochi pezzi, allargando la platea di clienti che possono utlizzare un prodotto di stampa per promuovere, protegerre, veicolare il proprio prodotto.

La definizione di costo copia è sempre stata presente nel mondo della stampa ed è stato uno dei capisaldi del successo della invenzione di Gutenberg: diminuire i costi di stampa rendendo accessibile il prodotto stampato a un pubblico più vasto.

Considerando che per ogni impresa commerciale il controllo dei costi è uno dei punti di partenza per costruire una attività solida, ecco che la logica del costo copia trova una collocazione adatta perché permette di avere predefiniti dei costi di produzione, lasciando la tiratura come unica variabile diretta per determinare il costo di produzione e il prezzo di vendita sia per la stampa convenzionale sia per quella digitale.

Quando le case produttrici di macchine da stampa digitale propongono agli stampatori un costo copia non fanno altro che spostare i termini e il calcolo, necessari per definire i costi di assistenza e dei consumabili, dallo stampatore alla casa produttrice. Il motivo è duplice ed è legato alle tecnologie stesse: una durata prestabilita nel tempo della vita della macchina da stampa e una continua manutenzione che mantenga sempre valide le assunzioni iniziali che hanno determinato l’acquisto di quella macchina.

Il ciclo di vita

La vita di una macchina da stampa digitale viene normalmente dichiarato dal produttore ed è misurato in anni o numero copie prodotte. Come tutte le indicazioni di vita prodotto queste sono valide in funzione di determinate condizioni di utilizzo e si basano su dati di produzione standard come numero di lavori, numero di copie per singolo lavoro, tipologie di supporti stampati, ore di lavoro effettvo, distribuzione dei carichi di lavoro nelle unità di tempo giorno/mese, condizioni ambientali di utlizzo e altri parametri che ogni singolo produttore sarà in grado di descrivere. Questi termini sono fondamentali per individuare, all’interno di un vasta proposta con alcuni dati comuni ma disomogenei nella struttura e nei costi, che tipo di macchina di stampa sarà necessaria per il tipo di produzione che lo stampatore vuole fare e per quanto tempo potrà avere la certezza di usufruirne in modo professionale. Avere chiaro il criterio di vita macchina serve per capire come dovrà essere ripartito il costo dell’investimento inziale al fine di costruire il modello di analisi economica per il ritorno dell’investimento.

Lo schema di calcolo più classico che viene applicato è un TCO (Total Costo of Ownership) diretto dove il numero di copie presumibilmente prodotto in un arco di tempo (vita macchina, produzione mensile o trimestrale o semestrale o annuale) è divisore dei costi correlati (valore della macchiana sommato ai costi di produzione copie) il cui risultato è un numero che rappresenta la base su cui fare i calcoli del costo minimo. È l’errore più classico fermarsi a questa formula, perché non esaustiva in quanto non tiene conto che una macchina da stampa digitale prevede anch’essa ore uomo, tempi di setup, costi energetici, materie prime impiegate, scarti d produzione, insomma buona parte di quei termini utilizzati per eseguire i calcoli di una macchina da stampa convenzionale.

Strettamente legato al ciclo di vita della macchina ci sono le condizioni in cui la stessa viene mantenuta, ovvero le assistenze necessarie per mantenere costante i parametri qualitativi nella accezzione di standard di produzione. È in questa fase di analisi dell’investimento che un produttore definisce un costo copia da sottoporre a uno stampatore. Per lo stesso motivo lo stampatore dovrà accertarsi che quanto proposto sia in linea con i suoi livelli di aspettativa.

La natura flessible delle macchine da stampa digitali portano la stampatore a utilizzare il sistema di stampa in molteplici campi di produzione durante una intera giornata, passando da lavorazioni che possono essere delle semplici ciangrafiche raccolte o a foglio macchina, ad applicazioni in dato varibile full print, alla produzione di cartoni cartotecnici. Il mantenimento di questa variabilità e flessibilità ha un riflesso diretto sui termini di assistenza e ripristino delle condizioni di stampa ottimali, definiti per semplicità da un costo click ed esplicitati nella descrizione del tipo servizio erogato. Analizzare le produzioni che si faranno, le tipolgie di supporti che si stamperanno, il numero di commesse sottoposte, la lunghezza dei lavori prodotti, il livello di accuraezza richiesto, e altro ancora, serve per capire quali potranno essere i consumi di materiali e quante e con quale frequenza potranno essere necessari degli interventi di ripristino condizioni. Quest’ultimo serve allo stampatore a capire su quante ore/giorni effettivi potrà contare da inserire nel suo calcolo di tempi/metodi/costi e allo stesso tempo può chiedere e contrattare con il fornitore tempi e modalità di intervento e stima dei tempi di ripristino; l’unione di questi due intendimenti permetterà anche fare delle stime sulle eventuali criticità che possono emergere e come queste possono essere governate. Va da se che l’importanza e la centralità di questa analisi è direttamente collegata ai volumi e alle tipologie di servizio che lo stampatore intenderà offrire con la soluzione di stampa scelta. Le esigenze di un online printer sono diverse da quelle di uno stampatore di servizio o uno commerciale e queste differenze definiscono i termini di sevizio e il conseguente costo di assistenza e/o costo click. Per questi motivi è richiesta una manutenzione costante, fatta da mandopera specializzata, con un continuo approvvigionamento di pezzi hardware e software, e che al termine delle operazioni sia in grado di dimostrare di aver rimesso la macchina da stampa digitale nei parametri di qualità concordati al momento dell’acquisto. Per conseguire questo risultato, il produttore di macchina da stampa può scegliere di essere sempre lui a intervenire o chiede allo stampatore di formare del personale specializzato, al fine di garantire maggiore autonomia produttiva durante i turni di stampa e di essere ingrado mantenere qualità e flessibilità.

Queste considerazioni cambiano quando si sa valutando l’acquisto di un sistema di stampa digitale large o wide format, dove si possono utlizzare logiche più vicine ai sistemi di stampa tradizionali con alcuni fondamentali termini della stampa digitale, che meritano delle considerazioni a parte. Alla stessa stregua sembra possano affacciarsi i nuovi sistemi di stampa inkjet a foglio ma qui, per il momento, il numero d’informazioni è esiguo e parziale per poter fare delle valutazioni di carattere generico.

Economicità

È essenziale tenere sempre ben presente che la scelta di adottare un sistema di stampa digitale segue solo in parte le logiche della scelta di sistemi di stampa convenzionali come offset, flexo o serigrafici. La flessibilità che viene richiesta a un sistema di stampa digitale in termini di materiali su cui stampare e il basso volume di tirature da produrre, fa si che ci debba essere una facilità di setup iniziale e un rapido sistema di controllo dei parametri qualititivi; se poi parliamo di singole copie come può avvenire nei sistemi large format ecco che la certezza che i parametri predefiniti siano sempre validi diventa una necessità. Per questi motivo è necessario che le macchine lavorino sempre in massima efficienza secondo i termini definiti al momento dell’acquisto e del collaudo.

Ecco che il termine economicità comincia ad assumere un significato più chiaro e definito riferito alla stampa digitale. Quando lo stampatore decide di adottare un sistema di stampa digitale all’interno della azienda deve considerare attentamente come e quali costi deve considerare perché sono determinanti per definire il TCO (Total Costo of Ownership) e conseguente ROI (Retourn Of Investment). Ho fatto più volte riferimento alle condizioni per cui si è definito l’acquisto e ai parametri qualitativi concordati perché nella scelta di adottare un sistema di stampa digitale è fondamentale definire le aree di utilizzo principali, ovvero quelle che derminano tra il 70-80% della produzione totale previsita. Solo in questo modo lo stampatore potra fornire una concreta analisi delle esigenze da sottoporre al produttre di macchine e un risposta delineata sui termini per ottenerla e mantenerla nel tempo.

Tuttavia nel comporre questa analisi di economicità irrompono altri elementi che fino a ora abbiamo tralasciato ma necessari per completare il quadro: la tipologia di supporti macchinabili e le modalità di allestimento del prodotto. È riduttivo condurre una analisi sui prodotti stampati e sui relativi costi se non ho già definito il flusso di lavoro che permette a uno stampatore di consegnare al cliente finale un prodotto finito.

Se consideriamo la stampa digitale inkjet a bobina, il tipo produzione che si vuole realizzare è legato alla capacità di macchinabilità delle bobine, del potere risolvente del supporto con quell’inchiostro/goccia, del livello di aspettiva qualitativo atteso dal cliente, tutti elementi che possono determinare l’utilizzo di supporti già «primerizzati» o l’utilizzo di «primer» in macchina o la riduzione della velocità di stampa o la necessità di usare forni di asciugatora, fattori che determinano in modo sostanziale lo schema di calcolo dei costi e dei tempi.

Considerando le macchine a foglio a toner, l’esigenza di finissagio del prodotto può diventare un collo di bottiglia e/o vanificare i vantaggi dati dalla stampa in digitale. Per esempio la realizzazione di un singolo o di pochi prodotti brossurati «on demand» richiede l’addebito dei costi di avviamento della brossura che vanificano il risparmio costi in stampa. Oppure la necessità di andare in fustella con delle platine, dove sono richiesti dei fogli di scarto e una elevata accuratezza di posizione, magari utlizzando macchina che non hanno queste caratterisitiche, richiedono una serie di continue verifche in stampa (foglio per foglio) che possono essere gestite solo da ore uomo o da sistemi di controllo dedicati, vanificando tutti i benefici di una micro/piccola tiratura del prodotto.

Ecco perché definire la stampa digitale in termini di «economicità» non è un considerazione semplice da compiere e si può tradurre in «bassi costi» purché riferiti a qualcosa di misurabile. La logica produttiva che guida la scelta di un sistema di stampa digitale è riferita a piccole produzioni, molte commesse, ripetizioni, setup differenti, delivery di piccoli numeri, lavorazioni di post stampa in manuale o con macchine dedicate al digitale ecc… tutti elementi che devono essere assolutamente considerati se si vuole rispondere in modo positivo al criterio di economicità della stampa digitale.

 

 

Incrementare la produzione e ridurre l’impatto ambientale con le lastre Flenex Fujifilm

Con le sue quattro sedi a Milano e dintorni, La Prensa è un’importante azienda specializzata in etichette che prevede di produrre più di 18 miliardi di unità nel 2017 e raggiungere un fatturato di 25 milioni di euro. Lavorando nel settore dei prodotti alimentari e delle bevande, La Prensa utilizza stampa UV e a solvente per produrre moltissimi tipi di etichette destinate ad alcuni dei principali marchi italiani e di tutto il mondo: etichette di carta per bottiglie d’acqua minerale, cioccolato e cibi in scatola; etichette adesive e a trasferimento termico; etichette e imballaggi in plastica; etichette shrink sleeve e film adesivo.

Sempre alla ricerca di soluzioni vantaggiose e decisa a migliorare le velocità di produzione, nonché a ridurre l’impatto ambientale, alla fine del 2016 La Prensa ha deciso di investire nella soluzione di lastre Flenex FW di Fujifilm lavabili in acqua. Installate all’inizio del 2017, queste ultime hanno offerto fin da subito vantaggi evidenti.

«Le caratteristiche che cercavamo nel nuovo sistema a lastre erano una sorta di lunga lista dei desideri» spiega Emanuele Delfino, amministratore delegato di La Prensa Group. «Il trasferimento del colore ottimale e la stampa di qualità elevata erano requisiti non negoziabili e cercavamo una lastra in grado di unire questi vantaggi a un sistema di lavorazione veloce, oltre che a un uso ridotto di agenti chimici. Poiché le piastre Fujifilm Flenex si lavano con l’acqua e un normale detergente, siamo riusciti a limitare notevolmente l’utilizzo di agenti chimici e i relativi scarti, a ridurre quasi a zero i fastidiosi fumi prodotti dai solventi e, di conseguenza, a migliorare notevolmente l’ambiente di lavoro per i dipendenti».

«Il nostro investimento nella Flenex ci permette anche di ambire a una riduzione significativa dei tempi di inattività delle nostre macchine da stampa, in quanto le lastre sono più veloci da produrre e durano di più sulla macchina rispetto a quelle lavabili con solventi utilizzate finora. Questa caratteristica risulta particolarmente utile quando abbiamo in loco un cliente che deve approvare un nuovo lavoro. Per ora è relativamente prematuro trarre conclusioni, ma abbiamo già notato che la qualità di stampa offerta dalle lastre Flenex si mantiene molto buona anche nelle tirature elevate, e il nostro obiettivo è raggiungere un volume di 600.000 mq per set di lastre».

Ma a convincere Delfino a compiere il primo investimento dell’azienda nella tecnologia lavabile in acqua non sono state solo le caratteristiche della lastra:«Il nome Fujifilm è da tempo sinonimo di eccellenza e la lunga serie di innovazioni introdotte dall’azienda è ineguagliabile – prosegue. – Scegliere Fujifilm come partner ci fa sentire sicuri di investire nella tecnologia in assoluto migliore, e il continuo sforzo di Fujifilm per innovare significa che possiamo essere certi di stare al passo con un mercato in rapida evoluzione e di offrire il meglio ai nostri clienti. Finora il feedback dei clienti, tra cui alcune delle più importanti ditte di acqua in bottiglia presenti sul mercato, è eccellente. Sono rimasti molto soddisfatti della qualità del lavoro offerta dalle lastre Flenex e adesso possiamo continuare a garantire questo livello di qualità sia a queste aziende che a tutti i nostri clienti, in tempi più rapidi e in modo più affidabile rispetto al passato».

Peter Verryt, packaging segment manager di Fujifilm Graphic Systems Europe, ha dichiarato:«Siamo lieti che un’azienda di livello e reputazione come La Prensa abbia investito nella nostra innovativa soluzione di lastre Flenex lavabili in acqua. Sta già toccando con mano i notevoli vantaggi della più recente tecnologia Fujifilm di lastre flessografiche e, da parte nostra, speriamo di continuare la collaborazione anche nei prossimi anni, aiutandola a sviluppare con continuità questo servizio per i clienti».

 

PTE gennaio 2018: cresce l’offerta espositiva

Si consolida come punto di riferimento del mercato e si sviluppa anche come laboratorio di nuove soluzioni applicate, PTE-PromotionTrade Exhibition, la fiera internazionale dell’oggetto pubblicitario del tessile promozionale e delle tecnologie per la personalizzazione organizzata da Fiera Milano, che si svolgerà dal 24 al 26 gennaio 2018 a fieramilanocity. Un’edizione che si presenta al settore in un momento strategico, rispetto al calendario fieristico internazionale di riferimento e che si annuncia solida, con nuove idee e occasioni: la maggior parte degli espositori della scorsa edizione infatti, ha riconfermato la propria partecipazione, ma non solo. Il 16% delle aziende presenti sarà rappresentato da nuovi espositori, molti dei quali (60%) provengono da Paesi esteri quali Germania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Stati Uniti. Inoltre, al prossimo PTE sarà nuovamente presente la collettiva Assoprom/Promoroadshow, con 13 aziende associate e spazi di accoglienza, informazione e aggregazione.

A gennaio inoltre, si affiancherà all’ampia offerta espositiva PTE Lab, un nuovo spazio che rinnova e ripensa il settore dedicato alle macchine per la personalizzazione, per renderlo sempre più interattivo. Si tratta di un’importante evoluzione della Personalization Technology Area, da anni presente a PTE, che diventerà sempre più spazio di aggregazione, formazione e intrattenimento: un’area aperta tal confronto, dove scoprire e sperimentare concretamente le molteplici opportunità e potenzialità di questo settore in grande crescita.

PTE Lab, realizzato in collaborazione con Mob Square, di Alessandro Barzaghi e l’Accademia Serigrafica di Angelo Barzaghi, sarà composto da due diverse sezioni, una di produzione e una dimostrativa e Live. La prima sarà uno spazio interattivo che simulerà un processo produttivo a 360 gradi: i macchinari degli espositori verranno fatti funzionare unendo varie tecniche di personalizzazione con il fine di dimostrare le potenzialità e le opportunità delle varie sinergie. Lo spazio dimostrativo e Live invece, consentirà di scoprire i prodotti creati, che verranno mostrati e spiegati ai visitatori. Per ottimizzare l’esperienza, e renderla più coinvolgente e questo spazio sarà composto da una vera e propria catwalk, che ospiterà le sfilate di capi e accessori. Un’iniziativa formativa questa, che nasce dall’ascolto diretto delle esigenze delle aziende e dei visitatori, che sempre più chiedono informazioni ed esperienze dirette circa le varie tecniche e servizi di stampa/personalizzazione, un valore aggiunto per le proposte che saranno poi destinate ai loro clienti.

 

Stabilita una cooperazione tra drupa e la Federazione Carta e Grafica

La nuova Associazione Federazione Carta e Grafica e la drupa hanno concordato a novembre, un’ampia collaborazione. L’obiettivo è soprattutto quello di attirare espositori italiani, per farli partecipare alle fiere del portafoglio mondiale drupa, e aprire loro così, la strada ai mercati internazionali. Come parte del network di associazioni, l’Associazione Costruttori Macchine Acimga, (Associazione Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria grafica, Converting e Cartaria) gioca in questo accordo un ruolo chiave: come partner, collaborerà attivamente alle partecipazioni fieristiche.

Pietro Lironi, presidente della Federazione Carta e Grafica, spiega il motivo della cooperazione:«L’accordo con la drupa costituisce un salto di qualità. Stabilendo un’alleanza cruciale, con i grandi del settore, e tramite la solida e globale esperienza dell’Acimga, la nostra visione industriale può ora espandersi oltre i suoi precedenti confini. Fondata lo scorso giugno, la nostra Federazione – che rappresenta tre settori con un fatturato di 23 miliardi di Euro –  sta crescendo a un buon ritmo e rappresenta un ottimo esempio di sintesi e rappresentanza degli interessi di un’intera filiera».

Aldo Peretti, presidente dell’Acimga, conclude: «In Acimga siamo i primi a raggiungere un accordo di tale importanza. Rappresenta un trampolino di lancio per incrementare il livello della nostra rete internazionale a supporto delle aziende italiane. L’alleanza con la Messe Düsseldorf e la drupa apre nuove opportunità di business per i nostri soci, nei mercati emergenti, e consente l’accesso al portafoglio globale fieristico della drupa e – ma non da ultimo – rafforza la nostra mostra Print4All. Quest’iniziativa aumenterà sicuramente l’importanza della nostra esposizione con l’obiettivo di posizionarla come ‘go-to industry event’ nell’Europa del 2018».

Anche Sabine Geldermann, global head printing technologies presso Messe Düsseldorf, è soddisfatta dei vantaggi di questa cooperazione: «Abbiamo trovato un forte partner, nella Federazione Carta e Grafica con la sua rete di Associazioni. Essa può meglio aiutarci, ad espandere il nostro portafoglio internazionale. Speriamo di poter usufruire sempre di più, anche per i nostri satelliti internazionali, della forza innovativa e dell’esperienza dell’industria Italiana della stampa».

L’Italia è per drupa un mercato importante e alla manifestazione fieristica del 2016 non ha costituito solamente, il terzo gruppo di visitatori, dietro la Germania e l’India – ma anche, dal punto di vista espositori, ha occupato il terzo posto dopo la Germania e la Cina costituendo uno dei pilastri della fiera.

La cooperazione con la Federazione Carta e Grafica affianca inoltre il lavoro svolto da tanti anni con successo della Honegger Gaspare Srl, rappresentante ufficiale della Messe Düsseldorf. Pertanto Honegger Gaspare continuerà ad essere il principale punto di contatto per espositori e visitatori italiani – sia per drupa 2020 in Germania sia per gli eventi satellitari mondiali.

Il portafoglio internazionale, di fiere specializzate per l’Industria della stampa e del packaging, comprende ora sette eventi in sei Paesi. Oltre alla fiera leader mondiale della drupa, che ha luogo in Germania, la Messe Düsseldorf organizza insieme alle sue filiali, importanti fiere regionali in importanti mercati di crescita. A queste appartengono: printpack Alger in Algerien (11.- 13. marzo 2018), indoprint in Indonesia (19.- 22. settembre 2018), All in Print in Cina (24.- 28. ottobre 2018), Ipap in Iran (ottobre 2018) così pure la Pack Print International in Tailandia (18.- 21. settembre 2019) e pacpro in Cina (25.- 28. novembre 2019).

Informazioni dettagliate sulla drupa e sui suoi eventi satellite su www.drupa.de.

I sistemi di cucitura a punto metallico Duplo in linea alle stampanti Ricoh

Neopost si fa portavoce in Italia della collaborazione tra Ricoh e Duplo, con un sistema di stampa e finitura completamente integrato e con gestione semplificata, per produzioni fino a 50.000 pezzi al mese.

Mantenere invariata la qualità di un prodotto finito all’aumentare della velocità di stampa e della complessità della finitura non è una missione semplice. L’integrazione tra i rispettivi sistemi deve rivelarsi totalmente affidabile. Generalmente prese in carico da macchinari di produttori diversi, per riuscire a sfruttarne al meglio le potenzialità, le due fasi di lavorazione richiedono una conoscenza reciproca dei sistemi di interfaccia e delle relative caratteristiche tecniche. Su questa strada, Ricoh e Duplo hanno scelto la via di una strategia comune, definita a livello mondiale e quindi affidata alle filiali locali per la messa a punto e la commercializzazione. Annunciata in occasione di drupa 2016, la partnership viene ora rilanciata anche in Italia, con la finitura a punto metallico del cucipiega Duplo System 600R in linea alla stampante Ricoh Pro C9100. «Questa è solo la prima linea sulla quale abbiamo deciso di investire» spiega Giorgia Aliprandi, product & communication manager di Neopost. «Altri progetti sono allo studio, ma abbiamo preferito partire da quella che tradizionalmente si presta meglio alla finitura in linea».

Nel rispetto di una strategia globale che lascia libertà d’azione nelle scelte commerciali, già da alcuni mesi i commerciali del distributore esclusivo Duplo per l’Italia e quelli Ricoh sono al lavoro per una strategia condivisa di reciproca informazione ai clienti sulle nuove opportunità. Tutto quanto riguarda il servizio tecnico e l’installazione del sistema, rimangono invece sotto il controllo centrale.

Un primo punto di condivisione vede nel momento attuale del mercato italiano condizioni particolarmente favorevoli a una maggiore diffusione del finishing. Da qui, l’impegno per promuovere la soluzione, con l’allestimento temporaneo di un sistema completo presso lo show room Duplo di Rho e l’esposizione a Viscom 2017 di un System 350R in linea con Ricoh Pro C7100. Per tutti, resterà comunque la possibilità di visionare un’installazione permanente presso il demo center inglese di Ricoh a Telford.

Le possibilità del sistema integrato

Le soluzioni di finishing hanno una produzione massima di oltre 10.000 e 50.000 libretti/mese rispettivamente per la C7100 e la C9100. Obiettivo principale è garantire comunque la massima qualità del prodotto finale, sia per la fase di stampa sia per la parte di cordonatura, cucitura e piega. A vantaggio della versatilità gioca inoltra la possibilità di gestire una gamma di formati, tra i quali anche il non scontato A4 landscape.

«Siamo naturalmente consapevoli di non aver inventato nulla di nuovo – spiega Aliprandi – abbiamo però pensato di posizionarci in modo diverso. Senza nulla togliere all’importanza delle altre soluzioni sul mercato, abbiamo individuato anche dei limiti tra qualità e produttività, dove pensiamo di essere riusciti a intervenire». Il cliente tipo ha un’esigenza di stampare volumi superiori a diecimila libretti al mese, con un prodotto finale in grado di presentarsi al meglio. Preferibilmente, realtà attive nel mondo delle arti grafiche, attente anche all’estetica e alle forme. Va per esempio in questa direzione la scelta della cucitura con bobine di filo metallico invece dei punti, in modo da poterne regolare la dimensione in base al numero di pagine e scongiurare il rischio di rigonfiamento dell’opuscolo.

Secondo gli osservatori Duplo inoltre, le ultime tendenze emerse dal mercato hanno rilevato il ripresentarsi di un’opportunità data quasi per persa negli ultimi anni. «Stiamo assistendo a un ritorno di interesse per i centri stampa aziendali – rivela Aliprandi – c’è un’esigenza di maggiore controllo su tempi e qualità che vogliamo essere pronti a sfruttare». La partnership già consolidata si estende ora ai modelli Ricoh PRO C9100/C9110, in linea con il sistema di finitura DBM-600/600T, preceduto oltre che da un DIB-R Bridge, anche da un modulo SCC. Infine, in uscita è possibile contare sul del vassoio ASM-600, montato sul bridge unit per consentire la raccolta delle stampe formato banner.

Presi in carico dalla stampante, i fogli entrano nel sistema Duplo attraverso il DIB-R Bridge, con l’eventuale ruolo di buffer, anche se le velocità di lavorazione dei due sistemi rendono remota questa prospettiva. Subito dopo entra in azione il modulo SCC, per la rifinitura dei fogli. Prima il taglio sul lato lungo, poi l’altro, e quindi la relativa cordonatura. «Pensiamo sia l’unico sistema per garantire una qualità molto alta. Per noi è fondamentale la possibilità di cordonare la copertina. Anche se è certamente un accorgimento che aumenta il prezzo, permette di non scendere a compromessi». Con il passaggio al DBM Stitcher/Folder, i fogli vengono impilati, cuciti e piegati e rifilati nel DBM Trimmer, completi di controdorso. Elemento distintivo è un aumento nelle prestazioni e nella cura del prodotto finito e anche la gestione dell’intero sistema. Tutto viene infatti controllato da PC attraverso il software PC Controller, installato sui due macchinari. Da qui, l’operatore è in grado di gestire i parametri di lavorazione (per esempio, posizione del punto e del taglio, formato iniziale e finale, numero di elementi), memorizzabili per lavorazioni da ripetersi di frequente. Aspetto con buona probabilità particolarmente gradito agli operatori, il cambio di formato avviene in poche decine di secondi, senza la necessità di interventi manuali per il riposizionamento dei singoli moduli Duplo.

Un esempio positivo di come la strategia comune Ricoh Duplo possa produrre frutti per entrambi arriva dalla Scandinavia. Conclude Aliprandi: «Le vendite guidate dalla squadra di commerciali Ricoh hanno spinto per includere i sistemi Duplo anziché altri più conosciuti, a causa dei problemi tecnici avuti in passato e hanno già raggiunto la vendita di otto installazioni tra Norvegia, Svezia e Danimarca. L’80% delle chiamate su sistemi in linea erano dovuti a problemi con l’installato, mentre secondo i venditori Ricoh, i benefici e i sistemi Duplo sono stati riscontrati soprattutto nella facilità d’uso, nell’affidabilità e nel formato A4 landscape».

Garante della sicurezza

L’ink-jet con stampa in colore nero ha permesso l’utilizzo di numerazioni con caratteri particolari, codifiche molto sofisticate con inserimenti di algoritmi specifici, quali barcode, QRcode ecc, aumentando notevolmente le possibilità e velocità del controllo e le difficoltà di falsificazione.

È sotto i nostri occhi, l’evoluzione tecnologica è in crescente e continua evoluzione e anche il settore delle arti grafiche negli ultimi anni ha subito continui e straordinari cambiamenti. Ed è possibile affermare che anche nel settore degli stampati di sicurezza la tecnologia digitale di ultima generazione ha raggiunto livelli qualitativi paragonabili alla stampa tradizionale offset e, considerati i livelli di evoluzione, tra non breve tempo potrà superare le attuali tradizionali tecniche di stampa.

La tecnologia di incisione con raggio laser ha permesso di realizzare stampati molto sofisticati e di straordinario effetto; nel settore della stampa di sicurezza l’ultima circolare dell’Associazione Bancaria Italiana in materia di misure antifrode e di requisiti standard della materialità applicata a tutti gli assegni circolari, bancari e similari prevede che su questi documenti vengano praticati dei piccolissimi fori, in corrispondenza di alcune informazioni rilevanti (numerazione, importo, nome del beneficiario). Tale soluzione consente all’operatore bancario di verificare la coincidenza tra il dato stampato in chiaro o nella codifica CMC7 e quello microforato, nonché di rilevare eventuali alterazioni delle informazioni e tentativi di contraffazione

Ultimamente anche nella stampa a colori sono stati raggiunti risultati di notevole qualità, ne è una prova la stampa del catalogo della mostra sulle cartevalori realizzato a completamento della mostra allestita in questi giorni presso il Museo della Carta e della Filigrana a Fabriano. Il catalogo in oggetto è stato stampato sia con tecnologie tradizionali che con le tecniche digitali di ultima generazione disponibili sul mercato. La copertina è stata stampata tipograficamente, utilizzando antichi caratteri di legno e piombo, con la tecnica di sicurezza di inchiostrazione irizzata, mediante la quale i colori si fondono gradualmente cambiando tonalità. Sono inoltre stati impiegati inchiostri speciali rilevabili con sorgente luminosa carica raggi ultravioletti (luce di wood). I fogli interni sono stati stampati con la stampante digitale Ricoh Pro C7100x, dotata di cinque stazioni di stampa. Utilizza il processo di stampa elettrofotografico con toner a secco, scrittura Vcsel composto da 40 raggi laser, un sistema di trasferimento indiretto che permette di avere un registro colore perfetto e ottimi risultati di copertura anche su carte marcate e goffrate, come la carta interna utilizzata che è una vergata da 120 g/m2. Un’edizione speciale in 50 copie del catalogo includeva all’interno un sofisticato quartino contenente vari elementi di sicurezza e realizzato interamente con questo sistema di stampa.

La numerazione è un elemento fondamentale negli stampati di sicurezza perché, oltre all’univocità del documento, permette di poterne controllare l’autenticità e la sua movimentazione. Per una maggiore sicurezza nel quartino in oggetto è stata applicata una doppia numerazione di cui una rilevabile se esposta alla luce di wood. Per visualizzare al meglio l’effetto dell’inchiostro wood è fondamentale, anche se non indispensabile, l’utilizzo di carta senza sbiancanti ottici.

L’inserimento degli elementi di sicurezza invisibili è stata possibile con l’utilizzo della quinta stazione giallo neon della Ricoh Pro C7100x e con una particolare retinatura adatta al supporto utilizzato. Il colore può risultare invisibile a una luce normale ma apparire di colore giallo se illuminato con fonte luminosa ricca di raggi ultravioletti (luce di Wood).

Inoltre la tecnologia laser montata su queste macchine, che permette una scrittura a 1.200×4.800 dpi, e l’utilizzo dell’HD dinamico del controller EFI hanno consentito di rasterizzare i file rispettando i contenuti di dettaglio fine, riprodurre con precisione linee ultra sottili, testo piccolo e garantire la leggibilità nella microscrittura monocromatica di 1 pt.

Come si fanno i soldi

Ogni giorno usiamo oggetti o strumenti di cui, a volte, non conosciamo la storia, i materiali o il lavoro necessari alla loro realizzazione. Tra questi, le più diffuse, amate e desiderate, sono sicuramente le banconote. A questo proposito a Fabriano presso il Museo della Carta e della Filigrana è stata allestita un’interessante mostra sulle cartevalori.

Dal Vocabolario Treccani: carte-valóri, s.f. pl.: termine generico con cui comunemente si designano sia i biglietti di banca e di stato, titoli del debito pubblico, le marche da bollo, la carta bollata, i fissati bollati, le cambiali, i francobolli, le cartoline postali ecc, sia i titoli azionari e obbligazionari di società o enti, e le marche mediante cui si effettuano i versamenti di quote e contributi assicurativi.

La mostra offre alcuni spunti per conoscere l’origine e la produzione di banconote e di altri documenti cartacei, genericamente chiamati cartevalori – titoli azionari, assegni, francobolli, buoni pasto – che oggi, in alcuni casi, stanno per essere soppiantati da nuovi strumenti e tecnologie.

Un mondo parallelo e non secondario, legato al mondo delle cartevalori, è quello della falsificazione, tema serio e che è stato trattato anche con un po’ di ironia e con aspetti spiritosi.