Electronics For Imaging, Inc. ha annunciato oggi la nomina di Frank Pennisi, un veterano dei settori industriale e tecnologico, a Chief Executive Officer. Parallelamente, la business unit Fiery di EFI è stata separata come azienda indipendente che rimarrà interamente di proprietà di Siris.
Lo ha annunciato EFI in un comunicato stampa.
Come aziende separate, EFI e Fiery avranno aree di interesse strategico distinte che consentiranno loro di servire meglio i clienti e di crescere nel lungo termine, con EFI come importante azienda nel settore della stampa inkjet industriale e Fiery come fornitore di front-end digitale (DFE). Jeff Jacobson, da 35 anni veterano nel settore dell’imaging digitale che ha guidato EFI come CEO dopo l’acquisizione da parte di Siris nel 2019, rimarrà presidente esecutivo di ciascuna azienda.
“Questo riallineamento consente sia a EFI, ora esclusivamente focalizzata sulla stampa inkjet digitale per applicazioni industriali, che a Fiery, il principale fornitore globale di front-end digitale, di primeggiare nei loro rispettivi mercati indipendenti, mantenendo al contempo la stretta collaborazione che ha contribuito al successo di ciascuna azienda. L’imaging digitale non si sarebbe potuto sviluppare a tal punto senza Fiery. L’operatività come azienda autonoma non farà che rafforzare ulteriormente la posizione di leader di mercato di Fiery nella fornitura di soluzioni di front-end digitale innovative. Allo stesso modo, nessuna azienda del settore può eguagliare la profondità e l’ampiezza del portafoglio di prodotti per la stampa inkjet industriale di EFI e non vedo l’ora di affrontare il prossimo capitolo di crescita sotto la guida di Frank”, ha dichiarato Jacobson.
EFI opererà come azienda specializzata nel settore della stampa inkjet industriale
Con sede a Londonderry, nel New Hampshire, EFI si occuperà esclusivamente di guidare la transizione da analogico a digitale nei mercati finali dell’imballaggio e del cartone ondulato, della cartellonistica, del tessile e dei materiali da costruzione/decorativi per la stampa inkjet industriale.
Pennisi arriva in EFI da Orora Packaging Solutions, fornitore leader di soluzioni di imballaggio personalizzate con particolare attenzione al cartone ondulato. Mentre dirigeva Orora Packaging Solutions in qualità di presidente e CEO, Pennisi era un cliente EFI e utilizzava la stampante digitale Nozomi inkjet a passaggio singolo e ad altissima velocità, leader del settore. La sua esperienza con le soluzioni EFI si estende alla stretta collaborazione e attività di consulenza con la consociata di Orora Packaging, Orora Visual, un fornitore leader di cartellonistica che è tra i maggiori utilizzatori nordamericani delle stampanti digitali per cartellonistica EFI VUTEk e delle stampanti digitali EFI Reggiani per il settore tessile industriale. In precedenza, Pennisi ha ricoperto per vent’anni posizioni di leadership presso FLIR Systems (ora Teledyne FLIR), Honeywell e GE.
“Come ex cliente, so che il portafoglio di prodotti digitali per la stampa inkjet industriale di EFI non ha eguali nel settore”, ha affermato Pennisi. “La suite di apparecchiature, inchiostri e servizi intelligenti dell’azienda è in grado di soddisfare le esigenze più critiche dei clienti. Sono entusiasta di entrare a far parte di EFI in questo momento cruciale della transizione del settore verso la stampa inkjet digitale”.
“Sono estremamente lieto che Frank condivida il nostro entusiasmo per le possibilità di EFI come leader nel settore della stampa inkjet industriale e che apporti alla società la sua leadership e il suo punto di vista unico sui clienti”, ha dichiarato Tyler Sipprelle, partner di Siris. “La leadership di Jeff è stata fondamentale sin dall’acquisizione di EFI da parte di Siris, passando attraverso il primo capitolo della trasformazione e le sfide della pandemia COVID, e continuerà a svolgere un ruolo fondamentale in futuro come presidente esecutivo di EFI. Con Frank, Jeff e tutti i membri appassionati e impegnati del team EFI, sono certo che abbiamo la migliore organizzazione possibile per continuare a trasformare il settore dell’imaging industriale”.
Pennisi ha conseguito un master in ingegneria meccanica presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e una laurea in ingegneria meccanica e ingegneria dei materiali presso l’Università della California, Berkeley.
Fiery opererà come azienda indipendente per promuovere l’innovazione della stampa digitale
Come azienda indipendente, Fiery continuerà a fornire la tecnologia front-end digitale leader del settore per la stampa digitale di produzione e industriale. Toby Weiss, da tempo COO e direttore generale di Fiery, continuerà a guidare l’azienda come CEO di Fiery.
“Fiery continuerà a lavorare a stretto contatto con i nostri partner OEM, compresa l’unità aziendale EFI Inkjet, per continuare a sviluppare una tecnologia all’avanguardia che porti alla prossima generazione di automazione, precisione e potenziale di profitto nella stampa digitale”, ha affermato Weiss. “Non vediamo l’ora di accelerare i nostri investimenti come azienda autonoma, guidando al contempo il nostro portafoglio di prodotti in espansione, incorporando algoritmi di colore eccezionali e sviluppando una tecnologia cloud avanzata”.
Torna il FlexoDay Sud evento targato Atif pensato soprattutto per il territorio del centro/sud d’Italia. Nato inizialmente con l’obiettivo di avvicinare l’Associazione anche alle aziende territorialmente più lontane dalla sede, portando i contributi del FlexoDay di Bologna e trasformatosi, nel tempo, in un vero e proprio incontro della community flessografica locale. Sede dell’edizione 2023 la città di Bari.
Al FlexoDay Sud 2023, oltre ad alcuni interventi in via di definizione, saranno proposte le due relazioni presentate dal Comitato tecnico di Atif al FlexoDay di Bologna sul nuovo metodo di misurazione del valore tonale del colore (CVT) in flessografia e sui nuovi standard di comunicazione PRX-PQX, per una migliore interazione fra committente e stampatore.
Ciò che maggiormente differenzia le macchine da stampa moderne rispetto a quelle della precedente generazione non è tanto nelle soluzioni prettamente meccaniche ed elettroniche ma piuttosto nel software di controllo, che sfruttando algoritmi di intelligenza artificiale, aiuta il processo produttivo nell’ottimizzazione di parecchi parametri, non ultimo nell’attività di prendere decisioni, derivanti dall’analisi e dall’apprendimento che scaturisce dall’esperienza della produzione pregressa
Se guardiamo alla tecnologia strettamente intesa la macchina da stampa offset non notiamo cambiamenti drastici. Ciò invece che sono stati rivoluzionati sono i processi produttivi, le politiche commerciali, la possibilità di andare in tiratura in tempi brevissimi. L’automazione è la parola d’ordine di questi ultimi anni che ha influenzato tutti gli ambiti della macchina da stampa.
La macchina da stampa offset convenzionale per la produzione nel settore commerciale non è cambiata in modo drastico negli ultimi decenni. Se confrontiamo le mutazioni rispetto alla stampa digitale, dove le tecnologie sono evolute in modo esponenziale, ci sembra un settore in ristagno sotto il profilo dell’innovazione tecnica. E ancora, se guardiamo all’interno di un reparto odierno di stampa offset commerciale, grosso modo vediamo le stesse cose che vedevamo allora. Macchine da stampa pluricolori con un pulpito di comando, bancali di carta stampati in attesa di asciugare prima di ricevere le lavorazioni successive, o pronti per essere stampati. Sicuramente molte più macchine con sistemi di asciugatura UV e magari UV di ultima generazione (LED UV) che limitano i tempi morti produttivi e incrementano la possibilità di stampa su materiali difficili. Ma se guardiamo all’organizzazione dei processi produttivi aziendali, alle politiche commerciali e di mercato che danno l’input alla produzione, allora le cose stanno in modo diverso. Oggi la stampa, come la maggioranza delle merci, risponde a logiche di “time to market” che richiedono tempi più brevi dalla progettazione alla realizzazione del prodotto finito. E i clienti della stampa adottano logiche diverse nell’approvvigionamento, non si immobilizzano più prodotti in magazzino per un utilizzo nel tempo, tutto deve essere prodotto nel cosiddetto “just in time”.
Per questo l’innovazione tecnologica non si ferma e si insinua, il progresso che deriva dalla ricerca e sviluppo dei produttori di macchine, impatta costantemente il mondo della produzione con proposte che promettono migliori risultati in tutti gli aspetti tecnici e organizzativi. L’automazione storicamente è andata di pari passo con la tecnologia di stampa ma mentre i primi progressi in quest’area erano puramente meccanici, molti dei miglioramenti più recenti riguardano i sistemi software, come quelli che guidano il flusso di lavoro o che integrano le operazioni concatenate (produzione lastre e fasi di post stampa) in processi più connessi. Oggi il mantra che pervade i reparti di stampa offset è «incrementare la produttività», rendere cioè maggiormente efficienti i centri di lavoro. Come può essere ottenuto questo risultato è la scommessa da vincere, considerando l’erosione dal basso che i sistemi di stampa digitali cercano costantemente di mettere in atto. E le logiche di marketing attuali, esito di un processo che è ormai in atto da anni, che impongono un ricambio continuo della veste grafica della comunicazione, e quindi una frammentazione dei lotti di produzione alla ricerca della “customizzazione” assoluta verso il consumatore, non aiutano certo gli stampatori offset, che si ritrovano sul pulpito della macchina da stampa una pila di cartelle di lavorazione da 1500 pezzi l’una da realizzare in un turno di lavoro.
Come sono cambiate allora le macchine da stampa e dove sono diretti gli sforzi dei produttori per far fronte a queste sfide?
Non è certo la velocità massima di stampa che ha caratterizzato le nuove generazioni; sebbene qualche incremento si può considerare, le macchine vendute oggi sono paragonabili a quelle di 10-15 anni più vecchie. Oggi non è importante andare veloci in tiratura, data la diminuzione media di queste, è fondamentale andare in tiratura in tempi brevissimi. L’automazione è la parola d’ordine di questi ultimi anni che ha influenzato tutti gli ambiti della macchina da stampa. Sia sul piano delle procedure che sull’interconnessione con i sistemi gestionali aziendali. Il perché non è difficile capirlo se si analizza l’aspetto strettamente tecnologico: automatizzare le operazioni si traduce in minore spreco di tempo nell’avviamento con conseguente maggiore competitività nei confronti dei processi concorrenti, digitale in primis. Dopo analizzerò alcune delle automazioni più significative nelle odierne macchine da stampa, ma qui mi sembra importante sottolineare un altro obiettivo che i costruttori hanno tenuto nel mirino: la mano d’opera, ossia i problemi legati al mondo del lavoro. Si sa che uno dei costi più importanti nei processi manifatturieri come la stampa è il costo del lavoro, che si basa su addetti ad alta specializzazione. Ebbene l’intento di spingere l’automazione al massimo è sostenuto da due fattori “umani” determinanti: diminuire la necessità di personale a bordo macchina e rendere sempre meno indispensabile l’impiego di personale ad alto tasso di esperienza. La tesi che i costruttori hanno seguito è quella di trasformare la macchina da stampa in un sistema “intelligente” in grado di sostituire l’uomo in molte delle operazioni sia manuali, di intervento sugli organi della macchina (cambio lastre, lavaggi, impostazioni dei sistemi di guida del foglio), sia nelle regolazioni della qualità del risultato stampato (registro di posizione e sovrapposizione, corrispondenza colore).
In fase di preset della macchina, le regolazioni per il cambio formato e cambio carta sono gestite in modo automatico grazie alla programmazione delle commesse di lavoro, le macchine si impostano in modo autonomo grazie all’interconnessione con il MIS aziendale che pianificazione e ottimizza la sequenza delle commesse che consente il massimo risparmio nei tempi di avviamento.
Il lavaggio dei cilindri caucciù e di pressione può avvenire in parallelo e simultaneamente, anche con il cambio lastre, riducendo al minimo questi intervalli. Avendo sotto controllo tutti gli step del processo, il software di controllo può identificare le singole lastre che l’operatore ha posizionato per il cambio automatico, prevenendo eventuali errori di caricamento.
L’intelligenza artificiale
Ma l’automazione si spinge oltre. Una parola nuova che sicuramente non caratterizzava le macchine di più vecchia concezione è: “AI”, “intelligenza artificiale”. Una parola che rischia di essere inflazionata, soprattutto oggi dove non c’è piena consapevolezza da parte di tutti di cosa realmente voglia dire. L’intelligenza artificiale per quanto estremamente attuale, nasce molto tempo fa, almeno come concetto, quando i computer entrarono nella nostra vita, nel 1956. Allora si parlò di Sistemi Intelligenti perché in grado di risolvere teoremi partendo da informazioni di base. Negli anni successivi ci fu un fermento di nuove idee rivolte a riprodurre nelle macchine il pensiero e la logica tipiche del comportamento umano, che se da un lato portò i sistemi software ad accrescere in modo esponenziale le capacità computazionali, dall’altro rivelò i primi limiti dell’intelligenza artificiale, che non riusciva a riprodurre i processi intuitivi e di ragionamento della mente umana. Negli anni successivi grazie agli sviluppi e alle applicazioni in campo biologico, l’intelligenza artificiale fece passi in avanti considerevoli, e negli anni ’80 con l’invenzione dell’algoritmo che permetteva l’apprendimento per reti neurali, si allargò a svariati campi di impiego, fino ai primi autoveicoli a guida autonoma che ai giorni nostri consentono di imitare il comportamento umano con l’ausilio di innumerevoli sensori che inviano i dati all’algoritmo software di controllo del veicolo. Ma l’intelligenza artificiale, perché così la si possa veramente chiamare deve poter riprodurre alcuni parametri tipici del comportamento umano, ossia avere una conoscenza non sterile, una conoscenza quindi che permetta di prendere decisioni non basate semplicemente sul calcolo logico unita all’abilità di risolvere problemi in maniera diversa a seconda dei contesti in cui ci si trova. Nel caso di un autoveicolo ad esempio, di fronte a un ostacolo, prendere la decisione di sterzare oppure di frenare. Un tipico approccio è quello della Teoria delle Decisioni, basata su un albero di decisione, che permette di valutare per ogni azione/decisione le possibili conseguenze, prendendo quindi poi la decisione più conveniente.
Uno dei principali passi in avanti nella storia dell’Intelligenza Artificiale è stata fatta quando si sono potuti ricreare degli algoritmi specifici, tipici del comportamento umano, in grado di far migliorare il comportamento della macchina. Ciò che oggi chiamiamo “machine learning”, la capacità di migliorare della macchina, grazie all’esperienza, ossia di imparare dai propri errori.
Questo dovrebbe portare la macchina a svolgere azioni anche se queste non sono state previste tra le azioni previste. Questa tecnologia consente oggi alle macchine da stampa di affiancarsi all’operatore in parecchie decisioni, che vanno dalla scelta della sequenza di commesse da mettere in macchina al controllo di tutti i parametri di funzionamento della stessa. Immagazzinando in modo ininterrotto tutti i dati di funzionamento, di tutti i componenti e sistemi nonché del risultato di stampa, può agire in modo predittivo rispetto alla necessità di manutenzione e dall’atro lato, ottimizzare la qualità di stampa facendo riferimento ai pattern di parametri memorizzati durante tutta l’esperienza lavorativa. Un po’ come se l’operatore ricordasse senza alcuna esitazione, tutte le tirature fatte in precedenza, tutti i parametri di regolazioni e le decisioni prese e quali hanno prodotto i risultati più efficaci. Il tema dell’intelligenza artificiale applicata ai settori manufatturieri, senza dubbio affascinante, pone però anche interrogativi preoccupanti: sostituirà la mano d’opera? E come cambieranno le skill professionali degli operatori che dovranno collaborare con essa? E spingendo all’estremo il ragionamento: le macchine sostituiranno l’uomo in tutto e per tutto quando raggiungeranno la consapevolezza della loro superiorità? La letteratura fantascientifica su questo ha già prodotto scenari futuribili. Stando con i piedi per terra mi piace qui citare il recente libro dal titolo “Irriducibile” di Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano. È stato capo progetto e designer dell’Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, e lo sviluppatore della tecnologia MOS con porta di silicio, che ha permesso la fabbricazione dei primi microprocessori, delle memorie EPROM e RAM dinamiche e dei sensori CCD. Da trent’anni ha iniziato un percorso di ricerca scientifica sulla natura della coscienza umana concludendo che, per quanto i computer potranno evolversi non potranno mai raggiungere il livello del pensiero umano, mancando loro la “consapevolezza” dell’esperienza vissuta, che è una dimensione che trascende la logica. Lettura un po’ difficile ma illuminante.
L’operatore
Tornando alle macchine da stampa, vi è un altro importante asse verso il quale l’innovazione si spinge e riguarda gli aspetti più legati all’interazione con l’operatore. Se da una parte si tende a ridurre il bisogno di mano d’opera, dall’altra la ricerca mette l’ergonomia al centro, creando un ambiente di lavoro il più possibile salutare e privo di pericoli e stress fisico. Si sa che lo stampatore storicamente è sempre stato costretto a posture spesso non comodissime nell’effettuazione di certe manovre (pulizie ad esempio o manutenzioni, come cambi caucciù o regolazione dei rulli). E se è vero che, (ahimè), l’età pensionabile si raggiunge sempre più tardi, il confort fisico sul posto di lavoro acquisisce un valore ancora più significativo. Ma anche verso l’ambiente, l’attenzione dei produttori è puntata a rendere il processo di stampa offset “carbon neutral”, che si esplicita nella compensazione della C02 prodotta nella produzione delle attrezzature e nel risparmio energetico del sistema, che in momenti come questi, in cui il costo dell’energia non ci fa dormire sonni tranquilli, è senz’altro qualcosa che capita “a fagiolo”.
Una battuta finale: si estinguerà prima la stampa offset, perché sostituita dai prodotti digitali che oscureranno per sempre l’immagine stampata, o si estinguerà prima lo stampatore perché sostituito da bracci robotici e intelligenza artificiale. Chi negli anni ’90 diceva che il libro si sarebbe estinto nel giro di pochi anni sostituito da CD-ROM interattivi e computer non ci ha preso molto, staremo a vedere.
Abbiamo lavorato per molti anni a smontare falsi miti positivi e negativi della stampa digitale che ora sono relegati al passato. Già nella definizione di stampa digitale si butta sempre tutto insieme piccolo e grande formato, toner, inkjet elettroink, foglio e bobina, quasi che tutte queste differenze non interessino gli interlocutori. E che sono alla base di tante incomprensioni.
Malgrado sia un processo produttivo ampiamente impiegato e che ha delle regole ben note e definite quando si parla di stampa digitale si fa ancora fatica a far comprendere bene gli ambiti di applicazione, l’efficacia di un sistema verso un altro, usare i criteri adatti per fare le giuste valutazioni d produzione. È sicuramente curioso vedere questa resistenza ma è comprensibile capirne il perché.
La stampa digitale farà chiudere la stampa offset
Forse è il falso mito più grosso e ancora nella vulgata generale, argomento che spesso toccato nella stampa digitale quasi che ci sia l’obbligo di questa diatriba; di certo non è un mito senza un minimo di fondamento.
Alla base non c’è la tecnica di stampa a sé stante ma l’intero processo produttivo, cioè tutti passaggi del workflow che portano alla realizzazione dello stampato. È in questo ambito che si crea la prima contrapposizione tra il processo diretto della stampa digitale e gli inevitabili molteplici processi che portano a uno stampato offset.
Il processo di prestampa è più immediato sulle macchine da stampa digitali in quanto si lavora sui preset di macchina, favorita dalla maggiore stabilità e veloci procedure di allineamento. Tuttavia, queste dipendono dal tipo di macchina di stampa perché ci possono essere grandi differenze proprio in funzione della tecnologia di macchina sia essa inkjet, dry toner, elettroink. La prova di stampa può già essere la prima copia e quindi avere immediatamente il riscontro visivo del risultato finale. I vantaggi sono evidenti e aumentano l’appeal della stampa digitale ma come si può facilmente intuire funziona se tutto è definito e i limiti risultano evidenti.
La tecnologia di stampa determina quali supporti sono stampabili, con quale gamut, con quale velocità. Il formato di stampa vincola le cadute macchine e il tipo di prodotto realizzabile in funzione della finitura. Il volume di stampa determina se è sostenibile andare in digitale. Queste semplici considerazioni variano se si parla di stampa digitale a bobina, foglio grande formato, foglio piccolo formato e relativo inchiostro; per ognuno di questi processi ci sono specifiche considerazioni da fare perché anche la configurazione stessa delle macchine da stampa cambia e quindi la capacità produttiva.
Certamente la stampa digitale nella sua generalità ha permesso di spostare volumi di stampa dall’offset al digitale per una migliore gestione dei volumi di stampa, ha velocizzato produzioni di molti prodotti, ha aperto nuovi scenari produttivi in ambiti stagnanti, e di introdurre nuovi elementi di comunicazione in modo massivo come la elevata personalizzazione dei contenuti, cosa altrimenti non fattibile. E di certo ha dato un nuovo impulso anche agli stampatori offset in termini di efficienza e di aumento dello sfruttamento delle macchine disponibili aumentando la loro capacità di offerta sui clienti.
Con la stampa digitale stampi su qualsiasi cosa
Ecco uno dei grandi fake della stampa digitale figlio del marasma del termine. L’affermazione di per sé non è sbagliata se consideriamo l’intero comparto dalla stampa digitale dal piccolo al grande formato, dal toner agli inchiostri UV. La verità è che la stampa digitale è ipersegmentata con macchine specifiche che stampano in prevalenza su materiali specifici per cui c’è una iperspecializzazione produttiva delle macchine. Infatti la scelta di cosa stampare e su quale materiale determina quale sarà la macchina da stampa e lo stampatore adatto allo scopo. Per la stampa fine art di fotografie ci sono le specifiche tecnologie inkjet a base acqua che stampano su supporti in grado di ridare la pienezza e la profondità delle immagini; ma sono altre macchine e tecnologie che stampano la decorazione degli automezzi dove al fattore visivo si deve aggiungere la resistenza agli agenti atmosferici. Stampare libri di scolastica e cataloghi di mobili è fatta con macchine e tecnologie differenti per ottenere il giusto bilanciamento qualità prezzo.
Il fattore della diversità tecnologica è tanto trascurato quanto è da tenere molto presente perché i files di stampa dovrebbero essere ottimizzati per lo specifico processo di stampa specialmente in termini di risoluzione e profili colore proprio per le rese visive differenti.
Si stampano qualsiasi file
Tra tutti i falsi miti questo è quello “meno falso” ma comunque molto distorto. Si basa sul fatto che per stampare basta dare il comando stampa dal programma di partenza e in effetti la macchina stampa. Ma questa obsoleta e poco pratica procedura era già di piena di rischi e di possibili errori quando veniva fatta, oggi è totalmente in disuso, se non in alcuni flussi chiusi di produzione.
I sistemi di stampa digitali sono composti dai gruppi stampa e dai RIP che ha il compito di rasterizzare e gestire i file di stampa. Pur molto evoluti i motori di rasterizzazione seguono regole ben precise su come sono gestiti gli elementi: trasparenze, tinte speciali, stili di font, risoluzione delle immagini, vettori, conversioni colore, componenti che sono lavorate ed interpretate in modo completamente differente di vari RIP.
Il rischio di avere errori nell’interpretazione è alto se il file non passa per un processo di preflight in precedenza e i problemi possono manifestarsi sia in termini qualitativi, con parti di files che non sono stampate correttamente o con rallentamenti nella trasmissione dei dati in macchina, come nei casi dei grossi spool per la stampa transazionale. Per cui se si vuole ottenere il risultato di stampa atteso il file deve essere formattato correttamente per il processo di stampa individuato e lo stampatore deve rendere disponibili le specifiche per poterlo realizzare. È vero che spesso gli stampatori digitali si prodigano affinché ogni file, che di solito non è stato pensato per essere lavorato in digitale, sia adattabile processo di stampa ma se provate a rendergli la vita più semplice non disdegna.
La stampa digitale stampa in RGB
Ancora dura morire in alcuni casi, questa è sempre stata una fantasia che ha attecchito subito e non si scardina malgrado le evidenze. È evidente a tutti che il processo di stampa parte dalla quadricromia per estendersi a più colori di stampa quindi la stampa digitale in ogni sua forma è sempre annoverata nella sintesi sottrattiva.
Differente è come il rip è in grado elaborare i colori accettando sia files già separati in quadricromia sia files RGB. Questo aspetto è uno dei punti di vera differenza rispetto alla stampa convenzionale perché mantenere un flusso di lavoro di RGB fino all’ultima conversione consente di poter utilizzare gli ampi gamut di stampa che quasi tutti i sistemi di stampa digitale sono in grado di produrre. Ed ottenere sempre una ampia profondità colore che rende unica la produzione in digitale.
Saremo sempre pronti a rispondere a tutte le domande che riguardano il mondo della stampa digitale perché di falsi miti, come le fake news, sono duri a morire e spesso ritornano. Ma è proprio con la coerenza e le evidenze della tecnica che si abbattono e creano nuova cultura e opportunità.
La proposta di Regolamento europeo per la revisione della legislazione UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio è stata presentata dalla Commissione europea a fine novembre e, da subito, ha destato preoccupazione in diversi settori industriali. Soprattutto in Italia, dove la filiera del riciclo è un’eccellenza, le scelte del legislatore pongono più di qualche problema. Le associazioni che rappresentano la filiera ci spiegano cosa sta accadendo.
Positivo l’intervento dell’UE sul tema e l’idea di stabilire disposizioni univoche per tutta Europa sulla raccolta e gestione dei rifiuti di imballaggio, resta però il nodo della priorità data al riuso a discapito del riciclo.
L’antefatto è risaputo: il 30 novembre 2022, la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento europeo per la revisione della legislazione UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, sinora disciplinata da una direttiva. Il nuovo Regolamento andrà a modificare il Regolamento (UE) 2019/1020 sul sistema di vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, e ad abrogare la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Una proposta che sta creando allarme in tutta la filiera della carta e della grafica che tanta parte ha avuto, negli anni, nello sviluppo del riciclo dei materiali, fonte primaria di materia prima seconda per la produzione, soprattutto in Italia. L’idea di incentivare il riuso a scapito del riciclo rischia di mettere in crisi un sistema divenuto ormai un’eccellenza, quello dell’industria del riciclo.
Abbiamo interpellato i rappresentanti della filiera – Assocarta, Assografici e Comieco –, per capire quali siano le loro preoccupazioni e comprendere con loro cosa ci si dovrà attendere.
Il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio per filiera nel 2021 in relazione ai target europei 2025 e 2030 – fonte “Il riciclo in Italia 2022” Fondazione per lo sviluppo sostenibile, elaborazione Csec Conai
Le perplessità della filiera
Innanzitutto una premessa è d’obbligo: il riuso è, di per sé, una pratica positiva; piuttosto le difficoltà si pongono quando lo si contrappone al riciclo. Al di là delle questioni di merito in cui la proposta normativa della Commissione europea si addentra, il problema quindi è di approccio. «In realtà noi dissentiamo dalla filosofia con la quale è stata preparata la proposta di regolamento» afferma Italo Vailati, vice direttore di Assografici. «Non crediamo che sia giusto che il legislatore decida a priori cosa vada bene o male, quali imballaggi si possono usare e quali no, arrivando anche a decidere la messa al bando di determinate tipologie d’imballaggio senza tener in conto l’impatto sulla filiera e le ragioni per le quali si è arrivati a fare determinate scelte d’imballaggio». L’idea di un regolamento europeo che stabilisca regole uguali e condivise per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggi è positiva, tuttavia, «pensiamo che la legge debba dire quali sono i target che l’Europa vuole raggiungere – per esempio la riduzione degli imballaggi immessi sul mercato, le percentuali di riciclo ecc. – sarà poi un obbligo dell’industria trovare le soluzioni per raggiungerli».
In effetti, «il meccanismo impostato dalla Commissione sembra essere animato da un pregiudizio di fondo secondo il quale il riuso sia, in ogni caso, preferibile al riciclo. Per l’industria cartaria questo è frustrante, perché nell’ultimo ventennio sono stati fatti grandi investimenti proprio nel riciclaggio dei materiali, per altro, con risultati rilevanti» dichiara Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta. La carta, se da un lato, per le sue caratteristiche intrinseche è meno idonea a essere riutilizzata rispetto ad altri materiali, dall’altro, è un materiale rinnovabile; un aspetto, spiega, di cui la proposta normativa del nuovo Regolamento non tiene conto. I fattori da considerare sono diversi. «Il riuso comporterà lavorazioni differenti – come il lavaggio –, porterà necessariamente a rendere gli imballaggi in carta più pesanti per permetterne una maggiore durata» con un’inversione di tendenza rispetto a quanto fatto negli anni per diminuire le grammature della carta; e ancora «si dovrà provvedere al trasporto dei vuoti». In certi ambiti, tra l’altro, il riciclo rimane l’opzione migliore perché consente di avere infrastrutture di riciclaggio presenti e funzionanti su tutto il territorio europeo, «nel riuso i sistemi sono invece da inventare, con nuovi problemi da affrontare e risolvere, anche sotto il profilo logistico, e impostando meccanismi di mercato nuovi. Tutto questo senza, per altro, che ci sia un evidente vantaggio ambientale». Le scelte operate a Bruxelles dovrebbero basarsi su valutazioni tecnico scientifiche, solo in tal modo si potranno realizzare modelli che siano compiutamente sostenibili, da tutti i punti di vista: ambientale, sociale ed economico.
Le associazioni della filiera, ad ogni modo, si trovano fondamentalmente d’accordo con il proposito della Commissione europea di affrontare il tema del riuso, è piuttosto la modalità con cui ciò avviene che desta perplessità, aggiunge Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. «Innanzitutto per quanto concerne lo strumento scelto. Sarebbe stata più opportuna una Direttiva che permette poi di essere recepita dagli Stati membri adeguandola alle specifiche condizioni di ogni Paese, piuttosto che il Regolamento che, al contrario, diventa subito operativo sull’intero territorio della Comunità europea».
Cosa non va: il neo del monouso
Quali sono o saranno – al termine del lungo iter legislativo – i punti dolenti del nuovo Regolamento? Fonte di preoccupazione, prosegue Montalbetti, sono i severi obiettivi di riduzione degli imballaggi che erano stati espressi nella prima bozza del testo, prescindendo peraltro dai materiali che li compongono e senza che fosse tenuto conto delle cause che negli anni hanno portato a una continua crescita del loro uso – dal cambiamento negli stili di vita alla crescita dell’e-commerce, senza considerare poi la funzionalità del packaging nel garantire sicurezza, igiene e lotta allo spreco alimentare. La Commissione ha posto dunque target drastici sia per il riutilizzo – dal 30% al 95% nel 2040 per gli imballaggi di bevande, 75% cibo da asporto e ristorazione veloce, 80% imballaggi da trasporto – sia di riduzione complessiva degli imballaggi entro il 2030 (-5%). Questi sono stati resi più realistici dopo l’intervento sulla prima bozza, tuttavia sono rimasti quelli previsti al 2040 che impongono un taglio del 15%. «Un salto eccessivo» dice Montalbetti, che suggerisce come «sarebbe meglio fermarsi allo step del 2030 e verificare l’operatività effettiva di tali riduzioni, per poi costruire obiettivi realistici per il 2040». Un aspetto quindi su cui, sottolinea, c’è ancora molto da lavorare; prima del passaggio del testo al Parlamento europeo, ci sarà anche una fase importante di lettura da parte dei soggetti coinvolti in cui si potranno esprimere considerazioni e suggerimenti.
Altro tema che aveva destato preoccupazione è stata la cosiddetta “lista negativa” poi fortunatamente eliminata dalla bozza, «era irragionevole» commenta il direttore di Comieco, «in quanto erano indicati come non riciclabili prodotti, tra cui alcuni cartacei, che invece possono essere e sono riciclati con impianti dedicati», come avviene in Italia. «Restano invece fortissime perplessità per quanto riguarda il tema del monouso in confronto al riuso, in particolare nella rete Horeca. In molti casi il monouso, soprattutto a base cellulosica, oltre ad avere una valenza per questioni igienico-sanitarie, dimostra anche dal punto di vista della Valutazione del ciclo di vita (LCA – life cycle assessment) di essere molto più sostenibile rispetto al riuso, in quanto proprio la modalità di raccolta differenziata ne permette l’intercettazione e un riciclo positivo». Questo dunque è un aspetto su cui sarà fondamentale apportare modifiche. «Il passaggio al riutilizzo di prodotti monouso è importante che avvenga solo quando non si possa provvedere altrimenti e stabilendo, per esempio, target che prevedano alte percentuali di riciclo – per ipotesi un 80 o 90%». Il riuso potrebbe invece essere una corretta procedura in caso non se ne dimostrino l’effettiva possibilità di raccolta e riciclabilità.
Anche il tema della sicurezza del consumatore rischia di passare in secondo piano, se non si tengono conto delle evidenze scientifiche. «Molte delle scelte che ha voluto effettuare il legislatore non sono supportate da evidenze scientifiche ma sono puramente ideologiche» contesta Vailati. «In tutta la proposta non vengono mai citati gli studi di LCA che sono ad oggi gli strumenti più affidabili per effettuare l’analisi dell’impatto ambientale di un prodotto nell’intero arco di vita». Un esempio delle scelte contestabili prese dal legislatore europeo sui prodotti monouso riguarda le bustine di zucchero: «da quando entrerà in vigore il regolamento» riporta Vailati «le bustine saranno vietate nei bar senza tenere in alcun conto le esigenze di rispettare al massimo i requisiti d’igiene e sicurezza del consumatore che hanno portato in passato a scegliere le confezioni monodose». E non è tutto, «la proposta di regolamento scarica tutte le responsabilità sul produttore d’imballaggi senza considerare il fatto che si deve educare il consumatore al rispetto dell’ambiente e a tenere comportamenti corretti quando deve smaltire un imballaggio che è arrivato a fine vita».
A rischio un sistema che funziona
L’approvazione della proposta così come è stata formulata rischia di infliggere un duro colpo al sistema del riciclo e alle industrie della filiera. Ci si aspetta un cambiamento in negativo, la nuova legislazione andrebbe a influire su settori in cui la carta era riuscita a estendere la propria presenza, come la ristorazione e il confezionamento. Lo sviluppo in questi comparti, dice Medugno, rischia di essere arrestato. Ma non è solo una questione di mercato: «da una parte abbiamo il rischio della sostituzione, in questi ambiti, della carta con altri materiali durevoli ma non rinnovabili, dall’altro quello di un indebolimento del meccanismo del riciclo che negli ultimi anni è cresciuto proprio grazie al ruolo svolto dagli imballaggi, raggiungendo in Italia già quota 85%, ovvero il target che proprio l’Europa ha posto per il 2030 e nel quale si stanno concentrando gli sforzi del settore cartario». Basti pensare, ricorda il direttore di Assocarta, alle conversioni degli impianti dalla produzione di carte grafiche a quella di carte per imballaggio in cui è cresciuto l’uso di carte da riciclare.
Eppure se si pone a confronto riuso e riciclo dal punto di vista generale dell’impatto i risultati non depongono a favore del primo e della scelta operata dalla Commissione. «Nella presentazione della proposta di regolamento è stato detto che la soluzione del riuso e sempre meno impattante delle soluzioni riciclabili» interviene Vailati. «In realtà diversi studi di settore condotti da vari e importanti istituti di ricerca europei, studi validati anche da enti di certificazione, hanno dimostrato che il riuso non è la scelta vincente sia dal punto di vista ambientale che da quello della sicurezza». Ciò non significa, ribadisce, essere contrari al riuso a priori, ma porsi di fronte alla questione poggiando su evidenze scientifiche che permettano di fare la scelta migliore. Anche perché queste avranno conseguenze importanti in tema di politiche di strategia industriale. «La scelta tra riuso e riciclo è cruciale per le decisioni che le aziende dovranno prendere per orientare la ricerca e sviluppo dei nuovi prodotti, e dovranno scegliere i nuovi investimenti. Nel caso dell’Italia privilegiare il riuso manderebbe in fumo investimenti rilevanti fatti per incrementare il sistema di riciclo dei materiali, mettendo in crisi anche un settore industriale che ha raggiunto risultati eccellenti».
Il modello italiano di raccolta differenziata e riciclo di carta e cartone è un’eccellenza di cui Bruxelles dovrebbe tenere conto, sottolinea anche Montalbetti, «per noi l’economia circolare non è un’affermazione di principio ma una pratica quotidiana» e i dati lo dimostrano. Proprio nel contesto di sostenibilità ambientale, ricorda come il Sistema Conai sia un avanzato sistema consortile di contabilità e trasparenza dei dati, e pone la questione su quale criterio invece sarà utilizzato per misurare il riuso. «Un tema molto importante che andrà chiarito all’interno del regolamento e forse proprio Conai, grazie alla sua ormai consolidata esperienza, potrà diventare, almeno in Italia, un osservatorio anche per questi aspetti». Tanto più se si considera il livello che il nostro Paese già oggi ha raggiunto anche in termini di riutilizzo degli imballaggi: secondo i dati Conai nel 2021 si sono superati i 2,3 milioni di tonnellate, il 16,2% del totale.
I prossimi step
Quali sono, dunque, i prossimi passi da fare e cosa bisogna aspettarsi? «Ormai il testo della proposta è stato presentato» dice Vailati «per cui la discussione e le decisioni spettano al Parlamento europeo, che dovrà cominciare ad analizzare il testo e proporre eventuali emendamenti». Dall’inizio del 2023, spiega, la discussione si sposta sul piano politico. «I tempi previsti per i vari passaggi istituzionali non sono brevi però è necessario per i nostri settori tenere alto il livello di attenzione per monitorare che le scelte future siano coerenti con le nostre istanze». Per le associazioni, aggiunge, esistono due diversi livelli su cui operare. Da un lato, «all’interno del sistema confindustriale, insieme alle altre associazioni, per interfacciarsi con i nostri rappresentanti politici italiani perché tutelino le nostre posizioni e contribuiscano alla modifica della proposta di legge secondo criteri più consoni alle industrie italiane. Ed è importante che le posizioni siano condivise e che non si pensi di poter trarre vantaggi commerciali per il proprio settore a danno di altri materiali da imballaggio». Dall’altro, «su singoli articoli del testo legislativo fornire tutte le evidenze che dimostrino la validità degli imballi prodotti e l’importanza di scelte fatte su basi scientifiche verificate e certificate».
Anche Medugno ribadisce come le associazioni ora siano chiamate a presentare il proprio punto di vista, «non contro il riuso» precisa «ma a favore del riciclo. Lo stiamo facendo, anche il Governo italiano ha una posizione vicina a quella della nostra industria del riciclo e delle carta, così come stiamo operando in Europa con le nostre associazioni europee». Non si conoscono le tempistiche dell’iter dei passaggi istituzionali e della discussione, ma non saranno brevi, «cercheremo di far valere le nostre ragioni».
Il direttore di Comieco sottolinea come ci sia ancora margine di manovra, «si tratterà di valutare su quali punti si concentrerà la maggiore disponibilità al dialogo. Occorre valorizzare e sostenere il sistema organizzativo industriale che in Italia è basato sul riciclo, ora inizia la fase vera e propria della consultazione e della negoziazione. Vedremo quali spazi si apriranno».
Intanto la sola presentazione della proposta sta già sortendo i primi effetti, accendendo l’attenzione delle imprese che potrebbero essere spinte a rivedere in parte le proprie strategie e facendo così sentire la propria influenza sui mercati.
“Per raggiungere margini più consistenti, i PSP sono sempre alla ricerca di una maggiore efficienza e di tecnologie che consentano loro di accettare un maggior numero di lavori, con la certezza di poter garantire risultati eccezionali”, ha dichiarato Roberto Giorgio, Regional Manager Large Format HP Italy. “Le nostre recenti proposte nascono proprio per soddisfare queste esigenze. La gamma HP Latex 2700 offre maggiore qualità di stampa, velocità più elevate e funzionalità di inchiostro bianco che sapranno stupire i clienti. Al contempo, i nostri nuovi Piani di Servizio offrono ai PSP una serie di opzioni per gestire il parco dispositivi e le operazioni, ottimizzando i flussi di lavoro e massimizzando il potenziale delle loro attività”.
Stampa ad alte prestazioni nel segno della sostenibilità
Le nuove stampanti HP Latex 2700 da 3,2 m (126 pollici) aumentano notevolmente l’efficienza di produzione, offrendo colori vividi fino a 89 m2/ora (958 ft²/ora) grazie alle doppie testine di stampa simmetriche dotate di tecnologia di pulizia automatica. Gli utenti possono accettare lavori ad alto margine con una gamma di colori più ampia del 30% ad alta velocità, preservando la lucentezza e le caratteristiche dei supporti di stampa in una grande varietà di applicazioni per insegne e decorazioni, inclusi film/pellicole sottili, vinile e carta.
Al contempo, le stampanti HP Latex 2700W offrono l’inchiostro bianco più bianco sul mercato a velocità che toccano 54 m2/ora (581 ft²/ora), consentendo ai PSP di offrire applicazioni ad alto margine su supporti precolorati e trasparenti. Grazie al ricircolo automatico dell’inchiostro e alla possibilità di conservare le testine di stampa per il bianco in una rotating chamber offline si eliminano gli sprechi tra i lavori che richiedono inchiostro bianco.
Tutti i dispositivi della serie Latex 2700 utilizzano l’inchiostro HP Latex di quarta generazione e hanno ottenuto la certificazione UL ECOLOGO soddisfacendo anche i requisiti UL GREENGUARD GOLD e Toy Safety. Ciò consente ai PSP di accettare lavori anche nelle applicazioni e negli ambienti più rigorosi.
In aggiunta, il portafoglio comprende HP Eco-Carton, cartucce cardboard-based che riducono il ricorso alla plastica utilizzando contenitori di cartone riciclati e riciclabili al 100% insieme alla plastica riciclata mediante il processo di riciclo a ciclo chiuso di HP, tra cui bottiglie vuote a perdere e plastiche potenzialmente destinate all’oceano convalidate U.
Maggiore efficienza con HP Professional Print Service Plans
I nuovi Piani di Servizio sono progettati per consentire agilità alle aziende, massimizzare i tempi di attività e la produttività, e fornire attività di formazione e supporto.
I PSP possono scegliere tra due piani – Basic e Plus – con un portafoglio di servizi e soluzioni software su misura per le esigenze dell’azienda. Le caratteristiche, nuove e migliorate, includono:
Vista in tempo reale di tutti i lavori in coda e in stampa presso diversi siti. Aiuta a monitorare i lavori, rilevare in anticipo i problemi e risparmiare tempo prezioso.
Rende disponibili i dati della stampante. Esegue il monitoraggio delle stampanti HP insieme all’hardware di terzi, automatizza i processi e combina i dati con altre informazioni operative per un quadro d’insieme più dettagliato.
Apprendimento digitale con moduli formativi gratuiti e a pagamento in base al piano di servizio scelto.
Risoluzione dei problemi proattiva per incrementare i tempi di attività. Include la diagnostica intelligente che avvisa il tecnico dell’assistenza quando è necessario un intervento.
Oltre alla linea ecosolvente TrueVIS già disponibile, Roland DG annuncia novità per la tecnologia di stampa e taglio UV con le serie LG e MG, e l’arrivo della prima stampante a inchiostro resina a base d’acqua di Roland AP-640. Con i quattro modelli ecosolvente lanciati a marzo 2022 e i nuovi modelli ora disponibili, la linea TrueVIS propone oggi di 10 differenti periferiche a getto d’inchiostro.
Roland DG ha annunciato l’ampliamento della sua gamma di prodotti TrueVIS. Questo lancio è una delle più grandi espansioni di gamma prodotto mai fatta da Roland DG, con nuovi modelli e tecnologie ora disponibili.
In particolare, unitamente alla linea ecosolvente TrueVIS già disponibile, Roland DG annuncia novità per la tecnologia di stampa e taglio UV con le serie LG e MG, oltre all’arrivo della prima stampante a inchiostro resina a base acqua di Roland AP-640. Con i quattro modelli ecosolvente lanciati a marzo 2022 e i nuovi modelli ora disponibili, la linea TrueVIS propone oggi di 10 differenti periferiche a getto d’inchiostro.
Al servizio dello stampatore
Con questa ampia e unica offerta di prodotti e tecnologie, gli operatori possono soddisfare le differenti esigenze applicative della clientela mantenendo sempre il valore TrueVIS in termini di affidabilità e qualità degli stampati.
Il modello con inchiostro base resina di nuova concezione offre un risultato di stampa estremamente naturale che sfrutta appieno le caratteristiche del materiale in uso e utilizza inchiostri ecologici e affidabili per ogni tipo di utilizzo. I modelli UV offrono una resa grafica di altissima qualità e includono la possibilità di stampare effetti lucidi e opachi a rilievo, per stampe con valore aggiunto o applicazioni particolari come il Braille. Gli stampati offrono colori estremamente vividi, portando la stampa UV a un nuovo livello di qualità.
La nuovissima piattaforma hardware, presente in ogni macchina, include importanti miglioramenti nell’interazione con l’utente e nella connettività digitale grazie a Roland DG Connect, progettato per aumentare la competitività e ridurre significativamente i tempi di inattività degli utenti.
«Le esigenze dei consumatori cambiano e continuano a cambiare drasticamente in un contesto di rapida innovazione tecnologica – commenta Tony Miller, presidente della divisione Global Sales and Marketing di Roland DG – cambiamenti nella struttura sociale e maggiore attenzione alle problematiche ambientali. Le grafiche sono sempre più richieste non solo per trasmettere informazioni o pubblicità, ma anche per offrire emozioni ed esperienze positive».
«Siamo entusiasti di supportare i nostri clienti in questo panorama in evoluzione grazie all’ampliamento della nostra gamma TrueVIS, che offre più opzioni e soluzioni migliori e innovative per tutti. Indipendentemente dalla tecnologia di stampa scelta, i nostri clienti possono contare sulla stessa qualità di stampa e sull’affidabilità TrueVIS, leader del settore su tutta la gamma».
Sin dal lancio del primo modello nel 2016, la serie TrueVIS ha conquistato i professionisti della produzione grafica di tutto il mondo per la sua capacità di produrre grafiche di alta qualità.
Infine, insieme all’ampliamento della gamma TrueVIS, Roland DG propone una procedura guidata che aiuta gli operatori interessati a trovare il prodotto TrueVIS ideale, eliminando la complessità della scelta. Ogni esigenza viene valutata e contestualizzata per consigliare alla fine il prodotto migliore in base alle risposte date e offrire anche eventuali alternative.
Grazie agli incentivi 4.0 e alle funzionalità di interconnessione in grado di ottimizzare come non mai la produzione, le macchine da stampa offset stanno conoscendo un vero e proprio boom di vendite, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Argi.
Il mercato della stampa offset arriva da un quadriennio complessivamente molto positivo. Il settore peraltro ha dimostrato di sapere fronteggiare la crisi del Covid-19 del 2020, recuperando rapidamente nel 2021 i suoi abituali standard di crescita, anzi riuscendo persino a migliorarli. Merito degli incentivi 4.0 messi a disposizione dal legislatore, così come delle funzionalità all’avanguardia presenti nelle nuove generazioni di macchine offset. È questa l’analisi di Massimiliano Veronesi, vice presidente di Argi, l’associazione che racchiude chi in Italia commercializza macchinari offset, multinazionali sia con filiali dirette sia non dirette, condotta sui dati dell’Osservatorio Argi.
«Se analizziamo il quadriennio 2018-2021», commenta Veronesi, «ci accorgiamo che nel 2021 si è verificato un boom di vendite importante. Questo sicuramente è dovuto, prima di tutto, anche a una comparazione nei confronti di un anno che era stato particolarmente penalizzato dall’aspetto pandemico come il 2020, un periodo di sofferenza che aveva evidenziato dei trend in calo rispetto al 2018 e al 2019».
Le ragioni dei grandi risultati raggiunti nel 2021 sono fondamentalmente riconducibili innanzitutto dall’ottimo riscontro delle politiche governative per diffondere il quarto paradigma industriale nel sistema produttivo nazionale. «Nel 2021 in generale l’economia era cominciata positivamente, brillando particolarmente verso la metà dell’anno, tra aprile e maggio, registrando infine un Prodotto interno lordo in crescita per tutti i dodici mesi», osserva Veronesi. «Come si è spiegato più volte in modo approfondito, il credito di imposta 4.0 ha dato nei confronti degli investimenti un grandissimo aiuto ai clienti e, di conseguenza, anche ai fornitori. Perciò, grazie agli aiuti fiscali, sia al credito di imposta 4.0 ma anche alla Sabatini 4.0, si sono registrate delle vendite importanti per tutti gli attori economici».
I risultati di vendita ottenuti nel corso del 2021, assolutamente brillanti, molto probabilmente saranno confermati nel corso del 2022. «Quanto raccontato per il 2021, forse, varrà ancora di più per il 2022. Peraltro l’impatto positivo non mancherà neppure nel 2023, dove il 40 percento del credito di imposta e il 10 percento della Sabatini 4.0 non termineranno più con le macchine consegnate entro giugno 2023 ma, grazie alla proroga, durerà fino al 31 dicembre 2023. Quindi riteniamo che vi saranno risultati assolutamente positivi anche per l’anno in corso».
Naturalmente, per avere migliore contezza della crescita registrata nel settore, è meglio fare il punto con numeri e percentuali. «Rispetto al 2020 le crescite sono state indubbiamente importanti, segnando circa il +50 percento», prosegue Veronesi. «Per il 2021 parliamo in totale di 392 unità vendute tra gruppi stampa e verniciatori, contro i 198 del 2020. Siamo perciò davanti ad una crescita di assoluto rilievo. Nelle 392 unità troviamo ogni tipologia di formulazione, come per esempio la soluzione 5 colori + verniciatore, così come qualsiasi formato, cresciuti tutti indistintamente, ma con il 70×100 che la fa da padrone».
Convenzionale e UV – UV Led a confronto
Le unità vendute vedono primeggiare in modo particolare le macchine convenzionali, protagoniste di un vero e proprio boom, anche se le stesse macchine UV – UV Led hanno raccolto il grande favore del mercato. «Se vogliamo fare una considerazione sul discorso delle macchine convenzionali e le macchine UV – UV Led, allora la crescita di quest’ultime c’è stata ed è stata del +25 percento nel 2021 rispetto al 2020. Naturalmente dobbiamo essere consapevoli che queste macchine, rispetto alle convenzionali, sono indirizzate ad applicazioni più particolari. Ciononostante, nel 2018 le macchine UV – UV Led avevano persino superato le macchine convenzionali in termini di unità vendute, perciò su di esse sarebbe il caso di fare una valutazione più approfondita».
In effetti, sull’andamento di mercato delle macchine convenzionali e UV – UV Led entrano in gioco diversi fattori, come tante sfumature diverse che conducono le aziende di stampa a procedere ognuna con una sua scelta strategica, che non può che essere personale. «Solitamente nei grandi formati le tecnologie UV – UV Led sono meno presenti – o presenti in quantità minore -, pertanto l’apporto delle macchine convenzionali in questo tipo di categoria è più importante. Per esperienza quotidiana, sul mercato registro a mia volta la maggiore preponderanza delle macchine convenzionali, anche perché richieste da tutti coloro che sono attivi nel settore del packaging, della stampa commerciale e del web-to-print, che siano aziende di piccole o grandi dimensioni. Poi ci sono una serie di clienti – che siano cartotecniche, configurazioni con verniciature particolari o anche prodotti puramente commerciali – che si rivolgono con interesse ad una tecnologia di essicazione speciale come UV, UV Led o H-UV Led e così via. Queste opportunità continuano a registrare grande attenzione, anche se vi sono realtà che decidono di non percorrere ancora questa strada per ragioni di complessità delle configurazioni. Sicuramente su questo versante l’analisi andrebbe svolta sullo spettro più ampio di cinque/sei anni, considerando il fatto che, nei confronti di queste unicità e opportunità molto specifiche, il mercato prima o poi andrà a saturare la domanda».
Cosa chiede oggi l’industria grafica
Se il bilancio relativo al quadriennio 2018-2021 può ritenersi positivo, anche le prospettive per il futuro sono indubbiamente lusinghiere, anche se non proprio brillanti, dal momento che dovranno misurarsi con sfide quanto mai complesse, dal caro energia agli scenari di guerra. «Per il 2022 avremo modo nei prossimi mesi di avere i dati ufficiali, tuttavia già oggi possiamo pensare che sicuramente si presenterà come un ulteriore anno positivo», prosegue Veronesi. «Allo stesso modo, ci auguriamo tutti che anche il 2023 possa essere un anno altrettanto soddisfacente, anche se in realtà gli indici economici generali sono meno positivi. Si tenga inoltre conto delle ricadute negative di influenze esterne come costi energetici, scarsità della materia prima, aumento dei costi delle materie e la situazione bellica. Del resto le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo sono ora sicuramente molto più basse rispetto al 2021 e al 2022. Purtroppo il contesto economico è assolutamente diverso. Perciò ci aspettiamo, innanzitutto, che il mercato inevitabilmente si avvicinerà a una saturazione per quanto concerne i macchinari nuovi: la maggior parte dei clienti, infatti, ha già sfruttato il volano di una situazione economica positiva, così come un aiuto governativo in fatto di incentivi davvero notevole; pertanto chi doveva affrontare un investimento ha già provveduto. Inoltre, nell’ambito delle enormi potenzialità a disposizione, in molti hanno sostituito addirittura due impianti più datati con un impianto di nuova generazione».
Certamente il mercato continuerà a muoversi, seppure in modo probabilmente diverso, puntualmente guidato dalle richieste provenienti dalle aziende grafiche, costantemente alla ricerca di opportunità per migliorare la produttività e l’efficienza. «Oggi le esigenze degli stampatori offset sono in costante evoluzione. Più che di macchine, è corretto parlare di impianti produttivi che, in un ambiente come quello dell’industria grafica, devono garantire la massima produttività e cercare di aumentare al massimo la redditività. Pertanto in ambito produttivo, l’aspetto fondamentale sono gli avviamenti rapidi, per cui gli investimenti in automazioni e automatismi, così come la riduzione al minimo degli scarti e il massimo supporto agli operatori, con l’introduzione di dispositivi e aspetti di digitalizzazione che permettano di integrare il più possibile l’ambiente sala stampa all’interno della linea produttiva. Tutto ciò – velocità e ottimizzazione di produzione – deve dare risultati di ritorno sull’investimento assolutamente positivi. Di fatto sono queste le linee guida provenienti dai clienti del nostro settore».
Cosa aspettarsi dal 2023
Nonostante le difficoltà dello scenario economico generale di oggi, secondo Argi non bisogna perdere l’ottimismo guardando al domani, proprio perché la tecnologia continuerà ad evolvere per garantire la competitività futura dell’industria grafica. «Se nel 2020 la produzione di fatto si è bloccata per sei mesi, il 2021, il 2022 e la coda del 2023 daranno sicuramente dei risultati assolutamente positivi», osserva Veronesi. «Bisognerà poi verificare cosa accadrà da ora in avanti, posto che inevitabilmente ci sarà un momento in cui gli aspetti positivi generati dagli aiuti finanziari andranno a ridursi e il mercato stesso a un certo punto risulterà saturo di nuovi impianti. Potremo perciò aspettarci una decrescita o almeno una stabilizzazione dei volumi del mercato. Tuttavia, non dimentichiamo che altre novità tecnologiche arriveranno, numerose e all’avanguardia, così come avremo anche appuntamenti fieristici e momenti di incontro di assoluto rilievo nei prossimi anni, come Drupa ma non solo. In ogni occasione tutti i costruttori cercheranno di essere presenti e partecipare in modo considerevole, con un aspetto tecnologico sempre più spinto. Per esempio, le richieste di Industria 4.0 hanno consentito al nostro settore di effettuare un passo in avanti molto importante sotto il profilo della digitalizzazione, dove le varie integrazioni – per esempio con i sistemi gestionali aziendali, così come l’interconnessione con tutti i macchinari produttivi – permettono agli operatori di stampa e a chi sta intorno di lavorare con una maggiore facilitazione e un immediato feedback su produttività e scarti della macchina, allo scopo di ottimizzare sempre di più l’attività produttiva».
Grazie alla sua capacità di rinnovare i macchinari rendendoli all’avanguardia, l’interconnessione 4.0 rappresenta per la stampa offset una vera e propria porta aperta sulla modernità più spinta, tanto da consentirle fondamentalmente di tenere il passo con la stampa digitale. «In Argi fanno parte player del settore sia digitale sia offset: per tutti l’importante è che l’attività di comunicazione vada sulla carta stampata, secondo una delle sue innumerevoli possibilità, modalità e tecnologie. Il digitale ha sicuramente registrato una crescita importantissima ed è una realtà nel nostro settore, tuttavia riguarda delle applicazioni che si sviluppano e continuano ad esistere parallelamente rispetto al mondo offset. Possiamo dire che esistono proprio delle quote di mercato differenti dedicate ad entrambi i settori, dove la parte riferibile al digitale è più rivolta alla stampa on demand e quella riconducibile all’offset ai grandi volumi. Vi sono poi casi come gli stampatori web-to-print dove entrambe le tecnologie coesistono, utilizzate di volta in volta in base all’applicazione dove possono rispondere al meglio secondo le rispettive possibilità e capacità, a dimostrazione che sul mercato c’è spazio per entrambe», conclude Veronesi.
Il produttore italiano di soluzioni customizzate per la stampa industriale a getto d’inchiostro investe in uno stabilimento all’avanguardia e introduce un nuovo direttore commerciale.
La storia di Neos inizia più di 20 anni fa, quando Vincenzo Palumbo cominciò a sviluppare stampanti a getto d’inchiostro per il mercato ceramico. Insieme al suo team precedente ed ora con Neos, sono state vendute e messe al servizio del mercato industriale più di 1.500 stampanti inkjet single pass in tutto il mondo. Oggi la tecnologia Neos si concentra sulla stampa per i settori décor e packaging. Le esigenze dei clienti vengono analizzate ed insieme ad InkGenio, partner di Neos per quello che riguarda la produzione degli inchiostri, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni pensate per soddisfarle tenendo conto dei materiali e delle specifiche applicazioni, che possono essere con inchiostri a base d’acqua, così come a polimerizzazione UV-LED.
Quest’anno Neos ed InkGenio si trasferiranno in un nuovo stabilimento all’avanguardia che possa accoglierli entrambi a Fiorano Modenese (MO), a poche centinaia di metri da un colosso dell’automobilismo italiano come Ferrari. Vincenzo Palumbo commenta questa novità: “Il nostro nuovo stabilimento ha uno spazio produttivo di oltre 12.000 mq. Incorpora le più moderne strutture di ricerca e sviluppo, attrezzature di produzione all’avanguardia, dandoci spazio per l’espansione, in rapida crescita, del nostro business. Stampanti ed inchiostri possono essere prodotti nello stesso edificio, in più, per il segmento Food è riservata un’area separata: questo per evitare possibili contaminazioni e nel rispetto delle rigorose regole che governano il mercato degli imballaggi alimentari”.
Il nuovo stabilimento, conforme ai moderni standard di sostenibilità, è alimentato da un parco di pannelli solari che consente a Neos di quadruplicare la produzione. L’inaugurazione è prevista per la seconda metà del 2023.
Nel mese di ottobre 2022 Frank de Jonge è diventato direttore commerciale di Neos ed InkGenio.
Zünd si avvicina ancora di più ai suoi clienti nella penisola iberica grazie all’acquisizione, avvenuta all’inizio del 2023, del suo storico partner commerciale Sign-Tronic che ha sede a Barcellona.
L’azienda ora opera sotto il nome di Zund Ibérica. Sign-Tronic è stata fondata nel 1990 ed è partner ufficiale di vendita e assistenza di Zünd dal 1994 servendo numerosi clienti in Spagna, Portogallo e Andorra.
Jordi Lorente è il nuovo Ceo di Zund Ibérica che sarà attivamente supportato dal precedente comproprietario e amministratore delegato, Flemming Jensen. Rosa Miralles, anche lei comproprietaria, continuerà a lavorare in veste esecutiva.
Zund Ibérica impiega attualmente quindici persone. Dispone di un proprio showroom che consente ai clienti e alle parti interessate di sperimentare di persona le numerose possibilità della tecnologia di taglio digitale di Zünd. Il suo staff è composto da comprovati esperti in consulenza, formazione, installazione e assistenza.
«Siamo entusiasti di dare il benvenuto a Zund Ibérica nel nostro gruppo globale di società» dichiara Oliver Zünd, Ceo di Zünd Systemtechnik. «Lavorare a stretto contatto con la nostra nuova filiale ci consentirà di rafforzare ulteriormente la nostra attività in Spagna e di ampliare la nostra base di clienti. Sono convinto che continueremo a essere in grado di fornire ai nostri clienti spagnoli il miglior servizio possibile a lungo termine».