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PDF 2.0 un percorso lungo otto anni: ora l’output intent è definibile anche a livello di pagina

L’evoluzione della specifica PDF/X delinea i contenuti della norma PDF/X-6 in fase di studio da parte di ISO. La penultima riga della tabella fa riferimento ai metadati; nel PDF 2.0 è stata introdotta una struttura denominata DPart che aveva trovato applicazione nel PDF/VT. Mediante la struttura DPart sarà possibile inserire informazioni aggiuntive (metadati) allo scopo di segnalare pagine o gruppi di pagine che dovranno subire particolari elaborazioni. Da notare che le questioni inerenti la struttura dei metadati per i file PDF è oggetto di studio di un recente working group che entro il 2017 dovrebbe rilasciare la norma ISO 21812 Graphic technology – Digital data exchange – Common document metadata for PDF file. I metadati sono rappresentati in XMP e fanno riferimento alla norma ISO 16684-1:2012 Preview Graphic technology -- Extensible metadata platform (XMP) specification. Figura tratta dalla presentazione fatta durante il convegno PDF Days Europe 2017 da Dov Isaacs Principal Scientist, Adobe Systems Incorporated, Chair, TC130 WG2 / TF2 Co-chair, TC130 WG2/TF3. La registrazione dell’intera presentazione si trova al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=J-UnrTVhie8. Figura 2. PDF Association promuove l’adozione e l’implementazione di standard internazionali per la tecnologia PDF. Le attività dell’Associazione PDF comprendono l’educazione e la promozione della norma ISO-32000 (standard internazionale per PDF) e degli standard PDF/E, PDF/UA, PDF/VT e PDF/ X. Collabora strettamente con ISO e AIIM sullo sviluppo di futuri standard PDF. https://www.pdfa.org
L’evoluzione della specifica PDF/X delinea i contenuti della norma PDF/X-6 in fase di studio da parte di ISO. La penultima riga della tabella fa riferimento ai metadati; nel PDF 2.0 è stata introdotta una struttura denominata DPart che aveva trovato applicazione nel PDF/VT. Mediante la struttura DPart sarà possibile inserire informazioni aggiuntive (metadati) allo scopo di segnalare pagine o gruppi di pagine che dovranno subire particolari elaborazioni. Da notare che le questioni inerenti la struttura dei metadati per i file PDF è oggetto di studio di un recente working group che entro il 2017 dovrebbe rilasciare la norma ISO 21812 Graphic technology – Digital data exchange – Common document metadata for PDF file. I metadati sono rappresentati in XMP e fanno riferimento alla norma ISO 16684-1:2012 Preview Graphic technology -- Extensible metadata platform (XMP) specification. Figura tratta dalla presentazione fatta durante il convegno PDF Days Europe 2017 da Dov Isaacs Principal Scientist, Adobe Systems Incorporated, Chair, TC130 WG2 / TF2 Co-chair, TC130 WG2/TF3. La registrazione dell’intera presentazione si trova al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=J-UnrTVhie8. Figura 2. PDF Association promuove l’adozione e l’implementazione di standard internazionali per la tecnologia PDF. Le attività dell’Associazione PDF comprendono l’educazione e la promozione della norma ISO-32000 (standard internazionale per PDF) e degli standard PDF/E, PDF/UA, PDF/VT e PDF/ X. Collabora strettamente con ISO e AIIM sullo sviluppo di futuri standard PDF. https://www.pdfa.org

I fattori che hanno reso lungo lo studio e rimandato per anni il rilascio della nuova norma ISO 32000-2 sono tanti e derivano proprio dalla versatilità del formato PDF che è utilizzato per molti scopi e in diversi settori industriali: è adatto alla stampa e alla consultazione digitale, può essere letto dentro a un browser e su qualsiasi visore, può essere protetto, firmato digitalmente e tanto altro ancora.

Come è noto a tutti il PDF è nato dagli studi della software Adobe che nel 1993 ha rilasciato la prima versione di Acrobat. Le caratteristiche del formato furono notate da ISO che dalla fine degli anni ‘90 iniziò a proporre standard basati su di esso, tra cui il più noto per il settore grafico è il PDF/X (ISO 15930). Ma la reale svolta si è avuta nel 2008 con il rilascio della prima versione della norma ISO 32000-1 che ha portato in casa ISO le specifiche tecniche del formato. Di fatto nel 2008 è iniziata l’era post-Adobe del PDF. Questo cruciale passaggio non ha portato subito dei vantaggi al mercato poiché la prima versione della norma ISO 32000-1 di fatto si limitava a riprendere il documento di specifica della versione 1.7, documento redatto da Adobe secondo i propri «usi e consuetudini», al fine di renderlo aderente allo stile ISO.

Era quindi necessario iniziare subito a lavorare a una nuova versione ma lo scenario che si offriva al comitato ISO nel 2008 era quanto mai complesso; tante varianti di PDF normate in funzione del mercato di riferimento (PDF/X, PDF/A, PDF/E, PDF/VT, PDF/UA), molti intrecci da scogliere con altre norme che stavano prendendo luce (CxF, BPC, XMP ecc.), una specifica rilasciata molto velocemente (ISO 32000-1) da rivedere per togliere ambiguità e sciogliere dubbi di interpretazione e soddisfare le molte richieste che provenivano dagli utilizzatori e dagli sviluppatori di soluzioni. Tutto quanto appena detto rende plausibile il fatto che ci siano voluti ben otto anni per avere una nuova versione di quasi 1.000 pagine.

Gli scopi della nuova norma

La responsabilità dello sviluppo della norma all’interno di ISO è del TC171 SC2/ WG8 che ha lavorato alla nuova versione tenendo presente alcuni elementi fondamentali:

  • i principi che hanno sempre costituito la base del formato PDF sono stati mantenuti. Il PDF 2.0 è un’evoluzione non una rivoluzione per cui è stata salvaguardata la continuità per i milioni di utenti esistenti e per gli strumenti PDF già utilizzati;
  • il PDF 2.0 è un formato che va bene per innumerevoli scopi. Non è focalizzato su un particolare mercato; costituisce la base comune su cui costruire i vari sub-set. In questo senso vanno visti i diversi «accorpamenti» nella nuova norma di elementi in precedenza presenti solo nelle specifiche PDF/VT o PDF/X;
  • la nuova norma descrive PDF statici e PDF interattivi cioè PDF orientati alla stampa come pure quelli pensati per una consultazione digitale;
  • la specifica è stata completamente rivista nell’ottica di eliminare ogni ambiguità o incertezza interpretativa. Ora il testo è più chiaro e coerente in termini di descrizione delle varie caratteristiche e requisiti e per questo costituisce un vantaggio per gli sviluppatori;
  • ove possibile sono stati inseriti riferimenti a norme esistenti e a formati open-source (come per esempio per gli elementi video inseriti nel PDF). Nel PDF 2.0 sono contenuti ben 91 riferimenti ad altre norme ISO;
  • qualsiasi software che dichiari di saper gestire PDF 2.0 non deve necessariamente implementare tutte le caratteristiche previste dalla norma ma quelle che sono state scelte devono essere conformi alla norma.

Tutti questi principi, per essere onorati, hanno richiesto innumerevoli riunioni e hanno prodotto due versione (bozze) all’anno che hanno dovuto passare, ogni volta, il vaglio di tutti i membri TC171 SC2/WG8. Un lavoro notevole che alla fine ha portato all’eliminazione di molte delle «zone d’ombra» che hanno afflitto per anni la gestione di alcuni PDF.

Leggi l’articolo sulla rivista, a pagina 18, per conoscere tutte le novità per il settore grafico!

La prudenza è d’obbligo

Appare evidente che il PDF 2.0 sia un passo avanti notevole per tutti i settori e inoltre il nuovo formato sarà la base su cui saranno costruiti altri standard sui cui stanno già lavorando i vari sotto-comitati ISO. Per esempio il PDF/X-6 (che si chiamerà ISO 15930-9) è già in versione draft ma, a detta degli addetti ai lavori, non vedrà la luce prima del 2019; inoltre sono già in fase avanzata gli studi per rendere pienamente applicabile il PDF al settore del packaging mentre il PDF/VT, di cui sono state assorbire molte parti nel PDF 2.0, è in fase di revisione.

Insomma molte cose si stanno muovendo ma, per chi vive il mercato dalla parte della produzione, la prudenza è d’obbligo. Innanzitutto prima di vedere qualche soluzione compatibile con il PDF 2.0 dovrà passare almeno tutto il 2018 e poi non è detto che tutti i fornitori decidano di implementare le varie funzioni. I miglioramenti sul fronte del color management (output intent multipli, utilizzo del BPC, dati spettrali per rappresentare i colori spot) e della trasparenza, sono notevoli ma implicheranno pesanti aggiornamenti soprattutto nei flussi di lavoro di prestampa.

A tutti, aziende di stampa e ai grafici creativi, compete l’obbligo di rimanere aggiornati e aperti alle novità che presto dovremo capire e utilizzare. Il fatto che il PDF 2.0 si intrecci con molte altre norme è un dato estremamente positivo che alle volte incute timore perché all’apparenza complesso; niente di più falso! Ma certamente affrontare lo studio degli standard richiede tempo e impegno… ma questo è il compito di ogni tecnico.

Glossario

TC171 SC2/ WG8. Il significato della sigla è, ISO Technical Committee 171, è focalizzato sui temi inerenti Document Management Applications. Sub-Committee 2 si occupa di Document file format, Edms systems and authenticity of information. Working Group 8 si occupa di PDF Specification.

Output intent è il metodo per abbinare le caratteristiche di colore di un documento PDF a quelle di un dispositivo di output di destinazione. In pratica è il riferimento a un profilo ICC.

BPC (Black PoiPointtn Compensation): approfondimenti nell’articolo di Tiziano Fruet.

CxF: formato che definisce un colore spot indicando le sue caratteristiche spettrali.

Render: software generico che analizza il PDF, comprende le struttura e realizza l’output (digitale o stampato).

Italia Grafica di ottobre è online!

In questo numero abbiamo intervistato due grandi stampatori sulla tematica dell’Industria 4.0.

Poi abbiamo dato ampio spazio alla Prestampa con tre articoli:

  • PDF 2.0: cosa c’è di nuovo per lo stampatore
  • La Compensazione del Punto Nero (Black Point Compensation)
  • ArtPro+, la nuova versione del software di casa Esko

E in un articolo a cura di Alessandro Mambretti abbiamo cercato di definire e capire i costi di un investimento in un sistema di stampa digitale.

Da non perdere l’articolo sulla gestione della proprietà intellettuale nel packaging a cura di Alessandro Battaglia Parodi che ha intervistato due avvocati esperti in materia.

Leggi Italia Grafica!

L’evoluzione del linguaggio e la varietà dei canali culturali, un convegno di Aimsc

Quando: sabato 14 ottobre 2017 ore 14

Dove: sala conferenze della Biblioteca “Giovanni Arpino”, via Guala 45 – Bra (CN)

L’evoluzione del linguaggio e la varietà dei canali culturali. Il giornalista, testimone dei cambiamenti.

La Biblioteca “Arpino” sarà l’elegante cornice per il corso di aggiornamento per giornalisti, ma aperto al pubblico, con relatori di fama come l’artista Ugo Nespolo, il criminologo e giallista Biagio Carillo, l’antropologo Piercarlo Grimaldi, già Rettore dell’Università di
Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Maurizio Vivarelli, docente di Bibliografia del Dipartimento di Studi storici dell’Università di Torino, Fabio Bailo,
assessore Cultura città di Bra, moderatore, Tommaso Lo Russo coordinatore “Il Bosco Stregato” e Gianfranco Carosso referente Biblioteca.

Il programma

  • Tra libro ed e-book: le metamorfosi del libro e della lettura in ambiente digitale.

Maurizio Vivarelli: docente di Bibliografia e biblioteconomia, Dipartimento di Studi storici, Università di Torino

  • Il Libro d’Artista, opere d’arte alla misura di libro

Ugo Nespolo: Artista e Comunicatore

  • L’indizio si fa giallo

Biagio Carillo: criminalista e Scrittore

  • Dal racconto orale alla scrittura: un dibattito in corso

Piercarlo Grimaldi: antropologo, già Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

  • Il Libro Privato, Ex Libris come segno di proprietà

Tommaso Lo Russo: coordinatore di Solstizio d’Estate Onlus
Gianfranco Carosso: referente Biblioteca “Giovanni Arpino”

Durante il Convegno si terrà la cerimonia di premiazione per l’edizione 2017 del concorso internazionale di Ex Libris Il Bosco Stregato dedicato al Libro della giungla e al Mondo Disney.

Oltre ai consueti Premi Il Bosco Stregato destinato agli artisti vincitori del concorso, quest’anno è previsto uno speciale riconoscimento dell’Associazione dei Musei della Stampa e della Carta che ha inteso risaltare l’incisione realizzata su carta con tecniche tradizionali usate da sole o in combinazioni diverse, in accordo con le regole di originalità.

Il Convegno è aperto al pubblico ma per i giornalisti la partecipazione, con la contestuale registrazione sul sito della Sigef, da diritto a 4 crediti formativi per cui l’Ordine dei Giornalisti rileverà le firme all’entrata e all’uscita.

I soci Aimsc che intendono partecipare all’evento sono invitati a segnalarlo alla Segreteria e al socio Tommaso lo Russo: info@boscostregato.com.

«Collaborare per crescere insieme» è il motto della Fenix Community

La swissQprint Nyala LED.
La swissQprint Nyala LED.

Fenix Digital Group sarà presente a Viscom 2017 con un concept totalmente inedito e innovativo: la Fenix Community. L’area principale (stand G02/G08, pad. 8) è dedicata alle arti grafiche: saranno protagoniste le tecnologie dei due partner swissQprint e HP. La seconda area espositiva è invece tutta tessile con l’innovazione Shima Seiki (stand B10, pad. 8).

Fenix Community è un concept rivoluzionario che premia la collaborazione, è una community di operatori che collaborano per crescere insieme.

  • Condividendo esperienze e competenze
  • Sfruttando la referenza positiva tra persone e aziende che condividono gli stessi valori
  • Ricevendo ritorni economici concreti

Questo concept rivoluzionario premia gli affiliati in più modi: con strumenti concreti per migliorare il proprio business, incontri formativi e di networking e concreti ritorni di valore.

Far parte della Fenix Community è semplice e darà accesso a speciali benefit. Tutte le informazioni operative saranno disponibili durante la fiera, negli stand Fenix DG a Viscom.

Sarà in produzione costante la nuovissima flatbed swissQprint Nyala LED. Accanto ci sarà Impala 2 con swissQprint ROB, il nuovo braccio robotizzato (premiato con EDP Award) in grado di gestire in completa autonomia la produzione di pannelli rigidi su un intero turno di lavoro.

Non solo flatbed e UV: sullo stand Fenix DG ampio spazio è dedicato alle versatili roll-to-roll. HP Latex 570 stampa fino a 1,625 m di luce e ha un’autonomia di lavoro in notturna senza presidio, mentre HP Latex 1500 è la soluzione superwide format capace gestire su 3,2 m di luce una o due bobine affiancate.

Per la produzione di manifesti, poster e non solo, sullo stand sarà costantemente in produzione anche HP PageWide XL 8000 con impilatore ad alta capacità. Parliamo della soluzione di stampa a getto d’inchiostro più veloce sul mercato e capace di produrre fino a 100 manifesti 70×100 cm a colori in meno di 3 minuti di lavoro.

Scopri di più sulla nuova serie swissQprint LED

Scopri di più su HP Latex 570

Scopri di più su HP Latex 1500

Scopri di più su HP PageWide XL 8000

HP Latex 115, un dispositivo entry-level per la stampa wide

HP ha annunciato la nuova stampante HP Latex 115, un dispositivo entry-level che consente di accedere, a costi contenuti, ai servizi di stampa di cartellonistica e insegne grazie alla tecnologia di alta qualità e a base acqua di HP Latex. Il modello HP Latex 115 è disponibile anche nella serie Print and Cut, che offre una soluzione end-to-end per la stampa e il taglio.

Inoltre, le stampanti sono completamente integrate con HP Signage Suite e HP WallArt, due soluzioni online disponibili gratuitamente in HP Applications Center che consentono di eseguire con facilità e direttamente dal Web la progettazione e l’ordinazione di stampe di grande formato 24 ore su 24, sette giorni su sette.

La nuova stampante HP Latex 115 offre:

  • Stampe asciutte, inodore e pronte per la rifinitura e la consegna in giornata grazie alla tecnologia HP Latex.
  • Produzione di alta qualità con stampe ad alta risoluzione fino a 1200 dpi nativi per un’ampia gamma di applicazioni.
  • Stampa a sei colori per immagini di alta qualità e transizioni graduali.

La soluzione HP Latex 115 Print and Cut è dotata di caratteristiche aggiuntive:

  • Taglierina HP Latex Basic con codice a barre HP e OPOS (Optical Positioning System) per un riconoscimento rapido e un taglio affidabile.
  • Esclusivo elaboratore delle immagini raster (RIP) HP FlexiPrint and Cut per una gestione ottimizzata dei flussi di lavoro da un’unica posizione con l’integrazione dei codici a barre.

Disponibilità: le stampanti HP 115 e le soluzioni HP 115 Print and Cut non sono disponibili in tutte le aree geografiche. Verranno rese disponibili a ottobre in determinati paesi in America, nell’area Emea e in Australia. Per ulteriori informazioni, visitare i siti Web HP locali.

Portafoglio HP Latex

Le stampanti HP Latex garantiscono un livello elevato di qualità delle immagini, produttività e durevolezza, oltre a vantaggi per l’ambiente e certificazioni di settore. Permettono a un’ampia varietà di clienti, dalle piccole copisterie ai fornitori di servizi di stampa di grandi dimensioni, di realizzare a costi contenuti numerose applicazioni senza tempi di asciugatura, per la massima velocità di lavorazione e installazione. La gamma completa include:

  • Stampanti HP Latex serie 300: le stampanti HP Latex 315, 335 e 365 garantiscono un livello elevato di qualità delle immagini, produttività e durevolezza ad alta velocità per la consegna in giornata.
  • Le soluzioni HP Latex 315 e 335 Print and Cut forniscono funzionalità di stampa e taglio ad alta capacità.
  • Le stampanti HP Latex 560 e 570 consentono ai clienti di gestire un’ampia gamma di processi di stampa di alta qualità e picchi di produzione last-minute con un investimento iniziale minimo.
  • La stampante HP Latex 1500 offre un’importante soluzione, a costi contenuti, per le applicazioni wide format ad alta qualità per interni ed esterni.
  • Le stampanti HP Latex 3200 e 3600 sono ideali per la produzione di applicazioni con volumi elevati e di alta qualità e consentono un funzionamento in autonomia che permette a un singolo operatore di gestire fino a quattro stampanti contemporaneamente.

Avere chiara visione dei traguardi strategici da cogliere: anche questo è Industria 4.0

Il concetto di Industria 4.0 non implica solamente l’accesso a condizioni particolarmente favorevoli per l’acquisto di nuove dotazioni hardware e software ma necessita in partenza, da parte delle aziende fornitrici e utenti, di una chiara visione dei traguardi strategici da cogliere.

di Roberto Carminati

Anche nel settore della grafica e fra gli stampatori l’ecosistema automatizzato e digitalizzato dell’Industria 4.0 comincia non solo a prendere piede ma anche a offrire risultati importanti in termini di incremento della produttività e tempi di risposta al mercato. La stessa Italia Grafica ha avuto modo di occuparsene e rendersene conto a più riprese grazie alle interviste effettuate ad alcuni fra i nomi di spicco dell’industria, in Italia e non solo. Questi hanno contribuito a mettere in luce aspetti della quarta rivoluzione industriale che rischiano talora di passare in secondo piano, oscurati dalla ghiotta opportunità degli iper e super-ammortamenti. Presupposto essenziale per godere appieno degli sgravi e soprattutto di quel surplus di efficienza che il modello garantisce è che le imprese posseggano già in partenza una visione chiara e a 360 gradi degli obiettivi che nel tempo intendono raggiungere. E di conseguenza, di quali dotazioni tecnologiche siano realmente necessarie a risolvere le loro problematiche e a soddisfare nel concreto i loro bisogni. Non solo. Se il dato diventa lo strumento intelligente per il tramite del quale i processi possono essere oggetto di un costante miglioramento, anche un diverso utilizzo delle informazioni deve essere tenuto nella massima considerazione. Quindi, deve essere studiato e analizzato nel dettaglio, prima ancora di procedere all’acquisto di macchine e software. Infine, ma non meno rilevante, l’imperativo è verificare preliminarmente se quel che si ha intenzione di installare sia a tutti gli effetti conforme a quanto previsto dal legislatore, per essere certi di potere accedere agli incentivi istituzionali. Mettendo a fuoco poi i requisiti specifici da osservare in materia di protezione degli addetti.

L’esperienza insegna

Titolare insieme al padre Renato della società milanese Dedo Risorse, l’ingegner Claudio Delaini si occupa di consulenza alle imprese e di sicurezza industriale e la transizione al paradigma 4.0 lo sta costringendo per certi versi a un autentico super-lavoro. Perché, ingolosite dal Piano Calenda, le società utilizzatrici di macchinari e sistemi rischiano di agire in maniera superficiale e incauta. E d’altra parte i fornitori approfittano talvolta del clima favorevole alle vendite per incrementarle con consegne non del tutto allineate agli standard e, non da ultimo, poco rispettose delle concrete esigenze di innovazione della clientela. Casi di studio relativi al settore hanno trovato spazio sulle pagine dello house organ di Dedo, con la descrizione di acquisti incauti che sono sfociati nel più classico dei bagni di sangue. Ma lo studio lombardo ha avuto altresì modo di confrontarsi con veri e propri protagonisti della grafica e della stampa tricolore, esaminandone da vicino il percorso di cambiamento per attestarne i numerosi pregi e intervenire in corso d’opera sugli eventuali difetti.

«Alcuni nostri interlocutori del comparto», ha detto Claudio Delaini a Italia Grafica, «hanno per esempio installato una nuova linea integrata con la quale è possibile gestire direttamente dall’ufficio tecnico i flussi di stampa dei libri, partendo dalle risme di carta. La linea dà modo di controllare per intero lo stato di avanzamento della produzione e la qualità del prodotto finito, ma anche l’ammontare degli scarti e lo svolgimento delle operazioni di tipo logistico». Tutto questo è risultato in un interfacciamento totale fra i sistemi di controllo delle linee di produzione e i personal computer degli stessi uffici tecnici, che genera «un flusso d’informazioni non solo ingente ma prezioso e tale da permettere un continuo miglioramento». Il passaggio decisivo è però rappresentato dalle metodologie di utilizzo delle informazioni. «Il segreto», ha proseguito Delaini, «sta nell’idea del learning by doing, ovvero di un ininterrotto apprendimento guidato dall’analisi dei dati e tale da promuovere una sempre maggiore efficienza delle attività. L’opera di un consulente è essenziale per stabilire se le tecnologie si adeguino o meno ai diktat del 4.0, in base alla documentazione tecnica e alle evidenze oggettive. Alla base dei mutamenti c’è però sempre l’approccio di ordine culturale».

Questione di filosofia

Nessun consulente potrebbe aiutare davvero le imprese che non sono disposte a investire in una inedita filosofia: chi ci ha creduto, invece, ha scoperto benefici impensati. «L’analisi dei flussi di dati», ha detto l’intervistato, «aiuta a correggere gli errori e a sbagliare sempre meno, come la nostra esperienza sul campo, fra le stamperie evolute, ci ha insegnato. Anche perché negli ambienti 4.0 le informazioni sono disponibili trasversalmente a una molteplicità di funzioni. Anche se spesso l’accento viene posto sui benefici che l’automazione assicura dal punto di vista della velocità di esecuzione, quest’ultima non può essere il solo scopo della rivoluzione. Perché i clienti finali sono forse maggiormente interessati alla qualità dei lavori e i casi affrontati ne danno la prova. La fedeltà a quanto richiesto è lo x-factor del successo». Allo stesso tempo, il monitoraggio remoto degli apparati e dei processi di produzione dà modo di intervenire preventivamente sui possibili guasti e malfunzionamenti. Il che limita la necessità di intervento da parte del personale tecnico, ma non la esclude affatto. E anzi, impone agli stessi manutentori il salto culturale di cui sopra. «Automatizzare le operazioni», ha spiegato Delaini, «vuol dire, secondo quel che abbiamo appreso dalla relazione coi clienti, ridurre i rischi naturalmente correlati a vari tipi di lavorazione. Non bisogna però dimenticare che la manutenzione è una delle attività più critiche e pericolose che possano effettuarsi. Anche nello scenario 4.0 le macchine debbono essere aggiustate, impostate, pulite. E soprattutto controllate, a evitare fra gli altri eventi come un loro inatteso avvio da remoto».

Il passaggio generazionale

Cioè a dire che se ci sono operazioni delicate in corso, l’attivazione di una macchina o di una linea da lontano non deve essere possibile. Un’apparente banalità, responsabile però in circostanze delle quali Delaini è stato diretto testimone, «di incidenti dagli esiti gravissimi». Sovente, la missione dei manutentori si complica quando, ed è un accadimento tipico dei settori della stampa e della grafica, ma anche della carta, ci si trova a usare macchinari già datati, ma soggetti con il passare degli anni a riadattamenti e restyling. E a maggior ragione quando a doversene fare carico è una sola persona, per esperta che sia. «Avverrà sempre più spesso», ha osservato Claudio Delaini, «perché la digitalizzazione fa sì che un solo operaio possa occuparsi di quel che in passato era tipicamente gestito da un team, o che un giovane, data facilità d’uso dei sistemi moderni, compia mansioni un tempo svolte dai più anziani. Tele-service e manutenzione predittiva sono entrambi presenti nel bagaglio dell’Industria 4.0 ma non credo che per il momento stiano guadagnando terreno. È ancora un fatto di cultura». Certamente, però, a paragone con le precedenti rivoluzioni o evoluzioni industriali, il plus è dato dalla più agevole accessibilità delle informazioni critiche per l’impostazione o setup delle macchine sulla scorta dei bisogni di ogni impresa. «Tutto è registrato e la componente più prettamente artigianale del lavoro perde di importanza», permettendo di ipotizzare che l’operaio-manutentore futuro debba essere più abile nella lettura dei dati che non con le mani. Ancora una volta è necessario evidenziare che i primi passi della trasformazione in senso 4.0 sono altresì i più importanti per il buon andamento a venire del business degli stampatori. «Le aziende che frequentiamo», ha concluso Claudio Delaini, «vogliono cambiare, vogliono evolversi ma incontrano sul loro cammino difficoltà molteplici. Forse, la parte più complessa è la scelta di fornitori credibili e affidabili che possano supportarle, in un momento in cui si diffonde una certa improvvisazione e molti si stanno presentando impropriamente come delle autorità nell’ambito dell’Industria 4.0. E questo anche perché gli ammortamenti fanno gola e c’è chi prova a inserirsi nella logica della legge senza averne i requisiti, come spesso accade».

Per avere un quadro completo della situazione e confrontarsi, su solide basi, coi consulenti, risorse mirate sono sul sito del Mise.

Integrare il digitale nelle logiche d’impresa: come e perché

Hand holding mobile phone with icons. Concept of communication in the network.

Nel settore della grafica stanno nascendo forme inedite di commistione tra carta e digitale come per esempio gli Smart Writing Set di Moleskine, prodotti che creano un ponte tra gli appunti presi su un normale foglio carta che diventano in modo automatico e in tempo reale collegati e sincronizzati ad applicazioni digitali come Microsoft Office. Oppure le nuove forme di SmartPackage basati sulla Internet delle Cose (Internet of Things) che – tramite etichette intelligenti basate sui ricevitori Rfid – consentono ai consumatori di avere maggiori informazioni sui prodotti e ai produttori di avere informazioni importanti sulle abitudini di utilizzo e più in generale su come i prodotti rispondono ai bisogni delle persone nel momento in cui vengono utilizzati.

Ma come nascono questi prodotti? Sono figli dell’innovazione tecnologica oppure nascono da idee che creano innovazione tecnologica?

La nascita di prodotti così di rottura con il passato sono il segno evidente che il digitale è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana.

Ed è importante notare come la nascita di questi prodotti sia la conseguenza del fatto che il digitale rappresenta la IV rivoluzione industriale ed è quindi un aspetto fondante della nostra vita. Tutto ciò implica una trasformazione delle abitudini delle persone: provate a farci caso, nel momento in cui state leggendo questo articolo avrete sicuramente a portata di mano il vostro smartphone, acceso e quasi certamente carico, segno che lo smartphone ha trasformato le tue e nostre abitudini integrandosi prepotentemente nella nostra vita.

Nel momento in cui le abitudini delle persone sono modificate dal digitale accade che anche i modelli organizzativi delle imprese (che sono fondate da persone e vendono prodotti utili alle persone) subiscano delle modifiche e delle conseguenze.

Sempre più spesso capita che un cliente o un fornitore o un consulente, impossibilitato a visitarci fisicamente, ci chieda di fare un meeting o una consulenza tramite piattaforme di Conferencing.

Tutto questo impatta sulla nostra impresa che di fatto è digitale: noi infatti possiamo decidere, come impresa, semplicemente di accettare questo cambiamento che una volta si definiva innovazione e che ora si chiama digitale, oppure possiamo decidere che la nostra impresa diventi un’impresa integrata nel digitale, trasformando le proprie logiche.

Che cosa significa integrare il digitale nelle logiche della nostra impresa? Significa attuare una trasformazione globale che implica la modifica dei nostri processi di ideazione di nuovi prodotti, di mantenimento dei prodotti esistenti e di gestione della relazione con i nostri clienti, accogliendo il digitale nei nostri processi organizzativi.

Ovvero cambiare le nostre abitudini e prassi di impresa accogliendo il digitale così come lo abbiamo fatto nella nostra vita privata.

Che cos’è la trasformazione digitale

La trasformazione digitale è l’adozione di un nuovo approccio che tocca l’organizzazione di imprese nate prima nel digitale, per integrare (trasformazione) gli strumenti del digitale nell’organizzazione.

L’esperto e autore di diverse pubblicazioni sul management Peter Drueker ha coniato una frase, che ha una triplice lettura, molto celebre: Every company is a software Company.

Da un lato ci dice che un’impresa è ormai pervasa da strumenti digitali. Dall’altro ci rivela che un’impresa crea tramite il digitale dei prodotti.

All’interno di questa frase di Druker vi è contenuto un terzo concetto fondamentale: tramite il digitale siamo in grado di analizzare i bisogni del nostro target. E analizzando i bisogni del nostro target siamo in grado di creare prodotti che diano – come ha fatto Moleskine – delle risposte ai bisogni impliciti dei clienti.

Collegando i nostri prodotti a internet siamo in grado di creare degli oggetti intelligenti che dialogano con l’utente, come i package delle creme solari che misurano il grado di esposizione della cute tramite cerotti contenenti sensori Rfid e informano l’utente su come usare il prodotto tramite app (Italia Grafica, settembre 2017).

Ma questi strumenti del digitale sono accessibili a una PMI?

La risposta è certamente sì! Nel senso che hanno dei prezzi accessibili a ogni impresa e alcuni di essi – come Google Trends, Facebook Insights sul Pubblico e altri – sono addirittura gratuiti.

Dall’analisi dei dati di questi strumenti siamo in grado di leggere i bisogni inespressi (nel senso che non eravamo in grado di intercettarli prima di questi strumenti) del target a cui le imprese devono e possono dare una risposta con nuovi prodotti.

Per questo motivo per la nostra impresa è importante, anzi imprescindibile, abbracciare la trasformazione digitale.

Cosa non va sottovalutato

Ci sono dei punti fondamentali a cui prestare attenzione quando si decide di adottare la trasformazione digitale nelle logiche produttive e organizzative di un’impresa.

  1. La trasformazione digitale è contemporaneamente un processo tecnologico e un processo culturale.
  2. La trasformazione digitale è un processo che prevede l’adozione di tecnologie digitali, ma anche l’adozione di una cultura organizzativa e produttiva aperta e non ostile al digitale. L’aspetto culturale della trasformazione digitale è molto importante per un’impresa. Perché deve entrare nella cultura di quell’impresa. Se, per esempio, i dipendenti sono indifferenti, noncuranti o addirittura prevenuti e ostili nei confronti del digitale, purtroppo l’impresa potrà comprare fior di tecnologie digitali, fare master e workshop sul digitale, avvalersi di consulenti, docenti e altro, ma difficilmente riuscirà a integrare il digitale. È pertanto necessario che nelle logiche di assunzione di nuove figure professionali vengano inseriti come criterio di valutazione il rapporto che i futuri dipendenti avranno nei confronti del digitale. Creare un equilibrio tra sostenitori, indifferenti e detrattori del digitale è importante: in un’impresa possono (ed è giusto che sia così) coesistere figure restie e figure propense al cambiamento, ma l’eccesso nell’uno o nell’altro verso non fa bene alle dinamiche e ai processi organizzativi e produttivi.

Essere pronti alle evoluzioni del mercato

Siamo in un’epoca di evoluzione accelerata e molti prodotti che non si sono trasformati digitalmente sono scomparsi. Basti pensare a tecnologie in uso fino al 2010 come le cartine geografiche e gli orari dei treni che sono stati soppiantati da applicazioni digitali; oppure gli orologi come gli Swatch, che soffrono dello spostamento di un’azienda come Apple che fino al 2000 produceva computer e ora produce anche un orologio (Apple Watch) che è un acerrimo e temibile competitor dello Swatch.

Vedere i nostri prodotti di punta essere aggrediti da competitor o addirittura diventare obsoleti non è un rischio, è una certezza a cui possiamo fare fronte.

Un’impresa deve essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto: è una logica che prende il nome di innovazione di scala.

L’esperto di trasformazione digitale Jez Humble sottolinea come un’impresa debba essere organizzata a un cambiamento repentino del mercato che rende obsoleto il proprio prodotto con una logica che nel suo libro Lean Enterprise1 spiega con il termine innovazione di scala.

Ogni impresa ha uno o più prodotti di punta che le permettono di esistere e di prosperare. Nel momento in cui il prodotto di punta assolve la sua funzione bisogna ideare parallelamente nuovi tipologie e prototipi di prodotti che subentreranno quando il prodotto di punta entrerà nel ciclo di invecchiamento. E i nuovi prodotti non è detto che siano aderenti alla tradizione dell’impresa, ma possono avere una logica di rottura così come è avvenuto per Moleskine nel creare un prodotto tra carta e digitale, per Apple (che fino agli anni 2000 – ricordiamolo – si chiamava Apple Computers e adesso produce e vende telefoni, orologi e dal Natale 2017 venderà anche apparecchi per riprodurre musica Hi-Fi.)

Creare forme di ascolto organizzato monitorando i bisogni dei consumatori prima, durante e dopo l’acquisto, aiuta a rispondere alle loro difficoltà.

La trasformazione digitale implica l’usare questi strumenti per ascoltare in modo organizzato e trarre valore da queste conversazioni – trasformando i bisogni degli utenti in opportunità.

Per questo motivo dobbiamo ascoltare le esigenze dei clienti in tre fasi: prima dell’acquisto, durante l’acquisto e dopo l’acquisto.

Ascoltando gli utenti prima dell’acquisto saremo in grado di migliorare i prodotti esistenti o creare nuovi prodotti che rispondano ai loro bisogni.

Ascoltando gli utenti durante l’acquisto ci consentirà di assistere meglio i clienti durante la fase di vendita.

Ascoltare gli utenti dopo l’acquisto ci consentirà di fare customer care proattivo e quindi di trasformare un utente che ha un disagio in un utente soddisfatto e fidelizzato.

Da un ascolto organizzato sono nate idee di rottura, come nel caso delle tende Quechua: sono partite dall’ascolto delle conversazioni degli appassionati di campeggio, dalle quali emergeva il desiderio di tende che si montassero in pochi minuti se non secondi. Da questo desiderio è nato un prodotto che – tramite una tecnologia antica come il metallo armonico (ovvero quel processo di fusione del metallo che gli imprime una «memoria» facendolo ritornare in caso di torsione alla propria forma primitiva) – permette alle tende Quechua di essere lanciate in aria e di montarsi automaticamente in tre minuti o addirittura in cinque secondi. Questa è un prodotto disruptive nato da un ascolto organizzato.

Ester Crisanti fiduciosa su Print4All: ragionare in termini di filiera

Con queste due parole Roberto Levi, presidente di Argi, ha sintetizzato lo spirito che ha caratterizzato il convegno organizzato da Print4All, seconda tappa di avvicinamento all’importante evento fieristico che si svolgerà a Milano a fine maggio 2018.

Lo slogan evidenzia il cambio di passo che anima tutti gli operatori del settore, oggi più che mai convinti del fatto che, per raggiungere obiettivi significativi, sia indispensabile ragionare e operare in termini di filiera. Aldo Peretti, Presidente di Acimga, nel corso del proprio intervento ha rinforzato questo concetto affermando che il progetto Print4All è nato con l’intento di coinvolgere tutta la community della comunicazione a partire dai brand owner e dalle agenzie fino ad arrivare ai costruttori, agli stampatori e ai converter. Un obiettivo ambizioso che ha trovato conferma durante il convegno; sono infatti stati chiamati a parlare oltre a stampatori e fornitori di tecnologie, rappresentanti della GDO, responsabili marketing di industrie operanti nel settore del food ed elettronica di consumo, specialisti della comunicazione ed esponenti del mondo accademico

Questo rinnovato modo di presentarsi al mercato ha già messo a segno due importanti successi: la collaborazione di tre marchi storici delle fiere Grafitalia, Converflex e Inprinting, che darà vita a Print4All, la nascita della Federazione Carta e Grafica che comprende Assocarta, Assografici e Acimga e la costituzione di The Innovation Alliance tra Acimga, Argi, Assocomaplast, Ucima, Fiera Milano e Hannover Fairs International, che ha consentito di riunire in un unico grande evento fieristico Ipack-ima, MeatTech, Plast, Print4all e Intralogistica Italia.

Dagli interventi importanti segnali che renderanno possibili collaborazioni lungo la filiera della comunicazione poiché appare evidente la volontà di Argi e Acimga, unitamente ad Assografici, di ragionare in termini sinergici al fine di facilitare lo scambio d’informazioni e le collaborazioni tra tutti gli attori coinvolti.

Il segmento del packaging si conferma dinamico e in forte evoluzione: grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali e alle connessioni Web, estende la sua funzione anche nella post-vendita diventando veicolo per acquisire dati sui comportamenti dei consumatori e, allo stesso tempo, fornire informazioni inerenti il prodotto.

Dal Convegno molto affollato di aziende e di giornalisti da tutta Europa, siamo usciti più fiduciosi sul futuro del settore. La vitalità delle associazioni coinvolte e la convinzione con cui operano sono la garanzia che l’evento Print4All non solo sarà un successo ma soprattutto testimoniano che siamo solo all’inizio di un percorso che porterà beneficio a tutti. Vinceranno le filiere e con esse le aziende e le associazioni che hanno capito che uniti si possono fare grandi cose.

Ricoh entra nel settore dell’Industrial Decoration con la Pro T7210

La prima soluzione flatbed UV Ricoh Pro™ T7210 offre produttività elevata e versatilità per la stampa su materiali rigidi e pesanti come vetro, legno, acciaio, composti di alluminio e metallo.

La costante richiesta da parte del mercato di personalizzazione, flessibilità nella produzione di piccoli lotti e ampia scelta di supporti sono i driver che hanno portato Ricoh a sviluppare una soluzione flatbed con inchiostri UV e teste di stampa proprietarie. Ricoh Pro T7210 offre produttività elevata (fino a 100 m2/ora) e versatilità per la stampa su materiali rigidi e pesanti – come per esempio vetro, legno, acciaio, composti di alluminio e metallo – utilizzati nel settore industriale sia per la decorazione d’interni sia per la costruzione. «Ricoh Pro T7210 rappresenta un ulteriore passo nell’evoluzione continua della gamma Ricoh dando impulso all’innovazione nell’ambito della tecnologia di stampa inkjet,» commenta Graham Kennedy, Head of Commercial Inkjet Business, Commercial and Industrial Printing, Ricoh Europe. «L’integrazione della tecnologia inkjet nel portfolio di Ricoh servirà a generare fiducia nelle aziende clienti in un mercato in rapida evoluzione».

La soluzione integra la tecnologia di stampa proprietaria di Ricoh ed è dotata di 12 teste di stampa industriali a goccia variabile della serie Ricoh MH54, caratterizzate da alta produttività e affidabilità nella gestione del getto d’inchiostro UV. Questo inchiostro è stato progettato per offrire elevata aderenza e prestazioni ottimali su un ampio ventaglio di materiali industriali rigidi. Con una luce di stampa massima di 2,1×3,2 metri, Ricoh Pro T7210 è in grado di stampare su un unico supporto oppure su materiali pretagliati fino a 11 cm di spessore. Ciò consente agli stampatori e ai produttori industriali di stampare direttamente su diversi materiali per la realizzazione di prodotti finiti personalizzati tra cui piastrelle, pareti di vetro, porte, mobili e supporti industriali.

Ricoh Pro T7210 sarà disponibile per il mercato europeo a partire dall’inizio del 2018.

Carton Excellence Award 2017: i vincitori

Geometrie Cividât di Lucaprint. Brand Owner: Domenis 1898. Structural Designer: Ufficio Tecnico Lucaprint. Graphic Designer: Giulia Toscanelli Cartoncino di BillerudKorsnäs.
Geometrie Cividât di Lucaprint. Brand Owner: Domenis 1898. Structural Designer: Ufficio Tecnico Lucaprint. Graphic Designer: Giulia Toscanelli Cartoncino di BillerudKorsnäs.

A dominare la 21a edizione degli European Carton Excellence Awards sono state le idee di packaging brillanti e sostenibili. L’assegnazione dei premi si è svolta nel corso della serata di Gala che ha concluso il Congresso Ecma il 21 settembre di quest’anno presso l’elegante Residenz Building di Salisburgo, in presenza di un pubblico eccezionale composto da capitani dell’industria.

Il premio Cartone dell’Anno è stato assegnato a Geometrie Cividât, di Lucaprint, con cartone fornito da BillerudKorsnas. Cividât è un gin di qualità prodotto da Cividale, un’azienda del Nord Italia. La confezione doveva rispecchiare lo stile unico e le note aromatiche dell’esclusivo liquore.

Alessandro Mariotto, Lucaprint, Alberto Luca, Lucaprint e Joel Dubois, Billerud Korsnäs.
Alessandro Mariotto, Lucaprint, Alberto Luca, Lucaprint e Joel Dubois, Billerud Korsnäs.

Il packaging si distingue per l’apparente semplicità e discrezione. Il taglio diagonale, che divide simmetricamente la precisa geometria della confezione, suscita interesse e curiosità. Il prodotto all’interno è tenuto perfettamente in posizione, comunicando una naturale sensazione di equilibrio. Scartare e aprire la confezione si traduce in un’esperienza esclusiva per l’acquirente o il destinatario del regalo. Inoltre, questa soluzione di packaging consente di esporre il prodotto in modo attraente. Risultato? Una presentazione impeccabile.

Il presidente della giuria, Satkar Gidda (SiebertHead), ha commentato: «Posso onestamente dire che la qualità delle soluzioni in gara cresce di anno in anno. I design sono ben concepiti e giustamente ispirati alla centralità del consumatore. L’industria intera punta al miglioramento continuo delle soluzioni per procedere, passo dopo passo, nel suo percorso evolutivo.»

La portata dei Premi per l’Eccellenza è stata ulteriormente ampliata con l’aggiunta del nuovo premio del pubblico. Il premio del pubblico è andato a Ventofor-Combi Pack, prodotto dalla Lithosan dalla Turchia su materiale fornito da Metsä Board.