Lunedì 20 giugno alle ore 14,30 a Milano presso l’Hotel Principe di Savoia in Piazza della Repubblica 17 si terrà l’Assemblea annuale Assografici.
L’Hotel Principe di Savoia è raggiungibile con la Metro, linea M3 (gialla) fermata Repubblica. Per coloro che verranno in auto sono disponibili diversi parcheggi nelle vicinanze dell’hotel.
Più lettura, più comunicazione, più cultura
Programma
Apertura dei lavori, Pietro Lironi, Presidente di Assografici e della Federazione
Ne discutono: Paolo Mieli, Giornalista, storico, scrittore: è stato Direttore del Corriere della Sera, de La Stampa e Presidente di RCS Libri
Andrea Favari, Amministratore Delegato de il Giornale – Società europea di edizioni spa Christian Rocca, Direttore di IL – mensile de Il Sole 24 Ore
Coordina il dibattito: Cristiano Militello noto inviato di Striscia la Notizia, attore, cabarettista e conduttore televisivo e radiofonico.
Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…
perché la lettura è un’immortalità all’indietro
Umberto Eco
A drupa 2016, Goss International ha divulgato ulteriori dettagli sul proprio approccio strategico alle partnership, confermato da una nuova collaborazione con Presstek LLC, azienda produttrice di attrezzature per la stampa offset.
Le aziende stanno collaborando fra loro per fornire una potente combinazione di sistemi di imaging CTP (Computer-to-Plate), lastre ecocompatibili, rotative, assistenza e supporto, rivolte nello specifico ai mercati della stampa commerciale e di quotidiani.
«Il settore sta cambiando e sia i clienti sia i fornitori hanno bisogno di una mentalità innovativa,» spiega Mohit Uberoi, Amministratore Delegato di Goss. «Per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei nostri clienti e restare all’avanguardia nel settore, dobbiamo pensare fuori dagli schemi tradizionali e fare in modo che il nostro portafoglio di prodotti e i nostri servizi continuino a fornire soluzioni dinamiche e innovative. Tuttavia, non è nostra intenzione reinventare la ruota. Desideriamo utilizzare i punti di forza e il know-how di aziende per le quali un approccio basato su partnership risulterebbe di comune vantaggio e, cosa ancor più importante, fornire ai nostri clienti la soluzione ottimale. Questa strategia è alla base della nostra collaborazione di lunga data con ContiWeb e le aziende partner, che insieme forniscono sistemi ausiliari leader di mercato, nonché dei recenti accordi con DG Press Services, Dovak Industrial Services e ora con Presstek.»
Goss ha inoltre annunciato il lancio della tecnologia di Controllo a Barre Cromatiche Incorporato
Questa innovazione permette ai converter di packaging di incorporare la barra cromatica, utilizzata per controllare colore, registro e inchiostro del substrato stampato, nell’immagine riportata nel design di un’etichetta o di un imballaggio.
«Normalmente, le barre cromatiche richiedono uno spazio ben definito sul substrato,» spiega Peter Walczak, direttore gestione produzione presso Goss. «Tale sezione chiaramente definita richiede poi un ulteriore passaggio nel processo di produzione per la sua rimozione, oppure viene lasciata sul prodotto finito e questo può incidere sul design. Ciò ha costituito un ostacolo per numerosi converter che altrimenti avrebbero scelto l’offset a bobina, visti tutti i vantaggi in termini di qualità e produttività che questa metodologia di stampa è in grado di offrire. Con il nostro nuovo controllo a barre cromatiche incorporato, invece, questo problema è stato eliminato.»
Per rendere possibile questa soluzione, Goss ha messo a punto la più piccola barra cromatica disponibile sia per il controllo del colore che per quello del registro. Fra una sezione e l’altra della barra cromatica viene stampata un immagine, che va a riempire lo spazio fra ciascuna barra riducendone quindi l’impatto sul design del prodotto finito.
«Questa tecnologia è davvero innovativa e creerà nuove opportunità, per i clienti esistenti, di semplificare la produzione e di offrire prodotti con un valore aggiunto ancora più alto. Aprirà inoltre le porte a molti altri potenziali clienti già convinti dai vantaggi dell’offset a bobina per la produzione di packaging,» aggiunge Walczak.
Il primo giorno di drupa, Scodix (rivenduta in Italia da Heidelberg) ha annunciato che Tipolito Capelli ha acquistato una Scodix Ultra Pro con Foil. Si tratta della prima installazione italiana (nonché una delle prime in Europa) della soluzione in configurazione «full optional».
Tipolito Capelli è un’azienda bergamasca con sede a Villa d’Almè, specializzata nel mercato del packaging per la cosmetica. Attualmente è alla seconda generazione, rappresentata dai titolari Pietro Capelli e Stefano Viganò.
«Nel mondo della cosmetica le tirature stanno subendo una contrazione inversamente proporzionale al numero di versioni differenti che vengono richieste, molto spesso con nobilitazioni complesse e realizzabili solo tramite più lavorazioni», affermano Pietro e Stefano. La ricerca di una soluzione a queste richieste ha trovato risposta, per Tipolito Capelli, nella flessibilità di Scodix Ultra Pro con Foil, che permette di realizzare molteplici tipologie di nobilitazione spesso in un unico passaggio.
«Le prime cose che ci hanno veramente colpito», dichiara Pietro, «sono state la qualità e precisione del Foil: non solo quest’ultimo è immediatamente realizzabile senza impianti, anche in copia singola, ma la qualità si è dimostrata in alcuni casi addirittura superiore a quella dei sistemi tradizionali.»
«Una volta verificate il potenziale del Foil, abbiamo realizzato come anche altre lavorazioni attualmente esternalizzate – per esempio la verniciatura – con questo sistema diventassero immediatamente realizzabili con costi decisamente più contenuti», prosegue Stefano Viganò. «Le nuove funzioni, per esempio il Cast & Cure o lo Scodix Cristal, ci danno inoltre la possibilità di porci come partner dei nostri clienti proponendo nuove soluzioni e lavorazioni.»
Creative Edge Software, sviluppatore del premiato software di progettazione di packaging iC3D, ha aiutato Sun Branding Solutions nella creazione di una gamma di nuovi packaging per Unilever. L’ultimo prodotto – una variante premium del brand Comfort Intense – è in mostra ora a drupa nell’area Touchpoint Packaging (padiglione 12, B53).
La velocità e la facilità di utilizzo delle funzioni Shrink e Shrink Correction di iC3D sono state fondamentali, secondo Sun Branding, per garantire la fattibilità dello sviluppo di idee innovative.
«Con iC3D, la differenza cruciale è la sua velocità stupefacente – spiega Martin Hawkins, direttore Group Operations di Sun Branding – abbiamo provato altri plug-in e altri prodotti software per questo tipo di lavoro, tuttavia il giro più veloce è durato poco meno di otto ore. iC3D, invece, ha prodotto lo stesso risultato letteralmente in pochi secondi.»
iC3D è un’applicazione “chiavi in mano” che consente ai progettisti di generare prototipi digitali 3D in tempo reale per tutte le tipologie di packaging, inclusi scatole, etichette, pieghevoli, bottiglie, POS/POP e termoformati. Le funzionalità di iC3D Shrink e Shrink Correction, in particolare, sono quelle che hanno fatto la differenza per Sun Branding sul progetto di miglioramento del packaging di Comfort.
iC3D SmartShrink™ è stato sviluppato per visualizzare in modo veloce e accurato la distorsione della pellicola termoformante su modelli 3D, affrontando una procedura notoriamente impegnativa. Questa funzionalità non richiede conoscenze specifiche di design strutturale da parte dei professionisti del packaging; inoltre non richiede conoscenze tecniche di applicazione della pellicola. Lavorando con un documento PDF o Illustrator, consente agli operatori di conoscere in anticipo i punti di distorsione, eliminando in automatico le deformazioni.
«Abbiamo voluto usare i colori luminosi al meglio, così come altri effetti di finishing, lasciando spazio per lo sviluppo di future varianti del prodotto, e garantendo la consistenza su tutta la linea – commenta Hawkins – con la soluzione iC3D, affidabile e completa, abbiamo potuto realizzare un packaging innovativo, efficiente, che si differenzia dalla concorrenza.»
Il design della gamma Comfort Intense è stato rilasciato in tutta Europa. La gamma include Fresh Sky, Fuchsia Passion, Ocean Pearl and Sunburst nel Regno Unito; Passion Gourmande, Coup de Soleil e Tourbillon de Fraîcheur in Francia; Fresh Sky, Fuchsia Passion, Ocean Pearl e Sunburst nei Paesi Bassi.
Secondo Nick Gilmore, CEO di Creative Edge Software, l’approccio di Sun Branding all’innovazione del design evidenzia perfettamente la solidità del pacchetto software offerto da iC3D. «Per molte agenzie, una delle maggiori insidie dello sviluppo di packaging è che il processo di ideazione, progettazione e produzione è completamente frammentato. Ciò diventa non solo dispendioso, ma sopratutto limita la creatività perché i designer devono procedere per tentativi e compromessi. iC3D è una soluzione potente per sperimentare le idee creative su mockup 3D fotorealistici in ogni momento del processo di creazione del design.»
L’ultima versione aggiornata di iC3D viene presentata durante drupa 2016: iC3D version 4 incorpora cinque nuove funzioni per un fotorealismo senza precedenti, compresa la tecnologia Ray Tracing che rende i vetri e i liquidi ancora più reali per trasparenza, traslucenza, colore, indice di rifrazione, riflessi e ombre.
Tutte le accortezze da usare se si vuole lavorare per un cliente che fa prodotti vegani. Senza un adesivo, un’etichetta non può svolgere la propria funzione. L’adesivo è un giunto tra due superfici, invisibile ma essenziale, contribuisce al successo del prodotto e i produttori che prendono sul serio i propri clienti vegani devono garantire che sia privo di componenti di origine animale.
Gli adesivi sono selezionati in base alle prestazioni attese e all’immagine del prodotto finito; hanno un ruolo decisivo in caso di impatti, abrasioni, attriti, umidità, sbalzi di temperatura e oggi, a queste tradizionali performance, si aggiungono sostenibilità ambientale, valutazione del rischio allergeni e divieto d’utilizzo di componenti d’origine animale quando il prodotto si rivolge al target vegano. L’adesivo ideale deve restare inalterato a lungo, avere un elevato tack (forza necessaria a separarlo da una superficie dopo un breve contatto), un rapidissimo assestamento e un’altrettanto rapida essiccazione. Per anni il settore packaging si è affidato agli adesivi a base solvente, perché molto performanti, resistenti a calore, agenti chimici, raggi UV. Oggi si preferiscono gli adesivi a base acqua (polimeri in dispersione acquosa), inodori, non infiammabili, con tempi di reazione comparabili a quelli di un adesivo a base solvente ma senza aggiungere attivatori.
La differenza tra colle e adesivi
Gli adesivi utilizzabili sulle linee di etichettatura si dividono in due macro gruppi: colle (sostanze d’origine naturale) e adesivi propriamente detti (sostanze di sintesi a base di gomma, polivinilacetati, resine acriliche ed epossidiche, fenol-polivinilacetati e fenolnitrili). Etichetta e confezione diventano tutt’uno grazie a forze di adesione (mutua attrazione tra superfici a contatto) e a forze di coesione (mutua attrazione tra particelle in un corpo). Quando prevalgono le prime l’eventuale separazione etichetta/contenitore segue il profilo della superficie di contatto; quando prevalgono le seconde l’etichetta si strappa. I legami propiziati dalla colla devono essere tanto tenaci da determinare un distacco solo per il cedimento del sistema molecolare di uno dei due materiali a contatto. Se i materiali non sono porosi è necessario usare collanti appiccicosi che generano un microvuoto, comportandosi come tante piccole ventose.
Per i materiali porosi si utilizzano invece colle a base di amidi, destrine, caseine o molecole di sintesi disperse in un veicolo acquoso. Le colle a base di amido
(di patate o mais) hanno un buon tack, resistono alla condensa, sono relativamente economiche, asportabili in acqua, ma hanno tempi di asciugatura piuttosto lunghi. La destrina deriva dall’idrolisi dell’amido catalizzata da acidi ed enzimi: è pastosa, densa e per questo non sempre facilmente lavorabile sulle linee di confezionamento ad alta velocità. Gli adesivi in dispersione caseinica sono versatili e stabili nel tempo. La caseina è una proteina del latte, che, in ambiente acido, coagula e precipita. Una volta essiccata diventa una polvere bianca inodore, insapore, poco solubile in acqua. Gli adesivi di sintesi a base acqua derivano da polimeri provenienti dall’industria petrolchimica. Per quanto siano tutte in dispersione acquosa, queste quattro tipologie di colle, non sono compatibili tra loro e il passaggio dall’una all’altra richiede un’ accurata pulizia dell’etichettatrice. Le colle termofusibili sono di natura petrolchimica a base EVA (Etilene Vinil-Acetato) o a base gomma; sono applicate prelevandole da vasche dove, dopo la fusione intorno ai 150 °C, sono mantenute allo stato semi-liquido. Agiscono per raffreddamento garantendo un’adesione istantanea ed efficace.
Adesivi e sostenibilità
Contenendo solo minime tracce di materiali non biodegradabili, le colle in dispersione acquosa sono smaltibili come materiali ecocompatibili. Amido e destrine sono naturali e non inquinanti. La caseina può contenere tracce di zinco dovuto alle lavorazioni cui è sottoposta per facilitarne la solubilità in acqua. Il metallo è talvolta un problema per lo smaltimento delle acque di lavaggio dei contenitori vuoto a rendere. Sono pertanto state sviluppate formule zinc-free e colle sostitutive a base di polimeri di sintesi resistenti, molto solubili e minimamente schiumogeni nei bagni separatori. Qualora vi fossero dei residui di lavorazione da smaltire, le colle a base naturale devono solidificare prima della dismissione, i residui di collanti sintetici devono essere smaltiti come rifiuti speciali, mentre gli hot-melt possono essere eliminati insieme alle plastiche.
Colle per etichettare i cartoni da imballo
Un altro problema spesso sollevato dai riciclatori riguarda gli adesivi utilizzati per etichettare i cartoni imballo. Il riciclo dell’adesivo è antieconomico, ma il cartone e l’etichetta sono riciclabili e la scelta dell’adesivo deve tenerne conto. È nato quindi un rilevante filone di ricerca in tal senso. Il riciclo della carta inizia nel pulper; l’acqua calda e l’azione meccanica rompono i legami tra le fibre e trasformano la carta in una poltiglia. Gli adesivi idonei al riciclo di carta e cartoni sono formulati in modo da resistere alle forze di taglio del pulper e mantenere dimensioni sufficienti per essere rimosse dal primo filtro dell’impianto di riciclo; qualora lo superino sono eliminate, in un secondo momento, per flottazione attaccandosi alle bolle di aria che salgono in superficie con la schiuma. Se si utilizzasse un adesivo non compatibile con il riciclo della carta si avrebbero un’alta probabilità di ostruzione dei filtri, macchie o lacerazioni della carta finita. Oggi tutti i produttori di adesivi per etichette propongono linee che migliorano la riciclabilità della carta. La produzione è analoga a quella degli adesivi tradizionali, il limite è nel numero ristretto dei polimeri di partenza. Sono prodotti premium solo in termini di prestazioni ambientali e trovano una ragione d’essere esclusivamente nelle applicazioni carta su carta.
Il problema allergeni e nanocomposti
Il Regolamento 1169/2011/UE garantisce ai consumatori con sensibilità nota ad alcuni ingredienti o additivi alimentari il diritto a un’approfondita informazione sulla composizione dei prodotti. I produttori devono gestire il problema partendo dalla ricetta dell’alimento, prevenire le contaminazioni incrociate dovute a ingredienti contenuti in altri cibi lavorati nel medesimo stabilimento o a componenti dei materiali di confezionamento, etichette e colle incluse. Il produttore ha quindi l’obbligo di censire tutti gli ingredienti e i materiali di imballaggio utilizzati a diretto contatto con il prodotto, chiedendo ai fornitori un’ analisi completa delle materie prime. Identificati gli allergeni potenzialmente presenti nel ciclo produttivo, si valuterà l’eventuale pericolo. Secondo la letteratura internazionale gli allergeni che possono passare dall’imballaggio all’alimento sono: amido di frumento usato come polvere anti set-off, olio di arachidi contenuto nei lubrificanti di processo, caseine utilizzate nelle colle. Un altro potenziale allergene, non strettamente legato alla normativa per il settore alimentare ma comunque a questo correlato è il latex (lattice), una gomma naturale proveniente dall’Heavea brasiliensis pianta diffusa in Brasile, Thailandia, Malesia, Indonesia. Dopo la raccolta è trattata con ammoniaca (latex ammoniacato) che funge da stabilizzante e conservante, altri additivi (coloranti, antiossidanti) sono aggiunti nelle successive fasi di lavorazione. Negli ultimi anni la sensibilizzazione da latex è in aumento e si evidenzia con i classici sintomi da allergia (asma, orticaria, prurito orale, disturbi digestivi) sia per contatto con prodotti che contengono latex, sia per ingestione di ingredienti ortofrutticoli contenenti le proteine che compongono il suo allergene. Quanto alle nanoparticelle, il loro impiego nel settore adesivi per etichette è legato al potenziale miglioramento di alcune caratteristiche degli stessi. Il nanomateriale, naturale, derivato o fabbricato, contiene almeno il 50% di nanoparticelle allo stato libero, aggregato o agglomerato, la cui distribuzione dimensionale numerica, o una o più dimensioni esterne siano comprese fra 1 nm e 100 nm. In casi specifici e laddove le preoccupazioni per l’ambiente, la salute, la sicurezza e la competitività lo giustifichino, la soglia del 50% della distribuzione dimensionale numerica può essere sostituita da una soglia inferiore.
La mancanza di norme dettagliate relative a produzione, manipolazione ed etichettatura degli adesivi contenenti nanomateriali, induce le aziende a brevettare molte delle applicazioni. Tra i documenti da considerare il Codice di Condotta per una Ricerca responsabile nel settore delle nano-scienze e delle nanotecnologie, il Reach (Regolamento 1907/2006/CE e successive modifiche) applicabile alla fabbricazione, all’immissione in commercio e all’uso di sostanze utilizzate da sole, in preparati o in articoli.
Adesivi per etichette vegane
Progettando un packaging per prodotti vegani è necessario evitare l’uso di qualsiasi componente di origine animale. Non può quindi essere utilizzata la già citata colla alla caseina, così come è bandito qualsiasi tipo di «colla osso» e «colla di coniglio» contenenti altre proteine di provenienza animale (pelle, ossa ecc). Sono prodotti gelatinosi ottenuti facendo bollire i cascami di animali e una volta asciutti sono venduti sotto forma di perle color ambra. Sono usate soprattutto per incollare il legno (si pensi alle cassette della frutta o dei vini): chi aspira alla certificazione vegana non deve utilizzarle.
La creazione di hashtag specifici consente di creare campagne ad hoc incentivando le target community nella generazione di contenuti, lo User Generated Content, favorendo in questo modo l’interazione e i processi di brand loyalty tra un’azienda e le community di riferimento.
Anziché basarci su hashtag già in uso, perché non creare delle campagne social basate su un hashtag specifico da noi appositamente ideato, generando un effetto di condivisione e viralità attraverso l’interazione con la nostra community?
Le campagne social sono incentrate su un tema e rese virali chiedendo alla community di generare e condividere contenuti attorno all’hashtag proposto.
I settori del lusso e della cosmesi fanno un ampio uso di campagne basate sullo User Generated Content.
Collistar ha recentemente creato una campagna social chiamata #MomentiDiBenessere1 nella quale invitava le persone a condividere i loro momenti di benessere sull’apposito hashtag. Ha successivamente raccolto i contenuti generati dagli utenti sul social network Pinterest 2. Il dato interessante è stato che il contenuto generato dagli utenti (User Generated Content) ha compreso, oltre ai classici scatti fotografici su Instagram di situazioni percepite dalla community come momenti di benessere, anche la produzione di diverse foto di packaging di prodotti Collistar che hanno assunto in questo modo la valenza di momento di benessere tramite il trait d’union tra carta e social.
Un altro esempio interessante è la campagna #BastaProvarci di Amplifon: creata in occasione del sessantacinquesimo anniversario dell’azienda ha lo scopo di sensibilizzare le persone che iniziano a soffrire di calo di udito (ipoacusia) nel superare il momento di disagio che li porta a negare il problema e a prenotare un controllo acustico. Tramite un video 4 dalla componente emozionale decisamente coinvolgente, Amplifon è riuscita a creare un effetto di sensibilizzazione sul problema del proprio target che si è attivato e ha prodotto dei contenuti, riuniti intorno all’hashtag #BastaProvarci, su come ha aiutato oppure vorrebbe aiutare i propri cari a “preservare e curare il proprio udito” 3.
Il terzo esempio #Pepino è interessante per due aspetti. Il primo è che in questo caso le campagne sono organizzate su un hashtag brandizzato, e il secondo è che l’azienda è una PMI. La storica Gelateria torinese #Pepino attraverso l’hashtag brandizzato crea in modo continuativo campagne social di condivisione sul momento della degustazione del gelato. Molto interessante l’uso da parte degli utenti di scatti che integrano elementi tipici della comunicazione visiva di Pepino nei loro contenuti 5.
Nel momento in cui decidiamo di creare per la nostra impresa una campagna social, la scelta dell’hashtag di riferimento può condizionarne decisamente l’impatto. Per questo motivo ho creato una checklist composta da dieci consigli per creare delle campagne virali sui social network e basarle su hashtag.
1. Fissa in modo chiaro l’obiettivo che vuoi raggiungere
Spesso nel social media marketing si diventa maniacali nel cercare la viralità a tutti i costi. In realtà la qualità del rapporto tra clienti finali e azienda può essere più importante della quantità di persone raggiunte, soprattutto quando si parla di micro campagne per le PMI.
È inutile aspettarsi effetti virali con centinaia o migliaia di condivisioni per una microimpresa quando è più interessante e strategico per queste realtà creare forme di dialogo e partecipazione diretta come dall’esempio di #Pepino, che portano a creare forme di coinvolgimento con la propria community di riferimento e più realistiche opportunità di acquisto.
2. Brandizzati o non brandizzati? Nel momento in cui si crea un hashtag, bisogna anche scegliere quale ha maggior senso usare. Ci sono due tipologie di hashtag: non brandizzati, come #BastaProvarci e brandizzati come #Pepino. Ognuna di queste tipologie ha dei pro e dei contro che vanno valutati in anticipo. Gli hashtag non brandizzati determinano più facilmente la generazione di contenuti da parte della community di riferimento che percepiscono l’hashtag come “proprio”. Per contro trasmettono in modo minore l’identità di marca.
Gli hashtag brandizzati (come #AirBnbShorts e #Pepino) trasmettono in modo decisamente evidente l’identità di marca ma possono limitare la creatività delle interazioni in quanto le community di riferimento si sentono più “ospiti” del brand e meno protagoniste.
3. Hashtag corti, rilevanti, pertinenti e colloquiali Più un hashtag è corto più è facile da memorizzare. Alcuni esperti consigliano di non farli più lunghi di 19 caratteri che è la lunghezza di un Twitter Handle (ovvero il nome utente di Twitter).
4. L’hashtag è ripetibile per campagne future? Airbnb ha creato un contest via Instagram nel quale si poteva vincere un viaggio creando un video di 15 secondi e condividerlo attraverso l’hashtag #AirBnbShorts.
Questo è un tipico hashtag che può essere ripetuto in futuro in quanto, essendo brandizzato, non può essere usato da altre realtà. Per questo motivo è importante – nel momento in cui si sceglie l’hashtag – valutare se questo avrà una vita futura o meno.
5. Chiarezza: #nowThatchersDead vs #nowthatChersDead Il giorno 8 aprile 2013 è mancata la lady di ferro, Margaret Thatcher. In U.K. e in Europa si è immediatamente diffuso l’hashtag #nowthatchersdead. Il 9 aprile 2013, negli USA si è diffuso il rumor circa la morte dell’attrice Cher: tutto questo perché si è letto l’hashtag come #nowthatChersdead.
Per prevenire simili confusioni – oltre a pensare bene come un hashtag viene letto in contesti differenti – è bene usare l’effetto cammello (camel effect): diffondendiamolo noi per primi, scritto con un mix di maiuscole e minuscole: #nowThatchersDead.
6. Assicurati che il tuo hashtag non sia usato da competitor o altre realtà Prima di andare online assicurati di avere un hashtag non usato da altri, in quanto non solo ti inquinerà le statistiche creando rumore, ma soprattutto potrebbe generare effetti di interferenze tra le campagne. Per questo è utile fare ricerche preventive sull’hashtag prescelto, con strumenti come Hootsuite, o manualmente tramite i motori di ricerca all’interno dei social network.
7. Promozione su tutti i canali social, blog e sito Anche se la una campagna ha come centro Instagram consiglio di farla riverberare sugli altri canali social in cui l’azienda è presente (Facebook, Twitter, Google+), e naturalmente sui siti web e sui blog. In questo modo sarà più facile intercettare pubblici diversi in quanto i follower su Instagram sono differenti dai follower su Twitter, e differenti dai fan su Facebook e dall’audience del blog.
8. Eventi e dirette live (live tweeting) Il mio consiglio è quello di affiancare la tua campagna a un evento, come per esempio una mini competizione sportiva, e fare la telecronaca in diretta dell’evento: tecnicamente si chiama live tweeting, ovvero il raccontare in diretta un evento includendo in ogni tweet l’hashtag della campagna, consentendo in questo modo ai follower di seguire l’hashtag e partecipare in diretta alle conversazioni. Oltre a creare visibilità, coinvolgimento e interazione sull’hashtag, si ottiene un effetto virale, raggiungendo potenziali clienti e influencer, dando maggiore visibilità al marchio.
9. Promuovi il più possibile lo User Generated Content Lo User Generated Content è uno dei fattori più importanti per generare fiducia in una azienda o in un prodotto: ciò vale soprattutto per i Millennial, ovvero le persone nate tra gli anni ‘80 e gli anni 2000. Un celebre articolo di Corey Eridom pubblicato su Hubspot dal titoloWhy User-Generated Content Is More Important Than You Think mette in evidenza come i contenuti generati da parte di persone influenzano in modo determinante il senso di fiducia nei confronti di una marca e i comportamenti di acquisto.
Uno dei modi migliori per promuovere lo User Generated Content è quello di spingere le persone a fare foto tematiche, come per esempio chiedere di fotografare il più bel sorriso mentre si mangia un gelato o altre situazioni similari, condividendoli sui loro social tramite l’hashtag della campagna, dando come “incentivo” il fatto che i contenuti più interessanti saranno pubblicati sulla pagina di Facebook o altro.
10. Preparare il team per la gestione delle crisi #McDStories è una campagna di McDonald’s nella quale si incitava la propria community a condividere storie entusiasmanti sugli Happy Meal. L’effetto fu purtroppo opposto e su Twitter sono stati pubblicati contenuti non positivi circa la catena di fast food.
Da questo celebre case study si è appreso che prima di fare uscire una campagna, dobbiamo prevedere i possibili scenari non positivi e mettere in atto un piano di Digital PR di risposta. A questo serve il team per la gestione di eventuali situazioni di crisi derivanti da campagne social sbagliate!
Campagna social della Collistar su Facebook.
Contenuti generati dagli utenti sul social network Pinterest con l'hashtag apposito.
Utenti che interagiscono tramite questa campagna.
Video della campagna pubblicitaria di Amplifon in occasione dei suoi 65 anni.
Condivisione di un post della gelateria Pepino tramite hashtag.
L’innovazione di prodotto parte dalla ricerca di nuovi substrati. La scelta dei materiali è fondamentale per armonizzare l’aspetto di un’etichetta con il prodotto che andrà a valorizzare. È infatti l’etichetta a trasferire al consumatore le suggestioni e le informazioni che rendono un articolo più attraente. Ecco allora come avanza lo sviluppo di nuove soluzioni da parte di due importanti protagonisti del settore.
Non tutte le aziende possono permettersi di spendere tante risorse in R&S quanto i colossi dei materiali autoadesivi. Per loro è infatti fondamentale offrire regolarmente soluzioni che riescano a soddisfare le esigenze di un mercato sempre più sofisticato e multiforme. E se il mercato chiede nuovi materiali, la ricerca si adeguerà di conseguenza. Le etichette autoadesive coprono infatti ogni cosa, dai prodotti alimentari a quelli di lusso, dai semplici pacchi postali fino alle merci deperibili, e devono sottostare a rigidi protocolli di verifica delle prestazioni prima di poter essere immessi sul mercato. Soprattutto nell’ambito dell’industria alimentare e farmaceutica. Diventa quindi essenziale continuare a inventare nuovi supporti adesivi e garantirne al contempo la qualità. Andiamo a questo punto a scoprire come si stanno muovendo due importanti player del mercato, AveryDennisoneRitrama.
La vision sul futuro di Avery Dennison
Quando si parla di etichette di qualità si finisce spesso per parlare di soluzioni per il settore wine & spirits, uno dei più difficili ma anche a maggior valore aggiunto. È qui che il design e la scelta dei materiali possono fare la differenza. «In generale si tratta di carte non patinate, dall’aspetto più naturale e con una struttura-trama che le rende molto usate nelle applicazioni su bottiglie di vino, liquori e anche birra», spiega Angelo Depietri, vicepresidente e general manager materials group di Avery Dennison.
Angelo Depietri, vicepresidente e general manager materials group di Avery Dennison.
«Questi prodotti sono disponibili in una grande varietà di sfumature di bianco e con diverse trame, e i designer le apprezzano molto. Conferiscono infatti un aspetto di esclusività ai prodotti ai quali vengono abbinate. In alcuni casi queste carte non patinate contribuiscono addirittura a trasmettere un’immagine di prodotto “fatto a mano”, che è particolarmente importante per i vini di fascia alta e le birre artigianali in serie limitate».
Per alcuni prodotti è essenziale la piena visibilità del contenuto, cosa resa possibile grazie a etichette adesive in film sottile e trasparente (Avery Dennison).
Ma in questo settore così ampio e variegato (oltre a vini e liquori c’è anche tutto l’universo beverage), anche i materiali plastici trovano una collocazione speciale, perché sono in grado di fornire soluzioni molto utili al marketing delle aziende produttrici. «Il film continua a crescere molto nella parte del “no label look”», sottolinea Depietri. «I grandi marchi vogliono che le etichette siano quanto più invisibili in maniera da imitare la stampa diretta su plastica o vetro, mantenendo però la grande flessibilità delle etichette adesive. Il nostro adesivo ClearCut è estremamente apprezzato per la trasparenza sui diversi supporti e per le prestazioni superiori sia per lo stampatore sia per l’applicazione finale».
I settori merceologici e i mercati più importanti
Oltre all’esigente mondo delle etichette per bevande, ci sono altri settori in cui la scelta dei materiali è fondamentale per creare una catena del valore. Basti pensare alla miriade di prodotti etichettati all’interno di un supermercato. «Gli alimenti e le bevande sono i principali segmenti di utilizzo per le etichette a livello globale», ci spiega il vicepresidente di Avery Dennison, «contribuendo a circa il 35% del totale per quelle autoadesive e oltre il 60% del totale di materiali utilizzati per etichettatura, se consideriamo tutte le tecnologie. Dopo questi segmenti ci sono quello della “casa e cura personale” che contribuisce circa per il 10% del totale di etichette autoadesive». «Rispetto invece ai mercati in cui è più forte la domanda di accoppiato autoadesivo, Cina e India continuano ad avere la crescita più sostenuta grazie al forte sviluppo economico», chiarisce Depietri. «Negli ultimi anni il mercato europeo ha superato la crescita del Nord America nonostante un’economia più debole. I principali motivi di questa accelerazione sembrano essere principalmente un maggiore export grazie a un euro più competitivo, un più alto grado di legislazione sull’etichettatura nell’Ue, che richiede quindi quantità elevata di informazioni presenti sulle etichette e anche un diminuire della spesa per i pasti fuori casa, chiaramente legato alla crisi economica. Ogni volta che qualcuno acquista cibo in un supermercato piuttosto che mangiare in un ristorante, aumenta il “consumo” di etichette».
Un nuovo business: la tracciabilità delle merci
Oltre a facilitare la decorazione e il design, le etichette hanno spesso anche la funzione di track-and-trace delle merci. Ed è su questo terreno che le tecnologie di identificazione con codici a barre e altri metodi di autenticazione stanno portando a modificare rapidamente l’offerta di materiali adesivi su cui stampare. «ll continuo aumento di acquisti su internet ha contribuito a guidare una nuova crescita nell’ambito dell’etichettatura legata alla tracciabilità. Ha mai osservato il numero di etichette utilizzate su una scatola che le venga consegnata? A volte ci sono tre-quattro etichette su una scatola sola. Vi è anche un bisogno emergente per la tracciabilità attraverso l’etichettatura nell’ambito delle applicazioni farmaceutiche di fascia alta. Qui Rfid e altre applicazioni di etichette “intelligenti” mostrano il vero potenziale per una crescita futura del settore».
Materiali del futuro e sostenibilità ambientale
L’ampliamento progressivo a nuovi settori di mercato, in un settore così vivace come quello delle etichette, induce le aziende a fare ricerca e sperimentazione continua. «Oggi è la sostenibilità a essere di crescente preoccupazione per molti clienti finali», sottolinea il vicepresidente di Avery Dennison. «Un settore di grande interesse per noi è lo sviluppo di materiali più sottili che soddisfino o superino le prestazioni dei materiali esistenti. Un esempio di questo è rappresentato dai materiali Bopp (polipropileni biorientati, nda) utilizzati dal nostro adesivo ClearCut. Questo ha permesso l’uso di un film da 50 μm con prestazioni migliori del precedente prodotto a 60 μm di spessore, permettendo una riduzione del peso complessivo dell’imballaggio e dei rifiuti prodotti. Quest’approccio incontra molto il favore delle aziende che utilizzano i nostri materiali perché contribuisce a fargli raggiungere i rispettivi obbiettivi di sostenibilità. Questo spinge Avery Dennison nella ricerca di materiali ancora più sottili per il futuro». «Un’altra sfida importante rispetto alla sostenibilità è il riciclaggio delle etichette. L’adesivo utilizzato è, in generale, il fattore limitante nella possibilità di efficienza del processo.»
«Un’area di ricerca molto interessante per Avery Dennison», conclude Angelo Depietri, «è dunque quella relativa allo sviluppo di adesivi che possano essere facilmente rimossi dal materiale dell’etichetta, facilitando così il processo di riciclo. Cleanflake, in questo senso, è il più recente esempio di questo nostro sforzo innovativo».
Ritrama: quando la ricerca vince
Mentre le soluzioni applicative per il labelling si stanno estendono a più ambiti merceologici, anche la ricerca sui materiali plastici fa passi da gigante. Soprattutto in quei settori, quali il food e il beverage, in cui la sicurezza alimentare è una condizione imprescindibile. «Le carte dedicate al settore vino e beverage sono oggetto di una crescente domanda nel mercato», dice Tomas Rink, presidente del Gruppo Ritrama.
Tomas Rink, presidente del Gruppo Ritrama.
«La nostra gamma di prodotti wine & spirits è costantemente aggiornata e arricchita di nuovi materiali, tutti certificati FSC, come le carte barrierate per il settore degli spumanti e vini pregiati le cui etichette resistono perfettamente all’immersione in secchiello di ghiaccio. Il tutto in combinazione con la nuova generazione di adesivi acrilici particolarmente resistenti al contatto con acqua, quale il nostro AP1300».
La ricerca sui materiali plastici fa passi da gigante, soprattutto in quei settori, quali il food e il beverage, in cui la sicurezza alimentare è una condizione imprescindibile.
Dall’alimentare alla cosmesi, i veri banchi di prova
«Nel settore food», continua Rink, «notiamo una crescente domanda di prodotti conformi alle legislazioni europee rispetto all’identificazione dei componenti lungo tutta la filiera produttiva. A cui noi rispondiamo con la nostra European Food Directive Range, che è una gamma di materiali autoadesivi certificati con le direttive guida del settore alimentare che include due polipropileni e due polietileni, tutti con top coating specifico TCF, e una carta patinata». «Un altro trend importante nel mercato alimentare è la crescente richiesta per carte per stampa termica diretta senza bisfenoli, considerati potenzialmente tossici al contatto con la pelle, cui Ritrama risponde con l’offerta di prodotti Bisphenol-free nella sua gamma di carte termiche dirette». Inoltre, per rispondere alla costante richiesta di adesivi con prestazioni di alto tack iniziale e ottima lavorabilità nel converting, rispondenti alle normative europee Reach e sul contatto diretto con alimenti, Ritrama ha sviluppato RP3000, una nuova generazione di adesivo a base gomma offerto con tutte le principali tipologie di carte patinate, naturali e termiche dirette. «In ogni caso i materiali che si stanno dimostrando attualmente più interessanti per il settore delle etichette sono i film coestrusi che permettono di combinare flessibilità in applicazione con stabilità in lavorazione, consentendo una significativa riduzione degli spessori. Nella nostra gamma offriamo la linea di prodotti Globalflex nelle finiture bianco, trasparente e argento».
Tra inkjet e pharma vince sempre l’innovazione
Da qualche tempo è nata l’esigenza di offrire prodotti autoadesivi performanti anche nel settore della stampa inkjet, che ormai presidia stabilmente anche il ricco segmento della bobina. A questo si associa anche il severo settore farmaceutico, un vero test di efficienza per le aziende produttrici di etichette. «Nell’inkjet abbiamo messo a punto una gamma di prodotti espressamente dedicati alla stampa con macchine Hp Indigo, nonché Xeikon, Epson, Efi ecc., come pure per macchine basate sulla tecnologia Memjet tramite la nostra gamma Rapidjet», puntualizza il presidente di Ritrama. «Nel settore farmaceutico, da sempre fiore all’occhiello dell’offerta dei nostri prodotti, abbiamo recentemente introdotto la perfetta soluzione per l’etichettatura delle sacche del sangue: si tratta del RI-337 White AP970 WG62 conformabile, facile da stampare e resistente a condizioni ambientali difficili, oltre a essere conforme alle regolamentazioni richieste.
La soluzione per l’etichettatura delle sacche del sangue RI-337 White AP970 permette una maggior facilità di stampa oltre a resistere a condizioni ambientali difficili.
Un assoluto “must” per un’etichetta di questo tipo è la necessità che sia chiaramente leggibile: gruppo sanguigno, codici a barre e date di scadenza sono infatti informazioni essenziali per evitare serie complicanze per i pazienti. Il frontale in carta sintetica stampabile e ulteriormente corredabile da informazioni variabili del paziente con successiva stampa termica, sono solo alcune delle qualità di questo prodotto: le etichette applicate sulle sacche di sangue e plasma devono resistere a processi di test e stoccaggio in condizioni ambientali difficili e perdurare per l’intera vita utile della sacca. Centrifugazione, congelamento criogenico, refrigerazione, manipolazioni varie ed esposizioni a diverse temperature sono solo alcuni esempi delle performance richieste a questa tipologia di etichette».
Nuove tecnologie e materiali del futuro
In quest’incerto scenario di mercato, europeo e globale, la domanda di accoppiato autoadesivo sta, paradossalmente, crescendo moltissimo. E laddove si offrono maggiori opportunità di crescita, si sviluppa meglio anche la ricerca sui materiali innovativi. «La domanda del mercato nei primi sei mesi di quest’anno è stata sostenuta», dice Tomas Rink. «A livello europeo la crescita si può stimare fra il 7 e l’8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Ma nei mercati del Nord e Sud America la crescita è anche più consistente, a doppia cifra, come anche in quelli asiatici e dell’Est Europa». «Per quanto riguarda i nuovi materiali, il nostro R&D non si ferma mai», afferma il presidente del Gruppo Ritrama. «L’azienda ha decisamente puntato sulla ecocompatibilità e sostenibilità dei prodotti, e ha sviluppato una linea innovativa, i prodotti Core Linerless Solutions, espressamente studiati per gli utilizzatori finali che lavorano nei settori per la cura della casa, della persona e nel settore delle bevande, con grossi volumi a livello globale. I Core Linerless Solutions permettono ai converter di avere una maggiore efficienza nella preparazione della macchina da stampa e nel processo di stampa stesso, così da raggiungere un considerevole risparmio in termini monetari e di tempo, offrendo un nuovo traguardo agli end-user, dal momento che non è più necessaria la gestione del liner e il sistema di etichettatura diventa più flessibile e competitivo.
La domanda del mercato di accoppiato autoadesivo sta crescendo moltissimo. Secondo Rink nei primi sei mesi dell’anno scorso (2015) la crescita è stata, a livello europeo, fra il 7 e l’8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Ma nei mercati del Nord e Sud America la crescita è anche più consistente, a doppia cifra, come anche in quelli asiatici e dell’Est Europa.
I pregi dei Core Linerless Solutions
I maggiori vantaggi si riscontrano nel risparmio a due cifre sul costo delle etichette e nel minor cambio di rotoli sulle linee di dispensazione, dovuto al maggior numero di etichette per rotolo. In più c’è un risparmio di quasi il 50% sui costi di magazzino e logistici. Un altro vantaggio risiede nell’eliminazione quasi totale delle rotture del liner durante il processo di etichettatura. E dal momento che non c’è alcun liner, non esiste costo di gestione o smaltimento dello stesso. Senza dimenticare che non ci sarà nessuna pulizia o manutenzione dovuta al riavvolgimento del liner. C’è inoltre una riduzione di circa il 55% dello spessore totale rispetto a un laminato standard.
La nuova linea di prodotti Core Linerless Solutions permette una maggiore efficienza nella preparazione della macchina da stampa con un risparmio di quasi il 50% sui costi di magazzino e logistici.
Per quanto riguarda la supply chain tradizionale, essa resta invariata e non si dovranno utilizzare macchine da stampa o inchiostri differenti rispetto a quelli in uso. Non è necessario fustellare, per cui la macchina può stampare roll-to-roll alla massima velocità, né tantomeno sovraverniciare o sovralaminare, con conseguente risparmio di denaro, in quanto la stampa è incapsulata. Dato il basso spessore dell’accoppiato, il numero delle etichette in un rotolo raddoppia rispetto a un autoadesivo standard. In soldoni, ci sarà una maggiore efficienza, con tempo di stampa ridotto di almeno il 50% e nessuno sfrido da smaltire».
Select solution: la personalizzazione delle etichette
Avery Dennisonsi accinge a lanciare in Europa il nuovo servizio di customizzazione delle etichette Select Solutions. Si tratta di unportfolio di soluzioni offerte ai converter per creare applicazioni specifiche e su misura rispetto a specifiche esigenze del cliente. In questo modo i trasformatori di etichette possono garantire soluzioni di etichettatura uniche per i proprietari di grandi marchi e raggiungere così nuovi mercati più facilmente rispetto al passato, con eccellenti opzioni di supporto e di assistenza tecnica. Il servizio consente di ottenere un’ampia gamma di applicazioni attraverso un percorso semplice con spedizione rapida anche per quantità d’ordine minime. I convertitori possono così scegliere tra tutti gli adesivi disponibili, le soluzioni anticontraffazione, le etichette richiudibili, il multi-layer, il dry-peel labelling, i kiddie sticker, il drum labelling e molto altro.
Le etichette per vino sono spesso dei veri e propri capolavori in cui la cura del dettaglio e la qualità dei substrati possono fare la differenza (Avery Dennison).
Oltre che visionario imprenditore e inventore, Benny Landa è un uomo di spettacolo, che si impegna in prima persona nelle numerose presentazioni quotidiane al pubblico (che fanno il tutto esaurito). Landa ha aperto la prima giornata di drupa con una conferenza nella quale ha completato gli annunci di nuove macchine di fine marzo con una sorpresa (la più produttiva stampante a bobina del portfolio, la W10P), con i nomi dei primi beta tester e con l’anticipazione dell’impegno all’acquisto, da parte di Cympress delle prime 20 Landa S10P – una versione personalizzata e coprogettata per il gruppo internazionale leader nella mass customization – una volta terminato con successo il beta testing delle stampanti.
Benny Landa si è tenuto una cartuccia da sparare nella conferenza stampa che ha aperto drupa 2016, annunciando la W10P Nanographic Printing per applicazioni editoriali, di direct mailing e di produzione cataloghi. Questa unità a bobina, di larghezza un metro, è dotata di sistema di voltura e di due motori che permettono la stampa fino a 8 colori alla velocità di 200 metri/minuto su un’ampia tipologia di carte patinate e naturali, cartoncini leggeri e substrati metallici. Landa W10P garantisce un’altissima qualità di stampa e produce immagini con elevata copertura anche su carta leggerissima (35 g/m²) senza barrature di inchiostro.
“Quattordici anni di ricerche sulla nanotecnologia ci hanno permesso di compiere enormi progressi in materia di qualità, velocità e costi della stampa digitale. La W10P è fino a 24 volte più veloce di ogni altra macchina da stampa digitale di qualità commerciale ed è in grado di produrre oltre due milioni di pagine di riviste in un unico turno di otto ore” ha dichiarato Benny Landa. “Landa W10P è una piattaforma tecnologica che contribuirà alla crescita aziendale e alla redditività editoriale”.
KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.
KM-1, la macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV di Konica Minolta, lanciata a drupa.
In occasione di drupa 2016, Konica Minolta presenterà il prototipo della nuova generazione della tecnologia a getto d’inchiostro UV, frutto della ricerca per sviluppare una tecnologia in grado di rispondere alle esigenze presenti e future degli stampatori commerciali e di packaging. La KM-C è una stampante digitale a getto d’inchiostro UV B1 dedicata ai settori della stampa commerciale e di packaging ed è il primo sistema di stampa sviluppato interamente da Konica Minolta in questo settore.
Questa nuova soluzione si avvale della tecnologia di AccurioJet KM-1 per offrire una straordinaria qualità dell’immagine a una risoluzione di 1.200×1.200 dpi, nonché una grande stabilità del colore, la correzione dell’immagine con sensore in linea e la possibilità di stampare su un’ampia gamma di supporti di carta senza pre-rivestimento. La KM-C si basa su una piattaforma di alimentazione a foglio flat-bed progettata da Konica Minolta, che permette una facile elaborazione di materiali quali il cartone standard e il cartone micro-ondulato. La macchina supporta carta con spessore da 0,3 a 1,2 mm ed è in grado di stampare fino a 2.200 fogli in formato B1 all’ora con una dimensione massima di 760×1.060 mm.
A drupa, Konica Minolta lancia ufficialmente KM-1: la tanto attesa macchina da stampa B2+ a getto d’inchiostro UV interagisce con il sistema JETvarnish di MGI per presentare ai visitatori un’ampia gamma di vantaggi, tra cui: il passaggio dall’offset al getto d’inchiostro digitale per la produzione di basse tirature, la possibilità di eseguire la stampa ibrida attraverso l’integrazione di KM-1 nei processi offset esistenti, la stampa in bianca e volta, l’utilizzo di formati carta più grandi nonché la possibilità di stampare su cartone per imballaggi, carta leggerissima e supporti con texture. Per ulteriori informazioni, visitate il microsito di Konica Minolta interamente dedicato alla stampa a getto d’inchiostro e a KM-1.
Etichette e packaging. Konica Minolta darà dimostreazione di come la combinazione di bizhub Pres C71cf, rifinitrice GM DC330 Mini e MGI JETvarnish può ridurre la durata delle tirature, consentendo tempi di consegna più rapidi e aprendo le porte a tirature di etichette on-demand ad alto valore aggiunto.
Inoltre, chi desidera ottimizzare le opportunità nell’ambito del packaging stampato in digitale troverà una nuova tecnologia: KM-C. Si tratta di una macchina da stampa digitale B1 a getto d’inchiostro flat-bed appositamente progettata per le applicazioni con cartone pieghevole e cartone goffrato sottile con spessore da 0,3 a 1,2 mm.
Durante il mese di aprile 2016, Konica Minolta ha annunciato un’ulteriore incremento della partecipazione azionaria in MGI Digital Technology (MGI), azienda francese nella produzione di apparecchiature per la stampa decorativa, con cui Konica Minolta ha un’alleanza finanziaria e strategica dal gennaio del 2014. L’acquisto di un ulteriore 30,5% di azioni di MGI ha portato la partecipazione di KM nell’azienda francese al 40,5% e ha permesso di aggiunge i prodotti di MGI per la stampa commerciale, le etichette e il packaging all’ ampio portfolio di Konica Minolta.
Le apparecchiature di goffratura e laminazione a caldo di MGI sono già state integrate nella linea di prodotti di Konica Minolta. Attraverso questo ulteriore investimento, intende sfruttare le capacità di ricerca e sviluppo di MGI per accelerare le sue iniziative nel campo dello sviluppo di applicazioni per le etichette e il packaging. In risposta alla domanda di stampa decorativa nei settori delle etichette e del packaging, la sinergia tra Konica Minolta ed MGI offrirà a KM una posizione di primo piano nel mercato della stampa di packaging digitale e permetterà un’ulteriore espansione nel settore della stampa commerciale.
Sotto il nuovo marchio Accurio verranno distribuite tutte le macchine da stampa digitale a getto d’inchiostro e le soluzioni per flussi di lavoro digitale di Konica Minolta. Il nome Accurio richiama la precisione, l’automazione e, soprattutto, l’accuratezza della tecnologia. Le soluzioni di stampa commerciale verranno distribuite con il nome AccurioPro, mentre KM-1 verrà ribattezzata con il nome AccurioJet KM-1.