Si è chiusa con successo di pubblico l’ultima edizione del Viscom Regional Bari che ha riunito l’intero mondo dell’industria della comunicazione visiva sul territorio pugliese.
Successo che è stato sancito da 553 professionisti provenienti prevalentemente dal centro sud, che hanno potuto vedere e toccare dal vivo le tecnologie e le innovative soluzioni e assistere con interesse al programma di seminari tecnici e laboratori live.
Oggi diversificare i propri prodotti e servizi vuol dire avere una marcia in più per distinguersi in un mercato sempre più competitivo. La personalizzazione e i nuovi modelli di marketing sono le chiavi indispensabili per vendere a un cliente sempre più attento ai cambiamenti.
Il Viscom Regional conferma la validità di una formula di evento che sa coniugare area espositiva, laboratori e seminari offrendo con tempestività risposte efficaci alle esigenze d’informazione e formazione degli operatori professionali rappresentando un’occasione unica per prepararsi al meglio ad affrontare le nuove sfide che il mercato presenta.
Gli espositori – oltre 60 brand presenti – hanno vissuto un clima positivo, presentando in diretta prodotti e applicazioni a un pubblico interessato con il quale si sono instaurate nuove e proficue relazioni di business.
Punto di forza sono state le dimostrazioni live, dove i professionisti hanno potuto condividere in modo concreto la propria esperienza con colleghi e operatori per trovare idee vincenti per ampliare le strategie aziendali. Sono state presentate nuove applicazioni per il settore dell’automotive, dell’interior decoration, tecnologie DTG e DTF per stampare su diversi materiali e tessuti e infine le soluzioni di stampa, per il settore fotografico e il packaging.
Il prossimo appuntamento con i protagonisti della comunicazione visiva è con Viscom Italia dal 13 al 15 ottobre 2022, in concomitanza con InPrint Milan, manifestazione internazionale per il settore della stampa industriale.
Nuovi strumenti di comunicazione visiva a Viscom Regional Bari
Inkjet? Diamo voce ai lettori!
Sul prossimo numero di Italia Grafica ci sarà uno speciale dedicato all’inkjet. Il tema è molto sentito e il trend delle aziende che scelgono queste tecnologie è assolutamente positivo. Una tecnologia che avevamo già raccontato in passato ma che oggi vogliamo guardare da altre sfaccettature.
Per inquadrare ancora meglio il tema ed essere sempre più vicini alla quotidianità del lavoro degli operatori della stampa abbiamo pensato di condividere un sondaggio in cui ti chiediamo di rispondere ad alcune semplici domande.
In particolare ti chiediamo di aiutarci nel panorama dei software per la gestione del preventivo della commessa e sul tema dei consumabili (ink, primer, carta).
Le risposte a queste domande ci permetteranno di arricchire i contenuti e dare un quadro concreto del mercato italiano e dell’approccio alla tecnologia inkjet. Il sondaggio è disponibile a questo link.
Heidelberg, nuovi investimenti nel mercato delle etichette
Heidelberg sta espandendo il suo impegno nel mercato delle etichette. Pertanto le sedi del gruppo Gallus in Svizzera e Germania sono già state rafforzate con investimenti mirati e suddivise in centri di competenza. Il prossimo passo sarà quello di riorganizzare la sede centrale di San Gallo, in Svizzera, e svilupparla in un centro di competenza per la stampa digitale di etichette. A tal fine, alla fine dell’anno verrà inaugurato il nuovo centro dimostrativo per i clienti nella sede come “Gallus Experience Center”.
L’ampliamento del portafoglio di stampa digitale sarà accompagnato da innovazioni in materia di attrezzature, servizi, software e inchiostri. A San Gallo lavorano complessivamente circa 160 persone, tra cui la direzione commerciale e di ricerca&sviluppo, nonché l’amministrazione, le vendite, l’assistenza, il marketing e gli acquisti.
“Con investimenti mirati nel gruppo Gallus, vogliamo guadagnare ulteriore slancio nel mercato delle etichette”, ha detto Ludwin Monz, Ceo di Heidelberg. “Il riorientamento del nostro sito di San Gallo in un centro di competenza per la stampa digitale di etichette sottolinea l’elevata importanza strategica di Heidelberg nel settore del packaging”.
Etichette, ripensare le catene di fornitura
Nel settore delle etichette prosegue la ricerca di nuovi materiali per proporre soluzioni originali, raccogliendo la sfida della sostenibilità ambientale. Un percorso che potrà portare a rimodulare le catena di fornitura, per vincere la sfida della reperibilità delle materie prime.
Nel settore delle arti grafiche, gli etichettifici rivestono un ruolo importante. Con un occhio rivolto all’estetica e l’altro alle funzionalità, sono loro ad applicare sui prodotti presenti sul mercato le informazioni di servizio e di logistica che fanno muovere e vendere le merci. In pratica, con le loro etichette, per esempio, trasformano una bottiglia di vino o di olio da un oggetto anonimo a un prodotto “che parla”, in grado di conquistare l’attenzione del consumatore, vestendolo e presentandolo in modo originale e creativo in tutte le sue caratteristiche e qualità.
Proprio per questo motivo, molte immagini che caratterizzano le etichette sono entrate a fare parte integrante del nostro vissuto e immaginario. Un prodotto senza etichetta diventa irriconoscibile, persino muto. Da qui la ricerca continua di nuovi materiali e soluzioni, nella consapevolezza generale che molto spesso gli acquisti sono guidati dagli occhi e dai sensi in generale, prima ancora che dalla ragione, perciò risultano determinanti la tipologia di packaging utilizzata, la matericità dell’applicazione e la scelta di una etichetta morbida piuttosto che setosa.
«Durante la pandemia i nostri clienti hanno avuto più modo di ragionare e portare a termine, in modo dinamico, i progetti che erano aperti, cercando di proporre nuove soluzioni e prodotti», afferma Alberto Quaglia, past president Gipea e membro di diritto del Consiglio direttivo, nonché direttore generale di Aro. «Nella seconda metà del 2021, prima dei forti rincari, tale dinamismo ha dato al nostro settore la possibilità di sperimentare nuovi materiali, più vicini al concetto di sostenibilità allargata, nel senso di caratterizzati anche da un prezzo sostenibile. Abbiamo così visto, nel nostro mercato, l’inserimento di alcune termiche a bassa grammatura, proprio per essere meno impattanti».
Questo orientamento è stato principalmente veicolato da regolamenti e normative in merito alle etichettature degli imballi. «Il cliente ha cominciato a prendere atto del fatto che, nel breve periodo, avrebbe dovuto inserire sul proprio packaging le informazioni sui vari componenti, come indicazione dei corretti processi di smaltimento. Questo ha fatto sì che, in tanti, abbiano iniziato a pensare ad una riprogettazione dell’intero packaging, allo scopo di essere più sostenibili», argomenta Quaglia.
Dopodiché, però, sono arrivati gli aumenti e la carenza della materia prima. «Di conseguenza siamo tornati ad una fase di incertezza, dove l’interesse primario per il cliente è, innanzitutto, avere a sua disposizione la materia prima per il packaging e per la vendita del prodotto, al di là della eventuale possibilità di sperimentare soluzioni innovative», segnala Quaglia. «Alcuni nostri clienti denunciano, peraltro, non solo una carenza di etichette, ma, in alcuni casi, anche di contenitori in plastica, bottiglie in vetro e tappi».
Imparare dalle difficoltà
In realtà, quando si è cominciato a parlare di shortage delle materie prime, la catena di fornitura si è attivata per inserire per tempo, al proprio interno, i materiali green richiesti dal mercato. «Tuttavia, lo scenario di carenza delle materie prima ha trasformato in un sogno prematuro l’approvvigionamento dei materiali con il liner in PET. Siccome lo sciopero attualmente in corso in Finlandia negli stabilimenti della cartiera Upm interessa principalmente la produzione di carta e di liner in carta, l’alternativa spinta dai nostri fornitori di un liner in plastica riciclabile sembrava perfetta. Tuttavia, anch’esso non è più facilmente reperibile», afferma Quaglia.
Probabilmente, lo scenario sembra destinato a non migliorare per qualche mese, parrebbe almeno fino alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno. «Fino ad allora, l’obiettivo degli uffici acquisti sarà soprattutto quello di reperire materia prima di base», prosegue Quaglia. «L’attuale situazione critica porta il nostro settore ad essere esposto ad una fragilità che non ci aspettavamo. Mentre tutti i clienti del settore food, farmaceutico e industriale ci chiedono di avere programmi di business continuity e di disaster recovey, ora ci stiamo rendendo conto che le multinazionali, a monte del nostro processo, non ne hanno fatto sufficientemente cassetto. È quanto dimostra proprio lo sciopero in corso in Finlandia, che sta impattando sul 50 per cento della produzione europea».
Paradossalmente, proprio la crisi dei materiali potrebbe consentire a molti utenti finali di scoprire e apprezzare finalmente con contezza il valore delle etichette. «A mio avviso, il popolo europeo si renderà conto della criticità e di quanto servano, quando i colossi dell’e commerce arriveranno a non consegnare più i propri pacchi, perché non ci saranno più le etichette che tracceranno i prodotti o perché mancheranno le scatole di cartone», avvisa Quaglia. «Anche qui le etichette, insomma, sono fondamentali per rendere tracciabili le informazioni, diventando così un bene fondamentale. Si pensi, inoltre, alle nuove tendenze di tracciare, grazie alle etichette, persino il ciclo di vita del prodotto, allo scopo di migliorare la customer experience dei clienti finali. Si pensi, tanto per fare un esempio, alla classica bottiglia di vino con l’etichetta che fornisce informazioni sulla vigna di origine, la pigiatura e altro ancora».
Un’etichetta, tante funzioni
In questa direzione, le etichette assolvono a funzioni di sicurezza, diventando un tamper evident e rivelando se il prodotto è stato aperto; funzioni di fornitura di informazioni e, quindi, di interazione con il cliente, segnalando gli ingredienti, il lotto di scadenza, il prodotto contenuto; funzioni di estetica, rendendo i prodotti più presentabili e accattivanti; funzioni di anticontraffazione, perché l’etichetta ben progettata rende immediatamente distinguibile il prodotto originale da uno più blando o povero. «In più», ribadisce Quaglia, «funzioni di tracciabilità, perché attraverso l’etichetta le aziende farmaceutiche tracciano con un data matrix il contenuto di tutte le scatole e di tutti i blister».
Vi sono, poi, le etichette intelligenti dotate di microchip, che, seguendo il mutare delle esigenze, ricevono e danno informazioni che possono essere progressivamente aumentate, diminuite e restituite, il che le rende ideali, per esempio, per le attività di logistica. «Una etichetta ben progettata è un prodotto complesso e di valore, aspetto non sempre colto dal mercato, dato che noi operatori siamo riusciti a renderla semplice come applicazione», chiosa Quaglia.
Una volta che terminerà lo sciopero in Finlandia, l’auspicio per il futuro è che il comparto venga rafforzato dalla disponibilità di materiali alternativi non previsti per il settore. «Un esempio è il linerless, un materiale autoadesivo come lo scotch e privo di supporto, un prodotto che potrebbe risolvere buona parte dei problemi attuali. Purtroppo, all’interno dell’industria dell’etichettatura è un prodotto ancora poco richiesto, ma la speranza è che possa presto conquistare qualche attenzione in più», spiega Quaglia.
Sicuramente, un domani i materiali alternativi potrebbero rivelarsi la carta vincente per aggirare le crisi provocate dalle difficoltà di quei fornitori che, pur rappresentando un numero limitato di realtà, in qualità di multinazionali concentrano eccessivamente su di sé il mercato. D’altra parte, qualche insegnamento le vicissitudini degli ultimi due anni l’hanno fornito, su tutti la necessità di rivedere le catene di fornitura. Una sfida complessa ma che, una volta messa a fuoco, può sicuramente cominciare ad essere affrontata con maggiore consapevolezza.
Konica Minolta, prima vendita in Francia del sistema 4.0 AlphaJET
Konica Minolta annuncia la prima vendita del sistema di stampa industriale AlphaJET all’azienda Isra con sede a Romans, in Francia. Isra produttore e stampatore di supporti commerciali intelligenti, ottimizzerà completamente il flusso di produzione delle sue attività di stampa, dotandosi del primo sistema di stampa digitale 4.0.
Isra, cooperativa industriale attiva nel packaging e nella stampa di carte con o senza chip rivolte al mercato del retail, dei trasporti e dell’autenticazione e controllo degli accessi, ha scelto l’avanzato sistema Konica Minolta Alphajet per ottimizzare l’intero flusso di produzione e beneficiare dei vantaggi dell’Industry 4.0.
AlphaJET è infatti un’innovazione rivoluzionaria nella stampa industriale, che integra per la prima volta in un unico passaggio un flusso 100% digitale, che comprende tutte le fasi di stampa in quadricromia, l’applicazione di una vernice UV selettiva e hot foil, con dati fissi o variabili, in 2D e 3D e in un formato B1+.
Con l’acquisizione di AlphaJET, Isra conferma il piano quinquennale di innovazione che fa parte dell’iniziativa “France Relance”, un massiccio piano di investimenti da 100 miliardi di euro per sostenere le imprese, ripensare i modelli di produzione, trasformare le infrastrutture e investire nella formazione. Isra, proprio come Konica Minolta, è da sempre attenta all’innovazione: l’azienda ha recentemente sviluppato la primissima carta ISBIO «zero plastica», che ormai è diventata popolare tra i grandi marchi e committenti del lusso per il suo aspetto eco-responsabile e il suo materiale completamente riciclabile. Konica Minolta conferma così anche la sua “anima green” consolidando rapporti con imprese attente all’ambiente.
In questo contesto, l’acquisto di AlphaJET è sembrata una continuazione logica della strategia di innovazione di Isra, secondo il suo direttore generale, Jean-Pierre Chauvin: “Oggi la realizzazione dei nostri prodotti richiede generalmente 5 fasi principali. AlphaJET ci permetterà di semplificare il flusso di produzione e di liberarci da certi vincoli di stampa, senza rotture di carico, senza sprechi e senza perdite di tempo, con una produttività ineguagliabile e impossibile da ottenere con le attrezzature convenzionali.”
Per Edmond Abergel, CEO di MGI Digital Technology, il processo di acquisizione di AlphaJET dell’azienda grafica Isra conferma la rilevanza del concetto di Fabbrica 4.0 legato ai sistema di stampa: “Durante i nostri primi scambi di informazioni con i team di Isra, siamo rimasti sorpresi dal DNA innovativo molto forte che guidava la dinamica dell’azienda, e dalla capacità di implementazione da parte di un team di esperti in tecnologie tradizionali, molto diverse tra loro: offset, digitale, serigrafia, stampa a caldo, elettronica stampata… Alla fine del processo di test e di prove approfondite, sono stati proprio questi esperti a convalidare l’acquisto di AlphaJET. Siamo molto orgogliosi che professionisti della stampa abbiano riconosciuto il concetto di Fabbrica 4.0 100% digitale che rappresenta AlphaJET”.
Print4All 2022, presente anche Kyocera Document Solutions
Kyocera Document Solutions Italia sarà protagonista a Print4All con un format trasversale che unisce innovazione tecnologica, business, networking e formazione professionale, per presentare per la prima volta al grande pubblico italiano e internazionale il sistema per la stampa di produzione Kyocera TASKalfa Pro 15000c.
Lo stand Kyocera (Padiglione 11/D01 ed E02), che si presenta come una vetrina dell’innovazione tecnologica, ospiterà il sistema in due differenti configurazioni, oltre a spazi per workshop e per il networking. Un ambiente laboratorio che vuole invitare i visitatori della fiera a scoprire la tecnologia alla base del sistema, ma anche a condividere idee e progetti per la crescita del business.
Nella quattro giorni saranno organizzati workshop tematici dedicati al dato variabile, all’editoria, alla tecnologia inkjet e alla sostenibilità, oltre a diverse presentazioni di prodotto che andranno nel cuore pulsante del sistema TASKalfa Pro 15000c.
Il sistema TASKalfa Pro 15000c è stato sviluppato partendo dalla forte esperienza e competenza Kyocera nel settore del printing e della produzione di teste di stampa industriali a getto d’inchiostro. È un sistema di stampa affidabile e produttivo, che pone particolare attenzione ai costi di produzione e all’ambiente.
Stampatori, creativi e brand owner che visiteranno la manifestazione troveranno presso lo stand Kyocera una proposta tecnologica in grado di offrire soluzioni di stampa versatili, sostenibili e personalizzate.
Alessandro Mambretti, expert production Print Solutions di Kyocera Document Solutions Italia, ha commentato: “Abbiamo presentato il nostro sistema per la stampa di produzione alla fine del 2019 e da allora non ci siamo più fermati: abbiamo incontrato molte aziende che ne hanno apprezzato le potenzialità e abbiamo realizzato implementazioni importanti. Print4All rappresenta per noi il primo momento d’incontro pubblico per presentare la qualità di TASKalfa Pro 15000ci sia per stampa volumi che per stampa personalizzata “one to one”. Intendiamo dare nuovo valore a ogni tipo di produzione assicurando un “time to market” veloce e puntuale e accompagnando le aziende in un percorso di crescita”.
Ricoh a Print4All 2022: color is the new black
Qual è la nuova frontiera della stampa professionale? Secondo Ricoh la risposta a questa domanda è: il colore. Infatti, la crescita del settore dipende anche, e soprattutto, da questo aspetto, andando oltre la “tradizionale” quadricromia per includere le potenzialità dei colori speciali quali oro, argento, colori fluo e bianco. “Color is the new black” è il claim con cui Ricoh Italia si presenterà alla fiera Print4All (Rho Fiera Milano, 3-6 maggio 2022) con l’obiettivo di condividere con i professionisti del settore tutte le opportunità della stampa digitale. Lo stand di Ricoh (Pad. 9P – Stand D11 E18) sarà un tripudio di colori e di elementi grafici e accompagnerà i visitatori in un viaggio nell’innovazione. “Il nostro spazio – spiega Giorgio Bavuso, direttore commercial and Industrial Printing di Ricoh Italia – sarà un vero e proprio hub applicativo. Per quanto riguarda l’inkjet, presenteremo tecnologie che possono fare davvero la differenza per il business degli stampatori, mentre per il commercial printing, il focus sarà sulla nobilitazione dello stampato per creare applicazioni di grande impatto visivo, anche mediante effetti e colori speciali”. Tra le tecnologie sotto i riflettori: Ricoh Pro L5160e, soluzione latex roll-to-roll ideale per la realizzazione di applicazioni indoor e outdoor per la comunicazione visiva; Ricoh Pro TF6251, flessibilità e versatilità caratterizzano questa soluzione flatbed che consente di stampare su materiali rigidi con spessore fino a 11 cm e, grazie al modulo opzionale roll-to-roll, su supporti flessibili; Ricoh Ri 1000, stampante direct-to-garment in grado di realizzare grafiche dai colori intensi e morbide al tatto su un’ampia gamma di capi d’abbigliamento finiti e di accessori.
“Presso il nostro stand – conclude Giorgio Bavuso – non mancheremo di coinvolgere in modo proattivo i ragazzi delle scuole arti grafiche che avranno la possibilità di sperimentare e di realizzare progetti stampati. In linea con la nostra idea di responsabilità sociale, vogliamo dare un contributo alla formazione degli studenti incoraggiandoli a mettersi in gioco. L’innovazione per noi è all’ordine del giorno, ma poi sono le persone e la loro creatività ad aggiungere valore”.
Gipsac, situazione materie prime ed energia nel comparto dei sacchi in carta
Per quanto riguarda la carta la situazione era già in precedenza molto tesa in termini di disponibilità di materia prima, ma ora è ulteriormente peggiorata a causa del conflitto Russia-Ucraina.
Il già notevole disequilibrio tra domanda e offerta di materia prima sul mercato è aumentato ulteriormente a causa della chiusura dei canali di vendita e distribuzione della carta proveniente dalle cartiere localizzate al nord della Russia. La scarsità della materia prima, i forti ritardi nelle consegne, gli aumenti di prezzo repentini, frequenti e consistenti stanno creando problemi sconosciuti fino oggi nel mondo della produzione dei sacchi in carta.
Plastica
Tutti gli incrementi di costi energetici stanno riportando anche il mercato delle materie prime plastiche a un livello alto di tensione con aumento repentino dei prezzi. Si sta innescando uno scenario simile a quello già visto nel primo semestre 2021 con incrementi di prezzo settimanali.
Colori e colle
Tutti i prodotti chimici quali inchiostri e colle stanno subendo l’influenza di questi scenari e stanno facendo registrare aumenti continui di prezzo. Anche la colla naturale di amido di mais o di patate largamente utilizzata per la produzione dei sacchi ha fatto registrare una fortissima impennata all’inizio di quest’anno.
Pallet in legno
Il conflitto tra Russia e Ucraina sta influenzando il mercato del legno e in particolar modo dei pallet che sono necessari per trasportare e consegnare i sacchi. È ripreso il trend di crescita del costo del legno dovuto alla mancanza di importazioni di legno dall’Ucraina.
Una situazione tanto esplosiva come quella attuale, mai registrata in tanti anni di storia e di mercato, potrebbe comportare numerose problematiche nelle forniture dei sacchi, ma le aziende del settore cercheranno di attuare le migliori politiche difensive intensificando lo scambio di informazioni con i propri clienti che a loro volta dovrebbero cercare di pianificare i loro ordinativi a lungo termine.
Etichettatura ambientale: le linee guida di Conai
Conai ha realizzato una linea guida per aiutare le imprese chiarire i dubbi che possono sorgere nell’interpretazione del decreto legislativo 116 del 2020 che rende obbligatoria l’etichettatura ambientale degli imballaggi dal primo gennaio del prossimo anno. Ecco alcuni punti toccati da questo utile strumento, che è comunque liberamente consultabile e scaricabile dal sito del consorzio.
Conai, come è noto, è il consorzio privato senza fini di lucro che costituisce in Italia lo strumento attraverso il quale i produttori e gli utilizzatori di imballaggi garantiscono il raggiungimento degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio previsti dalla legge. Tra le sue numerose attività, il consorzio è particolarmente sull’argomento caldo dell’etichettatura ambientale degli imballaggi introdotta con il decreto legislativo 116 del 3 settembre 2020 che la rende obbligatoria a partire dal primo gennaio del 2023. Un dispositivo legislativo che recepisce la direttiva UE 2018/851 sui rifiuti e la direttiva (UE) 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio, ma che non è ben chiaro in tutti i punti e soggetto ancora a oggi a parecchi dubbi interpretativi. E così Conai, per rispondere in maniera articolata ai tantissimi quesiti che gli sono stati rivolti in questi due anni dalle imprese del settore, ha messo a punto una serie di strumenti di supporto per chi si occupa di packaging e di etichette, accessibili da una piattaforma creata appositamente e disponibile qui.
Tra gli strumenti disponibili val la pena di citare E-tichetta, un tool che consente di costruire una corretta etichetta ambientale. Per accedere bisogna registrarsi e compilare un rapido questionario sull’imballaggio da etichettare. Si otterranno tutti i contenuti necessari per creare etichette ambientali che comunichino tutte le informazioni utili al consumatore. Dallo stesso portale, nella sezione Documenti, si può invece aprire, leggere o scaricare liberamente le Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi.
«Si assiste da tempo a una crescente richiesta di informazioni sulla sostenibilità ambientale, in particolare quando si parla di packaging» afferma Luca Ruini, presidente di Conai. «Già dal 1997, epoca in cui l’argomento non era di certo così di moda, il legislatore europeo aveva previsto un sistema per l’etichettatura ambientale per gli imballaggi che, pur essendo volontario, fu adottato da buona parte delle imprese. Oggi, gli aggiornamenti normativi hanno introdotto l’obbligatorietà dell’etichettatura ambientale, ma questa novità ha fatto sorgere non pochi dubbi interpretativi in merito ai contenuti da riportare in etichetta. Nell’ultimo anno, visto l’incremento delle richieste, Conai ha iniziato a lavorare sul tool e-tichetta, dedicato esclusivamente all’etichettatura ambientale degli imballaggi, per rendere sempre più fruibile la sua lunga esperienza maturata sul campo. L’auspicio è che, unitamente a questo tool, le Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, possano offrire da una parte risposte ai dubbi interpretativi sul nuovo dettame normativo, dall’altra indirizzare alla corretta applicazione dello stesso. Nel documento la chiara identificazione delle informazioni da riportare in etichetta ambientale è arricchita da alcuni esempi pratici frutto dell’esperienza di tante aziende.
Le linee guida
La formulazione dell’obbligo di etichettatura introdotto dalla nuova norma lascia spazio a dubbi interpretativi, soprattutto per quanto riguarda i contenuti da riportare in etichetta, i soggetti obbligati, e il perimetro dell’obbligo, oltre a generare una grande preoccupazione nelle imprese relativamente alle tempistiche per conformarsi a questo obbligo. Per questo Conai ha deciso di promuovere una serie di tavoli di confronto, in particolare con UNI, Confindustria e Federdistribuzione per analizzare e gestire gli aspetti più tecnici e le segnalazioni più frequenti pervenute da singole aziende e associazioni dei produttori, degli utilizzatori industriali e commerciali. Da questo incontro di organizzazioni e dalla lettura condivisa dei nuovi obblighi, è nato il documento Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi che ha l’obiettivo di proporre una chiave di lettura in grado di aiutare le imprese a sciogliere i principali dubbi per affrontare le criticità incontrate nell’applicazione dell’art. 219, comma 5. Le Linee Guida, condivise anche con il Gruppo di Lavoro Prevenzione di Conai, sono state sottoposte a una prima consultazione pubblica, a seguito della quale il documento è stato aggiornato e pubblicato nella sua versione consolidata a dicembre 2020. Da allora in poi, Conai ha periodicamente aggiornato le Linee Guida sia alla luce del dialogo costante e dei confronti con aziende e associazioni, sia a seguito delle evoluzioni normative sul tema e delle delibere del Consiglio di Amministrazione del Consorzio che hanno avuto impatto sulle modalità di conferimento dei rifiuti di imballaggio. (Al momento di scrivere queste note l’ultimo aggiornamento è al 3 marzo 2022).
Un testo chiaro ed esaustivo
Il testo, nel complesso molto chiaro ed esaustivo, si apre citando il decreto legislativo 116, che dispone che tutti gli imballaggi debbano essere “opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì, l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione”.
Conai propone la sua lettura dei diversi passaggi dell’articolo 219 comma 5 (etichettatura ambientale del packaging), ricavandone la seguente serie di importanti considerazioni. In primo luogo, su tutti gli imballaggi (primari, secondari e terziari) i produttori devono indicare la codifica alfa-numerica prevista dalla Decisione 97/129/CE. Gli imballaggi devono inoltre essere etichettati nella forma e nei modi che l’azienda ritiene più idonei ed efficaci per il raggiungimento dell’obiettivo. Sugli imballaggi destinati al consumatore devono essere presenti anche le diciture opportune per supportarlo nella raccolta differenziata. Infine, per gli imballaggi in plastica realizzati con polimeri o loro combinazione non previsti espressamente nella Decisione 97/129/CE, si può far riferimento alle norme UNI 1043-1 per l’identificazione di materie plastiche non contemplate, e alla UNI 10667-1 per identificare e riconoscere i polimeri provenienti da riciclo.
Molto interessante anche la tabella che contiene i riferimenti normativi relativi ai materiali di composizione e destinazione finale dell’imballaggio. Ad esempio, relativamente alla voce “Codifica del materiale di composizione degli imballaggi” si apprende facilmente che si tratta di informazioni cogenti, che si applicano a tutti gli imballaggi e che il riferimento normativo è la Decisione 97/129/CE che istituisce un sistema di identificazione dei materiali di imballaggio, attraverso codici alfanumerici riportati in allegati specifici.
Come costruire un’etichetta ambientale
Estremamente utile per le aziende anche la sezione della linea guida che spiega come costruire un’etichetta ambientale, riportando le informazioni che possono concorrere ai suoi contenuti, ossia la codifica numerica, la famiglia di materiale e informazioni sulla raccolta. Utili i link interattivi nel pdf scaricabile della linea guida che conduce al sito EUR-Lex con i riferimenti normativi della Decisione 97/129/CE, per quanto riguarda la codifica alfanumerica. Vengono riportati gli allegati della Decisione per ciascun materiale e per i poliaccoppiati, che contengono i codici da utilizzare ai fini dell’identificazione del materiale di composizione dell’imballaggio, corredati da alcuni esempi di etichettatura ambientale completa che riportano sia le informazioni ritenute minime per il legislatore, sia quelle facoltative. Le linee guida di Conai riportano a questo proposito numerose informazioni relative a diversi tipi di imballaggio. A titolo di esempio citiamo le informazioni per l’etichettatura ambientale per gli shopper in plastica e l’etichettatura obbligatoria per tazze e bicchieri fabbrica parzialmente o totalmente in plastica.
Proseguendo in questa rapida carrellata del testo Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, la terza sezione è riservata alle FAQ, ossia le risposte alle domande più frequenti poste dalle aziende riguardo al tema dell’etichettatura ambientale. Quelle proposte sono interpretazioni condivise di vari aspetti che concretamente interessano gli addetti ai lavori in cerca di risposte. I temi trattati in questa raccolta di quesiti riguardano aspetti organizzativi, come il perimetro dell’obbligo, le responsabilità e le tempistiche. E quelli più pratici, come le modalità, i contenuti, e le caratteristiche preferibili per l’etichettatura ambientale del packaging, facendo spesso riferimento alle definizioni, che aiutano a comprendere l’approccio da adottare. In appositi box vengono segnalati alcuni temi emersi dalla consultazione pubblica che rappresentano delle criticità non indifferenti per molte aziende, e che meriterebbero un approfondimento dedicato e misure specifiche, ad oggi non previste dal testo di legge. Chiude il testo un utile glossario con voci che spaziano dagli imballaggi composti a quelli multimateriali, dalla definizione di consumatore al rifiuto di imballaggio.
Nel complesso si tratta di un’opera ben realizzata, dal taglio discorsivo nonostante l’argomento affrontato sia complesso e mai banalizzato. Vale la pena di scaricarla e consultarla.
Hybrid working: a che punto sono le aziende italiane?
Una nuova ricerca Ricoh mette in evidenza come i dipendenti delle imprese del nostro Paese vorrebbero poter disporre di tecnologie in grado di supportare nuove modalità operative, ma le aziende faticano a stare al passo con le esigenze in continua evoluzione.
La flessibilità è un requisito sempre più importante per il workplace di oggi e i dipendenti delle aziende hanno necessità di soluzioni che permettono di lavorare e di collaborare sia in ufficio sia da remoto. Le organizzazioni sono in grado di soddisfare questa esigenza? Per approfondire l’argomento, la società di ricerca Opinium ha condotto uno studio per conto di Ricoh Europe coinvolgendo 500 lavoratori di imprese del nostro Paese.
La mancanza di investimenti frena la flessibilità
Solo il 21% del campione afferma che nella propria azienda sono state adottate strategie per l’hybrid working. Inoltre, l’inadeguatezza delle tecnologie e degli spazi a supporto della collaboration sta frenando l’implementazione di modalità operative più agili e innovative.
Meno della metà degli intervistati, il 47%, ha riscontrato un incremento delle soluzioni per la comunicazione presenti nelle sale riunioni. Inoltre, un intervistato su quattro (27%) afferma che gli spazi per la collaborazione all’interno dell’ufficio sono diminuiti. Solo il 37% ritiene che siano state rafforzate le misure a tutela della salute, ad esempio introducendo Smart Locker che permettono il ritiro degli asset IT senza dover interagire con altri colleghi di persona.
Questa situazione potrebbe fungere da deterrente per i dipendenti che desiderano tornare in ufficio, scoraggiando coloro che vorrebbero lavorare in presenza con regolarità. Le conseguenze sono negative anche in un’ottica di produttività e di capacità delle aziende di attrarre e trattenere i talenti in cerca di flessibilità e di ambienti di lavoro smart.
In un momento in cui le aziende hanno bisogno di talenti più che mai, un terzo degli intervistati (34%) riceve pressioni da parte del proprio manager affinché rientri in ufficio. Oltre la metà (55%), è convinto che per quest’anno la scelta di lavorare in presenza debba essere lasciata all’individuo. Le politiche relative al lavoro ibrido dovrebbero trovare un equilibrio tra le esigenze dell’azienda e quelle delle persone.
David Mills, CEO di Ricoh Europe, commenta: “Le organizzazioni devono mettere a disposizione strumenti per la collaboration che migliorano la soddisfazione dei dipendenti consentendo loro di lavorare ovunque si trovano. In caso contrario, si creano disparità tra chi è in ufficio e chi invece svolge le proprie attività da remoto”.
Un modello che pone al centro la fiducia
Durante la pandemia la fiducia che i manager ripongono nei confronti dei propri collaboratori è nettamente aumentata. Infatti, il 60% del campione di indagine ritiene che i business leader credano nella capacità delle persone di mantenere motivazione e produttività anche quando lavorano da casa, un dato che migliora del 17% rispetto a un analogo sondaggio condotto nel 2021.
David Mills aggiunge: “Dopo due anni di restrizioni e allentamenti continui, il modo di lavorare è cambiato e continua ad evolversi. Le persone si aspettano che le aziende guidino questa trasformazione in modo concreto proprio a partire dal workplace. La ricerca mette in evidenza come i dipendenti siano riusciti a costruire un rapporto di fiducia con i propri manager. Realizzare ambienti di lavoro ibrido è dunque ora fondamentale. Sebbene lavorare in team in presenza porti indubbi benefici, l’hybrid working caratterizzerà il nostro futuro. Concentrarsi oggi su questo ambito, significa dunque investire nel futuro per aumentare la produttività e trattenere i talenti”.